L'EUCARISTIA TRA GLI UOMINI

Condizioni perché l'Eucaristia possa operare pienamente

Abbiamo visto le meraviglie che opera l'Eucaristia. È logico che esse si verifichino nel credente a certe condizioni.

L'incorporazione a Cristo, la deificazione personale, l'essere un tutt'uno con la Chiesa sono in gioco a seconda dell'atteggiamento di chi si comunica.

Il pensiero della Didachè e in generale dei primi Padri della Chiesa - che fra poco ampiamente citerò - che le condizioni fondamentali siano: credere nella dottrina di Cristo; essere battezzati; particolarmente aver fede in ciò che è l'Eucaristia; vivere secondo gli insegnamenti di Cristo; pentirsi e confessare i propri peccati per accostarsi all'Eucaristia con cuore puro; riconciliarsi con i fratelli coi quali non si fosse nella pace; essere in unità con la Chiesa, col vescovo; avere il desiderio di quell'unione con Cristo e coi fratelli che l'Eucaristia realizza.

Sta scritto nella Didachè: « Nessuno mangi o beva della vostra eucaristia se non i battezzati nel nome del Signore, poiché egli ha detto: "Non date le cose sante ai cani". Nel giorno del Signore, riunitevi; spezzate il pane e rendete grazie, dopo aver confessato i vostri peccati, affinché il vostro sacrificio sia puro. Chiunque ha qualche dissenso con il suo compagno non si riunisca con voi, prima che si siano riconciliati, affinché non sia profanato il vostro sacrificio ».

«Questo cibo - afferma Giustino - da noi è chiamato "eucaristia". A nessuno è permesso parteciparne se non a colui che crede vere le nostre dottrine, ha ricevuto il lavacro (=battesimo) per la remissione dei peccati e per la rigenerazione e vive secondo gli insegnamenti di Cristo».

«Comportiamoci ... riguardo ai misteri (eucaristici) - così si esprime Giovanni Crisostomo - non considerando soltanto quello che cade sotto i sensi, ma aderendo alle sue parole ... Dunque, poiché il Verbo ha detto: "Questo è il mio corpo", sottomettiamoci e crediamo guardando ciò con gli occhi della fede. Cristo infatti nulla ci ha dato di sensibile, ma tutte realtà spirituali, pur in cose sensibili ... Ché, se tu fossi incorporeo, egli ti avrebbe dato questi doni incorporei senza segni sensibili; ma, poiché l'anima è unita al corpo, egli ti dona le realtà spirituali in cose sensibili ».

« Se poi qualcuno - è Origene che scrive - , dovendo ascoltare quella "parola" "ciascuno esamini se stesso e poi mangi di questo pane", trascura questo avvertimento e nello stato in cui si trova partecipa al pane e al calice del Signore, egli diventa debole o malato o anche stordito (per così dire) dalla potenza del pane, muore ».

E Cipriano: « Dio non accoglie il sacrificio offerto da chi nutre inimicizia. Vuole che costui si allontani dall'altare e si rechi prima a riconciliarsi col fratello, poiché Dio non può essere propiziato da chi prega col cuore agitato da odio. I1 più alto sacrificio agli occhi di Dio è la nostra pace, la concordia fraterna e il suo popolo raccolto nell'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo ».

Giovanni Crisostomo dice ancora: « ... Che nessuno dunque sia Giuda ... Se hai qualcosa contro il tuo nemico ..., poni termine all'inimicizia, perché da questa mensa tu possa prendere la medicina (cioè il perdono); ti avvicini infatti ad un sacrificio tremendo e santo. Rispetta il significato di questa oblazione. Cristo giace immolato. E per chi e perché fu immolato? Per ricongiungere le cose di lassù e quelle di quaggiù, ... per riconciliarti col Dio dell'universo; per far di te, che eri nemico e avverso, un amico ... Egli non ricusò di morire per te; e tu neghi di perdonare al tuo compagno ...?... [Questo sacrificio] ci fa tutti un solo corpo, dato che tutti riceviamo un solo Corpo. Uniamoci dunque in un sol corpo ... unendo reciprocamente le nostre anime col vincolo della carità » 109. Ignazio di Antiochia infine: « ... chi fa qualche cosa di nascosto dal vescovo, serve il demonio ».

I grandi teologi medievali ripropongono il pensiero dei Padri.

Alberto Magno così si esprime: « Per questa carità, che unisce Dio con l'uomo e l'uomo con Dio, (questo sacramento) viene chiamato sacramento dell'unità e della carità; perciò questa cena va consumata nella carità dell'unità ecclesiastica ».

E Tommaso d'Aquino: « ... il sacramento in un falso non produce alcun effetto. Si è falsi quando l'interno [dell'uomo] non corrisponde a ciò che viene significato all'esterno. Nel sacramento dell'Eucaristia viene significato esternamente che Cristo è incorporato in colui che lo riceve e questi in Cristo. È falso dunque chi in cuore non desidera quest'unione e nemmeno si sforza di rimuovere ogni ostacolo ad essa. Perciò Cristo non rimane in lui e nemmeno lui in Cristo », Paolo VI, quasi riassumendo sulle disposizioni spirituali necessarie, dice: « Nel regno eucaristico comprende chi crede e chi ama. L'amore diventa coefficiente di intelligenza, perché è finalmente possesso. Nella conquista delle cose divine più serve l'amore che non ogni altra nostra spirituale facoltà ».

Se dunque chi si avvicina all'Eucaristia vuol essere in sintonia con questo sacramento, deve avere la ferma decisione di realizzare con la volontà e in concreto ciò che l'Eucaristia significa e realizza: l'unità.

Altri effetti dell'Eucaristia

Considerate le condizioni necessarie perché si attuino le straordinarie grazie che l'Eucaristia contiene, vediamo che cosa porta ancora l'Eucaristia nell'anima, oltre l'effetto principale dell'incorporazione a Cristo e ai fratelli.

Ho accennato che l'Eucaristia è vista dalla Chiesa anche come il « cibo per il viaggio » del popolo di Dio in cammino verso la meta, come « viatico » dunque. Essa, come tale, arricchisce l'anima di un aumento di amore con una conseguente diminuzione delle passioni, come dice Tommaso d'Aquino; porta conforto nelle sofferenze, forza nelle lotte e nelle prove, fino alla santità e alla vita eterna.

È l'Eucaristia che dona « la divina carità », « il lume della sapienza », « letifica l'anima e il cuore », « riscalda talmente l'uomo che lo fa uscire fuori di sé e lo fa giungere al punto di non vedere più sé per sé, ma sé per Dio e Dio per Dio e il prossimo per Dio ». Così Caterina.

E per Paolo della Croce l'Eucaristia è « quell'angelico cibo che ridonda anche a fortificar il corpo ».

L'Eucaristia nella vita del cristiano

Naturalmente la Comunione eucaristica non è fine a se stessa: «L'unione con Cristo, a cui è ordinato questo sacramento, ... dev'essere prolungata durante tutta la vita cristiana...».

Vi è la realtà della Chiesa che si riunisce per la celebrazione eucaristica e manifesta la «ekklesìa», ma vi è anche la realtà della Chiesa che si sparge nel mondo come manifestazione di Cristo tra gli uomini, come segno della sua presenza.

I1 mondo non riceve tanto l'annuncio di Cristo dall'Eucaristia, quanto dalla vita dei cristiani nutriti di essa e della Parola, i quali, predicando il Vangelo con la vita e con la voce, rendono presente Cristo in mezzo agli uomini.

E unita a Gesù Eucaristia la comunità cristiana può e deve fare quello che Gesù ha fatto: dare la sua vita per il mondo.

La vita della Chiesa, grazie all'Eucaristia, diventa la vita di Gesù, una vita quindi capace di dare l'amore, la vita di Dio agli altri, capace di salvare, poiché è la stessa vita di Gesù che si comunica alla comunità e ad ogni singolo membro di essa. In questo senso si possono comprendere le parole di Paolo: « di nuovo [vi] partorisco nel dolore finché non sia formato Cristo in voi! ».

Dice Paolo VI: « [Il Signore] ha voluto unire la sua vita divina alla nostra così intimamente, cosi amorosamente da farsi nostro alimento e da renderci in tal modo personalmente partecipi del suo sacrificio redentore ..., per innestare e trascinare ciascuno di noi nel suo disegno di salvezza, aperto a tutta l'umanità... ».

Emile Mersch, grande teologo, spiega: « L'atto del Cristo, nel quale l'Eucaristia assimila i cristiani, è il suo sacrificio. Essa, dunque, fa in modo che anch'essi siano sacrificio; che la loro vita sia un sacrificio, che continua il sacrificio del capo; che la croce prenda possesso dell'umanità. I fedeli, in Colui che è il riparatore totale del peccato, diventeranno riparatori essi stessi, riparatori in se stessi e riparatori, in tutta l'estensione, del corpo mistico; ma di una riparazione, che sarà continuazione, dipendenza e derivazione da quella di Cristo. Sarà una riparazione di membri.

« ... Questo redentore - continua Emile Mersch -, questo Cristo, in quanto ci assimila a lui, è il Cristo nell'atto supremo del suo amore; il Cristo nell'atto in cui egli in qualche modo scoppia di amore - nel suo abbandono, diremmo noi -, per essere totalmente obbediente al Padre ed un'offerta completa agli uomini. È questa esplosione che entra nei cristiani per trasformarli in essa.

« ... si onora di più l'Eucaristia mediante la donazione al prossimo che con belle cerimonie, anche se queste ultime sono necessarie ».

Inoltre, avendo la teologia moderna posto l'accento, più che sulla presenza di Gesù nell'Eucaristia, già viva nei fedeli, sull'unione spirituale con lui e con tutte le membra del suo corpo mistico, anche la spiritualità eucaristica è oggi indirizzata, piuttosto che verso l'adorazione del Signore presente, verso la comunione con lui e coi fratelli in tutti i momenti della giornata.

L'esperienza del Movimento

Ma soffermiamoci un po'.

Leggendo questi testi sulle disposizioni che occorrono per accostarsi all'Eucaristia e sugli effetti che essa porta con sé, non avete sentito nel vostro cuore lo Spirito Santo sussurrare (o, meglio, quasi la voglia di gridare): « Ma questo è il nostro Ideale! Questo è il nostro Ideale! ».

Vi confesso che leggendo queste cose io sono rimasta sbalordita.

Ricordate con quale premura ancor dai primissimi giorni ci preparavamo al mattino alla Comunione, accertandoci che l'unità tra noi fosse perfetta e come eravamo pronti a lasciare la Comunione se ciò non si verificava?

Ricordate come ogni mattino ci sembrava che lo Spirito Santo bussasse al nostro spirito e ci ripetesse senza stancarsi mai: Se tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia l'offerta all'altare e va' prima a riconciliarti con lui?

Ricordate le confessioni sempre regolari e le confessioni generali per iniziare meglio la nostra nuova vita? E la fede nella Chiesa che non sopportava dubbi?

E quanto fosse una parola d'ordine, che tutte sovrastava, quel « Chi ascolta voi, ascolta me », vedendo nel vescovo Cristo cui obbedire?

Ricordate quanto fosse radicata in noi la convinzione - come dice Cipriano - che nessuna penitenza, nessun sacrificio superava quello dell'amarci reciprocamente come Gesù ci ha amato?

È inutile poi dire, come afferma Paolo VI, che l'amore era la nostra forza in tutta la nostra vita.

E per quanto riguarda gli effetti, ricordate come sin dal primo tempo, aumentando l'amore, le tentazioni che avevano tormentato vite intere sparivano quasi d'incanto, per ricomparire qualche volta dopo mesi o anni come prove del Signore, oppure se si allentava l'amore?

E quanto conforto Gesù Eucaristia ci ha portato nelle nostre prove, quando nessuno ci dava udienza perché il Movimento doveva essere studiato. Lui era sempre lì, a tutte le ore, ad attenderci, a dirci: in fondo, il capo della Chiesa sono io.

E nelle lotte e nelle sofferenze d'ogni genere chi ci ha dato forza, tanto da pensare che saremmo morti molte volte se Gesù Eucaristia e Gesù in mezzo, che Egli alimentava, non ci avessero sorretto?

E la sapienza di cui è ricco il Movimento, e il sorriso che caratterizza i suoi membri, e il cuore che tanto spesso s'infiamma, e il vivere sempre per Dio, e il dirci e il sentirci le persone più fortunate del mondo da dove provengono?

Gesù Eucaristia!...

Sei tu che hai fatto di tutta la nostra vita un continuo «esercizio spirituale» per non «scendere mai», ventiquattr'ore su ventiquattro, e per essere pronti sempre a risalire se ci fossimo fermati.

E non ricordate come sin dai primi giorni, dopo esserci riuniti alla Messa, ci si spargeva per i luoghi più vari, dalle stalle alle scuole, agli uffici, ecc., a portare l'annuncio di Cristo, del suo comandamento nuovo, del suo Vangelo, raccontando non solo la dottrina, ma l'esperienza della nostra nuova vita?

E il programma non era ristretto: è sempre stato 1'« ut omnes ». Era presa di mira l'umanità, sapendo che per la sua salvezza occorreva, come Gesù, prima pagare di persona e poi parlare.

Offrire la vita era ovvio. Offrirla quando era richiesta aveva sempre un unico motivo: per la Chiesa, per 1'« ut omnes ».

Questa vita dura da più di trent'anni nel nostro Movimento e in questi giorni di meditazione sull'Eucaristia mi sono spesso chiesta: ma è stata l'Eucaristia il motore di tutta la nostra vita?

Certo che esiste un intreccio meraviglioso tra Eucaristia e Ideale dell'unità. I1 fatto che il Signore, per dare inizio a questo vasto Movimento, ci abbia concentrato sulla preghiera di Gesù, sul suo testamento significa che egli ci doveva spingere con forza verso Colui che solo lo poteva attuare: Gesù nell'Eucaristia. Infatti, come i bambini appena nati si nutrono al seno materno istintivamente, senza sapere quello che fanno, così, sin dall'inizio del Movimento, si è notato un fenomeno: chi ci avvicinava incominciava a frequentare la Comunione ogni giorno.

Come si spiega questo? Quello che è l'istinto per il bambino neonato è lo Spirito Santo per l'adulto, neonato alla nuova vita che il vangelo dell'unità porta. Egli è spinto al «cuore» della Madre Chiesa e si ciba del nettare più prezioso che essa abbia. Ed eccone le conseguenze.

Sì, è il nostro Ideale, quello che abbiamo sempre vissuto nella sua essenza, perché il nostro Ideale non è altro che il cristianesimo visto dall'unità, Ideale di Cristo.

L'Eucaristia e la socialità umana

Ed ora non vorrei tralasciare un grandioso effetto dell'Eucaristia che Paolo VI così intravede: « ... (Questa comunione di vita soprannaturale) può avere un enorme e incomparabilmente benefico riflesso sulla socialità temporale degli uomini. Voi sapete come questo fondamentale problema della socialità umana primeggi fra tutti nel nostro tempo e domini tutti gli altri ... per creare la città terrestre ...; e sappiamo tutti come in questo molteplice sforzo gli uomini, impegnati nella immane costruzione, spesso riescano, sì, a fare progressi notevoli ..., ma trovino in se stessi ad ogni passo ostacoli e contrarietà, ... proprio perché mancano di un unico e trascendente principio unificatore dell'umana compagine...

« La città terrestre manca di quel supplemento di fede e di amore, che in sé e da sé non può trovare e che la città religiosa in essa esistente, la Chiesa, può, ... per tacita osmosi di esempio e di virtù spirituale, in non scarsa misura, conferirle ».

« ... Non è forse perciò l'Eucaristia un segno a cui il mondo, il nostro mondo moderno dovrebbe guardare con assoluta simpatia, se l'unità, che esso va cercando e producendo, poi talora frazionando e scompigliando, ma sempre quasi fatalmente bramando e ricomponendo, l'unità, diciamo, è il vertice delle sue aspirazioni?... ».

L'Eucaristia e lo Spirito Santo

Ed ora è dello Spirito Santo che vorrei dire ancora due parole, in questa conclusione delle nostre brevi conversazioni sull'Eucaristia.

Giovanni, nel suo magnifico brano sul pane di vita, riporta una frase di Gesù: « È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla ». Con questa frase Gesù allude al ruolo che lo Spirito Santo ha nel mistero eucaristico.

Lo Spirito Santo è il grande protagonista di ogni venuta di Cristo fra noi.

È per lui che il Verbo prende carne nel grembo di Maria: ed è per lui che il Verbo diventa carne nell'ostia e sangue nel vino, nella consacrazione eucaristica d'ogni Messa.

Cirillo di Gerusalemme scrive: « Poi, dopo esserci santificati con questi inni spirituali, noi imploriamo Iddio misericordioso che mandi lo Spirito Santo sulle offerte deposte [sull'altare], perché faccia del pane il corpo di Cristo e del vino il sangue di Cristo. Infatti ciò che lo Spirito Santo tocca è completamente santificato e trasformato ».

La Messa risulterà con ciò una perpetuazione dell'incarnazione. E ciò è magnifico, è adorabile.

I1 teologo Betz scrive che il secondo secolo fa suo il pensiero di Giovanni che « vede nell'incarnazione eucaristica una continuazione sacramentale della missione di Gesù nella carne ».

La carne dunque di cui ci nutriamo è una carne spiritualizzata, quella stessa che Gesù possiede alla destra del Padre. Da questa carne spiritualizzata, che dà la vita divina, si effonde lo Spirito Santo che forma il Cristo in noi perché ci siamo cibati dell'Eucaristia. È lo Spirito Santo quindi che ci santifica fino alla vita eterna. È per lo Spirito Santo che Gesù risorge glorioso dopo la morte. È lui che discende per costituire la Chiesa, corpo di Cristo. È lo Spirito Santo ancora che realizza l'unità della comunità, e la santifica in quanto tale.

Lo Spirito Santo, il Dio spesso silenzioso, che opera continuamente, tanto attivo quanto poco conosciuto, come l'Amore che mette in rilievo il Padre e il Figlio.

Il piano di Dio per il Cristo totale, come ho già accennato, è un magnifico viaggio: dalla Trinità alla Trinità.

Il Padre ci ama e manda il Figlio, ma fra le cose che il Figlio deve fare in accordo col Padre v'è l'Eucaristia. Se il Figlio è un dono del Padre agli uomini, l'Eucaristia è un dono del Donato. L'uomo ben disposto la riceve e, incorporatosi col Figlio e coi fratelli, rientra nel seno del Padre.

Il Vaticano II così si esprime: « ... i fedeli uniti col vescovo hanno-per l'Eucaristia-accesso a Dio Padre per mezzo del Figlio, ... nell'effusione dello Spirito Santo, ed entrano in comunione con la Santissima Trinità... ».

Sappiamo di santi e di altre persone che da Dio hanno avuto un compito nella Chiesa, a cui egli ha manifestato, in maniera più o meno profonda, questa immanenza nel seno del Padre.

Ora, per tutti in genere non è così. È piuttosto un esserci nel seno del Padre e una nostalgia perenne d'arrivarvi.

L'Eucaristia infatti è cibo che vivifica, consolida, rafforza sempre di più ed occorre cibarsene spesso per poter dire: « non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me ».

Gesù, quando mi sono accinta a dire qualcosa di te Eucaristia, credo che il cuore quasi mi bruciasse in petto. Ho avuto subito la sensazione di quello che stavo per fare: dire qualcosa di te in quattro povere conversazioni. E il desiderio mi avrebbe spinta ad edificarti una cattedrale.

Ora m'accorgo che forse ne è riuscito un altarino misero di legno. Io non sono capace di parlare di te: sei troppo grande.

Ho letto un giorno che la Chiesa, se non avesse l'Eucaristia, non avrebbe la forza di sollevarsi verso Dio, per cui l'Eucaristia è considerata il cuore della Chiesa. Perdona dunque la mia temerarietà. Ma, giacché è tuo gioco trarre dalla debolezza le grandi cose, eccoti queste pagine come dono minuscolo d'amore al tuo smisurato. È usale perché altri ti sappiano comprendere un po' di più e scatenino, con la tua forza, la rivoluzione cristiana nel mondo.