Il giovedì grasso e' il giorno che apre il carnevale gavoese. Durante la mattina
gli alunni delle scuole materne ed elementari sfilano per le vie del paese con
costumi colorati come principesse, indiani, principi, arlecchini ecc... Nel pomeriggio invece c'e' la sfilata più importante esattamente quella de
"sos tumbarinos ". Bambini, giovani e adulti indossano il costume di velluto, un paio
di scarpe chiamate sos husinzos , sos cambales (anche se sono stati importati
da altri paesi), e in fine su tumbarinu, uno strumento tipicamente Gavoese fatto
di pelle di capra. Verso le tre e mezzo del pomeriggio queste persone si incontrano in alcune piazze e
solitamente sono due gruppi che si riuniscono in due piazze diverse. Cosi, per tutto il pomeriggio girano per le strade del paese
sino alla notte bevendo e ballando.
Questo è più o meno quello che succede oggi. In altri tempi il giovedì grasso
veniva festeggiato in modo totalmente diverso. Al mattino non c'era nessuna
sfilata da parte dei bambini, ma i pastori rientravano in paese con formaggio
fresco, agnellini e maialetti; le donne per fare festa preparavano i dolci tipici di
Gavoi: sas zippulas , sos pilicchittos, ma anche sos hulurzones e sas sevadas .
Durante il pomeriggio gruppi di uomini passeggiavano per la via suonando sos
tumbarinos, su pipiholu e su triangulu. Ballavano e cantavano il ballo sardo e
portavano con loro un uomo povero e un po' sprovveduto che veniva chiamato"
su Dominicheddu".
Questo uomo veniva trascinato di casa in casa e veniva ridicolizzato con degli
scherzi spesso pesanti da parte de "sas cambaradas", composte da gruppi di
giovani e adulti, che si salutavano recitando una filastrocca "a harrasehare,
pilicchittos a dare". Le donne che avevano preparato i dolci , ospitavano sas
cambaradas offrendo loro salsicce e dell' ottimo vino come spuntino. Nelle
strade si sentiva il rumore dei tumbarini da cui deriva l'usanza di oggi, esattamente quella " de sa "sortilla e tumbarinos". Questi gruppi di persone
visitavano le case sino a tarda notte. Di venerdì invece, sia oggi che un tempo,
non viene eseguito nessun festeggiamento e così il sabato. La domenica si riapre
il carnevale e rincominciano i festeggiamenti con le sfilate dei bambini che si
divertono camminando per le vie del paese e sfoggiano i loro vestiti sgargianti.
Queste sfilate avvengono il pomeriggio con tanti carri. Alla fine si riuniscono
nella piazza di san Gavino e nel salone parrocchiale ballano e cantano. Sempre nel passato, sia la domenica che il lunedì di
carnevale, avvenivano le sfilate con sos tumbarinos; più tardi e i suonatori si riunivano
nelle case per ricevere come al solito salsicce e vino per la loro merenda.
Oggi durante il lunedì avvengono le sfilate degli adulti con carri fantasiosi
e musica. Anche questi si prolungano sino alla notte bevendo e cantando. Il giorno successivo, cioè il martedì , durante la mattina e il pomeriggio
non avviene niente di importante se non qualche mascherina che va di casa in casa.
La sera o anche la notte però viene fatto bruciare un pupazzo fatte di stracci,
chiamato Zizzarrone; ogni tanto viene bruciato anche Mariarosa e suo figlio Marieddu.
Secondo altri pareri però non esisteva nessun fuoco, Zizzarrone non veniva bruciato,
ma conservato, e non esistevano né Mariarosa né Marieddu; bensì Zizzarrone e Maria Frigonza.
Zizzarrone veniva messo su un carretto ed era fatto di paglia. All' interno aveva un
piccolo barile che serviva per contenere il vino che ,veniva offerto dal paese.
Secondo coloro che pensano che Zizzarone venisse bruciato, le ceneri rimanenti,
venivano utilizzate dai giovani (sos intinghidores), per fare le croci alle persone
che passavano nella piazza di "sa Serra", dove i ragazzi si riunivano. Oggi però insieme al fantoccio, vengono bruciate per di più plastica e
palme dell'anno precedente; quindi per fare i segni vengono utilizzati dei tappi di sughero che, bruciati, possono sostituire la cenere.
In altri tempi invece il lunedì, gli uomini portavano il pupazzo sopra ad un
asino finto nelle case, dove , come sempre, mangiavano e bevevano.
La sera cosi si portava a san Gavino e, condannato a morte, veniva bruciato
con sua moglie. L' indomani cosi veniva presa la cenere e gli uomini facevano
delle croci nella fronte dei malcapitati che passavano in piazza, soprattutto
te ragazze, che preferivano non essere sporcate. Quel giorno infatti non usciva
proprio nessuno di casa per paura de sos intinghidores. Era quindi una vera
battaglia fra uomini e donne. |