Questo
articolo, da me scritto nel Maggio del '91, introduce gli aspetti
più salienti
della produzione letteraria del XIX secolo relativamente
al genere di maggior successo in quel momento storico: il
romanzo.
Il
Romanzo nell'Ottocento
Nell' Ottocento il romanzo è il
genere letterario più seguito e diffuso
in tutta Europa,anche nei Paesi,come l' Italia,in cui ha tardato
ad affermarsi.
La vita dei sentimenti, delle passioni, delle idee e l' analisi
dei
comportamenti morali continuano ad essere centrali nella
produzione di
tutto il secolo nelle forme già definite nel Settecento.
Si affermano però sottogeneri nuovi come il romanzo storico, il
romanzo
sociale, il romanzo d'appendice. Anche nel romanzo storico e nel
romanzo sociale l'analisi psicologica ha comunque sempre una
parte di
rilievo: così in Manzoni, Stendhal, Balzac, Hugo, Dickens,
Tolstoj, per
citare solo alcuni dei maggiori romanzieri del secolo.
Nei primi decenni dell' Ottocento il romanzo in voga è quello
storico,
di cui l' inglese Walter Scott ha diffuso il gusto in tutta
Europa.Già
in precedenza c' erano stati romanzi che avevano per protagonisti
personaggi storici (per esempio La principessa di Clevès di
Madame de La
Fayette del 1678, ambientato nella corte dei Valois) o le cui
vicende si
svolgevano su uno sfondo storico, come con quello vagamente
medievale
dei romanzi "gotici", o che si proponevano come
documenti storici
simulati ( per esempio il Diario dell' anno della peste di Daniel
De
Foe). Ma Walter Scott è il primo romanziere che consideri la
storia non
come semplice sfondo o scenario pittoresco bensì come elemento
essenziale nel determinare gli atteggiamenti e le scelte dei
protagonisti e perciò come protagonista essa stessa.
Il Medioevo, punto d'origine delle singole fisionomie nazionali,
è il
periodo storico a cui si rivolgono con particolare interesse gli
scrittori del tempo con rievocazioni però spesso più improntate
all'amore per il pittoresco che all' approfondimento storico.
Ben più rigorosa è la ricostruzione storica di Alessandro
Manzoni che,
pur partito dai modelli offerti da Walter Scott, pone su tutt'
altre
basi il rapporto tra invenzione letteraria e realtà storica,
accompagnando la stesura dei Promessi Sposi a un lavoro
approfondito di
ricerca e di documentazione.
Per i romantici la ricostruzione della storia passata, la
rappresentazione di episodi decisivi della storia nazionale sono
utili
alla comprensione del presente.
Con questo intento scrittori quali Francesco Domenico Guerrazzi,
Massimo
D' Azeglio, Cesare Cantù rievocano nei loro romanzi
storico-patriottici
le lotte tra Guelfi e Ghibellini, tra i Comuni e l'Impero, le
congiure
anti-tiranniche, gli episodi di resistenza contro gli invasori
stranieri.Ai fatti storici realmente accaduti si intrecciano
avventure
immaginarie e vicende melodrammatiche. E fu proprio la presenza
di
questi elementi a determinare il successo commerciale del genere
che,
nell' Italia ottocentesca, costituì il primo esempio di
letteratura
popolare moderna.
Una polemica esplicita contro il facile gusto del pittoresco a
cui
inclinavano i romanzi del tempo, non solo in Italia fu condotta
da
Stendhal.Il suo romanzo La Certosa di Parma (1839) rappresenta un
momento decisivo nella crisi e nel rinnovamento del sottogenere
"romanzo storico".
Questo romanzo apre la strada a tutta una serie di opere
narrative che,
pur non rientrando completamente nel sottogenere "romanzo
storico",
rappresentano il presente o un passato molto recente come storia.
Anche il romanzo di Ippolito Nievo, Le confessioni di un Italiano
(1858)
si colloca su una linea di rinnovamento-superamento del romanzo
storico.
Nel romanzo di Nievo la forma autobiografica, e quella dell'
"educazione
esemplare" del protagonista divengono interpretazione della
storia e
della coscienza nazionale, come dichiarato dall' autore.
Ma probabilmente proprio a causa della loro novità le opere di
Stendhal
e di Nievo incontrarono poco favore del pubblico del tempo.
La stagione del romanzo storico "classico", alla Scott,
fu breve: nel
giro di pochi decenni, il romanzo tornò a soffermarsi sul
presente,
rappresentando la società borghese contemporanea, o assunse la
fisionomia del romanzo sociale o ebbe una dominante funzione
politica o
abbandonò qualsiasi autentico impegno storico.
Nell' Ottocento un canale importante per la diffusione delle
opere
narrative fu la stampa quotidiana: molti scrittori, anche di alto
livello, pubblicavano i loro racconti e romanzi su giornali,
prima di
raccoglierli in volume. Si costituisce anche un sottogenere di
romanzo
"popolare", che viene pubblicato a dispense o a puntate
sul quotidiano.
Il romanzo popolare ha caratteristiche del tutto particolari: la
pubblicazione a puntate e l' amplissimo pubblico a cui era
destinato
imponevano regole precise come, innanzi tutto, la creazione di un
clima
di suspense tra un episodio e l'altro che suscitasse nel lettore
il
desiderio di conoscere il seguito della storia. Particolarmente
in
Francia il fenomeno del romanzo d'appendice (così veniva
chiamato il
romanzo pubblicato sui quotidiani) assunse proporzioni vistose
con le
opere di Eugène Sue (1804-1857), di Xavier de Montepin
(1823-1902), di
Octave Feuillet (1821-1891), per ricordare solo alcuni degli
scrittori
di maggior successo in questo genere
La storia del romanzo di alto livello letterario è, nell'
Ottocento,
strettamente intrecciata a quella del romanzo popolare. Grandi
scrittori, come Balzac, iniziano la loro carriera scrivendo
romanzi d'appendice.
Il perno su cui ruota la narrativa popolare è dato dal conflitto
eterno
tra Bene e Male, impersonato nella lotta tra l' eroe nobile e
virtuoso e
il suo antagonista spregevole e corrotto, fino alla vittoria del
"buono"
e la giusta punizione del "cattivo". Ma questo semplice
schema è,
naturalmente, arricchito di personaggi, situazioni, peripezie che
il
narratore organizza in funzione della curiosità e dell'
interesse da
suscitare nel lettore. L'azione è scandita dal susseguirsi di
colpi di
scena e da imprevedibili capovolgimenti di situazioni che
permettono di
allungare smisuratamente, e a piacere, la narrazione: si ebbero
così i
"romanzi-fiume" e quelli raggruppati in cicli, poiché
lo sfruttamento
commerciale del successo ottenuto da una prima opera ne imponeva
la continuazione.
Già nel romanzo del Settecento la rappresentazione della
società aveva
avuto rilievo, in particolare nel filone del romanzo di costume,
ma ora
il romanzo sulla strada aperta da Stendhal diviene un' inchiesta
sulla
società contemporanea, di cui sono indagate e analizzate le
interne contraddizioni.
I romanzi di Honoré de Balzac si propongono come studi e
interpretazioni
della società moderna, analizzata e descritta nei diversi strati
sociali. I personaggi perciò non sono descritti solo nei tratti
fisici e
psicologici ma anche dalle caratteristiche che derivano dalla
loro
appartenenza a questa o a quella classe sociale.
Mentre Stendhal e Balzac rappresentano nei loro romanzi
soprattutto
costumi e mentalità borghesi, Victor Hugo nei
"Miserabili" guarda con
particolare attenzione al mondo dei diseredati e degli
emarginati, a
quel proletariato e sottoproletariato urbano che è la nuova
realtà
sociale prodotta dalla Rivoluzione industriale. Hugo, a
differenza di
Stendhal o di Balzac, non tende tanto all'analisi-descrizione
della realtà
sociale quanto alla rappresentazione drammatica di essa. Il suo
romanzo si propone di denunciare le miserie e le sofferenze dei
ceti
popolari, e di trascinare il lettore a solidarizzare con i
reietti,
facendo appello più al sentimento umanitario e alla commozione
che alla ragione.
Il romanzo realistico attinge il massimo rigore analitico e
documentario
con Gustave Flaubert, nella cui opera si afferma quel canone
tipico del
naturalismo che è detto dell' "impersonalità". La
narrazione impersonale
non prevede più il narratore che interviene talora in prima
persona a
commentare le azioni dei protagonisti, introducendo proprie
riflessioni
o rivolgendosi direttamente ai lettori (come avviene, per
esempio, nel
modello manzoniano). Il narratore naturalista infatti aspira a
dare
della realtà una rappresentazione obiettiva, spassionata,
"scientifica",
attenendosi il più possibile ai "fatti che parlano da
sé". Inoltre
mentre lo scrittore romantico aveva dato voce a personaggi
"eroici", di
eccezionale sensibilità e levatura, il romanziere naturalista
fissa la
sua attenzione sulla realtà quotidiana, e spesso su quella più
umile e
dimessa, grigia e mediocre dei piccolo-borghesi, dei contadini,
degli
operai, delle persone qualunque.
I principi del Naturalismo furono enunciati da Emile Zola nel
saggio Il
Romanzo Sperimentale del 1880: l' opera letteraria deve essere
uno
studio scientifico, una osservazione distaccata e obiettiva dei
fatti
comportamentali finalizzata alla loro impersonale e minuta
descrizione.
In sostanza scelto un argomento sulla base di fatti personalmente
osservati, lo scrittore collocherà il suo personaggio all'
interno di
situazioni diverse, sottoponendolo a una serie di prove al fine
di
studiare e mostrare come agiscono sull' uomo i condizionamenti
biologici e ambientali.
Sulla scia del Naturalismo francese, ma con caratteri ben
originali, si
afferma in Italia la corrente del verismo, che ha il suo maggior
teorico
nello scrittore Luigi Capuana (1839-1915) e raggiunge i massimi
risultati artistici nelle opere di Giovanni Verga. Secondo i
presupposti
della poetica verista, il romanzo deve ritrarre la vita dal vero
ed
essere un' opera di studio e di inchiesta sulla realtà sociale
contemporanea. La tecnica narrativa dello scrittore deve essere
impersonale e obiettiva, la lingua deve aderire all' oggetto
della
rappresentazione e pertanto accogliere anche elementi dialettali.
Il
problema del popolo e delle sue condizioni è perciò l' oggetto
principale della narrativa verista.
Alla fine dell' Ottocento si diffonde nell' Europa occidentale la
conoscenza del romanzo russo e, più in generale della
letteratura e
dell' arte russa, prima con le opere di Nikolaj Gogol', e di Ivan
Turgenev; poi con i capolavori di Ivan Goncarov, di Fedor
Dostoevskij e
di Lev Tolstòj. I temi e i moduli rappresentativi sono, in linea
generale, quelli del realismo, con la descrizione della società
russa
contemporanea nelle sue varie componenti popolari,
borghesi,aristocra-
tiche con un linguaggio volutamente dimesso, lontano dallo
slancio
lirico e sentimentale che era stato tipico della letteratura
romantica.
Ma per certi aspetti queste opere presentano grandi elementi di
novità e
si distaccano dal modello del romanzo naturalistico occidentale.
Innanzitutto perché sono opere pervase da una fortissima
tensione etico-
politica, e spesso anche religiosa; poi perché specialmente nei
romanzi
di Goncarov e di Dostoevskij, alla rappresentazione
storico-sociale si
intreccia, fino a diventare dominante, l' analisi psicologica
volta a
scandagliare in profondità l'anima umana, nella sua misteriosa e
contraddittoria complessità.
Anche nella tecnica del narrare, Dostoevskij introduce elementi
che
avranno grande sviluppo nel secolo successivo, come il forte
rilievo
dato al "monologo interiore" (cioè il discorso per
mezzo del quale un
personaggio esprime i suoi pensieri e rivela la propria
interiorità); la
creazione di una scrittura "analitica", ora lucida ora
allucinata, che
mescola realtà e delirio, ricognizioni sociologiche e ossessioni
individuali, per rappresentare gli stati patologici e malsani
dell'
individuo e della società.
Anche per i romanzieri dell' area americana parlare semplicemente
di
realismo sarebbe insufficiente ed inesatto. Alcuni, come Edgar
Allan
Poe, ne sono del tutto fuori perché seguono un ispirazione
prevalente-
mente visionaria, fantastica. Altri come Nathaniel Hawthorne (La
lettera scarlatta, 1850), Herman Melville, Henry James (Il giro
di vite,
1898) tendono a tradurre la loro profonda inquietudine morale in
situa-
zioni simboliche e allegoriche, pur attraverso personaggi e
vicende
rappresentati in modo realistico e concreto.
Il romanzo psicologico, il romanzo dell' interiorità, di
ascendenza
romantica, giunge così alla piena maturità, concludendo il
processo
iniziatosi con il romanzo sentimentale e di formazione di
Rousseau e di
Goethe e proseguito con il romanzo analitico di Constant e di
Stendhal.
Ma il romanzo psicologico dell' Ottocento è centrato sul
dissidio del-
l'anima: dissidio che nasce dalla percezione di un grave disagio
esistenziale, dalla coscienza di un' intima insanabile
contraddizione.
La novità più grande del romanzo psicologico dell' Ottocento è
la
presenza di un protagonista che scopre di non saper più
distinguere tra
ciò che è bene e ciò che è male, e soffre per questo suo
essere
inevitabilmente e irresolubilmente contraddittorio e
problematico.
Nel romanzo diviene sempre meno importante l' intreccio, pochi
sono gli
avvenimenti, mentre dominante è la creazione di corrispondenze
simboli-
che fra i protagonisti e la natura o la realtà circostante con
l'evoca-
zione di atmosfere angosciose, oppressive, inquietanti, notturne,
atte a
suggerire il senso di una realtà misteriosa e inafferrabile. L'
attra-
zione per tutto quello che appare strano, diverso, complicato,
eccezio-
nale si esprime anche nella caratterizzazione dell' eroe
decadente,
quale è data per esempio dai romanzi di Joris-Karl Huysmans (A
ritroso ,
1884), di Gabriele d' Annunzio (Il piacere , 1889), di Oscar
Wilde (Il
ritratto di Dorian Gray , 1890). In essi compare la figura del
puro
esteta, colto, ricco, ma annoiato, inquieto, insoddisfatto, che
vive nel
culto esclusivo della bellezza estraniandosi dalla vita comune.
Ma la
bellezza che egli ricerca è anch' essa del tutto particolare:
artifi-
ciosa, deformata, costruita e "strana", lontanissima
dall' ideale di
bellezza armoniosa e naturale perseguito dagli artisti
del primo Ottocento.
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