italiacuba.jpg (23268 byte) Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba Cubaband.gif (7566 byte)
  

Associazione Nazionale
Su
Hatuey
La manioca
Il Casabe
nganga
Le donne in schiavitù
Gli africani a cuba
Canarios
Yucatecos
Altre emigrazioni
Colonia
Cimarronaje
Cuellar
Cespedes
Ejercito libertador
Mal tiempo
Ideologia martiana
Costituzione 1869
L’Italia per Cuba
Profilo dell'identità nazionale cubana (Parte I)
Maine
Dopo il 1898
Partito unico
Passaggio 1902
Assalto al palazzo
Bacardi
Crisi dei missili

Nuestra America

Maine: le sorprese dell’enigma
di Francisco Forteza (Prensa Latina)

"Due dollari" fu il messaggio in codice che ricevette dai suoi capi il nordamericano Charles Sigsbee, comandante della corazzata Maine, messaggio che equivaleva all’ordine di preparare la sua partenza immediata verso il porto di La Habana nel gennaio 1898.
Il Presidente statunitense William McKinley, dopo aver mantenuto il Maine dalla metà di dicembre di quell’anno a Cayo Hueso, pronto a partire per Cuba, sembrava non avere ancora deciso di intervenire militarmente nell’isola per fare terminare l’insurrezione ed eliminare il potere spagnolo.
Il 15 febbraio dello stesso anno, le esplosioni che affondarono il Maine, ancora ormeggiato nel porto di La Habana, costituirono l’azione catalizzatrice di una rapida guerra tra Spagna e Stati Uniti.
Questa sarebbe costata milioni di dollari e avrebbe aperto una potente fase di penetrazione di Washington nelle ex-colonie che ancora aveva Madrid.
Per Cuba il prezzo fu molto più alto.

Nel disastro capitato al Maine quella notte di febbraio, 254 marinai nordamericani perirono immediatamente e altri 59 furono feriti. In seguito 8 dei feriti, morirono.
L’esplosione mandò in frantumi i vetri delle finestre delle abitazioni di La Habana più prossime alla baia e anche i fragili vincoli che Washington e Madrid intrattenevano all’epoca, potenze separate da più di un interesse nell’area e dalla loro crescente competitività mondiale.
Il capitano Sigsbee stava scrivendo una lettera a sua moglie al momento dello scoppio. Secondo quanto narrò in seguito "stavo chiudendo la busta quando avvenne l’esplosione. Sentii un boato fortissimo e di carattere metallico, seguito da più rumori cupi. Ci furono scosse e un movimento sinuoso della nave. L’impianto elettrico delle luci si arrestò. Quindi predominarono oscurità e fumo".
Oscurità e fumo sono appunto due fattori che circondarono da allora non soltanto lo scoppio che allontanò per sempre il Maine dagli oceani, ma pure la guerra alla quale aprì la strada.
Per la stampa nordamericana dell’epoca l’affondamento del Maine fu l’avvenimento di cui aveva bisogno per lanciare una vasta campagna contro la Spagna, il cui Governo fu accusato di aver perpetrato un attentato contro la nave militare.
Il potente impero della stampa del magnate William Randolph Hearst, con a capo il giornale "New York Journal", e quello di Joseph Pulitzer erano in quel momento in concorrenza per raggiungere il milione di lettori e si lanciarono nel compito di denunciare i "sabotatori spagnoli".
Nella cornice di questa concorrenza si dice che il corrispondente di Hearst a La Habana scrisse al suo capo: "Non c’è guerra a Cuba. Chiedo di essere ritirato dall’isola".
Il magnate gli avrebbe risposto "Per favore rimani a Cuba. Tu pensa alle fotografie. Io penserò alla guerra".
Benché l’aneddoto sia stato enfaticamente smentito dai presunti protagonisti, esso rifletteva l’ambiente "giallista" in cui viveva la stampa statunitense nel momento in cui scoppiò il conflitto il quale, secondo esperti e storici, avrebbe potuto diventare la prima guerra mondiale.
Dopo la distruzione della corazzata il Congresso nordamericano fu costretto dal Presidente McKinley all’unità con lo slogan "Remember the Maine. To hell with Spain" (Ricordate il Maine. Che la Spagna vada all’inferno).
"Remember the Maine" fu il grido di battaglia dell’esercito nordamericano nei suoi combattimenti a Cuba e nelle vittorie che gli misero in mano, anche, Portorico e le Filippine.

La corazzata di "seconda classe" fu una delle prime navi da guerra del genere costruita al mondo.
Il preventivo per la fabbricazione fu approvato dal Congresso il 3 agosto 1886. Nove anni dopo venne varata e risultò "unica" per essere la prima progettata con disegno nordamericano e costruita in un cantiere della stessa nazionalità.
Nella notte della sua morte il Maine fu colpito da due esplosioni separate avvenute circa alle 21.30 del 15 febbraio 1898. Dopo, le munizioni continuarono a scoppiare per diverse ore.
Il Maine restò semiaffondato nel porto di La Habana fino al 1911 quando fu portato a galla e venne aperta un’indagine, la seconda, sulla sua distruzione. Anche questa seconda indagine venne tirata per le lunghe, ma rimase inconclusa.
Dopo quest’analisi la nave venne sommersa nella sua tomba definitiva davanti alle coste di Cuba e se ne ritiene impossibile il recupero.
E nessuno poté provare prima le cause delle esplosioni.
Ci sono però delle teorie, alcune manipolate dagli storici per adattare le loro spiegazioni alla guerra che i cubani definiscono "Spagnola-cubana-nordamericana".
E’ confermato che furono due le esplosioni iniziali del Maine. La prima fu di origine sconosciuta e ne provocò un’altra in uno dei magazzini delle munizioni del Maine, dove si tenevano proiettili a-14m e polvere.
Il comandante Sigsbee disse in un rapporto al Governo di Washington che qualsiasi conclusione che venisse riferita all’opinione pubblica avrebbe dovuto attendere indagini accurate.
Il Presidente McKinley nominò una commissione di ufficiali navali per condurre questa indagine. Dopo aver esaminato le condizioni dell’incidente e le dichiarazioni dei sopravvissuti, questa concluse che la nave era stata distrutta da una mina esterna.
Tuttavia, nel 1911 i sommozzatori non riuscirono a trovare tracce del collocamento di un tale manufatto.
Quando la commissione fornì il risultato, diverse settimane dopo il disastro, le autorità spagnole assicurarono che questo era accaduto per un incidente all’interno della corazzata.
Questa opinione non venne tenuta in considerazione a causa degli interessi politici presenti negli Stati Uniti.
A metà della decade degli anni ‘70 venne riaperta una terza indagine senza alcuna conclusione sull’origine della prima e misteriosa esplosione.
Gli esperti che sostengono la teoria dell’incidente indicano che l’origine del primo scoppio poteva trovarsi nei depositi di carbone della sala macchine della corazzata, depositi che erano separati dalle munizioni soltanto da una sottile parete in ferro.
Questo era un difetto che presentavano praticamente tutti le navi del tipo del Maine nella marina nordamericana dell’epoca.
In accordo con i testimoni presenti, la prima esplosione suonò come uno sparo, anche se molto più forte e aprì un varco che permise all’acqua di entrare nella nave.
La seconda fu molto più intensa e prolungata e il resto delle deflagrazioni avvenne per simpatia.
A prescindere dalle scarse prove tecniche esistenti, gli esperti che hanno studiato la questione indicano che l’equipaggio del Maine era attento alla possibilità che si collocasse una mina, per le tensioni politiche che c’erano a Cuba in quel momento.
Arrivando a La Habana, il comandante Sigsbee chiese che la sua nave occupasse nel molo il posto della nave da guerra spagnola Alfonso XII. Questa non poté essere spostata e il Maine ormeggiò in un’altra area sotto l’attenta vigilanza del suo equipaggio.
Avvennero altri incidenti che mantennero costante questa situazione di allerta, tra gli altri il passaggio vicino alla corazzata di piccoli battelli e cartelli ostili ai nordamericani comparsi nella zona.
Ciò nonostante la nave rimase al suo posto per diverse settimana senza essere molestata.
I testimoni oculari e gli investigatori riferirono testimonianze portanti a conclusioni contrarie alla teoria della mina.
Non si notarono colonne d’acqua tipiche in questi casi, il rumore del primo scoppio fu descritto come acuto, come lo sparo di un fucile e non risultò decimata nell’incidente una quantità apprezzabile di pesci.
Commissioni investigatrici sia della Spagna che degli Stati Uniti si sono allontanate assieme dalla teoria della mina e si sono avvicinate a quella dell’incidente.
Ciò scarterebbe la possibilità che la Spagna avesse sferrato un’aggressione, indipendentemente dal fatto che a Madrid, come fu provato in seguito esaurientemente, non conveniva una guerra come quella che fu costretta a condurre.
Alcuni storici hanno suggerito che Washington avesse potuto "autoaggredirsi" per la decisione di combattere gli spagnoli, però quel pretesto non era affatto necessario se si ascoltava la spaventosa campagna della stampa nordamericana favorevole a castigare la Spagna e la certa propensione di McKinley di compiacere l’opinione pubblica così ammaestrata.
Gli insorti cubani, da parte loro, conducevano la loro guerra di indipendenza nei campi, erano in una fase francamente vittoriosa e non li interessò mai l’entrata degli Stati Uniti in un conflitto che potevano vincere da soli.
Nemmeno avevano i mezzi tecnici per un siffatto attacco.

Theodore Roosevelt, assistente del Segretario di Stato dell’esercito nordamericano all’epoca del luttuoso affondamento del Maine e in seguito Presidente del Paese, ammise pubblicamente che un incidente sarebbe stato possibile.
Anche John Long, all’epoca capo di Roosevelt e segretario dell’esercito, prese in considerazione una simile teoria.
Tutti le navi con propulsione a vapore a quei tempi erano in pericolo di essere soggette a esplosioni a causa della possibile combustione spontanea della polvere di carbone che, in navi quali il Maine si depositava nei "bunkers".
Una volta dispersa nell’aria, a certe condizioni di umidità e di temperatura, questa polvere diventava volatile.
Navi simili al Maine come l’Oregon, la Brooklyn, la New York e la Cincinnati avevano avuto incendi nei bunkers.
Le conclusioni sembrano allora mirare a un’esplosione interna, tenendo conto della ridotta conoscenza di come restarono piegate le grosse pareti d’acciaio della nave e forse del risultato della combinazione tra una combustione della polvere di carbone e una cattiva progettazione delle strutture dei depositi.
Quale che sia la verità, gli avvenimenti fondamentali della storia non ritornano per confermare o meno una teoria.
Il mondo fu diverso dopo l’esplosione del Maine tanto per gli Stati Uniti quanto per la Spagna e per Cuba e si aprirono distinti cammini verso il futuro per coloro che il 15 febbraio 1898 erano in lotta.
Cuba, Portorico e le Filippine passarono sotto la dominazione degli Stati Uniti che con la guerra contro la Spagna si confermarono come una possente e influente potenza non solo in America ma anche proiettata verso l’Europa.
La potenza marittima spagnola fu ridotta in polvere dopo le cruente battaglie navali.
Anche il controllo coloniale ispanico rimase devastato, irrecuperabile.
Per Cuba si aprì un destino incerto.
Al momento dello scoppio del Maine, il generale Calixto García e i suoi ufficiali tenevano in scacco le forze spagnole che occupavano il territorio cubano.
Il controllo di Madrid su "la sempre fedele isola di Cuba" era logoro e malconcio, senza speranza di continuare a mantenersi a galla.
Contrariamente a quanto si possa pensare, l’intervento nordamericano nell’isola caraibica non significò per i cubani l’indipendenza, ma si aprì un rapporto con la potenza del nord pieno di ambiguità, di raggiri e di sfiducia.
La Repubblica Cubana nata il 20 maggio 1902 era legata a condizioni espresse dall’emendamento Platt che garantiva il diritto degli Stati Uniti di intervenire nell’Isola per spegnere quello che da Washington si riteneva un incendio politico e sociale.
Benché l’Emendamento Platt sia restato per la strada, con gli anni la tensione tra il nazionalismo cubano e il potere statunitense continuò ad alimentarsi per scoppiare con molta più forza del Maine nella Rivoluzione iniziata il primo gennaio 1959 sotto il comando di Fidel Castro.