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Maria, modello di perfezione/1

In: "Città Nuova", 23 (1979), n. 9, pp. 40-41.

Nell'anno 1961 il Signore ci aveva particolarmente concentrati su una parola della Scrittura: "È volontà di Dio la vostra santificazione" (cf. i vv. 4, 3). Avevamo capito chiaramente che la santificazione personale non riguardava soltanto persone eccezionali, come i santi ma era volontà di Dio per tutti i cristiani. Nello stesso anno, leggendo i libri spirituali della grande contemplativa spagnola Teresa d'Avila, abbiamo potuto imparare che la vita dell'anima passa, come la vita del corpo, attraverso diverse età, diverse tappe con caratteristiche particolari con prove da parte di Dio ben precise, con effetti tipici dopo il superamento di ogni prova.

Ebbene, con grande sorpresa e meraviglia, conoscendo la vita spirituale dei membri del Movimento dei Focolari abbiamo osservato come (...), pur essendo la nostra una via in mezzo al mondo e quella di Teresa chiusa in un convento, la crescita della vita dell'anima era analoga.

Ci fu chiaro da questa esperienza, che il Movimento non era soltanto un concorrere a realizzare il testamento di Gesù: "che tutti siano uno" (cf Gv 17, 11), non era nemmeno soltanto un movimento evangelico con benefici effetti anche sociali, non era nemmeno soltanto un movimento ecumenico, non era nato soltanto per dare al mondo incredulo una testimonianza della verità di Cristo, ma era anche un mezzo per portare i singoli alla santificazione. E una delle intuizioni più forti in quell'epoca fu proprio questa: Dio ci aveva aperto una via di santità, ma ci indicava anche un modello per raggiungerla. Era Maria. I diversi momenti della vita di Maria, così come ce li presenta il vangelo, pur essendo spesso straordinari ci apparvero come tappe successive a cui l'anima nostra poteva guardare nelle diverse età della vita dello spirito, per averne luce e sprone.

Ecco la prima tappa della vita di Maria: l'Annunciazione (cf. Lc 1, 26-38).Maria è sempre stata una eletta di Dio: però all'annunciazione ci fu qualcosa di particolare per lei: l'angelo le si presentò con un messaggio di Dio che Maria accettò. Per questo suo "sì" subito fiorì in lei una realtà nuova: ebbe inizio la vita fisica di Gesù nel suo grembo.

Ebbene qualcosa di analogo accade ad esempio nella vita dei santi.

Quando si va nella chiesa di s. Damiano, in Assisi, dove santa Chiara, la più perfetta discepola di Francesco svolse la sua vita, può succedere che la guida, spiegando quel luogo sacro, dica: "Qui Cristo si incarnò nel cuore di Chiara" Che cosa vuol dire? Noi tutti sappiamo come Chiara d'Assisi era stata battezzata e supponiamo che sia vissuta sempre in grazia di Dio. Eppure l'incontro con san Francesco personificazione di una parola di Dio ridetta al mondo, la povertà, provocò in santa Chiara qualcosa di nuovo: quella parola entrata nell'anima di Chiara fece sviluppare e crescere Cristo in lei fino a farla una delle più grandi sante della Chiesa universale.

Così quando qualcuno di noi a un certo punto della sua vita, si è incontrato, attraverso una persona o uno scritto con lo spirito del nostro movimento e ha sentito la chiamata a scegliere Dio come tutto della sua vita, con tutte le conseguenze, se ha detto il suo "sì", è avvenuto anche in lui qualche cosa di simile a quanto è successo in Maria e nei santi.

Cristo ha potuto veramente iniziare a svilupparsi meglio e crescere misticamente nel suo cuore.

Il secondo mistero della vita di Maria è la sua visita a Elisabetta (cf. Lc 1, 39-56). Noi sappiamo come Maria sia stata sollecitata ad andare da Elisabetta proprio per aiutarla, perché ne aveva bisogno. Però, appena arrivata da Elisabetta, avendo trovato in lei un'anima aperta ai misteri di Dio, Maria si è sentita di poter comunicare a lei il grande segreto che conteneva nel suo cuore, cantando il Magnificat: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata" (Lc 1, 46-48).

Maria ha narrato ad Elisabetta la sua straordinaria esperienza, dalla quale si apprende come il Cristo, che già vive in lei, dà senso ai secoli passati, al presente ed ai secoli futuri.

Tutti coloro che conoscono il Movimento, non appena hanno fatto la scelta di Dio come ideale della propria vita, sentono che per tradurre in pratica questa scelta debbono incominciare ad amare avvicinando, come Maria ha fatto con Elisabetta, le persone bisognose di aiuto, cercando di condividere con loro gioie e dolori.

Succede però a volte che queste persone che essi incontrano, perché sensibili alla carità, si accorgono che nel cuore di chi le aiuta c'è qualcosa di particolare, una purezza di gioia, una disponibilità verso gli altri che li caratterizza, e manifestano il desiderio di conoscere quale ne sia il segreto. Ecco allora arrivato il momento di raccontare la propria esperienza. Ognuno di noi, prima di incontrare Dio così profondamente, non avrebbe forse nemmeno saputo dire qualcosa sulla propria vita; poi invece Dio, che vive con più intensità nel suo cuore, lo illumina interiormente, facendogli quasi vedere il suo disegno sulla sua anima, collegando il suo passato col presente che sta vivendo, e proiettando questa luce verso il futuro in cui si è avventurato: dicendo il suo "sì" a Dio. Tutti sanno come una delle caratteristiche del nostro Movimento è appunto narrare ai fratelli, che lo desiderano, la propria esperienza, per comunicare i doni che Dio ci fa, ad incoraggiamento reciproco.

Nell'incontro però di Elisabetta con Maria noi sappiamo che Maria non ha soltanto compiuto un atto di carità e non ha nemmeno unicamente cantato il Magnificat. Sappiamo che è avvenuto un altro fatto: la presenza di Cristo in lei era così viva da santificare nel grembo stesso di Elisabetta il figlio Giovanni Battista.

Ebbene, salve le proporzioni, qualcosa del genere succede anche quando qualche membro del Movimento, con umiltà, con obiettività ed insieme con convinzione, dice la propria esperienza spirituale .Essa opera spesso in chi l'ha ascolta con una grazia speciale, che aiuta la santificazione dell'anima anche se non nella maniera di san Giovanni Battista. In quell'esperienza che viene narrata infatti c'è qualcosa che va al di là di una piccola storia di una persona; in quella esperienza si vede il fiorire di un albero secolare, fiorito in quella stagione, un fiore che testimonia l'albero e cioè la Chiesa.

Ricordo che una volta un gruppo di materialisti si convertirono per aver ascoltato semplicemente una di queste esperienze. Alla fine esclamarono: "Adesso comprendiamo!". E alla nostra domanda: "Ma che cosa avete capito?", essi dissero "Abbiamo capito la rivoluzione di Cristo".

Dalla piccola rivoluzione che Cristo aveva portato in quella persona, essi capirono il cristianesimo.

Il terzo mistero della vita di Maria, noto a tutti noi, e meraviglioso, è la nascita di Gesù (cf. Lc 2, 1-7), che Maria offre al mondo.

Quando si è incominciato a vivere la nostra spiritualità, si è cercato di amare come il Vangelo insegna. Ma quando due o più di noi iniziano a farlo, ecco che l'amore diventa reciproco. S'attua il comandamento di Gesù: "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri" (Gv 13, 34).

Che cosa ne viene di conseguenza? Si stabilisce in mezzo a noi la presenza spirituale di Gesù. E questo può avvenire nelle fabbriche, nelle scuole, nelle famiglie ove si creano cellule vive del Corpo mistico, perché Cristo regna fra due o più, fra marito e moglie, fra superiore e inferiore, fra colleghi di lavoro, tra amici.

Anche noi, se viviamo il Vangelo, che di per sé è comunitario, riusciamo a dare Gesù spiritualmente al mondo, come Maria lo ha dato fisicamente.