Il "manoscritto ritrovato" di "Papa" Hemingway

(pubblicato su Virgilio Canale Libri e Caffe'Europa)

 

Nella moderna corsa alla pubblicazione degli inediti letterari che gli autori di tutti i tempi hanno preferito, durante la loro vita dimenticare, o non hanno nei casi piu’ fortunati letterariamente parlando potuto completare non poteva mancare nel centenario dalla nascita, un romanzo mai pubblicato e dato alle stampe solo ora di Ernest Hemingway.

"Vero all’alba" (True At the First light) uscito per i tipi di Mondadori è lo scritto incompleto prescelto dell’autore di "A farewell to the Arms" resuscitato dal figlio Patrick dopo una minuziosa ricerca negli archivi della Kenneth Library Congress di Boston. E come ogni classico che si rispetti non poteva che ripresentare temi e luoghi vicini allo spirito della leggenda che anche in vita circondo’ il grande scrittore di Oak Park.

E’ una battuta di caccia particolare, infatti, quella che "Papa" Hemingway organizza in compagnia della moglie Mary nel distretto del Kajiado nel Kenia dell’autunno 1953 in cui gia’ risuonano in lontananza gli echi della rivolta per l’indipendenza di Jomo Keniotta. In quest’atmosfera da "ultimo viaggio", i due ottengono la possibilita’ per un breve periodo di organizzare una battuta di safari. Diversi ma altrettanto significativi gli obiettivi della coppia: un grande leone dal manto nero per Mary, quarta ed ultima moglie dello scrittore, una stupenda ragazza nera, Debba, altera e convinta di conquistare infine il cuore di Ernest, per lo scrittore.
E mentre la giovane masai sembra sul punto di conquistare il ruolo di moglie di riserva del grande cacciatore bianco emblematica sembra la risposta di Mary ad una domanda sulla sua convinzione assoluta di uccidere il leone ormai divenuto un elemento simbolico:

"Ne hai forse paura che lo cerchi cosi’ strenuamente ?"

" No. E’ grande ed intelligente ed è per questo che non è necessario che ti spieghi perche’ voglio ucciderlo" .

Un concentrato dell’Hemingway piu’celebre in cui si fonde la passione vitalistica per i grandi spazi (come in "Le nevi del Kilimangiaro") e lo spirito di osservazione del cronista di guerra, il disincanto di chi ha "digerito la vita" e la ruvida brevita’ della sua prosa controversa.

A quasi quarant’anni da quel buio due luglio del 1961 in cui si tolse drammaticamente la vita , lo scrittore dell’Illinois, sembra ancora in grado di dire qualcosa nell’affollato mondo della letteratura mondiale.



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La "E.Hemingway Foundation" di Oak Park nell’Illinois è il luogo migliore per iniziare un lungo viaggio alla ricerca dell’autore di " A farewell to the arms". (ing)
 

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