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I PIEDIPIATTI DI SEPÙLVEDA FRA MILANO E LA TERRA DEL FUOCO

(pubblicato su CaffeEuropa)

 

"Essere mapuche in questo paese di merda è brutto quasi com’essere negro in Alabama".

Potrebbe essere questo l’incipit dell’ultimo breve lavoro di Luis Sepùlveda, uscito presso Guanda, l’editore che piu’ d’ogni altro ha colto successi di vendite, scommettendo fin dall’inizio sull’autore di "Un nome da Torero".

"Jacare’’" è il settimo titolo pubblicato da Guanda ed anche il primo dei due racconti che con "Hot Line", brevissimo thriller che si dipana nella notte di Santiago, compone il nuovo libro.

Sono i "piedipiatti" questa volta i protagonisti dei due racconti di Lucho – nome usato dallo scrittore durante la militanza sandinista -. Piedipiatti lontani fra loro migliaia di chilometri ma uniti da una comune voglia di rivoltare la spazzatura umana che sembra albergare nelle grandi citta’, si chiamino esse Milano o Santiago del Cile.

E se nel racconto iniziale si trovano i temi cari alla militanza ecologista dello scrittore – lo jacare’ che da’ il titolo al racconto altro non è che un piccolo caimano protetto del Sudamerica - nel breve "Hot Line", apparso gia’ a puntate sul Corriere della Sera nel corso del "98. lo scrittore torna alle ambientazioni a lui piu’ consone: la Patagonia con la sua asprezza presente nel sangue indio dell’ispettore George Washington Caucàman e Santiago, piaga aperta nel cuore allendista dello scrittore, esule dal suo paese per anni.

Fra l’ironia inconsapevolmente amara dei suoi personaggi ("Reggiti forte perche’ non ti ho ancora detto il peggio: per colpa del ritorno della democrazia la direzione è tutta impegnata a rappezzare l’immagine del corpo.") e il volto di un paese in precario equilibrio fra chi cerca di dimenticare le ferite subite e chi invece non si rassegna al fatto che il tempo della dittatura sia ormai inevitabilmente relegato alla storia, Sepùlveda sembra donare, infine, ai suoi lettori uno spicchio di speranza forse nutrito anche dalle recenti evoluzioni inglesi dell’affaire Pinochet:

" Immagino che all’improvviso si alzera’ un forte vento dal Pacifico che si porterà via la nube di smog e che scendendo troverò la città che ho perso nel 1973."

 


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