Le stronzate...

Ora, analizzare questo comportamento non è cosa da poco, dal punto di vista psicologico poi, lo si potrebbe definire: una vera e propria pazzia; ancor peggio, in fondo il comportamento lunatico di una persona è e deve essere, ne và della sua veridicità, rilevato da altri, mentre, nel caso in questione, del pazzo son io a darmelo. Chiaro che i casi sono due: UNO) non sono pazzo, DUE) sono più pazzo del solito, intendendo per 'solito' quel qualcosa di caratteristico che accomuna i pazzi, insomma sarei, quel che si potrebbe definire, un folle_pazzo. E' giusto, a questo punto, sottoporre all'attenzione dei lettori, i pochi che vorranno sostare al cospetto di codesto scritto e dedicare alla lettura di queste pagine, un pò del loro tempo, il problema. Mi alzo di buon'ora la mattina, adoro sentire sulla pelle quella frescura che sà di pulito, di bucato fresco, di giorno non ancora contaminato, onesto, sereno; visto sotto un simile aspetto, il giorno, o meglio, il mattino della giornata pare qualcosa di pulito, 'pulito' però nel senso di una entità che dovrà essere sporcata durante le successive ore. Invero lascio ad altri il godimento di un momento unico come questo, io, legato ai miei problemi, mi rifuggio nell'angolino privato della casa: ormai è un'abitudine difficilissima da cambiare; ricordo, l'anno scorso, in quel di Sorrento, durante le vacanze, riuscii, chissà come, a mutare quell'abitudine che allora, mi donò momenti di serenità e piacevolezza indescrivibili e adesso, mi deruba delle medesime sensazioni provate a quel tempo. Beh..., potrei e dovrei, fare in fretta così da tornare a godere di un momento tanto sublime, decurtato certo, della parte fondamentale, ma pur sempre capace di offrire un istante magnifico e soavissimo. Ed è proprio in questo piccolo attimo da 'toccata e fuga', come dire: " faccio in fretta e vado via "¯, che qualcosa, una qualcosina,un niente mi blocca, il mio padrone, quello al quale tutto devo e che per lui sono, mi ferma ed impone l'alt: il cervello, lui in un momento tanto ingiusto, crea e ordina e analizza e dispone e pensa e nel pensare mi distrae dal mio cruccio che proprio cruccio non è, o meglio, il pensiero come atto della mente: è si un cruccio; anche se il pensato inteso come materia: cruccio, così come in questo momento, non è. Il cervello, dicevo, non mi concede una attimo, sviscera e rivolta, studia ed insegue tesi e teorie, monta su, costruisce discorsi, è un vulcano in eruzione, un fiume in piena, inarrestabile, invicibile, indomabile. Una cascata di parole, frasi, luoghi comuni, aforismi, citazioni;una marea di storie, di vicende ed avventure, vengono analizzate, schedate, riviste e rivedute. E penso alla mia mente, fattasi per una strana magia, corpo, entrare nelle vicende, negli angoli più riposti delle stesse, settacciare, mettere a nudo e alla fine parlare, dire e... [la mente non ha bocca, ma pensiero], ecco la mia mente imporre un pensiero a me che volevo fare in fretta, e godere dell'oro del mattino. Al punto in cui sono mi è praticamente impossibile negare una sorta di cooperazione mia personale alla vicenda ed è bugia non ammettere d'essere avvinto ed affascinato da questa straordinaria, fantastica, pirotecnica esplosione di genio cerebrale. Così, seduto, in un momento tanto intimo che vitale, sommamente proteso nello sforzo espressivo tendende alla realizzazione dell'atto aprioristicamente impostomi e concentrato, sinceramente e rabbiosamente, proteso al raggiungimento dello scopo ardentemente voluto che.......................... => MI VENGONO CERTE STRONZATE.


Eruzione vulcanica

Partecipo in qualità di ospite ad un dibattito internazionale sulla condizione femminile: sfruttamento della donna. Mi sento un coccodrillo, nel bancone delle autorità, dove stò anche io: il pulpito insomma, c'é una sola donna; E noialtri tutti maschi, mi ripeto che anche questa è violenza sulle donne perchè usurpazione. Tocca a me, vorrei urlare e dire che noi, noi che parliamo della violenza sulle donne siamo colpevoli, carnefici e non perchè lo siamo realmente, ma perchè, come maschi, rappresentiamo violentatori e stupratori. Siamo personaggi di un certo livello, ricchi, noti e famosi: padroni; abbiamo amanti e segretarie giovani, carine e... disponibili. Eccoci quì, siamo noi i mostri di cui ci sdegniamo. Non impiegai molto a pensare questo, fù tutto un lampo: pensiero folgorante ed istantaneo; disposi i fogli nel legio e con fare cattedrattico iniziai a parlare; bel discorso, chiaro, giusto, piacevole: vedevo i visi in platea, annuivano e così facendo, confermavano le mie parole: oh signore, proprio mio il discorso non è, ho un segretario, ma grossomodo sono del parere. E sarei di certo giunto alla fine se non fosse intervenuta quella stronza. "Stai zitto, sei uno sfruttatore,io ti ho amato e non eri gran chè". Stava ritta in piedi con l'indice puntato su di me e urlava le sue parole; non era nè giovane nè bella, rovistavo nella mia mente, ma non trovavo chì per figura ovvero somiglianza potessi accostarle: fuor di dubbio - pensai - questa quì non l'ho mai vista. Signora di classe, non v'è dubbio, ma aveva sbagliato bersaglio; benchè il mio aspetto esteriore denunciasse un certo, daltronde comprensibile imbarazzo il cervello già analizzava, costruiva, studiava tattiche difensive e preparava il discorso che serviva al contrattacco. Devo premettere, affinchè possiate capire, che la parola non mi fà difetto che sono: avvocato conosciutissimo, in tribunale, sovente, mi lancio in arrighe improvvisate, bellissime, sembrano sinfonie; gli impegni, tantissimi ed il lavoro che richiede il massimo, mi costringono a dirottare qualche 'discorso' sul mio segretario, gli lascio degli appunti sulla scrivania dell'ufficcio e lui, giudizioso, imposta ciò che io dirò l'indomani ovvero il giorno del dibattito. Il silenzio nella sala congressi è terribilmente pesante, quell'attimo infinito che segue un'accusa clamorosa, il momento, l'istante, durante il quale i duellanti si guardano per una volta ancora. "Ebbene, signori, e fuor di dubbio che i tempi siano mutati e tralasciando il discorso, a mò di recensione, sulla disputa: questo è progresso oppure regresso; possiamo anche accettare il cambiamento e sostenere che esso sia una logica evoluzione: ovviamente, in questo caso, dovessimo convenire che vi è un procedere di conseguenza, dovremmo ammettere lo sbaglio del tempo che fù, del passato. I nostri padri... o comunque possiamo dire: colpa di chì, all'origine, ha commesso l'errore. Sia così oppure no, il punto centrale è che oggigiorno, si mostra tutto, si dice tutto: inoltre con una libertà di parola alla quale, pur appartenendo a questa generazione piùttosto che alla precedente, anche come spirito personale, non riesco ad adattarmi; mi dà fastidio argomentare su questioni private, svelare segreti, mostrarsi alle persone... così... senz'anima, perdere la dignità e non nascondere niente, voi direte: lo fanno tutti..., vi sono persino i cartelloni pubblicitari..., li fanno vedere persino in tv...; mille colori, mille forme, belli, comodi, signorili, artisticamente: dei capolavori; grandi, piccoli, medi, utilissimi, come negare: servono a tutti... li utilizzano tutti, servono a tutti noi, la mattina sono lì, a cena, uno và... ecco siamo... come dire: degli umili servitori; non possiamo smentire o smentirci, è giusto così, purtuttavia ritengo vi sia un limite, uno sbarramento oltre il quale non si può andare pena il decadimento, il crollo non morale, ma peggiore: la caduta nell'indecenza e nel disgusto". La platea era mia,ipnotizzata, vinta e dominata; seguiva le mie parole affascinata e completamente schiava del mio discorso; mentre come un torero dopo aver dominato il pubblico con variazioni di tono e differenti velocità nella cadenza della disposizione, mi apprestavo, sguainata l'affilatissima lama, ad abbattere con un solo, precisissimo colpo, l'avversario. "Ordunque, signori, son pronto e posso giurare su ciò che ho di più caro al mondo, e di fatto lo giuro: ............................ io non ho mai e poi mai, FATTO L'AMORE CON I CESSI. E' stato lungo un'eternità quel piccolissimo attimo che trascorse tra la fine della mia disquisizione e l'esaltente tributo degli ascoltatori: in piedi, plaudenti, esultanti e miei; per contro l'avversario sconfitto ed annullato lasciava la sala congressi.


Non ho polso

E' un dramma questo!!! Sembra facile, possibile, si vive o si dovrebbe riuscire a vivere anche così ed invece... ecco che la vita diviene invivibile. Ci sono mille momenti, durante la giornata e cerchi di nascondere, ma succede che gli altri guardano, gli altri vedono, gli altri dicono. E tu prigioniero di te stesso tenti una reazione e costruisci la tua vita, una vita secondaria, in virtù di ciò, del tuo patire ed essere differente. E' questo che fà nascere le personalità differenti, crea divari, diversifica, e tu non puoi imporre niente: neanche l'ora del rientro; se non hai polso dove metti l'orologio?!


Giancarlo Fenu

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