Papà Goriot

(di Honoré de BALZAC)

 

 

  • Rastignac "aveva un viso tipicamente meridionale, carnagione bianca , capelli neri, occhi azzurri. L'aspetto, i modi, l'atteggiamento abituale connotavano il foglio di una famiglia nobile, ove l'educazione primaria era fondata su tradizioni di buone maniere." Nonostante questo era però di famiglia povera, madre, padre, due sorelle e una zia che potevano mandargli 1200 franchi per la pigione e gli studi e niente più. Entra ben presto nel girone della società parigina attratto dal lusso, dallo sfarzo, dal denaro e dal potere. Chiedendo immensi sacrifici a madre e sorelle, si procura il capitale per tentare la scalata della società, proiettandosi immediatamente negli strati più alti. Inizia così a scoprire le vicende nascoste e i pettegolezzi dell'alta società, ma si accorge ben presto anche del cinismo e della "crudeltà" che la muove: tutti sono pronti ad essere amici di chi è ricco ed in auge e ad abbandonare chi cade in disgrazia travolto da debiti e passioni amorose. Egli resterà fino all'ultimo fedele ai principi morali della sua famiglia umile lasciandosi corrompere solo esteriormente dalla sfrenatezza della sua nobile amante.

    Papà Goriot era un ex pastaio che, fattosi da sé e sfruttando le sue grandi doti commerciali, pur non essendo un uomo colto, era riuscito a mettere insieme un patrimonio tale e una reputazione sì buona da elevare le figlie ai gradi di contessa e baronessa. Proprio per soddisfare ogni più piccolo capriccio di quelle due figlie che amava più della sua stessa vita egli s'era ridotto sul lastrico vendendo lentamente ogni suo bene, salendo sempre più in alto verso la soffitta della pensione, pagando sempre meno e scendendo nella considerazione di Mme Vauquer, che pure ai primi tempi in cui si era ritirato dagli affari ne appariva infatuata, ma forse solo delle sue ricchezze e dei suoi modi. Egli sacrifica infine la vita alle sue figlie e muore ripromettendosi che, non appena fosse guarito (ciò che mai si avvererà), si sarebbe reinserito nel giro degli affari, per poter speculare sulle semole estere e garantire alle figlie la soddisfazione di ogni loro desiderio e di ogni loro bisogno. Egli da tutto a queste figlie in un amore quasi ossessivo ma da loro non ottiene nulla se non richieste e durezza. Vive nel ricordo di quella moglie morta giovane e dell'infanzia delle due figlie, Anastasie e Delphine, che poi, cresciute ed entrate in società, avevano perso la loro purezza e con questa la felicità, travolte da storie passionali con amanti pieni di debiti per cui avevano sacrificato le risorse del padre, i loro matrimoni (rispettivamente con il conte de Restaud e il barone de Nucigen) e il loro stesso decoro. Delphine appare come la più "umana", lasciandosi coinvolgere in una storia con Rastignac che la porterà a mostrare amore e tenerezza nei confronti del padre, fino però a mostrare il suo cinismo nel momento della morte del vecchio, a cui non sarà presente, troppo presa a salvare il suo matrimonio e il suo posto in società.

    A Mme Vauquer spetta la caratterizzazione più lunga e più bella dell'intero romanzo: il suo carattere e il suo aspetto sono infatti perfettamente coincidenti con l'apparenza della pensione che gestisce: "tutta la persona lascia presupporre la pensione, come la pensione lascia supporre la persona". Nata da famiglia di piccola nobiltà ella si trovò alla morte del marito con solo quella casa che aveva poi trasformata in pensione, lasciando però mobili, tende, tappezzerie unte, sudicie e puzzanti di vecchio, noncurante dell'aspetto ma solo del denaro e dell'abbondanza. E' continuamente messa in ridicolo da Balzac che sottolinea quei difetti di cui lei non si accorge ma che costituiscono invece ai suoi occhi un motivo di vanto, come la pronuncia sbagliata di alcune parole o l'agghindarsi con abiti alla moda fingendo di ignorare il suo aspetto e la sua non più giovane età. Grassa, unta e avara, appare come un personaggio nient'affatto simpatico e "assomiglia a tutte le donne che hanno avuto delle disgrazie", pur rientrando nelle simpatie di un altro personaggio, secondario ma non troppo: M. Vautrin.

    A questo personaggio viene attribuito un epiteto: "il quarantenne dalle basette tinte". Appare ben presto come un personaggio sfuggente e infido che tenta di proporre a Rastignac di uccidere il fratello di Mlle Taillefer, abbandonata da un padre milionario per lasciare l'eredità al solo figlio maschio, per poi sposarla e spartire la dote. La notte trafficava con cupi personaggi finché si scopre, grazie all'intervento della polizia, servitesi di Poiret e Michonneau (che intanto tubavano all'orto botanico…) che è un ex forzato recidivo e per questo riportato in un blitz della polizia alla sua cella.

    La descrizione dei personaggi, nella minuziosa osservazione dei particolari, degli abiti, delle abitudini, dei gesti e degli ambienti ha un ruolo fondamentale nello svolgersi della narrazione in quanto proprio dal carattere dei personaggi scaturiscono le situazioni e si evolvono le vicende che travolgono "i miserabili" sempre più in basso, vittime sfruttate, capri espiatori di quella società che segna sempre più netto il solco tra il popolo e le classi più elevate di nobili e ricchi borghesi.

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