EVANGELIZZAZIONE E TESTIMONIANZA DELLA CARITA'
2. LA TRINITA' ORIGINE E MODELLO DELLA
CARITA'
- Nei numeri 15 e 16 degli Orientamenti
pastorali per gli anni '90 dati dai vescovi italiani,
troviamo la dimensione profonda e fondamentale della vita dei
credenti, che ispira le riflessioni teologiche e
pastorali di tutto il documento. Vista nella sua
sorgente, la carità si mostra come "il
tessuto" dell'Essere di Dio Trinità e dell'essere
dell'uomo, creato a immagine e somiglianza del Dio
Trinitario.
La Trinità, rivelata in Gesù Crocifisso e
Risorto che dona il suo Spirito, è l'origine e il
modello della vita cristiana: la versione terrestre
dell'amore trinitario nella storia sta nell'attuazione
del comandamento dell'amore reciproco.
"Mostrandoci l'amore di Dio per noi,
l'evento della croce di Gesù ci rivela dunque chi è
Dio. E' il Padre che non "risparmia" il proprio
Figlio unigenito ma lo "consegna" per noi (Rm.
8,32; Gv. 3,16; I Gv. 4,10); è il Figlio che liberamente
si consegna alla morte per amore nostro (Gal. 2,20);
è lo Spirito Santo, donato dal Figlio sulla croce a
Maria e Giovanni, il nuovo Israele (Gv. 19, 25-30).
Credere che "Dio è carità" è
confessare che Egli, nella croce, si rivela a noi come
infinito, gratuito e totale dono di sè: comunione libera
e infinita dell'Amante, dell'Amato e del loro reciproco
Amore. Questa carità, che è la vita di Dio, "viene
riversata nei nostri cuori per mezzo dello Spirito
Santo" (Rom. 5,5). Essa diventa, nei
credenti, la partecipazione al dialogo di amore fra il
Padre e il Figlio nella gioia dello Spirito. E' questa
l'opera per cui Cristo è venuto fra noi: "Io ho
fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere,
perchè l'amore col quale mi hai amato sia in essi e io
in loro" (Gv. 17,26).
Creato "a immagine e somiglianza di
Dio" (Gn. 1,26), l'uomo è sé stesso se ama.
Il segno che si è passati dalla morte alla vita - scrive
Giovanni nella sua prima lettera (3,14) - è
l'amore ai fratelli.
La Trinità è quindi la verità più profonda
dell'esistenza umana, che attinge la sua pienezza
nell'amore reciproco, facendo propria la misura
dell'amore di Gesù: "Questo è il mio comandamento:
che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho
amati" (Gv. 15, 12.17). Nel dono reciproco di
sé, realizzato per la carità che viene da Dio, "si
riassume tutta l'antropologia cristiana".....La carità
allora è anzitutto il mistero stesso di Dio e il dono
della sua vita agli uomini. La carità è, di
conseguenza, la natura profonda della Chiesa, la vocazione
e l'autentica realizzazione dell'uomo. Nella croce di
Gesù essa ci è rivelata e donata in pienezza."
- La spiritualità dell'unità, frutto
del carisma donato dallo Spirito Santo al nostro tempo,
ci ha offerto una strada e l'esperienza per comprendere
ed attuare il messaggio degli orientamenti pastorali dei
vescovi italiani che annunciano la vita della Trinità
come fonte ed immagine del progetto divino sugli uomini.
La risposta d'amore di Chiara e delle sue
compagne a Dio Amore, cioè l'adesione incondizionata
alla sua volontà, si è concentrata in un impegno radicale
a vivere il reciproco amore, il comandamento di Gesù,
prendendo alla lettera quel "come" io ho
amato voi", cioè la disposizione, dichiarata, a dare
la vita l'una per l'altra, come Lui. La fedeltà al mutuo
amore evangelico è sfociata in una vita di unità
sempre più incandescente. E la preghiera di Gesù per
l'unità diviene la loro "magna charta": se ne
illuminano le parole e queste vengono tradotte in vita.
E' una unità soprannaturale che ha come fonte,
modello e fine la Trinità, cui spontaneamente esse
guardano per capire come procedere nella vita intrapresa.
Infatti il comandamento nuovo è "un piccolo
riflesso della vita trinitaria sulla terra".
Nell'esperienza e nel pensiero di Chiara
troviamo stagliati, fin dall'inizio, gli elementi
essenziali di una ricca dottrina sull'Unità e
Trinità di Dio, di cui Chiara parla all'interno
di una altrettanto ricca dottrina sull'unità tra gli uomini
e di una intensa vita di unità, tra lei e le sue
compagne, tutta fondata su Cristo e plasmata dalla vita
trinitaria.
In una lettera del 1948 Chiara scrive:
"L'Ideale da noi abbracciato è Dio-Unità-Trinità
e, quindi, ineffabile come l'Amore infinito,
eterno". E, dopo aver rilevato che, se due sono
uniti nel nome di Cristo - cioè si amano a vicenda come
Lui ci ha amati - Egli è in mezzo a loro (Mt. 18,20) e
in ciascuno di loro (Gal. 2,20), così prosegue:
"L'importante è mettere a base, a mezzo, a
fine l'unità. In questa unità voluta da Dio le
due anime si fondono in uno e riaffiorano uguali
e distinte. Come la santissima Trinità.
Gesù lo volle nel suo Testamento, sintesi di
tutti i suoi pensieri! I pensieri di un Dio! "Che
tutti siano uno, come Io e Te.."
E in una pagina del 1946, spiegando la dinamica
di unità tra gli uomini e il suo rapporto con la vita
trinitaria, Chiara evidenzia che il fondamento dell'Unità
e Trinità in Dio è l'Amore.
"Solo Cristo può fare di due uno,
perchè il suo amore, che è annullamento di sé (amore
infuso in noi dallo Spirito santo), ci fa entrare fino in
fondo nel cuore degli altri. Allora nei singoli e fra
loro prende dimora la Trinità (cfr. Gv. 14, 23), perchè
in chi "si annulla" e "fra due" che
si uniscono annullandosi l'uno nell'altro per amore,
"Cristo rivive e, nel Cristo, il Padre". E fra
i due, che così vivono, si realizza un rapporto
trinitario: "io in te e tu in me".
Il "dove due o tre" di Matteo Chiara
lo interpreta come la possibilità di vivere un rapporto
trinitario tra le persone che esistenzialmente ci fa
vivere in-Cristo, e, per Lui, nella S. Trinità.
"Dio che è in me, che ha plasmato la mia anima, che
vi riposa in Trinità, è anche nel cuore dei fratelli.
Non è ragionevole che io lo ami solo in me. Dunque la
mia cella è noi: il mio Cielo è in me e come in me
nell'anima dei fratelli. E come lo amo in me, raccogliendomi
in esso - quando sono sola - lo amo nel fratello quando
egli è presso di me. Allora non amerò il silenzio, ma
la parola, la comunicazione cioè del mio Dio in me con
Dio nel fratello. E se i due Cieli si incontrano ivi è
un'unica Trinità dove i due stanno come Padre e Figlio e
tra essi è lo Spirito Santo. Occorre sì sempre
raccogliersi anche in presenza del fratello, ma non
sfuggendo la creatura, ma bensì raccogliendola nel
proprio Cielo o raccogliendo sé nel suo Cielo. E
giacchè questa Trinità è in corpi umani, ivi è Gesù:
l'Uomo-Dio"
In una conversazione del 12 giugno '60 Chiara
dava in poche parole la sintesi della nuova
spiritualità. "Se volessimo dire con una sola
parola la nostra vita di focolarini, del focolare, noi
potremmo rispondere esattamente, senza tema di sbagliare:
la nostra vita è la Trinità".
Il collegamento fra questa "mistica
comunitaria", comandamento nuovo ed evangelizzazione
è messa in evidenza da Chiara in un incontro ecumenico dell'8
giugno 1965. "E' la vita della SS.ma Trinità che
dobbiamo procurare di imitare, amandoci fra noi con la
grazia di Dio, come le Persone della Santissima Trinità
si amano tra loro. Ma è proprio questa vita la più
forte testimonianza di Dio al mondo".
Da questi testi viene in evidenza che è
amandoci reciprocamente, come Gesù ci ha amati, che
riflettiamo la vita della Trinità, salva sempre la sua infinita
trascendenza e libertà. Non è solo un'immagine. E' una
realtà. Nell'amore scambievole, che porta all'unità,
"scorre liberamente" e si sperimenta più
pienamente quella vita trinitaria che è già in noi per
il battesimo e gli altri sacramenti: infatti Cristo,
presente in mezzo a noi uniti in Lui, è nel Padre e noi
in Lui siamo nel Padre. In Gesù, generato dall'unità, siamo
assunti nel cuore delle relazioni divine; e le Persone
divine ci avvolgono e penetrano, trasfigurandoci
nell'essere e nelle relazioni tra noi a loro immagine. La
vita con "Gesù in mezzo" rispecchia la vita
della Trinità.
- Questa visuale di uomini che rispecchiano
la vita della Trinità fra loro non è originaria di
Chiara e della spiritualità che ne è seguita: questa
comprensione sta a base della ecclesiologia patristica.
Già Ignazio di Antiochia scrive che "solo
i fedeli animati dalla carità portano in sé l'impronta
di Dio" e che l'unità nella chiesa è "una
immagine anticipata e una dimostrazione della vita
eterna".
E' grande l'intuizione di S. Agostino: "Tu
vedi la Trinità, se vedi la Carità". Cirillo di
Alessandria spiega che Gesù, quando ha pregato perchè
tutti siano uno, ha chiesto "il vincolo della
carità, della concordia e della pace col quale i fedeli
sono condotti all'unità spirituale; di modo che l'unità
di natura e di sostanza, che è prima di tutto quella del
Padre e del Figlio, venga da essi imitata a mo' di
impronta".
S. Massimo il Confessore afferma che
"l'ideale dei santi non consiste soltanto
nell'unirsi alla Santa Trinità, ma di esprimerla e di
imitarla".
- L'indirizzo dei vescovi italiani in ETC ha
la sua ispirazione e le sue radici nel Concilio. Già
Paolo VI° ricordava che "questo Concilio compreso
nel suo significato religioso non ha inteso altro che
essere un pressante e amichevole invito all'umanità di
oggi a ritrovare mediante la vita dell'amore, quel
Dio dal Quale allontanarsi è cadere, al Quale rivolgersi
è risorgere, nel Quale rimanere è stare saldi, al Quale
ritornare è rinascere, nel Quale abitare è
vivere". Il Card. Pellegrino riteneva idea centrale
del Vaticano II "la comunione che ha radice nella
Trinità Santissima, "luogo" dove la comunione
trova la sua espressione ineffabile, profonda e sublime poichè
la Chiesa si presenta come un popolo adunato nell'unità
del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". La
Lumen gentium propone alla comunità cristiana di vivere
nella docilità allo Spirito Santo "per una più
grande santità della chiesa e per la maggior gloria
della Trinità una e indivisa, la quale in Cristo e per
mezzo di Cristo è la fonte e l'origine di ogni
santità" (n.47). Significativo il bel testo della
Gaudium et spes al n° 21 dove il brano conciliare
afferma tra l'altro che la carità e l'unità
contribuiscono a "rendere presente e quasi
visibile" la Trinità, come "rimedio
all'ateismo".
Giovanni Paolo II°, parlando a gruppi del
Movimento Parrocchiale, indicava nella spiritualità
dell'unità la strada per attuare in parrocchia il disegno
trinitario della chiesa. "La vostra spiritualità è
incentrata nell'unità. Con la vostra vita e il vostro
impegno contribuite alla realizzazione del testamento di
Gesù: "perché tutti siano uno. Come Tu, Padre, sei
in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa
sola". Con queste sue parole il Signore Gesù ci ha
suggerito - come ha detto il Concilio Vaticano II° -
"una certa similitudine tra l'unione delle persone
divine e l'unione dei figli di Dio nella verità e nella
carità" (GS. 24). Ecco il modello ultimo di ogni
rapporto, di ogni convivenza umana: la Trinità! Da
questo supremo modello scaturiscono innumerevoli
implicazioni anche per la parrocchia. La luminosa
vocazione infatti della comunità ecclesiale è di
sforzarsi di divenire, in un certo senso, un'Icona
della SS. Trinità, fondendo insieme tutte le
differenze umane (cfr. AA 10) nell'unità tra anziani e
giovani, donne e uomini, ricchi e poveri. Compaginate
nell'amore secondo questo modello, le vostre parrocchie
potranno esercitare un'azione efficace nei confronti delle
anime da avvicinare a Cristo".
- Il rimando alla Trinità come
all'archetipo della comunità è tornato più volte lungo
l'itinerario della esperienza cristiana, anche se non
sempre posto al centro della prospettiva spirituale.
S. Maria Maddalena de' Pazzi esprime, meglio di
altri santi, quanto valga l'unità: lì Dio dà senso e
peso a tutto. "La SS.ma Trinità, Dio eterno ha gran compiacimento
in tutte le operazioni che si fanno da quelle persone che stanno
congregate insieme in santa unione e che vengono così ad assomigliare
molto a Lui. Congregazioni piccole o grandi che siano,
basta che stiano insieme unite in spirito, servendo Dio
in un medesimo volere e sentire, ogni piccola cosa che
facciano e ogni minima operazione che operino, piacciono
a Dio più di quanto si potesse dire o credere. E non
solo nelle operazioni, ma ancora in tutti i pensieri,
affetti, desideri, orazioni, esercizi esteriori ed altro
gli sono sopra modo grate e rendono onore alla stessa
Trinità ed individua Unità".
Cos' si esprimeva S. Vincenzo de Paoli con le
Figlie della carità: "Vedete, figlie mie, allo
stesso modo che Dio è uno solo in se stesso, e in Lui vi
sono tre Persone, senza che il Padre sia più grande del
Figlio, né il Figlio dello Spirito Santo, ugualmente
bisogna che le Figlie della carità, che devono essere
l'immagine della Santissima Trinità, benchè molte,
siano tuttavia un cuor solo ed un'anima sola.... Così
farete di questa Compagnia una riproduzione della
Santissima Trinità. In tal modo che la vostra Compagnia rappresenterà
l'unità della Santissima Trinità"
- L'oggi dell'esperienza e della coscienza
ecclesiale è caratterizzato in tal modo dalla riscoperta
della Trinità come orizzonte della vita cristiana e
dello stesso pensare cristiano. Il vissuto cristiano ha
corso il rischio dell'appiattimento amorfo su un Dio
senza volto. Non pochi anni fa si poteva ancora dire che "se
si sopprimesse la dottrina della Trinità come falsa, la
gran parte della letteratura religiosa potrebbe rimanere
quasi inalterata". "I cristiani, nonostante
ogni loro ortodossa professione di fede nella Trinità,
nella pratica della loro vita religiosa sono quasi
soltanto monoteisti". Sono state vere purtroppo le
parole di Kant sulla inutilità della Trinità:
"Dalla dottrina della Trinità, presa alla lettera,
non è assolutamente possibile trarre nulla per la
pratica, anche se si credesse di comprenderla, tanto meno
poi se ci si accorge che essa supera ogni nostro
concetto".
- Il carisma "trinitario"
dell'Opera di Maria trasmette oggi, come dono dello Spirito
al presente dell'umanità, unite nel pensiero e nella
testimonianza, l'ispirazione dei "tempi nuovi",
la ricchezza della tradizione patristica, l'esperienza
dei santi, la sapienza del magistero della chiesa.
Qualcuno ha detto (o dice) che i cristiani hanno
"inventato" la Trinità. I fatti ordinari e
straordinari con cui Dio-Trinità si è rivelato al
mondo, dalla venuta di Gesù fino ai doni seminati
ininterrottamente dallo Spirito nel cammino della storia,
fanno concludere che è invece la Trinità ad aver "inventato"
i cristiani.
L'esperienza del Movimento dei focolari,
convalidata da frutti di vita riscontrabili in ogni parte
del mondo, insegna anche la "tecnica" per una chiesa
missionaria con la rivoluzione che può portare questo
ideale "trinitario". "Se tutti gli uomini
o almeno un gruppo anche esiguo di uomini fossero veri
servi di Dio nel 'prossimo', presto il mondo sarebbe di Cristo.....
Se noi resteremo fedeli alla nostra consegna (ut unum
sint) il mondo vedrà l'unità: tutti saranno uno, se noi
saremo uno".
* * * * *
- Ancora due conseguenze. Dice Chiara:
"Ho sentito che io sono stata creata in dono a chi
mi sta vicino e chi mi sta vicino è stato creato da Dio
in dono per me. Come il Padre nella Trinità è tutto per
il Figlio ed il Figlio è tutto per il Padre. Ed il
rapporto fra noi è lo Spirito Santo che è lo stesso
rapporto che c'è tra le Persone della Trinità".
Nel cammino, che è il progetto dell'uomo, "dalla
Trinità alla Trinità" ci sono le linee di una
nuova fondazione del discorso sulla persona. Il
concetto classico di persona creata come "sostanza
individua di natura razionale", fondamentalmente individualistica,
lascia il posto all'impronta trinitaria dell'uomo-persona costituito
come relazione agli altri. La persona è essenzialmente
pensabile nella relazionalità del dare e del ricevere:
la persona è sé stessa in quanto apertura all'altro e
accoglimento di lui in sé. La comprensione cristiana dell'uomo
non può non essere illuminata da Chi l'ha costituito
immagine delle Relazioni divine. Si potrebbe dire:
"Al principio è il Dono-di-Sè, quale unica
modalità dell'Essere-sé-stessi"
La vita trinitaria tra gli uomini, inoltre, ha
prospettive sociali. "Il dono del Padre, che ci
viene fatto nel Cristo, esige che tutta la vita umana,
compresa la struttura profonda del rapporto sociale, sia
in tensione verso la sua sorgente e verso il suo dover
essere, che è la vita stessa della Trinità...La sfida
per il cristiano, allora, è di tradurre questa
"socialità redenta" in tutte le dimensioni
della vita umana, come fecero i primi cristiani, i quali
in mezzo alla società, in cui si trovavano a vivere,
portarono e mostrarono un nuovo stile di vita, una
autentica solidarietà fraterna, un nuovo tipo di
società, una comunità, nella quale agivano le radici
trinitarie della convivenza umana" (Giov. Paolo
II°, Palaeur, 20.3.83)
PISTE PER LA RIFLESSIONE, LA
RICERCA E LA CONDIVISIONE
- Per alcuni il termine "Nuova Evangelizzazione"
ha un significato forte che indica "rifondazione
della chiesa". Riteniamo prioritario e fondamentale
porre a base del progetto pastorale l'amore scambievole,
riflesso della vita trinitaria sulla terra, capace di quel
tessuto di chiesa e di comunità che mostra un credibile
volto di Dio?
- Spesso la nostra pastorale consiste nel rispondere a
tanti stimoli che ci provengono dalla gente,
nell'attendere a tante richieste, nel seguire numerosi
impegni caratterizzati dalla frammentarietà e dalla
improvvisazione: riteniamo necessario aiutarci per
passare da una pastorale "di risposta" ad una
pastorale "di proposta" capace di progettare e
generare comunità vive a partire da "cellule
trinitarie" formate da chi prima di tutto attua la
mutua e continua carità? La scelta dei collaboratori e
il rapporto con loro tiene conto, per quanto possibile,
di questa esigenza fondamentale?
- Chi viene in una comunità ecclesiale ha l'impressione di
trovarsi in una stazione di servizio o trova una famiglia
soprannaturale con cui può stabilire dei rapporti
fraterni di fiducia, di reciproca accoglienza, di dialogo
e di crescita? Il servizio, nostro e dei collaboratori,
nella necessaria "pastorale di risposta" è
occasione di rapporti che possano generare "semi
trinitari"?
- Siamo certi che il primo "luogo"
dell'esperienza trinitaria, da "trasferire" -
perchè vissuta - nell'ambito pastorale, è la comunione
fra sacerdoti, senza la quale qualsiasi attività apostolica
diventa sterile? Tendiamo ad essere fra noi cellule vive
per aver capacità di generare altre cellule vive tra due
o più che si amano come Gesù ha amato e si donano agli
altri in questo amore?
- Come possiamo aiutarci a reimparare a vedere, pensare ed
agire nella luce e nella sapienza della Trinità in modo
da non separare quelle dimensioni che sono complementari
e non alternative, e rimanere così nel dialogo e
nell'equilibrio? Vediamo in questa prospettiva le
strutture di comunione (CPP; CPAE, i vari Consigli....)?
Con quale spirito "superare" le apparenti
antinomie che si incontrano: autorità e libertà, iniziativa
personale e obbedienza, anziani e giovani, uomo e donna,
sacerdoti e laici, ministeri e carismi, tradizione e
apertura al nuovo, chiesa e mondo....?
DON GUIDO BONINO - Primo Lunedì
- 7 NOVEMBRE 1994
TESTI CONSULTATI
* Piero Coda - Dio Uno e Trino, Edizioni
Paoline. Specialmente i capitoli La vita trinitaria tra gli
uomini, Verso una nuova ontologia, Prospettive sociali, da
pag. 256 e seguenti. Nb. il rapporto tra Trinità e creazione a
pg. 200
* Piero Coda - Verso una chiesa più
trinitaria. Spunti per una lettura teologica della Christifideles
laici, in Gen's 1989, n. 2; La carità: cuore della chiesa
e del suo annuncio in Gen's, 1991, n. 3/4; Una
antropologia misurata sulla verità della Trinità in NUm. n.
78, p.29; Un modello trinitario per l'unità delle chiese in
Unità e carismi 1994,2, pg. 40; Il carisma dell'unità e la
sua incidenza ecumenica in Nuova Umanità, n. 91 (1994,1), pg
17.
* Piero Coda - L'agape come grazia e libertà.
Specialmente il cap. La sorgente teologica e trinitaria
dell'agàpe, pg. 137 e ss.
* Marisa Cerini - Dio Amore nell'esperienza e
nel pensiero di Chiara Lubich. In particolare i capitoli 4 e 5.
* Fabio Ciardi - Koinonia - Specialmente il
capitolo Il Mistero Trinitario, da pg. 205 a pg. 215.
* Povilus - Gesù in mezzo nel pensiero di
Chiara Lubich. Specialmente i capitoli Vita di unità e vita
trinitaria (da pag. 67 ess.), La Chiesa immagine della Trinità (pg.
209), Gesù in mezzo ci fa essere Chiesa (pg. 244) e Alcuni
spunti sull'unità e la teologia trinitaria in rapporto a Gesù
in mezzo (pg. 249).
* AA.VV: - Dio Amore nella tradizione cristiana
e nella domanda dell'uomo contemporaneo, nel cap. Dio Amore
nei Padri e nei grandi teologi di S. Cola (pg.87 e ss.)
* UPM. - La Chiesa salvezza dell'uomo (I), nel
cap. La Chiesa, profezia dell'umanità compiuta. Abbozzo di
antropologia trinitaria di Piero Coda (pg. 78 e ss.)
* UPM. - Il Dio di Gesù Cristo. Specialmente:
Piero Coda in Vaticano II°: la chiesa immagine vivente della
Trinità (pg. 239 ess.), Jesus Castellano Cervera in Il
mistero del Dio Uno e Trino nella testimonianza dei mistici
cristiani (pg. 253), Judith Povilus in Considerazioni su
un'esperienza comunitaria di Dio-Trinità, oggi (pg. 275)
* Marisa Cerini - Trinità e Chiesa: una
riflessione teologica a partire dall'esperienza di Gesù in mezzo
in Nuova Umanità n. 30 (1983) pg.99 e ss.
* Toni Weber - Sapienza della Trinità.
Distintivi dell'esperienza cristiana in Gen's 1990, numero 5;
e La pedagogia del carisma dell'unità in Gen's, 1992, n. 3/4
* Enrique Cambon - Trinità: Modello sociale
- Tema alla Scuola internazionale di Umanità Nuova,
Castelgandolfo 1-8 maggio 1994. Sarà pubblicato su Gen's.
* Silvano Cola - La Chiesa in dialogo. Il
contributo del carisma dell'unità in Gen's, 1993, n 4/5 e Nuova
evangelizzazione e immagini di Dio in Gen's, 1991, n. 3/4
* K. Hemmerle - Chiesa trinitaria, chiesa
comunione. Una prospettiva ecclesiologica a partire dal mistero
trinitario in Gen's, 1988, n. 6; Matrimonio e famiglia in
una antropologia trinitaria in Nuova Umanità n. 31 (1984),
pg. 3-32; Decalogo del sacerdote in Gen's, 1992, n. 5, pg.
182
* Pastorale oggi: partire dall'unità. Da
una pastorale di risposta ad una pastorale di proposta. Art.
della Redazione di Gen's nel n. 4, anno 1985, dopo l'articolo di
Enrico Pepe Svolta trinitaria.
* G.M. Zanghì - Chiesa icona della Trinità
per il dialogo e per l'annuncio in Nuova Umanità, n.84
(1992), pg. 55 e ss.
* AA.VV. (Coda, Forte, Heinz, Hemmerle, Mura,
Rossé, Zani) - La Trinità, Vita di Dio e progetto dell'uomo
- Per una risposta alla sfida di oggi - ed. C.Nuova
DOCUMENTAZIONE
Occorre guardare alla pericoresi delle
Persone divine per capire quale deve essere la mutua conoscenza
tra di noi, la reciprocità della accoglienza, dell'appartenenza, dell'amore
e per mettersi nelle condizioni di vedere Dio come Egli è.
"Cristo - scrive De Margerie - ci invita a credere
alle relazioni di reciproca in-esistenza (o inabitazione) tra il
Padre e Lui, perchè possiamo giungere, più tardi, a conoscerle
nella visione, o, almeno, nella loro anticipazione mistica, cioè attraverso
l'esercizio della mutua in-esistenza (inabitazione) della carità
unitiva tra cristiani, come pure tra questi, da una parte, e il
Padre e il Figlio, dall'altra (Cfr. Gv. 17,21).
L'esercizio della imperfetta mutua in-esistenza
(inabitazione) creata e della intersoggevità dell'amore
costituisce dunque, per il Nuovo Testamento, la condizione
per il pieno svelamento, nella visione, della perfetta mutua
mutua in-esistenza (inabitazione) e intersoggetività increata
del Padre e del Figlio nello Spirito".
"Dio - ha scritto De Lubac in una delle sue pagine
più note - non ci ha creati perchè dimorassimo nei confini
della natura, né perchè vivessimo una vicenda solitaria; ci ha
creati per essere introdotti insieme nella sua vita trinitaria.
Gesù Cristo si è offerto in sacrificio perchè noi fossimo una
cosa sola in questa unità delle Persone divine. C'è un Luogo in
cui, fin da questa terra, incomincia questa riunione di tutti
nella Trinità. C'è una famiglia di Dio, misteriosa estensione
della Trinità nel tempo, che non soltanto ci prepara a questa
vita unitaria e ce ne dà la sicura garanzia, ma ce ne fa già
partecipi. Unica società pienamente "aperta", essa è
la sola che sia all'altezza della nostra intima aspirazione e
nella quale possiamo attingere finalmente tutte le nostre
dimensioni. "Un popolo radunato dall'unità del Padre e del Figlio
e dello Spirito Santo": tale è la Chiesa. "Essa è piena
della Trinità".
Così De Lubac - commenta Marisa Cerini - ci rimette
davanti al nostro fine: essere una cosa sola nell'unità della
Trinità, e ci indica il luogo dove iniziare ad essere: la
Chiesa, "misteriosa estensione della Trinità nel
tempo", icona di Dio Uno e Trino, il "già" e
"non ancora" della nostra vita definitiva. Come dice
Tertulliano: "Dove sono i Tre, cioè il Padre e il Figlio e
lo Spirito santo, qui è la Chiesa che è il corpo dei Tre.
"L'accresciuta coscienza del mistero della
Chiesa e dello Spirito Santo, che per certi aspetti ha caratterizzato
la vita cristiana e la teologia di questo secolo, non poteva non
portare con sé una più approfondita coscienza del mistero
trinitario.
Poichè la Chiesa è Icona della Trinità, non si poteva
contemplare la sua natura e il suo mistero senza risalire alla
sorgente del suo essere.
Lo stesso possiamo dire della riscoperta dello Spirito:
egli lavora per il Padre e per il Figlio, per cui
instaurare un rapporto nuovo con lo Spirito significa ritrovarsi
nella Trinità. facendoci gridare "Abbà" e portandoci
a confessare che "Gesù è il Signore", egli ci
introduce nel mistero di comunione con i Tre.
La terza grande linea di pensiero cristiano
contemporaneo va verso il mistero del Dio Crocifisso e
l'approfondimento del Mistero Pasquale. Anche questa realtà, al pari
di quella ecclesiologica e pneumatologica,, si risolve nella
contemplazione del mistero trinitario di cui quello pasquale è
manifestazione e comunicazione. "Chi pensa la croce dice la
Trinità". (Fabio Ciardi, Koinonia, pg. 208)
Dall'Omelia di Giovanni Paolo II° nella
concelebrazione con oltre 7.000 sacerdoti nell'aula Paolo VI° il
30 aprile 1982. C'è un'altra componente della spiritualità
evangelica che il Movimento dei Focolari ha fatto propria e che merita
anche qualche altra considerazione: l'unità che Gesù ha chiesto
al Padre prima di morire (cfr. Gv. 17,21). E' per lo spogliamento
del Cristo fino all'abbandono e alla morte che noi siamo stati
fatti uno con Lui e fra noi (cfr. Gal. 3,26-28; Ef. 2,14-18). E
quando Gesù ci dà il comando di amarci come egli ci ha amati
(cf. Gv. 15, 12), ci invita ad avere come misura del nostro
reciproco amore la sua stessa misura: ed è questa appunto che
può fruttare l'unità, poichè l'amore sempre unifica chi vi partecipa.
Nell'unità poi si sperimenta viva la presenza del Cristo
Risorto, nel quale appunto siamo uno. Ben si esprimeva S. Leone
Magno: "Il Figlio di Dio ha assunto la natura umana con una
unione così intima da essere l'unico e identico Cristo non
soltanto in Colui che è il primogenito di ogni creatura, ma
anche in tutti i suoi santi". Nell'unità realizzata nella
loro vita presbiterale, i sacerdoti trovano la loro vera casa,
che si amplia e si rinsalda nella comunione con i Vescovi ed il
Papa. Riuniti nel suo nome, Cristo non può non essere in mezzo a
loro (cfr. Mt. 18,20): sia per dare efficacia alla Parola di Dio
"che tutti hanno il diritto di cercare sulle labbra dei
sacerdoti", sia per una feconda celebrazione dell'Eucarestia
e degli altri sacramenti, sia per riunire in quanto pastori
"la famiglia di Dio come fraternità animata dall'unità. I Religiosi,
in più, trovano nella pratica della comunione fraterna un
rapporto più stretto con i loro fondatori e la possibilità di
far brillare la specificità dei loro carismi. In tal modo,
tutti insieme si trasmette al mondo un raggio almeno di quella
superiore e ineguagliabile comunione che vincola l'una all'altra
le persone della Santissima Trinità, in un mistero fecondo di
vita. (da "Il sacerdote oggi, il religioso oggi"
che contiene i testi del Congresso Internazionale dii sacerdoti e religiosi
effettuato il 30 aprile 1982.