Lettura del Vangelo - Domenica 2a del Tempo Ordinario - Anno B

 

SCHEDA BIBLICA - 5

 

 

DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI (1,35-42)

Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: "Ecco l'agnello di Dio" E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: "Che cercate?". Gli risposero: "Rabbì (che significa maestro), dove abiti?" Disse loro: "Venite e vedrete". Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio.

Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)" e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui disse: "Tu sei Simone, il figlio di Giovanni, ti chiamerai CEFA (che vuol dire Pietro)".

 

IL CONTESTO

Con Gv. 1,19 inizia la prima parte del quarto evangelo, che potrebbe venire intitolata "L'autorivelazione di Gesù davanti al mondo". L'interesse dell'evangelista è rivolto inizialmente alla testimonianza che Giovanni Battista dà di Gesù: testimonianza davanti agli inviati di Gerusalemme (1,19-28), al popolo (1,29-34), a due dei suoi discepoli (1,35-39). Il terzo episodio prepara già la vocazione e testimonianza dei primi discepoli (1,40-51). La pericope del vangelo di questa domenica inizia con la seconda parte della testimonianza di Giovanni davanti agli inviati di Gerusalemme e termina narrando l'incontro di Gesù con Simon Pietro.

La maggior preoccupazione del vangelo di Giovanni è di indurre il lettore a credere che Gesù sia il messia. Proprio nel nostro capitolo la testimonianza di questa fede assume straordinaria importanza. Colpisce già la molteplicità dei nomi con i quali viene espressa la dignità messianica di Gesù: agnello di Dio, messia figlio di Dio, re d'Israele, figlio dell'uomo.

Risulta di particolare chiarezza l'intenzione dell'evangelista di presentare già in questo capitolo il suo programma "cristologico", quando si confronta il racconto di Giovanni (1,19 ss) con i testi sinottici circa Giovanni Battista e la vocazione dei primi discepoli.

Mentre presso i sinottici occupa ancora molto spazio l'attività di Giovanni e l'elargizione del "battesimo penitenziale", presso Giovanni la funzione del Battista è ridotta alla sua testimonianza per Gesù. Anche i racconti delle singole vocazioni si concludono, presso Giovanni, con l'espressa professione di fede da parte degli invitati, mentre presso i sinottici vengono piuttosto ribaditi l'abbandono della vita precedente e il seguire Gesù.

 

ESEGESI DEL TESTO

vv. 35-37 : con la vocazione dei primi discepoli l'evangelista fa parlare e agire Gesù in persona. È Giovanni Battista che richiama l'attenzione dei suoi discepoli sul personaggio che è Gesù, indicandolo con le parole "ecco l'agnello di Dio" egli li invita addirittura a seguire lui. "Seguire" significa per il momento semplicemente "andare dietro a", ma di solito Gv. lo usa in senso figurativo, per indicare l'adesione nella fede.

v. 38: Volgendo questa domanda ai discepoli, Gesù facilita loro il colloquio. La domanda dei discepoli: "dove abiti"? va intesa come richiesta di un colloquio indisturbato, forse per discutere problemi di esegesi ma soprattutto per ascoltare l'interpretazione messianica dei testi sacri da parte di Gesù.

v. 39: Il semplice invito di Gesù: "venite e vedrete", nel caratteristico stile di Gv. è di significato promettente; nella stessa maniera la parola "rimasero" sta a indicare la comunione di vita permanente tra Gesù e i discepoli.

vv. 40-41 : Impressionati dall'incontro con Gesù, i discepoli stessi diventano testimoni. Dei primi due che ne hanno sentito la vocazione, veniamo a conoscere di nome soltanto Andrea. Non viene detto se il secondo fosse Giovanni figlio di Zebedeo; ma possiamo supporlo.

v; 42: Con la parola aramaica "CEFA", tradotta con la parola greca "Petros", Gesù annuncia l'importanza futura di questo discepolo che nel vangelo occuperà sempre una posizione di privilegio: forse, secondo l'interesse dell'evangelista, anche per un certo interesse ecclesiastico.

 

IL MESSAGGIO

Dal momento in cui Giovanni riconosce in Gesù il Messia, indirizza a lui i propri discepoli: lui solo merita di essere seguito. E seguire il Cristo significa fare una scelta decisiva, lasciare Giovanni Battista e più tardi rompere con i giudei.

Sulle rive del Giordano, Gesù cammina lungo la via, con un atteggiamento di disponibilità, come se cercasse di risvegliare l'attenzione. Sulla testimonianza di Giovanni che lo indica loro, due uomini cominciano ad accostarsi a lui, a seguire "l'agnello di Dio" per rimanere presso di lui.

"Venite e vedrete"...la risposta di Gesù è di una delicatezza straordinaria, senza ombra di costrizione: un invito a camminare liberamente verso la verità, grazie a quell'amicizia che si offre.

L'incontro col vero Messia ha tali contrassegni di evidenza, che l'uomo non può esimersi dal riconoscere: "Abbiamo trovato il Messia".

In ogni rapporto profondo e sincero c'è sempre un momento privilegiato in cui si cerca di dare alla persona che si ama un nome segreto ed esclusivo. CEFA è il nome che l'amore del Figlio dell'uomo destina a Simone; ora Pietro dovrà meritarlo con la sua vita di discepolo, in attesa di chiamare anch'egli per nome, un giorno, il figlio di Dio.

Il nome nuovo che Simone riceve da Gesù è un autentico "battesimo", un indirizzo nuovo che Dio dà alla sua vita. E l'uomo accettandolo si dichiara disponibile come avevano fatto Abramo e Ma ria.

Dei due discepoli che seguirono Gesù, viene menzionato soltanto Andrea. Non è difficile indovinare che l'altro è il discepolo "che Gesù amava". Ma sotto il suo anonimato potrebbe anche esserci ciascuno di noi, chiamato a scoprire il nome che l'amore del Cristo gli riserva per l'eternità.

Il motivo dominante della vocazione presente in questa domenica può produrre una revisione di vita sulla propria scelta personale. Essa esige il coinvolgimento della persona intera che con la decisione umana e cristiana acquista il suo nuovo e vero destino. Si deve, quindi, entrare totalmente sulla strada della propria vocazione.

Il movimento della vocazione è triplice. Parte da una iniziativa divina, che ci strappa alla banalità quotidiana per lanciarci in un'avventura. La vocazione è perciò distacco dal passato e rischio. Il secondo movimento è quello della risposta gioiosa: "cercare-trovare" e "seguire-rimanere" sono i verbi del cammino con Cristo per entrare in comunione con lui. Col terzo movimento si giunge alla meta, si è creature nuove, con un nome nuovo, con un "corpo" purificato, tempio dello Spirito.

In questa vicenda esistenziale fondamentale decisivo è anche l'aiuto di una mano fraterna, quella di un maestro, di un "direttore spirituale": Eli, il Battista, Andrea ne sono altrettanti modelli discreti e rispettosi della grandezza delle persone che essi preparano al loro destino.

"L'uomo e come uno scalatore che a causa di uno spuntone roccioso non vede la vetta che può perciò essere immediata o ancora lontana. La speranza lo invita a continuare, la pigrizia lo fa rientrare: così è la decisione per la scelta del proprio destino. E talora è necessaria la spinta di un altro" (B. Russel).