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L'influsso spirituale di Maria sull'uomo di oggi

Discorso tenuto nella basilica di Santa Maria Maggiore,

il 30.11.1987, nel quadro dell'anno mariano,

in: "Mariapoli", 4 (1987), n. 10/11, pp. 17-24.

Signore e signori, fratelli e sorelle, è mio compito, in questo momento, offrire loro l'esperienza del Movimento dei Focolari, che rappresento, per quanto riguarda Maria ed il suo influsso spirituale sulla società contemporanea.

Ma cos'è il Movimento dei Focolari?

È un Movimento della Chiesa molto vasto, che offre all'uomo d'oggi una spiritualità moderna, un modo di vivere il cristianesimo in quest'epoca, affrontando i problemi attuali e aprendosi agli orizzonti spalancati dal Concilio Vaticano II.

Il Movimento dei Focolari ha anche un altro nome. Si chiama "Opera di Maria", perché in tale Movimento - secondo la convinzione dei suoi membri - Maria è all ' opera , Maria insegna a molti come essere cristiani oggi.

La sua spiritualità mariana è chiara e decisa. Cercherò d'illustrare qualcuno dei suoi cardini.

Maria, attraverso il Movimento dei Focolari, invita anzitutto l'uomo del nostro tempo ad una grande scelta; gli indica quale debba essere lo scopo per cui vivere; quale ideale deve animarlo; chi dovrebbe prendere il primo posto nel suo cuore.

Oggi, come sempre, gli uomini, tutti gli uomini, danno un perché alla loro vita, agiscono sotto la spinta d'un fine da raggiungere.

Nel mondo occidentale, ad esempio, l'ideale che fa più presa nelle masse è la piena autonomia della propria personalità individuale. Si direbbe che vi è uno sforzo dell'umanità di diventare autonoma e adulta; vi è una ricerca di essere, che però punta di fatto più sull'avere che sull'essere. In concreto questo modo di vedere le cose si traduce per gli adulti di oggi soprattutto in una esigenza di benessere e di libertà in ogni campo

Ma - anche se ci sono aspetti positivi in queste tensioni, come la difesa dei diritti umani, della libertà, di un minimo di benessere, della pace, della sicurezza - non si può negare che tale visione delle cose sia alquanto negativa e pericolosa.

L'uomo moderno infatti, per raggiungere questi suoi sogni, è impegnato a superare barriere e pregiudizi, ma anche valori non certo trascurabili né rinunciabili del passato. Egli pone in secondo ordine e spesso trascura la dimensione trascendente della vita e le regole etiche tradizionali. Tutte tendenze disapprovabili che influiscono anche, per un particolare o per altro, sulla gente che crede, specie sui giovani.

Ed ecco Maria che, ben conoscendo come la realtà non si limiti a questa terra, parla al cuore di questi uomini moderni e li invita a non fare dell'affermazione di sé, della propria autonomia e del benessere (tutti ideali destinati a passare) lo scopo per cui vivere, ma a mettere al primo posto nella propria anima, Dio, così come ha fatto lei.

Maria è vissuta di Dio, della fede in Dio. Per lei Dio era tutto.

È solo Dio, d'altronde, che dà il pieno senso alla vita che conduciamo su questa terra; è solo Lui che dà significato alla vita ultraterrena che - anche se l'uomo moderno spesso non ne tiene conto - esiste e non finirà mai.

Sì, occorre che l'uomo d'oggi faccia questa grande conversione: non più se stesso al centro del suo interesse, ma Dio.

Credere in Dio Amore

Ma come Maria presenta Dio all'uomo d'oggi?

Lo presenta nella sua vera realtà, lo presenta come Amore. Il Dio vero infatti, il Dio dei cristiani, è Amore. Maria sa che, presentando Dio nella sua vera essenza, l'uomo si renderà presto conto che non è solo a gestire la propria esistenza; che c'è con lui Qualcuno che lo ama, che lo pensa, che gli è più Padre di un padre terreno.

Comprenderà che, se tale Padre è stato capace un giorno di mandare suo Figlio sulla terra a morire per lui, per salvarlo dai lacci del peccato, può stare certo che saprà intervenire per ogni altra sua necessità, come dice Gesù quando afferma: "Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? (...) Che cosa indosseremo? (...) il Padre vostro celeste sa che ne avete bisogno" (Mt 6, 31 ) .

Credere in Dio amore dunque. Vivere la propria esistenza in questa fede. Poter ripetere di se stessi quanto ha scritto l'evangelista Giovanni: "Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi" (1 Gv 4, 16).

Ma non basta limitarsi a credere che Dio ama l'uomo. Maria insegna che occorre che l'uomo corrisponda al suo amore col proprio amore.

Occorre amare Dio.

Fare la volontà di Dio

C'è una parola del Vangelo che indica chiaramente il modo d'amare Dio. Essa afferma: "Non chiunque dice: Signore, Signore entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio" (Mt 7, 21).

Qualche volta si può pensare che per amare Dio siano sufficienti espressioni verbali, o sia questione di sentimento. No: amare Dio significa fare la sua volontà. Non fare quindi la propria volontà, ma quella di Dio. Che significa: non programmare nella propria vita alcunché di limitato e insoddisfacente, perché pensato unicamente dalla nostra mente, ma abbandonarsi ed attuare il disegno che Dio, nel suo amore, ha su ciascuno di noi.

Oggi il programma di molti uomini è quello di una buona sistemazione economica e di una buona posizione sociale. Il lavoro è visto come mezzo per avere a disposizione strumenti maggiori di benessere. Il tempo libero è orientato alla ricerca di esperienze, di conoscenze, di piaceri. Prendono forte rilievo i viaggi, il turismo, lo svago, lo spettacolo.

La tendenza al benessere porta a diminuire il numero di figli , ad avere progressivamente la seconda casa, la seconda auto, i mezzi più avanzati di teleinformazione, ecc.

Un programma, come si vede, unicamente terreno, che ha perduto ogni respiro cristiano, che dà poca felicità qui sulla terra e non prepara alla vita eterna. Un programma che non conosce soprattutto ciò che l'uomo, se vive da figlio di Dio può sperimentare fin da questa terra

Programmare infatti di adempiere nel corso della vita terrena non la propria, ma la volontà di Dio, è prepararsi a fare dell'esistenza una meravigliosa divina avventura. Chi ha fatto così come Maria o come i santi, sa quali straordinarie sorprese essa riservi.

Facendo la volontà di Dio infatti, il Signore risponde al nostro amore col suo amore. Se noi diamo con generosità del nostro ai fratelli, egli ci ricolma con sovrabbondanza di beni; se cerchiamo il suo regno, ci dona quanto necessita in soprappiù; se mettiamo lui al primo posto nel nostro cuore anteponendolo ai parenti e ad ogni bene, ci riempie di cento volte tanto. E col centuplo ci dona anche la vita eterna.

Fare la volontà di Dio dunque. Essa ci è espressa di volta in volta da diverse voci: ora parla quella della propria coscienza, ora quella dei doveri del proprio stato; altre volte quella dei comandamenti di Dio e dei precetti della Chiesa. Ci viene detta anche dagli avvenimenti.

 

Amare il prossimo

Ma c'è una volontà di Dio, espressa in un comando di Gesù, che Maria sottolinea in modo particolare.

È quella riguardante l'amore del prossimo. È importantissima perché, alla fine della vita, saremo esaminati su di essa

Gesù, infatti, ci dirà: "Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato; nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi" (Mt 25, 35-36).

Noi dobbiamo vivere questo amore del prossimo con tutte le persone che avviciniamo durante la giornata, sapendo che Gesù ritiene fatto a sé quanto facciamo a loro. Saranno i nostri familiari che vestiamo, sfamiamo, consoliamo, consigliamo... Saranno i colleghi di lavoro; sarà la società che dobbiamo amare servendola negli uffici, nelle scuole, nei parlamenti.

Dobbiamo amare tutti, nessuno escluso. Dobbiamo, infatti, amare anche i nemici.

Questo è cristianesimo.

Ma l'amore cristiano non ha solo una direzione. Non è diretto unicamente verso gli altri. Dovrebbe anche ritornare a noi.

L'amore scambievole

Gemma infatti del Vangelo di Gesù è l'amore reciproco, la carità vicendevole, specie fra i cristiani: "Amatevi a vicenda come io ho amato voi" (Gv 15, 12). Maria, tutta presa com'è dal suo Gesù, ci ricorda che questo comando gli è particolarmente caro perché egli lo dice "suo" e "nuovo".

Esso è la sintesi del Vangelo, è il cuore dell'insegnamento di Gesù. Il fatto è che Gesù, quando è venuto in terra, non è partito dal nulla come è di ciascuno di noi, ma è partito dal cielo.

E come un emigrante, quando va in un paese lontano, s'adatta senz'altro al nuovo ambiente, ma vi porta i propri usi e costumi e continua spesso a parlare la propria lingua, così Gesù si è adattato senz'altro qui sulla terra alla vita d'ogni uomo, ma vi ha portato - perché era Dio - il modo di vivere della Trinità che è amore, amore reciproco.

Così vuole da noi, così vuole anche Maria. Ella che è stata fatta nostra madre da Gesù sulla croce, quando le affidò Giovanni, come tanto bene spiega la recente Enciclica a lei dedicata, desidera - come ogni buona madre - che gli uomini, suoi figli, si amino. E si amino come Gesù li ha amati, morendo addirittura per loro.

I primi cristiani avevano compreso l'insegnamento di Gesù sull'amore reciproco, l'avevano centrato come punto focale della Buona Novella e lo mettevano in pratica con tanto zelo. Infatti la gente pagana, che li osservava, diceva di loro: "Vedi (...) come si amano tra loro (...) come sono pronti a morire l'uno per l'altro" '.

Cerchiamo, allora, anche noi di amarci, fra cristiani soprattutto, sforziamoci di porre questa reciproca carità a base di tutta la nostra vita, come vuole la Scrittura. Non ci ammonisce forse Gesù che, anche se stessimo per fare un'offerta all'altare, ma nostro fratello ha qualcosa contro di noi, è meglio non fare l'offerta e andare prima a riconciliarsi con il fratello? È un po' tutto nel cristianesimo.

E, se ci ameremo, ogni altra nostra azione acquisterà valore, anche se piccola ed umile.

L'amore reciproco poi sarà fonte di sempre nuova gioia nella nostra vita, sarà sorgente di luce e di pace, perché la carità attira con sé i frutti dello Spirito.

Gesù spiritualmente presente

E, amandoci come Gesù ci ha amati, si verificherà nella nostra esistenza un fenomeno soprannaturale: Gesù si farà spiritualmente presente fra noi perché egli ha detto: "Dove sono due o tre riuniti nel mio nome (e cioè come egli vuole e perciò nell'amore reciproco, n.d.r.), io sono in mezzo a loro" (Mt 18, 20).

E Maria ama tanto questa presenza di Gesù fra i suoi figli! Ella, che ha dato al mondo Gesù fisicamente, a niente tiene di più che vederlo vivo spiritualmente ancora oggi nel mondo fra i cristiani.

Dobbiamo dunque impegnarci nella carità reciproca con tutto il nostro cuore.

Ché, se ci ameremo, potremo anche irradiare il cristianesimo ampiamente e con efficacia in mezzo alla società secolarizzata in cui viviamo, perché proprio per il nostro amore vicendevole, gli uomini, anche quelli d'oggi, crederanno. Sta scritto infatti: "Che siano uno affinché il mondo creda" (Gv 17, 21). È ciò che hanno esperimentato i primi cristiani.

E tanta era la forza divina che emanava da questo loro modo di vivere il cristianesimo che in breve tempo si erano molto diffusi, ed erano presenti in pratica in tutte le parti del mondo allora conosciuto, come afferma Tertulliano: "Siamo di ieri: eppure abbiamo già invaso tutta la terra...".

Scegliere Dio Amore come ideale della vita; fare la sua volontà per contraccambiarlo col nostro amore; soprattutto amare il prossimo e amarci fra noi: questi sono i primi insegnamenti che Maria dà attraverso il Movimento dei Focolari.

 

Una nuova spiegazione del dolore

Ma non basta: Maria dà anche all'uomo d'oggi una nuova spiegazione del dolore.

Ella affronta in pieno questo problema sempre presente in ogni epoca, presso ogni persona, problema al quale spesso non si sa dare una risposta.

Ma che significato ha per Maria la sofferenza? Quale il modo migliore di affrontarla?

Oggi nel mondo - fatta eccezione per una parte minoritaria che è credente o praticante e, soprattutto, per un'élite costituita da persone impegnate nella loro vita cristiana - il dolore è visto con paura, perché non lo si capisce e si tende quindi a non considerarlo. Anche lo spettacolo, la TV, la pubblicità, tendono a presentare un'immagine di benessere e di sicurezza. Soprattutto si vuole esorcizzare la morte come una realtà inesistente, rivolgendo con cura la propria attenzione a tutto ciò che si può avere al di qua di essa. Tutto ciò che fa patire è visto solo come disgrazia.

Invece il mistero del dolore ha un altro significato.

Chi ne ha dato una spiegazione con le parole e con la vita è stato Gesù.

Egli ha sofferto ed è morto. Certamente il tutto è stato causato dal male, da uomini che l'hanno condannato, flagellato e crocifisso. Ma egli ha visto sempre nel suo patire e nella sua morte un motivo più profondo: egli soffriva e moriva per salvare gli uomini; era quello il prezzo per riunirli a Dio, dato che s'erano staccati col peccato, e per riunirli fra loro.

E dall'ora in cui Gesù è stato in croce, anche il dolore dell'uomo, ogni dolore ha acquistato un significato analogo al suo.

L'uomo soffre certamente per un fattore negativo come un incidente, o una malattia, o una disavventura... Ma Dio, che è Amore anche per lui, come lo è stato per Gesù, dà un altro motivo al suo patire: con esso l'uomo dà un contributo alla propria salvezza, alla propria santificazione, o concorre a quella dei suoi fratelli.

I santi hanno conosciuto e conoscono questo nuovo modo di concepire il patire. Infatti in ogni dolore che sopravviene, in ogni croce non vedono soltanto l'aspetto esterno, materiale e terreno, ma vi scorgono la mano di Dio che tutto permette perché possano con Cristo operare il proprio bene spirituale e quello altrui.

Essi, guardando il Crocifisso, hanno colto il valore del patire. Per questo vi si sono immedesimati e hanno trovato l unione con Dio.

Come santa Chiara d'Assisi che dopo aver a lungo sostato davanti al crocifisso di S. Damiano, tornava dalle sue compagne irradiando dal volto una luce che rivelava la sua accresciuta unità col Signore.

Come san Bonaventura che passando spiritualmente attraverso le piaghe di Gesù, si infiammava in quella fornace dell'amore di Dio, che è il suo Cuore.

Come santa Caterina da Siena che, col suo binomio "sangue e fuoco" insegnava la necessità di accogliere la sofferenza per "ardere" di amore di Dio.

Oggi, attraverso il Movimento dei Focolari, la Madonna ci addita un dolore particolare di Gesù, quello supremo, quando nel culmine della sua sofferenza, ha gridato: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato" (Mt 27, 46).

Il Figlio di Dio ebbe in quel terribile momento l'impressione che il Padre, che era uno con lui, lo abbandonasse. E lo strazio che provò nel suo intimo fu talmente abissale che non lo si può spiegare. Sperimentava nel suo cuore divino quella separazione da Dio che l'uomo s'era procurato col peccato con tutte le sue conseguenze: la sua anima era immersa nel buio più nero, nel dubbio più atroce, nell'assenza completa di pace; avvertiva tutto il peso dei nostri peccati che s'era addossato... Ma nonostante tutto egli si riabbandonava con totale fiducia al Padre: "Padre disse - nelle tue mani consegno il mio spirito" (Lc 23, 46).

Maria, polarizzando la nostra attenzione su Gesù crocifisso e abbandonato, vuole aiutare anche noi a trovare la forza per superare ogni difficoltà.

Se pure il nostro cuore soffrirà per una qualche mancanza di pace, di tranquillità, di sicurezza, ricorderemo quella sofferenza di Gesù. Se avvertiremo l'aridità, il buio, la confusione dentro di noi o se ci attanaglierà il dubbio o la pesantezza dei nostri peccati, penseremo a lui.

E, andando in fondo al nostro cuore, gli diremo che vogliamo fare come lui: accettare il dolore, dirgli il nostro sì.

Ché, se così faremo, e continueremo poi a vivere la nostra vita cristiana, sperimenteremo, fra il resto, come per miracolo, che, quando lo si abbraccia, il dolore - specie se spirituale - si tramuta, per una divina alchimia, in amore. E con la sofferenza ben portata crescerà in noi l'unione con Dio, e aiuteremo gli altri a trovarla o rinsaldarla.

 

L'unità

E infine c'è un altro invito che Maria fa agli uomini moderni attraverso il Movimento del Focolari.

Li orienta alla fraternità universale, all'unità della famiglia umana.

Anche se il nostro pianeta è attraversato da molteplici tensioni, la Madonna spinge gli uomini in vari modi all'unità e la vuole in tutti i sensi. Vuole famiglie unite, desidera che le diverse generazioni siano unite; domanda l'unità fra le razze, fra i popoli, fra i cristiani e, come è possibile, con i fedeli delle grandi religioni ed anche, almeno nel campo operativo, con tutti gli uomini che cercano il bene dell'uomo. Ella ama tutta l'umanità e vuole la fraternità universale.

Qualcosa di veramente nuovo

Signore e signori, ecco alcune esigenze che la Madonna manifesta attraverso un movimento nella Chiesa.

Sarà bene che noi ci sforziamo di mettere in pratica con totale impegno almeno una di queste richieste. E ciò sarà sufficiente per avvertire qualcosa di veramente nuovo nella nostra vita cristiana.

Già milioni di persone seguono queste indicazioni di Maria, del resto molto universali, con grande gioia spirituale, con la conseguente soluzione di molti problemi personali, familiari e sociali, con la trasformazione di se stessi in autentici apostoli di una nuova civiltà dell'amore.

Maria, che ha fatto di Dio l'ideale della sua vita, faccia in modo che lo sia anche di noi.

Maria, che ha fatto propria la volontà di Dio nell'incarnazione e in tutta la sua vita, ci aiuti ad adempierla alla perfezione.

Ella, che ha amato il prossimo come ha dimostrato nella visita a santa Elisabetta ed alle nozze di Cana, infonda nel nostro cuore questa carità.

Maria, che ha vissuto l'amore reciproco con pienezza nella famiglia di Nazareth, dia anche a noi di metterlo in pratica.

Maria, che ha saputo offrire ogni dolore ai piedi della croce, fortifichi i nostri cuori quando esso ci invaderà.

Maria, che è madre universale, ci allarghi il cuore su tutta l'umanità. Con lei, prima laica nella Chiesa, e con la sua spiritualità, anche noi, che in maggioranza siamo laici, potremo essere all'altezza di quel compito che la Chiesa oggi ci richiede: lavorare alla nostra santificazione, che è vocazione universale degli uomini; contribuire a rinnovare ed espandere la Chiesa; animare cristianamente le. cose e le. faccende del mondo in cui siamo immersi.

E tutto alla gloria di Dio e della Madre di Lui.