IL SEME

Da qualche settimana Giuseppe stava molto male. Miriam ed Emmanuel quel pomeriggio decisero di andarlo a trovare, anche per stare un po' vicini a Gesù e alla sua Mamma, che soffrivano molto per la malattia del loro caro.

Quando entrarono nella stanza, Gesù li accolse con un viso stanco e sofferente, ma anche molto sereno. Subito sussurrò sottovoce al loro orecchio che Giuseppe stava per morire e che attendevano da un momento all'altro la sua partenza per il Cielo. Emmanuel si spaventò molto a questa notizia: non aveva mai visto nessuna persona morire. Solo una volta aveva raccolto per terra un uccellino morto e, tenendolo in mano così freddo e immobile, si era molto impressionato. Pensare che una cosa simile potesse capitare anche ad un essere umano, lo terrorizzava. Allora, sempre sottovoce, disse a Gesù: "Ma perché non chiedi al tuo Padre dei Cieli, che può far tutto, di non lasciar morire Giuseppe e di farlo guarire?".

Gesù prese dolcemente per mano lui e Miriam e li condusse fuori all'aperto. C'era un bellissimo tramonto, e il sole, che stava scendendo, illuminava di rosso un campo di spighe già alte. Gesù disse: "Vedete: anche il giorno muore ogni sera, ma poi al mattino risorge. Anche Giuseppe, come tutti noi, un giorno tornerà vivo per sempre nella gioia. Adesso però deve partire per il cielo". Poi prese da una ciotola piena di semente un seme di grano e aggiunse: "Questo seme, se sta sempre qui, non serve a nulla. Invece ha dentro di sé una vita molto più grande, quella che fa nascere una spiga come quelle che vedete nel campo. Però perché questa vita venga fuori dal seme, bisogna che esso sia messo nella terra e muoia. Anche noi abbiamo dentro la vita di Dio, ma dobbiamo morire al nostro "guscio", che ci rende egoisti, pigri e superbi... Perciò dobbiamo essere capaci a sopportare tutti i dolori, piccoli e grandi, della nostra giornata (e anche la morte dei nostri cari, e un giorno poi la nostra) con serenità, accettandoli volentieri come una medicina (anche se amara), perché sappiamo che essi uccidono poco per volta quel brutto "uomo vecchio" fatto di cattiveria che è in noi e fanno invece crescere un "uomo nuovo" secondo il desiderio di Dio: così il nostro cuore si apre e nasce l'amore, cioè quella vita più grande, e troviamo una grande gioia, anche nei momenti di dolore. Ecco, Giuseppe ora sta arrivando ad essere pienamente come una spiga matura".

Miriam, che era piccolina ma che sovente capiva col cuore le cose molto di più che gli altri, disse ad Emmanuel, mentre tornavano a casa: "Ho capito che non devo più fare i capricci e pretendere che gli altri mi coccolino quando ho mal di testa o mal di denti. Cercherò di non brontolare e vedere se riesco a non pensare al mio dolore, sforzandomi di amare gli altri lo stesso: così saprò quanto stia crescendo la spiga dentro di me".