IN RICERCA E IN CAMMINO DI FEDE

 

 1. La fede come cammino

"La fede cristiana è la scelta di chi ha già percorso un lungo cammino nella ricerca della verità; anche dopo la scelta, il cammino non s’interrompe, ma piuttosto si riapre, più impegnativo e insieme più promettente" (CdG p. 17).

È questo un atteggiamento fondamentale che ci fa sentire ogni giorno "chiamati", "in piedi" e non "seduti" (vedi Lc 12,35-40), come richiesto ai discepoli di Gesù. Non a caso si parla del cammino della fede, come:

 ² itinerario di continua conversione;

² di abbandono ricco di fiducia;

² di conformazione a Cristo;

² di solidarietà nella chiesa;

² di vita nuova.

 

Si tratta di un "itinerario che può comportare, nello stesso tempo, la gioia dell’incontro e la continua esigenza di ulteriore ricerca; il pentimento per l’infedeltà e il coraggio per la ripresa; la pace della scoperta e l’ansia di nuove conoscenze; la certezza della verità e il costante bisogno di nuova luce" (RdC 17).

Ma è un cammino in cui nessuno è solo. Una conseguenza importante: come educatori nella fede di altri fratelli, dobbiamo sentirci e apparire noi stessi delle persone salvate: persone che non hanno avuto da se, ma da Dio la grazia della fede, e s’impegnano ad accoglierla e a comprenderla, in un atteggiamento di umile semplicità e di sempre nuova ricerca.

Ma essere in ricerca significa percorrere con gli altri un cammino con precise caratteristiche e tendere incessantemente verso una meta comune. Quali, allora, le caratteristiche di questa ricerca?

 

2. Una verità che libera

I catechismi sottolineano come il cammino da percorrere sia quello della ricerca di una verità che libera:

 

a) Dalla paura della verità, per aprirci al coraggio della verità

"La ricerca della verità chiede sempre coraggio. Perché la verità non è serva, ma padrona. La verità non può essere messa al servizio dei nostri fini o dei nostri interessi" .

Questo coraggio non è richiesto solo per superare i molti condizionamenti socio-culturali dell’ambiente; esso è richiesto a tutti e, anzitutto, a noi stessi, non esenti dagli stessi condizionamenti e sempre sottoposti al rischio dello scoraggiamento davanti alle difficoltà, al rischio della frustrazione, dell’abitudine alla verità.

In realtà il coraggio della verità diventa un interrogarsi su una persona: "Credere in Gesù Cristo che cosa vuol dire per la nostra vita?".

La verità che richiede coraggio è la verità che si trasforma in programma di vita, che magari costringe al cambiamento, all’autocritica, a una speranza impegnativa. Certamente la domanda "Chi è Gesù?" ha a che fare con questa verità: affrontarla dunque esige coraggio, è impresa fatta per gente disposta a camminare su sentieri che richiedono la conversione.

 

b) Dai pregiudizi e dai conformismi

Giovanni Paolo II parla di "La gioia della fede in un mondo difficile". Non per fare del "vittimismo" ma per ricordarci che in un contesto mutato, pluralistico, spesso ateo, materialista e indifferente, una scelta di fede, una crescita-maturazione in essa, richiede un’educazione a scelte personali, critiche, contro corrente; in una parola, richiede scelte "cristiane", che sempre cioè si confrontino con lui, il Cristo.

 

c) Da qualunque forma di scetticismo, pigrizia, indifferenza o insicurezza

In un contesto in cui le "verità" che bombardano sono tante, i modelli e le proposte di vita diversi, in forme più o meno sofisticate, quest’aria può depositare dei germi in ciascuno di noi. Per tutti noi è importante ricordare che: "La verità, quando non è più cercata, viene sempre sostituita - consapevolmente o meno - da un surrogato".

 

3. Verità con se stessi

Un’altra caratteristica della ricerca è la "verità" con se stessi.

Il coraggio della verità non è semplicemente l’impegno di una ricerca intellettuale faticosa, è prima di tutto il coraggio di guardare a noi stessi con schiettezza, senza rifugiarci in fretta nell’accusa degli altri per giustificare le nostre mediocrità e i nostri sotterfugi. Non è possibile la verità nei confronti degli altri senza questa preliminare opera di ricostruzione della nostra verità interiore.

È importante che nel nostro desiderio di crescere nella vita cristiana ci lasciamo interrogare da questa esigenza di "verità con noi stessi": guardare dentro di noi e lasciarsi interrogare con sincerità, significa sentirsi ricuperati a un passo nuovo di crescita, e questo vale anche per la nostra famiglia. Anche per noi vale:

 

q l’attenzione al contesto di scarsa religiosità in cui viviamo: con l’ascolto delle cause non solo attorno a noi, ma anche dentro di noi;

q l’attenzione al rischio del "lievito dei farisei", da cui nessuno può ritenersi immune e che si insinua dappertutto.

 

In realtà non esiste solo il "fariseismo" religioso: l’importante è che nessuno pensi di poterne fare soltanto accusa agli altri o un comodo alibi nella sua ricerca; se vogliamo essere sinceri, nessuno può sfuggire l’incontro e il confronto con Gesù, con la comunità dei credenti in lui e nel suo perdono; l’incontro con la realtà più vera e profonda di noi stessi, con le sue domande inevitabili: qual è il senso della mia avventura, della mia vita, della mia vocazione ?

 

4. Una nuova qualità di vita

La nostra ricerca deve tendere a una nuova qualità di vita autenticamente evangelica. In un contesto pervaso di materialismo, di consumismo in cui i bisogni umani vengono assolutizzati, è importante che il nostro cammino di fede si caratterizzi per l’impegno di una nuova qualità di vita, per un atteggiamento di libertà evangelica. L’essere dei "chiamati" e degli "invitati" a vivere secondo il progetto del regno di Dio non ci rende immuni dalle "scuse", come gli invitati alla grande cena nella parabola del vangelo (leggi Lc 14,16-20).

Per questo è necessario il superamento della logica del possesso e della appropriazione; è necessario credere come comunità cristiane non sui mezzi "potenti" ma "poveri". Sarà questo un modo concreto per camminare verso una libertà autentica e per essere segno di vera liberazione nel mondo di oggi.

Non si dimentichi che "il cristianesimo per intrinseca vocazione mira a proteggere, fortificare, promuovere la libertà della persona, indispensabile condizione alla sua crescita nella grazia; e nella libertà, racchiude e promuove, come nel loro vertice, tutti i valori umani che sono ordinati a costruirla" (RdC 92).

Dobbiamo sentirci a servizio del vangelo che è messaggio di suprema libertà, aiutando le persone a scoprire come la libertà non possa essere solo una parola abusata e non debba essere intesa e vissuta solo in termini individualistici, ma come continua ricerca e apertura agli altri.

 

5. Una ricerca nutrita di ascolto

La nostra ricerca dev’essere fatta nell’ascolto di quanto è più profondo nella vita delle persone e nella nostra stessa vita, senza fermarci a livello superficiale:

"Per comprendere il significato più profondo e più essenziale di tutte le cose, per riconoscere in esse i segni trasparenti dell’unico bene capace di dare risposta alla nostra speranza di vita, occorre rivolgere l’attenzione alla realtà che è dentro di noi, che siamo noi stessi. E questa è l’attenzione più difficile, perché la più impegnativa e compromettente’’.

È necessario ascoltare gli appelli di Dio attraverso gli aneliti più profondi che salgono dal cuore, attraverso le speranze che ciascuno avverte, attraverso il desiderio di "senso" della nostra vita:

"La speranza inspiegabile di cui l’uomo vive, attraverso i suoi mille volti, più veri e più distorti, manifesta questa nostalgia dell’Assoluto. Ora si comprende meglio: l’uomo vive di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Dove ascoltare questa parola? dove trovarla viva e comprensibile? Dio ha pronunciato la sua parola nella nostra storia, l’ha mandata a noi come compagna nel nostro cammino. Gesù è questa parola di Dio fatta carne".

Per questo la nostra ricerca non potrà essere di semplice studio teorico o di superficiale curiosità, ma una ricerca che ci coinvolga personalmente, ci porti al confronto con la parola di Cristo e si lasci da lui interpellare.

 

6. Amare, fare e servire la verità

La verità non è un’idea, ma una persona. In questa prospettiva si comprende meglio come la ricerca e la conoscenza della verità non sia un fatto puramente intellettuale, ma vitale. Non si tratta solo di conoscere, ma di amare e di fare la verità nella nostra vita. Paolo VI nell’enciclica "Evangelii nuntiandi" ha una pagina che merita un’attenta riflessione:

 

"Il vangelo che ci è stato affidato è anche parola di verità. Una verità che rende liberi e che sola può donare la pace del cuore: questo cercano gli uomini quando annunziamo loro la buona novella. Verità su Dio, verità sull’uomo e sul suo destino misterioso, verità sul mondo. Verità difficile che ricerchiamo nella parola di Dio ma di cui non siamo né padroni né arbitri, ma i depositari, i servitori. Il predicatore del vangelo sarà dunque colui che anche a prezzo della rinuncia personale e della sofferenza, ricerca sempre la verità che deve trasmettere agli altri. Egli non tradisce ne dissimula mai la verità per piacere agli uomini, per stupire o sbalordire, né per originalità o desiderio di mettersi in mostra. Egli non rifiuta la verità; non offusca la verità rivelata per pigrizia nel ricercarla, per comodità o per paura. Non trascura di studiarla "la serve generosamente senza asservirla" (EN 78).

Amare la verità, metterla in pratica - dice s. Giovanni - è camminare nella luce (1Gv 1,6): "Chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono fatte in Dio" (Gv 3,21). "Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità. Da questo conosceremo che siamo nati dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa...’’ (1Gv 3,18-20).

 

7. Lasciarsi cercare

Dio è Padre che non solo si lascia cercare, ma Padre che per primo viene alla nostra ricerca. Non è solo un Dio che ascolta, è prima ancora un Dio che parla. E interviene così nella storia del popolo ebraico, come nella vita di ogni credente. Ci viene incontro sulla nostra strada. Abramo... Maria di Nazaret... gli apostoli... hanno risposto, perché prima sono stati cercati e chiamati. Così per noi oggi. Insieme alla disponibilità dev’essere grande lo stupore e la gioia di saperci cercati da Dio, di sentirci oggetto della sua attenzione amorosa e personale.

 

8. Una ricerca che diventa preghiera e contemplazione

S. Anselmo: "Entra nell’intimo della tua anima, escludi tutto tranne Dio e quello che ti aiuta a cercarlo e, richiusa la porta, cercalo. Orsù dunque, o Signore, Dio mio. insegna al mio cuore dove e come cercarti, dove e come trovarti... non posso cercarti se tu non mi insegni, ne trovarti se non ti mostri. Che io ti cerchi desiderandoti e ti desideri cercandoti, che io ti trovi amandoti e ti ami trovandoti".

S. Agostino: "Che io ti cerchi, o Signore, invocandoti; che io ti invochi credendo in te, perché sei stato annunziato a noi: o Signore, è la mia fede a invocarti, quella fede che tu mi hai donato...’’.

 

PER LA RIFLESSIONE PERSONALE E DI GRUPPO

 

l. In quali modi concreti ti stai impegnando ad accogliere e a comprendere sempre meglio il dono della fede, "in un atteggiamento di umile semplicità e di sempre nuova ricerca"?

2. Il coraggio della verità è qualcosa che ti coinvolge personalmente nei rapporti con te stesso, con gli altri e con Dio fino a diventare "coraggio di conversione’’?

3. Quali sono i condizionamenti e le difficoltà principali che incontri in te stesso e nell’ambiente in cui vivi, in riferimento alla ricerca, al servizio e alla testimonianza della verità?

4. Il nostro gruppo è un gruppo in ricerca? cosa fare per aiutarci a maturare insieme nella fede e nella capacità di comunicarne agli altri il messaggio?

5. In quali modi possiamo contribuire perché nella nostra comunità cresca l’impegno per una nuova qualità di vita, per un atteggiamento di autentica libertà e povertà evangelica?

6. Sappiamo riconoscere nella ricerca di senso, negli aneliti e nelle speranze più profonde delle persone, una nostalgia di Dio e una ricerca di Cristo? Come farci segno e via all’incontro con lui?

7. Nel nostro cammino prevale l’atteggiamento di chi si sente scoraggiato, deluso. oppure l’atteggiamento fiducioso di chi sa di essere cercato e amato per primo da Dio, in modo sempre nuovo e sorprendente?