Lettura del Vangelo - Domenica 6' del Tempo Pasquale - Anno B

SCHEDA BIBLICA - 14

 

DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI (15,9-17)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: (9) "Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. (10) Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. (11) Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.

(12) Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. (13) Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. (14) Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. (15) Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi.

(16) Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. (17) Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri".

 

IL CONTESTO

I vv. 1-8 avevano caratterizzato il nuovo essere del discepolo in Cristo descrivendolo con il paragone della "vite e dei tralci". Il frutto di questo nuovo essere è l'amore, e appunto questo amore è il contenuto della nostra pericope. Il comandamento dell'amore è possibile solo se si rimane nell'amore di Cristo. Esso è rivelazione dell'amore del Padre e allo stesso tempo dell'amicizia che unisce Cristo ai suoi. Il brano si chiude ricordando il dovere di portare frutto che si concretizza nell'amore vicendevole.

 

L'ESEGESI DEL TESTO

v. 9: L'amore (agàpe) in Giovanni ha sempre una qualità divina. Il suo soggetto è continuamente Dio. Il Padre dona al Figlio il suo amore e perciò è una cosa sola con lui. Il Figlio, a sua volta, dona il suo amore a noi uomini e diventa una sola cosa con noi.

vv. 10-11: Amare Dio però significa osservare i suoi comandamenti. L'amore non porta ad un'unione con Dio esclusivamente "mistica", ma si deve estrinsecare sempre nell'azione, deve dimostrarsi nella vita quotidiana, nell'adempimento dei comandi del Signore.

Il v. 11 parla della gioia. Essa, come la pace, determina lo stato della salvezza definitiva, escatologica. Gesù il risorto possiede già questa gioia, è già arrivato alla meta. Ora egli può donare la propria gioia ai suoi. Essa è la caratteristica essenziale della situazione postpasquale, è il contrassegno di coloro che sono vicini al risorto.

v. 12 : Spiega più da vicino il contenuto del comandamento su esposto. Il comandamento dell'amore non è più il "nuovo" comandamento : è il "suo" comandamento, quello che caratterizza e fonda l'essere in lui, colui che rimane in Cristo, il risorto e glorificato.

v. 13 : Approfondisce ancora di più quest'impegno. La morte per l'amico è la forma estrema della donazione e dell'amore. Tuttavia qui non si parla della donazione della vita dell'uomo, ma di Dio che si dona per l'uomo. Gesù il Figlio di Dio, che immola la propria vita per gli uomini e così adempie la volontà del Padre, è la misura del nostro amore reciproco. Si supera l'immagine d'ogni amore umano. Ci si chiede l'impossibile: amare alla maniera di Dio.

v. 15: Gesù ci chiama suoi amici nonostante la nostra incapacità a realizzare ciò che ci chiede. E questo perché egli ha già realizzato ciò che chiede ai suoi: ha donato per amore la sua vita a noi. Questo è il motivo per cui siamo suoi amici. L'amico è libero.

Non siamo più servi. Non siamo più prigionieri e ignoranti.

Già l'A.T. parlava dell'amicizia con Dio. Il patto d'amicizia venne continuamente rinnovato. Amicizia significa predilezione da parte di Dio.

v. 16-17: Prescelto da Dio e dopo aver abbandonato tutto l'uomo diverrà amico di Dio. Solo così potrà portare frutti d'amore che Gesù richiede. Se già Israele fu chiamato amico di Dio, quanto più lo siamo noi, popolo del nuovo patto. Cristo ci ha manifestato tutto ciò che ha udito presso il Padre. Per amore dell'uomo rimane fedele e obbediente al Padre fino alla morte. Egli dimostra tutto il suo amore per il Padre morendo per noi. Gesù sa riconoscere Dio nell'uomo peccatore. Ecco cosa significa amare come Cristo. Questo è l'amore che ci permette di "portare frutto", cioè di amare come lui. Questo è possibile solo pregando il Padre in nome di Cristo. Solo la preghiera costante, il contatto con Dio continuamente rinnovato può rendere possibile ciò che apparentemente è impossibile: amare come Dio ama.

 

IL MESSAGGIO

Il termine "amore" fa ormai parte di quel linguaggio umano e religioso che, appunto per il suo continuo uso e abuso, per la sua genericità ed equivocità, corre il rischio di dire assai poco. Eppure l"'amore" fa parte della grande esperienza dell'uomo!

In atteggiamento d'amore, l'uno per l'altro, scelti per una vita insieme! Che felicità! s'è aperto uno spiraglio di luce nel la solitudine. Che gioia potersi donare reciprocamente dopo essersi scelti. Lasciare la casa paterna, le abitudini cui siamo attaccati, abbandonare i propri interessi, la rinuncia a tutto in favore dell'altro. Tutto perché egli è qui, perché trasforma la mia vita, perché mi ama senza costringermi, senza defraudarmi del la mia libertà. Chi ama è più libero perché diviene più uomo, perché non cerca più l'io ma il tu.

L'amore umano non è mai troppo, nemmeno il più grande. Anche donare la vita per gli altri non è abbastanza, quando Cristo ci chiede: "Amatevi come io vi ho amati". L'uomo non riesce a tenere dietro all'amore di Dio perché chiede l'impossibile.

Purtuttavia diviene possibile poiché Gesù lo vuole, perché ci chiama amici. Il Padre rende l'uomo canale del suo amore, quando il Figlio suo sulla croce fa l'esperienza di essere abbandonato da Dio. Perciò possiamo amare di un amore divino. Perciò ogni amore umano diviene accetto presso Dio e ci dobbiamo amare l'un l'altro.

La riflessione di Giovanni su Dio, sul suo disegno di salvezza, specialmente dopo l'esperienza fatta dal Cristo, ha portato l'evangelista a maturare una delle più alte e nello stesso tempo delle più semplici e comprensibili definizioni di Dio: Dio è amore.

Giovanni non si perde in formulazioni dogmatiche o in un vuoto moralismo; sa dire qualcosa di Dio perché ne ha fatto l'esperienza; e l'ha sperimentato come amore.

Conosce Dio non chi sa definirlo meglio teologicamente, ma chi si lascia afferrare dal suo amore, chi lo incontra nell'amore.

Ci sono molti modi di amare: dalla semplice ricerca del piacere, all'avidità, all'amore più disinteressato; dall'amore più materiale a quello più spirituale; dall'"amore di sé fino al disprezzo di Dio all'amore di Dio fino al disprezzo di sé" (S. Agostino).

Preferendo il termine "agape", più raro di "eros", che apparteneva al linguaggio comune del mondo pagano del suo tempo, S. Giovanni ha cercato di esprimere le caratteristiche proprie dell'amore cristiano, la trasformazione di tutti i valori che esso opera.

La risposta dell'uomo nei confronti di Dio e il suo atteggiamento verso i propri simili non possono che modellarsi sul comportamento di Dio stesso e del Cristo, non possono essere che una risposta e un atteggiamento dettati dall'amore.

Come il Cristo si è dimostrato Figlio di Dio nel suo totale dono all'uomo, dono dettato dall'amore per il Padre e per noi, così noi ci accorgiamo d'essere in autentico rapporto con Dio e con il Cristo, oltre e più che nella preghiera e nelle celebrazioni liturgiche, nell'impegno per i fratelli. Tutto ciò che in noi non proviene dall'amore, non è da Dio, non è salvezza, non è cristiano, non serve all'uomo, non glorifica Dio.

Amare come Gesù ci ha amati: questo è il massimo dell'amore, poiché l'uomo non ne è capace. Il Signore ci chiede l'impossibile: amare il prossimo come se stessi è già troppo difficile per il cristiano medio. Amare gli altri più di se stessi, poi, riesce a pochi. Padre Massimiliano Kolbe era tra questi.

Ma amare di un amore divino è assolutamente impossibile, è il massimo. Nessuno può realizzare la volontà di Gesù? Nessuno può essere suo amico? Allora il principale comandamento di Gesù è un'assurdità?

Nonostante che non riusciamo a fare la sua volontà, nonostante che rimaniamo continuamente asserragliati nei nostri limiti umani, nella gretta piccineria della vita quotidiana, dove i nostri sforzi di amare sono un nulla di fronte a ciò che ha fatto p. Kolbe, nonostante tutto ciò, Gesù ci chiama amici!

Egli ci da il privilegio di essere i primi perché ci ama e vuole essere nostro amico, perché ci ha scelti ad essere accanto a lui. Il suo mistero infatti è quello di non avere nessun mistero per noi uomini. Perciò si è privato della sua divinità, si è fatto uomo. Ma questo non basta ancora; si è fatto uno che è stato posto tra i rifiuti, tra le vergogne, senza alcun diritto, come un criminale. Cacciato, condannato, seviziato, giustiziato. Dove l'uomo non è disposto a dare la sua vita per un altro, Dio invece dona se stesso.

Ogni azione dell'uomo ha valore per Dio, non c'è nulla di indifferente fra ciò che l'uomo compie, dalla più piccola alla più grande opera. Tutto ha il suo valore presso Dio. Sia gli sforzi quotidiani per volerci bene, sia l'eroismo di P. Kolbe.

Tutto è in rapporto con l'amore di Dio. Il cristiano deve sa pere che tutto ciò viene misurato con il metro di Dio. Anche il più piccolo sforzo per amare è grande perché mostra al nostro mondo che così, anzi molto di più, ama Dio.

Ogni buona parola, ogni primo passo, ogni perdono, ogni sopportazione, tutto ciò diffonde l'amore di Dio nel mondo. Spesso il nostro amore si manifesterà nella fedeltà, come per Cristo al la croce era soltanto fedeltà, solo perseveranza. Tuttavia la fedeltà paziente e amorosa viene accettata da Dio e trasformata in amore puro.

Allora come potremo amare cristianamente, se non prendendo come modello l'amore stesso di Gesù? Amare per primi. Vedere il volto nascosto delle cose. Andare verso chi è più infelice di noi. Amare fino a morirne. Credere nell'amore nonostante tutti i tradimenti. Questo è il comandamento nuovo: non è facile da mettere in pratica, ma il suo frutto può fare della nostra vita d'ogni giorno una "gioiosa" eucaristia quotidiana.