NACQUE A BETLEMME

 

L’anno 754 dopo la fondazione di Roma è rimasto famoso nella storia. A capo dell’impero romano era Ottaviano Augusto. In quegli anni su tutta la terra allora conosciuta regnava una certa pace, quasi un miracolo, certamente un fatto straordinario.

A Betlemme, un villaggio della Giudea, situato a 7 Km. da Gerusalemme, proprio in quel tempo nacque Gesù. I suoi genitori si trovavano lì per obbedire ad un editto dell’imperatore Cesare Augusto, che aveva voluto fare il censimento della popolazione del suo impero, ordinando a tutti i sudditi di ritornare al paese di origine, per dare le proprie generalità. Giuseppe e Maria che abitavano a Nazaret dovettero trasferirsi dalla Galilea alla Giudea, precisamente al paese natale di Giuseppe, che era Betlemme.

Qui si compì per Maria quanto le era stato predetto dall’angelo Gabriele nella sua casetta di Nazaret:

"Tu concepirai e darai alla luce un figlio, al quale porrai nome Gesù. Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo. Il Signore Dio gli darà il trono di Davide, e il suo regno non avrà fine" (Luca 1,26-38)

Maria ripensava a quelle parole misteriose e a quanto era avvenuto: "Come è possibile?". L’angelo l’aveva rassicurata: "Non temere. Lo Spirito Santo scenderà su di te; perciò il bimbo che nascerà da te sarà chiamato Figlio di Dio". A queste parole Maria aveva risposto: "Ecco sono la serva del Signore. Egli faccia di me secondo quanto tu mi hai detto".

Bisogna dire che le vie di Dio sono diverse da quelle degli uomini! Dove nasce Gesù? Incredibile a dirsi: fuori dell’abitato, in una grotta, che serviva da rifugio ai pastori e ai loro animali nei momenti di necessità. Colui che venne al mondo per salvare tutti gli uomini era confinato a nascere fuori delle mura della propria città. Come un giorno, quando morirà crocifisso, innalzato su una croce come un malfattore, questo avverrà fuori dalle mura di Gerusalemme, la città santa.

Attorno a quel bimbo appena nato cominciò a verificarsi una serie di fatti straordinari: la visita dei pastori, la rivelazione di chi è veramente Gesù: "Vi annuncio una grande gioia. Oggi è nato per voi il Salvatore a Betlemme, nella città di Davide".

 

SEGNO DI CONTRADDIZIONE

Passati 40 giorni dalla nascita del bambino, Giuseppe e Maria si recarono a Gerusalemme nel tempio per offrire il neonato al Signore e compiere il rito di parificazione della Madre. Il vecchio Simeone si trovava da anni nel tempio di Gerusalemme per il servizio. Quando vide Gesù disse: "Questo bambino è nato per la salvezza e la rovina di molti: egli sarà segno di contraddizione...". I vicini rimasero stupiti nel sentire queste parole. Maria invece meditava in cuor suo quale poteva essere il loro significato.

C’è una cosa che sorprende nella nascita di questo bambino ed è che prima ancora che egli aprisse gli occhi alla luce di questo mondo "tutto" era stato predetto di lui:

o Il luogo della sua nascita. Otto secoli prima il profeta Michea aveva detto: "Tu Betlemme non sei la più piccola fra le città di Giuda, perché da te uscirà colui che dovrà salvare il suo popolo Israele".

o Il modo con cui sarebbe avvenuta questa nascita: "Ecco, aveva profetizzato Isaia, una vergine concepirà e darà alla luce un figlio".

o Il tempo della sua venuta. Il profeta Daniele aveva preannunciato: "Settanta settimane di anni sono fissate per il tuo popolo e la città santa... per ungere colui che deve venire". Settanta settimane di anni equivalgono a 490 anni, dall’inizio della ricostruzione del tempio di Gerusalemme, esattamente il tempo in cui doveva nascere Gesù.

 

Sono più di 300 i brani dei profeti che parlano di lui come del Messia-Salvatore. Ancora oggi possiamo leggere queste profezie, contenute nei vari libri della Bibbia.

E’ un fatto che ha dello straordinario. Nel tempo in cui nacque Gesù, regnava nel mondo un’attesa vivissima non solo tra gli ebrei ma anche a Roma e presso gli altri popoli. C’è tutto un convergere di testimonianze che stanno a indicare l’attenzione a qualcosa di nuovo. La storia sembra confermare quanto Gesù proclamò all’inizio della sua vita pubblica: "I tempi sono maturi, l’ora della salvezza è giunta".

 

PERCHÈ LA NASCITA DI GESU’ FU DIVERSA?

Gli scrittori del nuovo testamento considerano la nascita di Gesù come un evento straordinario nella storia dell’uomo. Perché?

La nascita di Gesù è una meravigliosa dimostrazione dell’amore di Dio per l’umanità. San Matteo dà a Gesù il nome di "Emanuele", che significa "Dio con noi". Dio venne nella persona di Gesù per farsi solidale con noi. Venne a vivere in mezzo a noi per condividere le nostre gioie e le nostre sofferenze e infine per dare una risposta, con la sua morte e risurrezione, al nostro bisogno di liberazione e di salvezza.

Questa visione di un Dio che vuole essere coinvolto nella vita degli uomini è diversa da ogni altra visione di Dio. Le divinità dell’antichità non avevano sentimenti, non si interessavano al mondo e alla sua sofferenza. Gesù è un Dio che vive nella realtà della vita umana, gioiosa o dolorosa che sia. Anzi è proprio venuto a dare una prospettiva tutta nuova di fronte alle tante domande che gli uomini si pongono e a cui non sanno dare una risposta.

 

GESÙ UOMO

L’autore della lettera agli ebrei dice che Gesù, proprio perché si è fatto uno di noi, è in grado di comprenderci fino in fondo. Sa che cosa significa essere uomini. Viveva e partecipava alla vita del suo villaggio, aveva amicizie, svolgeva un lavoro, sapeva ridere e piangere.

Lo stesso autore afferma che Gesù è la rivelazione di Dio, ci dice qualcosa di come è Dio, in termini che possiamo comprendere. Gesù ci dà il miglio r ritratto possibile di Dio: egli ci ama ed è pronto a testimoniare il suo amore con le opere della sua vita.

 

IL SALVATORE

Il racconto di Luca della nascita di Gesù include il cantico con cui Maria glorifica Dio dopo aver appreso che avrà un bambino. In questo cantico Maria parla di Dio come del suo salvatore, che farà grandi cose per il suo popolo:

Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili, ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo.

Luca porta ancora più avanti l’idea del coinvolgimento di Dio nel mondo. Gesù è venuto non solo per conoscere la vita degli uomini: è venuto per salvare, attraverso la sua vita e la sua morte, l’umanità da tutte le forme di schiavitù, per aprirlo ad una nuova vita.

 

 

GLI ADULTI NON DEVONO SAPERE

 

... Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo... (Lc 2, 1-14).

 

Tutto a posto, ma qualcosa non funziona

Si ha l’impressione che qualcosa non funzioni in certe feste, o funzioni nella maniera sbagliata. Il Natale, in particolare, presenta sintomi allarmanti di malessere, una specie di "male oscuro". C’è un guasto segreto, nascosto chissà dove, che i più fingono di ignorare (e hanno tutto l’interesse a trascurare, altrimenti si incepperebbe la festa), ma che non può sfuggire all’osservazione rigorosa della fede.

Proprio nell’ambito sacro, se ci si sottrae a una sensazione superficiale di "conforto " per il numero, le presenze insolite, si prova un certo disagio a motivo precisamente del tipo di partecipazione, della qualità della fede, o semplicemente della fede tout-court.

La macchina colossale, anche se si è messa in moto regolarmente e procede con implacabile sicurezza, non convince troppo. Si ha l’impressione ci sia qualche equivoco, la partenza non sia quella stabilita, la direzione non sia quella giusta, la guida risulti abusiva e perfino pericolosa.

C’è tutto, anche troppo, ma manca qualcosa di essenziale. I preparativi sono stati lunghi e affannosi e colossali. Ma è mancata la preparazione. Si celebra secondo la tradizione, perfino con qualche tocco di novità. Ma sorge il dubbio che si celebri qualcos’altro.

Qualcuno arriva addirittura a proporre di cancellare la festa dal calendario, almeno per qualche anno, in modo da togliere il carattere di scadenza obbligatoria con tutto ciò che di fittizio, di replica scontata, ripetitiva, abitudinaria, prevedibile, ciò comporta. Qualche altro suggerisce di celebrarla in tono penitenziale.

A parte questi rimedi, discutibili e di dubbia efficacia, è necessario scoprire le cause del male oscuro che aggredisce subdolamente (è un male elegante, che presenta addirittura una "bella cera" religiosa) questa festa.

 

Gli interessati non sapevano...

Io vorrei indicare uno dei guai che sta all’origine di tante altre sfasature: il risaputo.

Noi, purtroppo, sappiamo che cos’è il Natale. E sappiamo come deve essere. Sappiamo quando arriva e fino a quando dura (per lasciare il posto ad altre cose che premono).

Chi l’ha vissuto la prima volta, invece, aveva la fortuna di non sapere di che cosa si trattasse, che cosa fare, e cosa sarebbe successo dopo. Maria e Giuseppe non sapevano che cosa fosse il Natale. E neppure i pastori. E neppure Erode.

L’avvenimento li ha colti alla sprovvista. Hanno dovuto interrogarsi, inventare, scegliere, soprattutto improvvisare. Non sono stati loro a decidere cos’era il Natale e in che modo andava vissuto. E’ stato un Altro a decidere.

Noi, purtroppo, sappiamo già tutto in partenza. Il nostro è un Natale deciso, programmato, fissato da noi, oserei dire prefabbricato. In un cassetto dell’armadio c’è la scatola del presepio. Basta recuperarla, montare i vari pezzi, mettete al loro posto i personaggi, aggiungere al massimo qualche "diavoleria" tecnologica.

Così per l’albero. E tutto viene sistemato nel modo giusto. Si passa dai negozi con la lista della spesa, l’elenco dei doni. Si prende l’appuntamento dalla parrucchiera. Si sceglie l’abito giusto. Ci si accerta che in cucina non manchi nulla.

Nel solito giornale, poi, c’è la solita "penna", che si incarica di fornirci i sentimenti che dobbiamo indossare. Infine, naturalmente, si fa anche una capatina in chiesa per la Messa di mezzanotte...

Il Natale funziona, come previsto. Cioè non funziona. E’ guasto. Si tratta di un Natale decrepito, anche se levigato di modernità, senza sorprese. Recitato più che vissuto. "Ci risiamo". Dobbiamo provvedere.

 

Quando si decideranno gli adulti a credere in Gesù Bambino?

Proviamo ad immaginare cosa succederebbe se non trovassimo più il presepio. Se fossero sparite le statuine dei pastori. Se il bue e l’asinello si fossero posti in salvo in qualche parco protetto (protetto dalla banalità).

Se Giuseppe non fosse disponibile, perché lontano a lavorare. Se Maria non avesse tempo. Se gli angioletti fossero colpiti da raucedine. Se Erode si trovasse in vacanza o impegnato in qualche vertice di "grandi". Se avessimo rotto la chiave del cofanetto dove ci sono i gioielli. Se fosse sparita la pelliccia o il cappotto elegante. I negozi fossero chiusi. Fossero esauriti i doni nel mercato. La penna del giornalista specialista fosse stata bloccata da crampi.

Già. Quale fortuna se fosse scomparso il " nostro " Natale, quello messo a punto e collaudato da noi. Quale guadagno se avessimo disimparato come si festeggia il Natale, e quindi fossimo costretti a scoprirlo, avendo la sobria pagina del vangelo di Luca quale unico punto di riferimento.

Si dice che i piccoli, salvo qualche rara eccezione, non credono più a Gesù Bambino. Ormai "sanno" che sono i genitori a portare i doni. Il vero problema, però, è come "non far sapere" ai genitori. Togliergli l’esperienza. Ridargli il senso dello stupore. Renderli disponibili alla sorpresa. Fargli sospettare che Gesù Bambino è un altro. Che il Natale è altro. Sono gli adulti che non devono sapere.

Proprio perché sanno, non capiscono nulla, hanno smarrito il significato. Sono i cosiddetti adulti che devono decidersi a credere che c’è Gesù Bambino. E che Gesù Bambino non sono loro. Che protagonista del Natale è un altro.

 

Chi abbiamo messo al posto del Bambino ?

"Non c’era posto per loro nell’albergo... ".Non stiamo a domandarci che cosa significhi per l’evangelista l’albergo. Se ne sono già occupati e se ne occupano ancora gli studiosi. Lui si è accontentato di una mangiatoia. Ma noi l’abbiamo sloggiato anche di lì. Abbiamo preso noi il suo posto. Abbiamo tolto la paglia vera, per mettere quella dorata. Abbiamo costruito la mangiatoia raffinata, ficcandoci dentro le nostre vanità e sciocchezze.

Dio viene escluso quando si finge di accoglierlo. Dio è un estraneo, soprattutto quando ci si illude di "tenerlo" in casa. C’è qualcosa di peggio che non fargli posto. Ed è sistemarlo secondo i nostri gusti. Se Lui si presentasse veramente in casa nostra. Se Lui arrivasse davvero, magari sotto il travestimento di un immigrato, di un rifugiato, di un anziano del vicino ricovero, di un ex carcerato, per partecipare alla nostra festa, c’è da giurare che il Natale ci andrebbe di traverso.

Riconosciamolo: un presepio che non sia quello che teniamo riposto nell’armadio, ma da allestire spalancando la porta del nostro personalissimo "albergo" allo sconosciuto, ci fa paura.

Un anno ho provato a sostituire il Bambino nella culla di una cappella. Non mi andava quella specie di bambolotto un po’ viziato, rimpinzato a base di omogeneizzati, dalle guance paffute accese di rosa, i piccoli piedi che sembravano soffici cuscinetti, il ciuffo biondo rassettato forse dall’alito caldo del bue, la camiciola celeste ricamata d’oro e bordata di pizzo...

Ho messo al suo posto un’immagine un po’ meno dissomigliante da quella di un bambino palestinese (naturalmente povero). Dopo due anni, le cose sono tornate come prima. L’esperimento non ha funzionato. "Ispira poca devozione, questo qui", è stata la giustificazione pia.

Sì, un Dio che si fa bambino miserabile, che nasce esule, profugo, emarginato, non soddisfa il sentimentalismo devozionale. Non è rassicurante. Non è previsto. Disturba il "nostro" Natale. Non sta alle nostre cerimonie.

 

Per non scostarci troppo dalla partitura originale

La liturgia della Messa di mezzanotte ci offre diversi elementi che ci possono aiutare a interpretare la festa in maniera non troppo sfasata rispetto all’avvenimento.

1. Isaia (prima lettura) parla di luce nelle tenebre, di gioia per il raccolto e per il bottino. E’ una luce miracolosa, come una nuova creazione. Abbiamo fatto un raccolto insperato. Però quello che teniamo tra le mani - non dimentichiamolo - è un "bene comune". E’ terminata l’oppressione. Se vogliamo, possiamo essere liberi. E sarà bene domandarci quali sono le schiavitù cui ci siamo sottomessi... liberamente. Il tutto grazie al dono di un fanciullo. " Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio". La nascita di un bimbo costituisce il segno di una possibilità offerta all’uomo. Dio è il nostro avvenire.

Un po’ singolari quei nomi e titoli attribuiti al neonato. Spiega san Bernardo: "Mirabile nella nascita, consigliere nella predicazione, Dio nel perdono, forte nella passione, padre dell’era futura nella risurrezione, principe della pace nella felicità eterna ".

2. Paolo precisa che si celebra il Natale compiendo un gesto di rottura con il passato. Si tratta di "rinnegare l’empietà e i desideri mondani" e "vivere con sobrietà, giustizia e pietà". L’esempio si qualifica come un "senza Dio". Noi possiamo essere "empi" soprattutto fuori di chiesa. Ossia non accettando il Dio-con-noi in casa, negli affari, nella politica, lungo la strada. Se il Natale non determina qualcosa di decisamente e definitivamente nuovo, se non ci conduce a impostare diversamente la nostra vita e i rapporti con gli altri oltre che con Dio, è un Natale vecchio, inservibile.

3. Gli angeli, nell’annuncio ai pastori, pongono in evidenza il motivo di fondo della letizia che deve caratterizzare il Natale: "... Pace in terra agli uomini che egli ama". Allora, qual è la causa vera della nostra gioia? Chi di noi ha il coraggio di affermare che, oggi, impazzisce di allegria unicamente al pensiero di essere amato da Dio insieme a tutti gli altri? Eppure l’essenza del Natale sta proprio qui: concelebriamo la scoperta di un Dio che, perché fossimo informati con certezza assoluta che Lui ci ama, è venuto a dircelo di persona.

 

Stavolta niente carta regalo

Quest’anno provo a dire di no. Niente carta luccicante, niente fiocchetti, niente nastrini col ricciolo elegante. Per una volta sono io che non voglio essere avvolto in confezione natalizia. Tento un Natale non organizzato, non pianificato, non decorato artificialmente. Mi rifiuto di essere addobbato come un pacco dono.

Preferisco rimanere allo scoperto. Nella povertà del mio essere. Nella verità della mia decrepitezza e insulsaggine spirituale. Nella mia pelle indurita dalle abitudini.

Forse riuscirò a "non sapere ".

Forse Lui ce la farà finalmente a cogliermi alla sprovvista.

Forse succede qualcosa di nuovo.