Lettura del Vangelo - SOLENNITÀ DEL CORPO Dl CRISTO - Anno C

 

SCHEDA BIBLICA - 29

 

DAL VANGELO SECONDO LUCA (9,11b-17)

In quel tempo, (11) Gesù prese a parlare alle folle del Regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. (12) I1 giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: "Congeda la folla, perché vada nei villaggi e nelle campagne dintorno per alloggiare e trovare cibo, poiché qui siamo in una zona deserta". (13) Gesù disse loro: "Dategli voi stessi da mangiare". Ma essi risposero: "Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente". (14) C'erano, infatti, circa cinquemila uomini. Egli disse ai discepoli: "Fateli sedere per gruppi di cinquanta". (15) Così fecero e li invitarono a sedersi tutti quanti. (16) Allora egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero alla folla. (17) Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste.

 

IL CONTESTO

Lc. ha preso da Mc. (6,30-44) questo racconto della moltiplicazione dei pani e dei pesci in un luogo deserto. È la narrazione della primitiva comunità cristiana che viveva con particolare intensità l'attesa fiduciosa della salvezza. Inoltre, dato che ci dobbiamo figurare le più antiche celebrazioni eucaristiche fortemente impregnate di un'attesa escatologica (Lc. 22,25; At 2,46), è necessario cogliere sempre più chiaramente gli accenni eucaristici presenti nella narrazione di Lc. Con il suo particolare intento teologico, l'autore fa gravitare questo racconto nella sfera cristologica ed escatologica.

Cristologica: nel contesto più vasto: poco prima Erode pone in modo ufficiale l'interrogativo a riguardo di Gesù: "Chi è dunque costui?" (v. 9). La risposta viene immediatamente dopo il nostro passo (9,18-22) nelle parole di Pietro: "Il Cristo di Dio"! (v. 20) che deve patire e risorgere (v. 22). Questa miracolosa moltiplicazione dei pani deve preparare e illustrare questa confessione cristologica.

Ecclesiologica: il miracolo è preceduto immediatamente dal racconto del ritorno dei dodici dopo la loro missione (9,1-10). L'attività dei discepoli continua nella moltiplicazione dei pani. È dunque la narrazione gioiosa e consapevole di comunità che si riunivano alla sera per "spezzare il pane". La narrazione è a servizio di una comunità che guarda al suo Signore.

 

L'ESEGESI DEL TESTO

v. 11b: Lc. presenta Gesù quale "Redentore" che annuncia il regno di Dio e guarisce gli ammalati. Egli accoglie il popolo con la sua parola e la sua opera. La successiva azione con cui dà da mangiare alla folla va quindi collocata in un contesto cristologico.

v. 12: Il popolo si affida completamente a Gesù. In contrapposizione a questo atteggiamento del popolo sta la mancanza di fiducia dei discepoli. Nonostante tutte le esperienze precedenti essi non hanno ancora compreso che la sua presenza è sicura garanzia contro ogni necessità.

v. 14: Gesù invita i dodici a fare uso della loro autorità di apostoli, ma essi vengono meno. Lc. parla sulla base dell'esperienza di celebrazioni eucaristiche nelle quali i discepoli non solo pronunceranno "l'eucaristia" e "spezzeranno" il pane, ma daranno anche cibo ai poveri della comunità. Pane e pesce salato (posto nel pane stesso) per companatico è la cena normale e corrisponde in pieno alla situazione presentata dalla scenografia di Luca. Le cifre non sono dati storici. Nel nostro passo si fa teologia, per cui evidentemente le cifre tonde intendono esprimere la perfezione.

v. 15: I discepoli non fanno che obbedire alla parola di Gesù, dando così spazio all'azione di Dio. Nei gruppi di cinquanta persone vi è forse l'eco del numero di coloro che si potevano radunare nelle comunità familiari. Tuttavia Lc, guardando al passato della storia della salvezza, vi ritrovava che lo stesso Mosè aveva suddiviso il popolo di Dio in gruppi di 50 durante il cammino nel deserto. Si ripete il grande momento dell'esodo, si realizzano gli avvenimenti escatologici.

v. 16: Ora la narrazione raggiunge il suo culmine. In comunione con il Padre e con la sua benedizione, Gesù opera il prodigio. Il pensiero dell'autore è rivolto al banchetto del Signore: "Egli prese i cinque pani...". Ciò che si narra è l'esperienza di fede della comunità primitiva che in tale eucaristia sul pane e sul vino ha incontrato il suo Signore. Egli è colui che dona e i suoi discepoli distribuiscono in nome suo. La riflessione ora non è solo più rivolta all'A.T. ma è anche indirizzata al futuro della Chiesa, dove i servitori di Cristo avranno il compito di offrire il pane.

v. 17: Nel N.T. la sazietà del popolo è molto più grande e mette in evidenza quanto il cibo di Gesù sia superiore a quello di Eliseo e a quello donato a Israele nel deserto. I dodici cesti corrispondono ai dodici apostoli che "servono". Il pranzo non ha solo lo scopo di nutrire ma è un festoso banchetto. Ciò che per mezzo di Gesù è stato donato in modo escatologico, verrà dato e viene offerto attualmente. La narrazione termina nel silenzio. Ma il miracolo è un'ulteriore risposta a quell'interrogativo che diviene sempre più pressante: "Chi è costui"?

 

IL MESSAGGIO

Impressiona sempre il dialogo che precede il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. "Congeda la folla", suggeriscono i discepoli. "Dategli voi stessi da mangiare", impone perentoriamente Cristo.

Qui viene espresso il nostro istinto, che affiora regolarmente, di sottrarci agli impegni più gravosi dietro l'alibi dell'impossibilità, della sproporzione ("non abbiamo che cinque pani e due pesci" per cinquemila persone) e l'imperativo di Cristo che ci fa carico della fame altrui.

I1 teologo domenicano Padre Congar usa una formula assai efficace: "Ogni cristiano, spiritualmente parlando, ha famiglia a carico" Una famiglia a dimensione del mondo. E il cristiano si sente responsabile di tutto e di tutti. Tale responsabilità trova la sua investitura ufficiale nell'Eucaristia.

Ricevere l'Eucaristia non significa soltanto ricevere il Corpo di Cristo. Si tratta di ricevere il sacramento degli uomini, le loro attese, le loro esigenze, i loro problemi, i loro drammi. Non basta comunicare con Lui. Bisogna "comunicare" con il mondo.

Non è sufficiente "fare la comunione". Occorre "fare comunione" con i fratelli, ossia realizzare l'unità, essere operatori di pace e di concordia.

 

CHI È COSTUI?

Dice B. Brecht: "Non lasciatevi sedurre! Non c'è ritorno... Non fatevi ingannare! La vita è breve, si sorseggia in pochi attimi...! Non fatevi consolare! Non avete troppo tempo! La muffa lasciatela a chi crede! La vita è la più grande realtà: non è più già belle e fatta … che paura potete ancora avere? Morite come tutti gli animali, e dopo non c'è più nulla".

Finché l'uomo resterà uomo e si rifiuterà di venire degradato a piccolo ingranaggio programmato nel meccanismo della società, vi sarà fame e sazietà (fame del di più, fame di denaro e di progresso, fame di onore e di carriera, fame di salute, fame di pane...) fame e felicità, miseria e assurdità, solitudine e comunione.

Allora l'uomo si chiederà: "È tutto qui? Chi mi dà una risposta ai problemi ultimi, al problema della vita, del dolore e della morte?". E se non si trova una risposta da parte dell'uomo né da parte di Dio, l'uomo si spegnerà un po' alla volta nella rassegnazione, nella superficialità, nella satira, nel divertimento. Oppure si getterà in un atteggiamento di ribellione contro tutto ciò che esiste.

Ma in realtà c'è una risposta? Questi interrogativi hanno assillato il popolo d'Israele dell'A.T., erano vivi presso i contemporanei di Gesù e sono attualissimi oggi.

Venne uno che disse di essere in grado di spegnere questa fame. In lui, nella sua parola e nella sua opera, si coglieva la vicinanza di Dio. Egli ha immolato la sua vita come un granello di senape e come pane. Egli è pane per la vita del mondo: Cristo!

Non doniamo più questo pane perché pensiamo troppo a noi stessi. Abbiamo posto le dodici ceste di pane, che erano avanzate "per tutti" nel frigorifero di una tradizione di modo che il nostro mondo non riesce più a trovare il sapore della parola e del pane e ha abbandonato la proposta del Signore.

 

DI CHE COSA VIVE L'UOMO?

L'uomo vive del denaro? I soldi sono necessari alla vita! Ma che succede allora a coloro che non hanno denaro a sufficienza? L'uomo vive della salute? Ma che ne è di tutti quelli che sono ammalati?

"Gli uomini non rimangono in vita perché continuano a Curare se stessi, ma solo perché nel cuore dei loro simili abita l'amore. È solo un inganno quando agli uomini sembra che ciò che li sostenga sia la preoccupazione per il pane quotidiano. Tutti gli uomini vivono solo dell'amore, solo per mezzo di essa (L. Tolstoi).

Che cosa ci suggerisce Gesù moltiplicando i pani per la folla? Di organizzare una campagna contro la fame nel mondo? Ma ci sono altre fami, meno materiali, che i soli mezzi tecnici non sono in grado di soddisfare. Se ci si preoccupa così poco di chi manca del pane quotidiano, ci si preoccupa forse di più di chi è privo di amore? Gesù con il suo gesto di "accoglienza" non ha forse offerto anche il pane dell'amore?

 

"DATEGLI VOI STESSI DA MANGIARE"

Gesù non "produce" una montagna di pane, che sarebbe stato simbolo di un potere magico. Invita dei poveri a donare ad altri poveri. Il gesto della compartecipazione libera ognuno dalla propria sufficienza. Esso manifesta la premura gratuita di Dio, fonte della nostra generosa "condivisione". Gesù non invita alla distribuzione filantropica, ma alla comunione fraterna.

In quanto cristiani non possiamo vivere se non di questo pane in cui Cristo ci si offre e ci si dona. Egli non ci dà qualcosa, ma se stesso. Questo amore è rivolto a tutti, senza eccezioni: al povero, al piccolo, all'ammalato, al peccatore; tutti devono vive re (e oggi sono ben più di cinquemila!).

In quanto sua comunità, tuttavia, noi rimaniamo in vita solo se non lo teniamo egoisticamente per noi, ma lo doniamo a nostra volta a coloro ai quali siamo stati assegnati.

Nell'Eucaristia i "poveri" sono nutriti in virtù della parola di Gesù. Ma è l'assemblea dei credenti che, poiché celebra il suo memoriale, si impegna a "dare da mangiare" agli affamati. Le nostre celebrazioni non solo non permettono l'evasione mistica, ma anzi impegnano nella lotta quotidiana per la moltiplicazione del pane di amore che dolorosamente fa tanto difetto agli uomini. Se questa lotta provoca tensioni e contrasti, non è una ragione per rinunciare all'Eucaristia!

La comunione con Gesù risorto non offre alcuna tecnica risolutiva dei problemi sollevati dalla vita comune: esprime unicamente la fede in una fraternità più forte delle nostre divisioni. Gesù è il "pane": se non lo "portiamo" saremo anche noi responsabili del fatto che il mondo muore di fame e di "disperazione".