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La "Magna Carta"

In: Frammenti, cit., pp. 89-109^.

La Magna Carta della dottrina sociale cristiana inizia là dove Maria canta: "Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi" (Lc 1, 52-53).

Nel Vangelo sta la più alta e travolgente rivoluzione. E forse è nei piani di Dio che anche in quest'epoca, immersa nella soluzione dei problemi sociali, sia la Madonna a dare a noi tutti cristiani una mano per edificare, consolidare, erigere e mostrare al mondo una società nuova in cui riecheggi potente il Magnificat.

La Madonna non è andata da Elisabetta per cantar il Magnificat, ma per aiutarla. Così noi, non dobbiamo andare dai prossimi per svelare il tesoro cristiano che portiamo nel cuore, ma per portare con essi dolori e pesi e dividere gioia e responsabilità.

Ché, se il nostro agire sarà perfetto, non tarderà l'ora nella quale apriremo il cuore al fratello per dividere con lui la nostra ricchezza ed amare insieme Colui che ci ha spinti a guardarci e trattarci come fratelli.

Ella presenta una realtà: il mondo conquistato dal suo fascino. Basta, spesso, per far bene il passaggio all'altra vita, così decisivo, un'invocazione a lei: l'Ave Maria.

Maria, ella non predica, non sale in cattedra non si mette in mostra.

Si erigono al suo nome basiliche e santuari.

S'uniscono in sua lode, sotto tutti i cieli, processioni d'ogni colore.

Si sbizzariscono mille scultori a inventare un nuovo volto di lei e nessuno si ritiene vero artista se non ha scolpito almeno una statua in suo onore.

Dio ha potuto compiere in lei il suo disegno, la sua volontà ed è la presenza di Dio in tale eccelsa creatura che la rende presente su tutta la terra.

La "desolazione" di Maria non è solo all'ultimo istante.

La Madre di Gesù ne ha fatto un tirocinio tremendo durante tutta la sua vita.

Bambina si offre a Dio vergine, quando tutte le giovanette d'allora ambivano a divenir madri. È sola in quest'offerta, sola al mondo.

Più tardi presenta Gesù al tempio dove sente l'annuncio della propria via crucis, per cui cammina tutta la vita coll'eco di quelle parole nel cuore, che le danno ad ogni atteggiamento un particolare distacco.

Quando Gesù è dodicenne lo perde.

Quando è trentenne lo segue nelle dure lotte dei tre anni ricchi di frutti, stellanti di gloria, amareggiati dal fiele dell'ingratitudine umana.

E ai piedi del calvario pronuncia il fiat finale della "desolazione" in un abisso di dolori più grande di ogni umana capacità, dove "stabat" per una grazia singolare meritata per l'esercizio a lungo durato in attesa di quell'ora.

Ed è così che Maria, preparandosi ad essere sola tutta la vita, è diventata Madre di ognuno di noi, di tutti al mondo.

Non si sa che Maria si sia presa cura delle altre persone durante la vita di Gesù. Fu nella sua desolazione e dopo il suo distacco da Gesù che nacque in lei una nuova maternità per gli apostoli e per gli uomini. La vediamo infatti su un piano che le era inconsueto, mettersi a cuore della Chiesa nascente, in attesa d'una nuova discesa dello Spirito Santo che, se ha operato nei discepoli tali meraviglie da non riconoscerli da prima, avrà operato in lei una nuova pienezza non ancora a noi completamente nota. Forse è di quest'epoca mariana il compito di sondare gli effetti della Pentecoste su Maria e di intuire le mirabili novità avvenute in lei, fatta ormai "partecipe di Cristo redentore" e celeste condottiera delle lotte della Chiesa.

Non può essere stata che Madre e la Madre di tutti colei che ci invitò a pregare così: "Perdonateci le nostre colpe, preservateci dal fuoco dell'inferno, portate in cielo tutte le. anime, specialmente le più bisognose della tua misericordia".

Ci siamo ricordati, una volta almeno, di ringraziare Maria d'averci dato la vita, patendo per noi l'inverosimile ai piedi della croce?

Maria! "Porrò inimicizia fra te e la donna" (Gen 3, 15).

Da che mondo è mondo Maria è stata annunciata come la vittoriosa del male.

E finché mondo sarà mondo le vittorie sul male saranno compiute da Maria.

"Nel nome di Maria": questo potrebbe essere un grido di battaglia anche all'epoca nostra per coloro che vogliono far trionfare al posto dell'odio l'amore, del male il bene, dei valori della materia, quelli dello Spirito.

Nel nome di Maria, la più dolce Regina dei cuori di ieri e di sempre!

Noi pensiamo troppo poco alla "passione" di Maria, alle spade che hanno trapassato il suo cuore, al terribile abbandono provato sul Golgota quando Gesù l'ha consegnata ad altri...

E forse tutto questo dipende dal fatto che Maria ha saputo troppo bene coprire di dolcezza e di luce e di silenzio la sua viva e angosciosa agonia.

Essa infatti è per noi l'Immacolata, la tutta bella, la mamma di Gesù. Ma non altrettanto forse la "crocifissa".

Eppure non c'è dolore simile al suo...

Se un giorno le sofferenze raggiungessero certi culmini, in cui tutto in noi sembra ribellarsi perché il frutto della nostra "passione" par tolto dalle nostre mani e più dal nostro cuore, ricordiamoci di lei.

Sarà con questo gelo che ci renderemmo un po' simili a lei, che si staglierà meglio la figura di Maria nelle nostre anime, la tutta bella, la Madre di tutti, perché da tutti, massime dal Figlio suo divino, staccata, per divina volontà.

Il contributo di Maria alla redenzione fu soprattutto un contributo di vita, di silenzio e di lacrime; non tanto di opere, di parole, di chiasso.

La Madonna quando era in terra non ha fondato nulla, Ella ha dato Gesù all'umanità ed ha aiutato lo sviluppo della Chiesa fondata dal suo Figlio e governata da san Pietro.

Chi vuol "rivivere Maria" non ha che da offrire al mondo Gesù in sé e nella collettività mediante la carità reciproca, e servire la Chiesa come vuole essere servita in coloro che oggi ripetono Cristo e san Pietro: il Papa, i vescovi.

Dice il Montfort che Maria "non ha avuto nessuna attrazione più potente e continua" di quella "di nascondersi a se stessa e ad ogni creatura, per essere conosciuta solo da Dio..." '.

È nettamente l'opposto di noi.

Ed è perché in noi pesa il peccato, mentre in lei "pesava" la grazia.

"Il desiderio di essere sciolto dal corpo per essere con Cristo" (Fil 1, 23) di san Paolo, che molte volte avvertiamo nell'anima in certi venerdì santi della vita spirituale, è una partecipazione al dolore di Maria Desolata quando ai piedi della croce, mortole il Figlio, non poteva non desiderare che passare di là, dov'era ormai tutto il suo Bene.

Ma si rassegnò a rimanere e trovò forza e coraggio e impegno in Giovanni, che di lei si prese cura, e negli altri apostoli ai quali si dedicò.

E dove sei andata tu, Maria, a cercare Gesù quando Egli ti lasciò, tu abituata a guardarlo ed a seguirne le mosse, a veder passare sul suo bellissimo volto ogni pensiero, ogni accenno al dolore ed alla gioia?

Lo hai cercato nel più profondo del tuo cuore e ti sei vista nuovamente fatta tempio dell'Altissimo, misticamente: vera cristiana, modello per ciascuno di noi.

Gesù non ha solo detto: "Donna, ecco il tuo figlio" (Gv 19, 26), ma anche, rivolto a Giovanni: "Ecco la tua madre" (Gv 19, 27). Dalla qual cosa si capisce che, come Gesù ha affidato a Maria l'umanità, ha indicato anche a ciascun uomo mortale la Madre.

E da figli dobbiamo comportarci con lei; non solo da figli che ammirano e imitano, ma aiutano, condividono, collaborano, dipendono, soffrono e vincono le battaglie che ha da condurre sulla terra, durante tutti i secoli, colei che fu presentata al mondo come la Donna, che schiaccerà la testa al serpente. Dobbiamo essere degni figli di lei, all'altezza, per quanto ci è possibile, del nostro compito, fino a far nostre le sue preoccupazioni per tanti figli, fino ad essere di lei quasi le braccia qui sulla terra, fino al punto che si possa dire anche di noi: "E da quel momento il discepolo (Giovanni) la prese nella sua casa" (Gv 19, 27).

Mamma, veniamo a te che tutti ascolti: la fede ce lo dice e il cuore ce lo assicura.