Lettura del Vangelo - Domenica 5a di Quaresima - Anno C

 

SCHEDA BIBLICA - 21

 

 

DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI (8,1-11)

In quel tempo, (1) Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. (2) Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popo lo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. (3) Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, (4) gli dicono: "Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio.(5) Ora Mosé, nella legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?". (6) Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. (?) E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei". (8) E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. (9) Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. (10) Alzatosi allora Gesù le disse: "Donna dove sono? Nessuna ti ha condannata?". (11) Ed essa rispose: "Nessuno, Signore". E Gesù le disse: "Neanch'io ti condanno; va e d'ora in poi non peccare più".

 

IL CONTESTO

La pericope "dell'adultera" non appartiene certamente al materiale autentico del Vangelo di Giovanni; in quasi tutti i manoscritti greci più antichi, Giovanni 8,12 e la disputa che segue, si collegano direttamente al v. 7,52, la narrazione della festa delle capanne.

Tuttavia non è giustificato l'atteggiamento di chi (come Bultmann) sorvola su questo brano. Non si può eliminarlo con il pretesto che si tratta di una manomissione tardiva.

Il redattore finale del nostro testo intendeva integrare deliberatamente la storia nel Vangelo di Giovanni. La pericope, infatti, si trova all'inizio della disputa (8,12-59) in cui il tema é costituito dal termine di riferimento "peccato" contrapposto a quello di luce.

Si può affermare che la pericope dell'adultera risale a un'antichissima tradizione contemporanea al materiale narrativo sinottico. Un redattore ancora vicino alla scuola giovannea le ha dato il suo aspetto attuale dopo che il quarto vangelo era già fissato per scritto e già diffuso nelle comunità.

 

L'ESEGESI DEI TESTO

v. 1: Nel 4° vangelo non si parla in nessun altro passo di una tappa di Gesù sul "monte degli ulivi". Per cui si deve qui affermare che la pericope trova un adattamento di seconda mano. Alcuni termini non sono giovannei ma sinottici ("tutto il popolo ... li ammaestrava").

v. 3: Dopo aver delimitato la scena, vengono presentati gli attori.

v. 4: Non è chiaro se il termine "lapidare" sia un'inesattezza dal momento che la legge nel caso di adulterio parla semplicemente di pene di morte (uccidere) oppure se nel caso dell'adultera si tratti di una fidanzata per il quale la legge parla realmente di "lapidare" (Dt. 22,23...). v. 5: La domanda tranello non è un vero dilemma: Gesù non poteva assolutamente indurre a lapidarla immediatamente senza il giudizio del Sinedrio. Perciò egli avrebbe potuto togliersi elegantemente dall'impiccio, ricordando loro quale fosse l'autorità competente. Gli scribi e i farisei presenti attendevano che Gesù, l'"amico dei pubblicani e dei peccatori", prendesse le difese dell'adultera contro la legge di Mosé e così poterlo calunniare davanti al popolo.

v. 6: Il chinarsi e lo scrivere per terra si interpreta come la dimostrazione di non aderire e di non interessarsi al caso. Sarebbe fuori luogo chiedersi che cosa ha scritto Gesù per terra.

v. 7: Quando Gesù rimane solo con la donna ci troviamo sullo sfondo del Kerigma neotestamentario che presenta Gesù come l'unico senza colpa.

v. 10: Gesù è il giudice cui è stato affidato il giudizio del Padre; egli è colui che potrebbe accusare, perché conosce ciò che vi è nell'uomo, tuttavia non condanna perché non è stato mandato per giudicare, ma per salvare. L'esegesi moderna considera questo brano come il passo che vuol darci la teologia della comunità primitiva: essa vede in Gesù il "Kyrios", il Signore, il vero e unico giudice di fronte al quale viene posto l'uomo.

 

IL MESSAGGIO

Ancora una volta gli scribi e i farisei tendono un tranello a Gesù per screditarlo agli occhi del popolo. Collocando a questo punto l'incontro del Cristo con la donna adultera, la liturgia quaresimale prelude alla passione: il Sinedrio non si è ancora riunito, ma questo è già un primo episodio del processo contro Gesù.

Se assolverà la donna colta in flagrante, lo si accuserà di non rispettare la legge di Mosé; se la condannerà, dovrà rinunciare alla propria scelta di misericordia verso i peccatori. Gesù rivelerà invece la sua straordinaria saggezza: egli sa che cosa c'è nel cuore dell'uomo!

 

L'ETERNO FARISEISMO

Hanno colto sul fatto una peccatrice, la si trascina davanti a tutti, in tribunale. Pieni di indignazione morale la si addita a tutti. Venne colta sul fatto, il che rende la cosa veramente interessante. Sembra che vi sia propria una soddisfazione nel poter raccontare una cosa del genere.

Quante storie scandalistiche vengono raccontate anche oggi, e con un evidente senso di compiaciuta curiosità! Ce n'è tutta una gamma che va dal piccolo pettegolezzo agli "affari" delle persone in vista. Cose che costituiscono l'inesauribile materiale dei settimanali e delle riviste: cioè il pane quotidiano della nostra società.

Naturalmente anche qui vengono presentate in un atteggiamento accusatore di indignazione morale, con il quale si vorrebbe giustificare a se stessi e agli altri il fatto che ci si "occupa" evidentemente di questi argomenti, lo si vorrebbe anzi far divenire quasi un'opera buona!

Gli scribi e i farisei si trincerano dietro le disposizioni legali. Accusando gli altri, si evita il pericolo di mettere in causa se stessi! Prigionieri della mentalità legalistica essi reclamano la condanna della "colpevole".

È qui che Gesù rifiuta di seguirli. Egli spezza la falsa sicurezza procurata dal legalismo. Il suo silenzio è più eloquente di un lungo discorso. Quando prende la parola lo fa per dire: "Chi di voi è senza peccato..."

Per Gesù gli esseri concreti valgono ben più dei principi generali. Egli vede soltanto le persone, ognuna con la propria storia, la propria fragilità, le proprie speranze, la propria angoscia. E rimanda ciascuno alla propria coscienza.

Alla tirannia astratta della legge oppone l'esigenza della con versione. E quando uno si perde, Gesù rifiuta di condannare, senza per questo approvarne la condotta. In tal modo la legge cessa di servire da alibi e ritrova la sua autentica funzione, quella di richiamare le coscienze alla propria responsabilità.

 

LO SGUARDO CHE SALVA

Quando alza gli occhi, l'adultera vede Uno che la guarda in modo diverso dagli altri. Non aveva mai visto un uomo osservarla in quella maniera. Finora aveva fatto esperienza di due tipi di sguardo. Quello del desiderio e quello della condanna. E, forse, nella scena evangelica, i ...titolari dei due tipi di sguardo erano le stesse persone: sì quelle con le pietre in mano...

Ora i suoi occhi si incrociano con quelli di un Uomo che "vede" in lei né un "oggetto" né un "bersaglio" per le pietre di una sentenza crudele. La carità comincia dallo sguardo!

Diceva Simone Weil: "Una delle verità fondamentali del Cristianesimo, verità, troppo spesso misconosciuta, è questa: ciò che salva è lo sguardo ".

L'adultera, come del resto Zaccheo, deve la propria salvezza a uno sguardo. Infatti lo sguardo di Gesù è in un certo senso creatore. Chiama all'esistenza una persona. Risveglia il suo essere autentico, reale.Lo sguardo del Cristo non si rassegna al "poco di buono". Si ostina a cercare, a mettere in luce il molto di buono, il meglio che c'è in ogni persona. Dunque uno sguardo rivelatore, perché manifesta all'uomo le sue possibilità, la sua vera dimensione.

Tutti se ne andarono: si sentirono trapassati dallo sguardo di Gesù e si sentirono "colpevoli". E noi? Quanto più ci sforziamo di rendere sincero il nostro incontro con Gesù tanto più ci renderemo consapevoli nella nostra "peccaminosità", della "imperfezione" del nostro atteggiamento.

Quei "buoni cristiani" che non hanno mai nulla da confessare se non le distrazioni nella preghiera non hanno ancora incontrato il Cristo in verità! Il Signore ci penetra con il suo sguardo fino al nostro midollo, tutti noi ci troviamo davanti a lui, in mezzo alla scena, insieme alla donna, in qualità di accusati. Egli conosce le nostre mancanze, non chiude un occhio, non le nasconde, ma nemmeno condanna: egli perdona.

Il nostro sguardo deve essere, prima di tutto, libero. Libero perché ha sfondato la "prigione" del proprio egoismo, delle proprie comodità, della propria indifferenza, dei propri interessi, per aprirsi all'altro in un atteggiamento di accoglienza, simpatia, discrezione, cordialità, delicatezza, benevolenza.

Libero dalle lenti deformanti dei pregiudizi, delle prevenzioni, dei sospetti, della diffidenza. Libero da ogni istinto di discriminazione: "costui mi serve - Tu no! costui mi piace - Tu no! Costui mi è simpatico - Tu no!"

 

SCAGLIARE LA PIETRA È COMODO

Il perbenismo è la malattia di chi non si guarda allo specchio. Ogni volto ha le sue rughe. Tuttavia il senso di colpa si agita in ognuno di noi. C'è un senso di colpa esasperato fatto di formalismo legalistico, ma c'è anche un senso di colpa che mette il dito sulla piaga. Le piaghe bruciano e fanno ribrezzo: anche quelle che coinvolgono tutta la società.

Ci sono le responsabilità personali di chi sfrutta e le responsabilità di chi si lascia sfruttare. È una società "senza" valori. I valori a volte mancano anche in noi, ma è più comodo scaricarci di questa crisi di valori cercando i capri espiatori. Ed è facile trovarli!

La soddisfazione di lanciare qualche pietra ci fa dimenticare chi siamo. Ci scarica delle nostre responsabilità. Così si fanno le campagne contro... Nascondiamo lo specchio per non vedere più il nostro volto, e così pensiamo di essere puliti...!

La soddisfazione di poter dire che non si è come il vicino di casa o come il collega di ufficio...è di ogni giorno. Come il guardare con diffidenza chi dalla vita ha avuto solo situazioni umilianti o chi continua a pagare... "Va' e d'ora in poi non peccare più". È una parola liberatrice che apre un futuro a chi non aveva più il coraggio di sperare!