Il pesce innamorato

(Leonardo Pieraccioni, Jamila Diaz).

Anche questo Natale Pieraccioni ci offre la sua ultima creazione, la tradizionale commistione di toscano e simpatia che hanno segnato il suo successo in tutti gli schermi italiani sin dai ‘Laureati’. Il protagonista di questo oramai vero e proprio appuntamento è il falegname Arturo semplice trentenne con l’hobby delle fiabe. Il contesto è il solito paese sperduto nella campagna, coi suoi personaggi particolari che in un certo senso sono degli elementi caratteristici di ogni piccolo borgo. Arturo è infatti circondato da parenti ed amici strani, uno zio che riesce a fallire in qualsiasi attività commerciale, un amico disoccupato alla ricerca di lavoro che nel frattempo cerca di ‘crearsene’ uno, tutti elementi paradossali forse poco curati ma ben incastonati e singolari rispetto alla tradizionale comicità italiana. Tra le varie ‘tipicità’ che troviamo in questo paesello c’è la gara annuale di narrativa, dove il sindaco in un tempo record di quindici minuti presenta il premio e decreta il vincitore. Arturo arriva come ogni anno secondo, il primo è sempre il solito secchione antipatico (come altro lo si poteva rappresentare?); evento straordinario è la presenza di una nota editrice, di cui tutti cercano attenzione per le proprie opere; tra questi non manca Arturo che con pirotecnici sforzi raggiunge l’obiettivo. Ed è il Boom! Il nostro Pieraccioni si trova catapultato nel mondo dell’editoria con il suo libro di fiabe per bambini (‘Il pesce innamorato’ appunto), un mondo che poco gli appartiene, essendo costituito di apparenza e presenzialismo quindi in contrasto con lui, cresciuto con semplicità dietro una pialla. Proprio dopo uno di questi gran Galà Pieraccioni inserisce l’Incontro, boa dei suoi film, punto da cui la nave cambia rotta. Costretto in albergo a cambiare stanza per via di alcuni vicini chiassosi, Arturo si ritrova a condividere una suite con la bella Jamila Diaz, sconosciuta ragazza che come lui sembra non molto a suo agio in quella sontuosità. Dopo una notte passata a conoscersi ed a scherzare assieme scocca la scintilla, ma all’indomani tutto torna come prima, ognuno riprende il suo posto, sembra che le loro strade siano destinate a separarsi. Ma non sarà così. L’esperienza passata con la bella Jamila lo convince ad abbandonare quel mondo che non è suo e torna al suo paese dove continua a scrivere fiabe privatamente con un bambino per amico, si costruisce una casa in mezzo al bosco proprio come in una fiaba e qui aspetta l’arrivo di una bella fata. La fata non tarda ad arrivare, ma non è sola, porta un bambino biondissimo che sta per avere il papà sbagliato, essendo la mamma sul punto di sposare un procuratore veneto dai modi poco eleganti e molto speculativi. I danni verranno riparati e il bel Matteo avrà il papà giusto, perché ci penserà lo stesso Arturo assumendosi le responsabilità d’amore che gli competono.

Il film appare un po’ sottotono rispetto ai precedenti, viene spinto dalla comicità toscana ma evidenzia qualche perdita nella trama; l’espressività di Pieraccioni è indiscutibile, le sue doti comiche sono reali e trascinano come sempre, ma non basta a mantenere unite tutte le parti, non certo scoordinate ma forse non ben limitate nella combinazione reale-surrale. Piace tanto per la semplicità dei personaggi che presenta, forse mancherà agli spettatori la presenza di Ceccherini, elemento paradossale di spicco, ma Pieraccioni toglie fuori solo ciò che sente dentro e per questo è da ammirare.

Davide Dionesalvi

 

Home Page