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Il dovere è salvare Catania

 

Ci sono due modi di fare politica. Chi cita, a sproposito, frasi in dialetto siciliano per suggestionare i cittadini e chi, invece, si basa su fatti concreti, documentati e documentabili. Orbene, l’attuale crisi finanziaria del Comune parte da lontano ed è riconducibile al fatto che tutte le Amministrazioni ricorrevano per le loro esigenze di cassa ai mutui. Nel 97, per esempio, l’allora amministrazione stipulò mutui per 551 miliardi di lire e nel 99 per 69 miliardi. Subito dopo, nei primi anni del 2000, cominciarono a sentirsi i primi effetti del cosiddetto “patto di stabilità” che impose di rispettare alcuni parametri per l’indebitamento pubblico, al fine di rendere forte e stabile l’Euro. L’Italia aveva ed ha un grosso debito pubblico e dovette cominciare a ridurlo, naturalmente i primi a farne le spese di ciò furono le Regioni ed i Comuni. Quest’ultimi erano abituati a certi standards di spesa e, quindi, iniziarono a trovarsi in sofferenza economica per le riduzioni delle rimesse da parte dello Stato e delle Regioni. Questo accadde, a maggior ragione, per quelle amministrazioni di centro destra, come la nostra, che per mantenere gli impegni elettorali assunti, a differenza di quella del 95 che aumentò pesantemente la pressione tributaria, potette apportare solo dei piccoli ritocchi, anche perché cosciente del non felice momento economico che ancora attraversano le famiglie catanesi. I Comuni, soprattutto le grandi città, allora acuirono l’intelligenza ed essendo ricchi di immobili, il più delle volte non adeguatamente valorizzati ed in mancanza di liquidità, li utilizzarono in vario modo per fare cassa. La Giunta di centro destra che amministra Catania fu restia a vendere degli immobili comunali, anche perché subiva la pressione da parte di una certa sinistra già pronta a gridare allo scandalo e a stracciarsi i vestiti di dosso qualora ciò venisse solo enunciato, mentre, senza che nessuno sussultasse più di tanto, Stato e Regioni vendevano i propri immobili ritenuti superflui o economicamente insostenibili. L’Amministrazione scelse, allora, per salvare capre e cavoli la strada impervia e complessa della costituzione di Catania Risorse”, magari ideata o suggerita da qualche illuminato e valente economista. Qualche mese fa, mi permisi, attraverso questo quotidiano, di lanciare un serio dibattito sull’opportunità di vendere gli immobili comunali inutilizzati o inutilizzabili, a cui rispose piccato ed irritato uno degli ormai più accreditati censori della vita cittadina catanese. L’Amministrazione cittadina in questo momento sta facendo salti mortali per disporre di un piano di rientro che permetta di far scomparire quel fantasma, che aleggia sulla città, rappresentato dal dissesto finanziario. Né si intravede da parte del centro sinistra alcuna credibile proposta operativa se non quella, già da tempo da me formulata ed allora reputata quasi scandalosa, di vendere degli immobili. Non credo, neppure, che tutto il centrosinistra ed i suoi leaders, al sol fine di compiere un’azione che reputano, sbagliando, politicamente remunerativa, voglia condannare la città alle gravissime conseguenze di una retrocessione economica e magari navigare verso la venuta di un commissario con poteri speciali, il quale in cima ai provvedimenti da adottare metterebbe l’innalzamento al massimo della pressione tributaria ed il regime concordatario del 50% di tutti i debiti del comune, determinando con ciò immensi sacrifici per i cittadini e per tutte quelle attività lavorative che hanno girato intorno al Comune. Questo il centro destra, Forza Italia, non possono permetterlo. Ciò ben venga, se è possibile, con l’aiuto di tutti oppure in caso contrario assumendosi in pieno la responsabilità che nasce dal dovere di salvare Catania.