25

Diversi pensieri su Maria

In: Diario '64/'65, cit.

New York, S. Pasqua 29 marzo 1964

Ieri ho capito: cercarla, Maria Desolata, non rassegnarvisi..., così come gli americani, per la loro mostra mondiale, che già si preannuncia prossima e bella, hanno cercato ed ottenuto la Desolata di Michelangelo che partirà, sembra, in questi giorni da Roma... (p. 12).

Buenos Aires, 4 aprile 1964

Si parte su alcune macchine per la chiesa della Madonna di Luján, il grande e bel santuario, cuore mariano dell'Argentina, dove, già sul nascere della "zona" ', le prime focolarine, venute qui, trovarono aiuto dalla Regina nostra.

Il vescovo, coi sacerdoti focolarini, è già pronto, dietro l'altare, in una graziosa cappellina illuminata, dove appare altissima - la piccola bianca figura della Madonna qui venerata. Essa vede passare da questa chiesa ogni anno circa cinque milioni di fedeli... (p. 21).

Buenos Aires, 8 aprile 1964

Maria si può forse vedere come il più bel "fiore... dipinto". Perché la sua bellezza è tutta interiore, ma Dio non ha economizzato nell'impreziosire la sua sovrana persona di tutte le migliori qualità... (p. 28).

Buenos Aires, 10 aprile 1964

Ieri - m'è arrivata notizia da Roma - ho saputo che il giorno 5 aprile "la Madonnina bella di Michelangelo", dopo quattrocentocinquant'anni, lasciava il Vaticano per New York. (...)

Chi guidava il camion disse di voler tenere il volante "come i preti l'ostensorio".

Così, commentava una focolarina, dobbiamo portare noi la nostra Desolata; il che vuol dire molte cose, ma a me sembra debba significare soprattutto: "distacco dal bene che si è fatto" e virtù negative... (pp. 31-32).

Buenos Aires, 11 aprile 1964

(...) E nella "zona" penso, è Maria che governa, essendo l'Opera sua , Maria che la dirige con quell'influsso che si attribuisce ai fondatori, anche se sono già in cielo.

Le due persone giuridiche della "zona" sono singolarmente legate al Centro, a Roma. Da Roma ciascuna sa la volontà di Dio e la compie.

Queste due persone giuridiche nella "zona" sono rappresentate dai cosiddetti "capizona", i quali, per aver lo spirito di cui hanno bisogno, occorre vivano la "Desolata", non appoggiandosi a nessuno.

Essi, a questo patto soltanto, sapranno da soli governare bene un'opera, il cui spirito è quello del "due o più uniti nel suo nome" (Mt 18, 20).

Da soli potranno inoltre - per la partecipazione alla desolazione di Maria - esser rispettivamente "padri" e "madri" di anime... (p. 33).

 

 

Recife, 18 aprile 1964

(...) Ciò che mi sembra la Madonna abbia operato quest'anno ha letteralmente sbalordito. Ma si capisce: non è mancata la Desolata in tutti questi mesi. Perché c'è stata lei, ci sono questi frutti... (p. 39).

Recife, 22 aprile 1964

Maria che non è sacerdote, ma è madre del sommo, eterno ed unico Sacerdote, in cui solo hanno senso tutti i sacerdoti, rimanga per loro il modello, l'incarnazione, la visione del Vangelo, di quel Vangelo, che, essendo nella sua essenza carità, rimarrà anche nell'altra vita, dove né gerarchia, né sacramenti più non saranno (p. 45).

Recife, 25 aprile 1964

(...) La sua gloria (di Maria) non tramonterà ma s'accrescerà anche per mezzo nostro, del nostro Movimento, che pare uno di quei fenomeni del vasto "Movimento mariano", di cui parlava l'Osservatore Romano del 17 aprile u.s. ', riportando quelle parole che mi hanno fatto tanto bene e affermano "una speciale presenza della beata Vergine nella Chiesa del tempo nostro"... (pp. 49-50).

Ibidem

(...) La mia messa! La messa con Maria! La Desolata. La Desolata e l'Eucaristia. Che "mare amaro" d'angoscia nel suo cuore, che Paradiso anticipato in Gesù Eucaristia, che felicità inenarrabile al veder la Chiesa che avanza, al racconto prodigioso degli apostoli!

Roma, 25 maggio 1964

(...) Insomma, per esser madri e padri di anime in modo "mariano", soprannaturale, occorre lanciarsi non verso di esse ma verso Dio, in una solitudine che ricorda nuovamente la Desolata, il cui atteggiamento, dopo la morte e l'ascensione di Gesù, si pensa tutto rivolto verso l'Eucaristia e poi verso gli apostoli... (p . 63).

Roma, 15 giugno 1964

Siamo alla "scuola" di Maria Desolata. Almeno così mi sento io, dove lei non è solo madre, ma maestra. Guai se non ci fosse: molti interrogativi non avrebbero risposta.

Ed è "scuola" di spoliazione assoluta, assurda sembrerebbe. Occorre viverla credendo che sia giusta, ma lasciando ogni preoccupazione nel cuore di Gesù, che mai non manca di consolarci, come un rifugio quando imperversa la desolazione.

In fondo, quello che importa e a cui dobbiamo tenere è l'edificio della nostra santità. E Maria qui, ripeto, è Madre.

Raccogliamo allora tutte le occasioni che dì per dì ci presenta, senza tradirla mai, ché sarebbe tradire la nostra santità.

E che importerebbe poi conquistare il mondo, se trascurassimo la nostra anima?

Con lei poi nel nostro cuore, si capiscono anche le circostanze degli altri, perché dispone l'anima come in un piano inclinato, verso l'ultimo livello (pp. 67-68).

 

Valtournanche, 8 luglio 1964

Ieri ho capito che, perché possa servire all'Opera nella mia funzione caratteristica, è necessario assolutamente che viva il più possibile la Desolata nella sua totale solitudine che la porta all'unione con Dio, al quale solo sono dirette tutte le sue facoltà, tutti i suoi pensieri, e opere e intenzioni. In chiesa, distratta un po' da tante cose, mi sono fermata per dar a Dio quel che è di Dio (...).

E quel rosario di frasi uguali sembrava un lavacro per l'anima, una sempre più profonda purificazione... (p. 69).

 

Valtournanche, 22 luglio 1964

(...) Esser "fuori di sé" nel momento presente e soprattutto non "rientrare" in noi, riportando magari a noi stessi quello che appartiene a Dio, perché fatto per Lui, con la sua grazia.

La Desolata, che ci chiama a staccarci dal bene che si è fatto, è maestra in queste cose.

Ed io sono chiamata a "rivivere lei" in questo totale spogliamento di me stessa: unica garanzia che mi fa piena di Dio... (pp. 74-75).

Valtournanche, 18 agosto 1964

Meditando sugli Statuti ho capito qualcosa di nuovo (...). Che Maria Santissima sia il nostro capo lo dice lo Statuto: "venerata...", tutte le feste di Maria debbono esser nostre, "imitata...", significa viver Maria; "amata...", è logico; "seguita...", è capo... (p. 79).

Rocca di Papa, 29 settembre 1964

(...) Io appartengo a Dio! Che grande cosa!

Questa deve essere stata la grandezza di Maria: sapere, sentire, vivere come appartenente a Dio. Di qui il colloquio ininterrotto con Lui.

Maria, Mammina nostra, aiutaci! (p. 82).

Rocca di Papa, 6 ottobre 1964

Il Movimento ha un compito: oltre che lanciare l'unità e diffonderla, deve contribuire fra il resto a dare alla donna un posto migliore nella Chiesa.

Nella famiglia naturale essa è rispettata e venerata come madre, sorella, fidanzata, sposa. Ma mi sembra che nella Chiesa non abbia trovato ancora il suo posto, se non in forma troppo di servizio e non sempre in senso evangelico. Sarà Maria Santissima a metter in luce la missione della donna nella cristianità. (...)

La donna poi farà capire Maria al mondo (p. 83) .

New York, 9 aprile 1965

Stamane piove: è la Desolata. Alla Messa un'idea che aveva la carezza d'un'ispirazione: ... ora fatti santa.

(...) L'Onnipotente mi aiuti a raggiungere la meta per far della mia eventuale santità un piccolo dono personale a Maria (p. 94).

New York, 20 aprile 1965

(...) Certo che Maria - e l'ho compreso meglio ieri alla Messa - è un vaso di elezione, un complesso di virtù che potrebbe sconcertare. Ma con l'aiuto di Dio si potrà imitare anche nell'abissale rinnegamento di sé per vivere per la Chiesa come lei visse per Gesù... (p. 99).

 

Recife, 5 maggio 1965

(...) Sta per concludersi questo mese di viaggio. Quante grazie la Madonna ci ha mandate!- L'altr'anno, quasi ad ogni tappa, un'ordinazione sacerdotale d'un focolarino e un'iniezione d'amore in tutti per la Desolata, da nessuno forse amata e capita come dalle focolarine più mature: la Desolata, figura splendida di sacerdozio regale!... (p. 110).

 

Recife, 7 maggio 1965

In questi giorni benedetti a Recife ho avvertito fortissima la presenza di Maria Santissima.

Non come la presenza di una persona, ma come se l'Opera qui la esprimesse, e tutto fosse impregnato di lei; non riesco però a spiegarmi. Non riesco a dire fino a qual punto.

Forse è più esatto dire: qui era lei... (p. 110).

Roma, 13 maggio 1965

(...) Qui il mosaico della cappella ci invita a meditare Maria, Madre della Chiesa. E questa mi sembra l'opera dell'Opera di Maria, in questo particolare momento: prestarci, come braccia della madre di Gesù, per stendere la sua opera dovunque per la rigenerazione spirituale di molti, per la riunificazione dei brani di Chiesa staccati (p. 113).

 

Roma, 28 giugno 1965

(...) Tante cose dobbiamo fare: ma, a queste, quella che tutte le deve ordinare e convogliare: farci santi per offrire un piccolo dono a Maria... (p. 117).

 

Roma, 9 ottobre 1965

(...) Oh! Spirito Santo, spirito d'amore, in cui l'amore che è Dio - è fatto Persona, (...) tu sai che s'è creata una certa consuetudine, fra molti di noi, di pensare d'offrire a Maria l'eventuale nostra santità, come un dono personale a lei. Tu che sei sposo, forse più di tutti vuoi ed ami aiutarci in questo unico compito, per cui vale spendere la vita: plasmarci - Spirito che fai santi - forgiarci , prepararci ad incastonarci, come una perla, sia pur piccola, nella corona della nostra Madre e Regina Maria (p. 131).