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Temazcal, un bagno americano che cura
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settembre 2002 – Pietre vulcaniche di tezontle, inalazioni e massaggi con piante medicinali o aromatiche come il rosmarino, canti rituali e un desiderio infinito di lasciare dietro di sé le cose maligne, costituiranno le premesse fondamentali affinché il bagno del temazcal rafforzi lo spirito e il corpo.
Questa antica tradizione era rimasta un po’ nella memoria dei popoli messicani senza legami con l’affanno quotidiano, ma questa situazione dovrà cambiare. Lo stato di Tlaxcala, nella regione centro-orientale del paese, si è sentito coinvolto da un gruppo di esperti, che hanno fatto raccomandazioni per reintrodurla, in modo sperimentale, nella comunità di Reforma, come pratica abituale degli abitanti.
Si tratta di un’usanza pre-ispanica, la cui finalità, oltre il suo aspetto igienico, è quella di favorire l’equilibrio emotivo e di migliorare la circolazione dl sangue, di far scendere di peso, di aiutare la respirazione, di ridurre le disfunzioni epatiche, come pure di depurare dalle tossine e dagli elementi nocivi alla salute.
Quanto tramandato oralmente nei secoli, afferma che questi bagni costruiti in argilla o con rami in forma circolare come un igloo, in cui possono stare da 9 a 15 persone, rappresentano il ventre materno, dove Ometeotl, Dio della dualità nel sua aspetto femminile, per mezzo dell’acqua e del calore ci fornirà l’innocenza perduta dopo la nascita.
Il temazcal divenne generalizzato tra le culture mesoamericane e in certi posti del Sud America, essendo stato rinvenuto in resti archeologici a Palenque, in Messico, e a Piedras Negras in Guatemala. Tuttavia, la versione messicana è caratteristica, perché sopra le rocce calde viene versata un’infusione di piante medicinali, che producono vapori di grande effetto, che viene diffusa nel recinto con un ramo di erbe aromatiche fresche.
Il bagno di vapore è una delle tante versioni che vengono fatte ad altre latitudini per sottoporre il corpo umano a condizioni controllate di estrema temperatura per ristabilire l’organismo e la mente.

Grandi alluvioni in Messico
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agosto 2002 – Almeno 14 persone sono morte in Messico per lo straripamento di bacini, a causa delle forti piogge torrenziali, che hanno provocato una falla alla diga di Los Dolores, nel municipio di San Luis de Potosí. Un’ondata d’acqua ha abbattuto 3.000 case di mattoni d’argilla, fino alle fondamenta, inondando anche il municipio confinante di Villa de Reyes, a circa 350 dalla capitale. Circa 2.000 persone sono rimaste danneggiate, secondo le autorità.

In Messico un altro conflitto per la terra
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agosto 2002 – Gli abitanti di Acapulco, nello stato di Guerrero, protestano contro l’espropriazione di appezzamenti agricoli a favore di potenti aziende turistiche. Decine di comunità agresti di diversi punti del territorio nazionale, tra le quali si distingue San Salvador Atenco, appoggiano la causa dei loro simili di Acapulco, qualcosa molto importante, secondo gli esperti poiché ad Atenco i contadini erano riusciti a fermare un esproprio di terre. Nel 1999 per una sentenza del Tribunale Supremo di Giustizia della Nazione, la Segreteria della Riforma Agraria riuscì a consegnare i terreni attualmente in disputa ad Acapulco ai contadini, ma in quella data imprenditori di Tres Vidas en La Playa e di Playa Encantada risultarono come proprietari di oltre 600 ettari.

Il Fronte Zapatista di Liberazione Nazionale e i contadini si oppongono alla costruzione di un aeroporto
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luglio 2002 – Il Fronte Zapatista di Liberazione Nazionale (FZLN), braccio politico del ribelle Esercito Zapatista (FZLN), si è unito alle oltre 20 organizzazioni civili che appoggiano i contadini che si oppongono alla costruzione di un aeroporto nella periferia di Città del Messico. Una grande manifestazione di protesta, contro l’esecuzione dell’opera, si è concentrata a metà di questa settimana nel Zócalo di Città del Messico e si è conclusa alla residenza presidenziale di Los Pinos. Questa marcia è stata effettuata per appoggiare i contadini che si sono opposti all’indennizzo governativo di 60 centesimi di dollaro al metro quadro delle loro terre di coltivazione, il cui obiettivo finale è quello della costruzione di una pista per gli aerei. Il Consiglio Generale di Sciopero della UNAM, il Fronte Popolare Francisco Villa, il Movimento Regionale Indipendente, l’Associazione Nazionale degli Avvocati Democratici (ANAD) e ora l’FZLN sono le principali organizzazioni a fianco dei contadini che hanno sporto denuncia.

La maggior parte dei messicani delusa per l’evoluzione nazionale
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luglio 2002 – Mediante un’inchiesta del settimanale messicano ‘Proceso’ è stato reso noto che sei messicani su dieci si sentono delusi politicamente a due anni dall’entrata in carica del Presidente del loro paese, Vicente Fox. Il 46 % degli intervistati si sente deluso, il 14 % parzialmente deluso e il 27 % ha detto, tuttavia, di essere contento dell’attuale Governo. L’82 % ha confessato che due anni fa, quando Fox è diventato Presidente, credeva che il paese andasse in una situazione migliore. Tra i delusi, l’11 % ha valutato che le cose continueranno allo stesso modo, mentre il 7 % che peggioreranno ancora.. Il 66 % aveva pensato, tempo fa, che la propria situazione personale sarebbe migliorata con il cambio di regime, il 29 % che tutto sarebbe rimasto uguale e il 5 % che ci sarebbe stato un peggioramento.

Vertice per il piano regionale di sviluppo
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luglio 2002 – Il Messico e sette paesi dell’America Centrale, in una riunione sul Caribe messicano, hanno dato impulso al Piano Puebla-Panama, un’iniziativa di sviluppo combattuta dagli attivisti sociali e dai guerriglieri.
I governi partecipanti hanno spiegato che il Piano Puebla-Panama (PPP) è stato lanciato da un anno in previsione di beneficiare 64 milioni di persone che vivono in una zona di un milione di chilometri quadrati e che comprende nove stati del sud-est messicano e Belize, Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Honduras, Nicaragua e Panama.
Invece, due organizzazioni ribelli messicane – l’Esercito Zapatista di Liberazione e l’Esercito Popolare Rivoluzionario – e diversi intellettuali segnalano che si tratta di un piano di svendita e neoliberista, dal quale otterranno vantaggi solamente i grandi capitalisti e le aziende multinazionali.
Comprendendo lo sfruttamento regionale delle risorse naturali, gli appoggi produttivi, interconnessioni elettriche e di strade e promozione commerciale, tra le altre cose, il noto piano delle tre P non si è levato in volo per mancanza di fondi e di progetti formalizzati.
Un portavoce della Commissione di Finanziamento del PPP ha indicato che finora sono stati ottenuti 4.000 milioni di dollari, con il sostegno di organismi multilaterali come la Banca Interamericana di Sviluppo.
Intanto, mentre i governanti del Messico e dell’America Centrale discutevano nel sud-orientale stato messicani di Veracruz, sulla costa del Golfo del Messico si sono riuniti i rappresentanti dei gruppi civili che si oppongono al PPP, per definire un piano alternativo a quello dei Governi.
Il PPP, che è stato tracciato senza consultare le comunità interessate, non rispetta né le persone né l’ambiente con il fine di attirare gli investimenti delle aziende multinazionali, ha segnalato Hilda Salazar, rappresentante della Rete Messicana di Azione per il Libero Commercio, organizzatrice della riunione di Veracruz.
Il poeta messicano Juan Bañuelos ha considerato che il PPP, che riceve l’appoggio di diverse agenzie dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, è stato disegnato per "trasformare le nostre nazioni, attraverso aziende straniere, in semplici zone franche industriali".

Il piano Puebla-Panama nel mirino dell’America Centrale
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giugno 2002 – Promosso dal Governo del Messico come via ideale di sviluppo per il sud del paese e dell’America Centrale e respinto dai gruppi sociali, il Piano Puebla-Panama ha occupato uno spazio importante di dibattito tra i parlamentari della regione. Durante varie giornate di sessione effettuate a Merida, capitale dello stato sud-orientale dello Yucatán, i parlamentari centroamericani hanno esaminato il progetto che dovrà, secondo le loro considerazioni, stimolare gli investimenti per la costruzione di ferrovie, gasdotti, porti e aeroporti con finanziamenti locali e crediti di enti internazionali. A questo appuntamento hanno partecipato, inoltre, alcuni Presidenti delle zone invitate al V Vertice del Meccanismo di Dialogo e Concertazione Tuxtla Messico-Centroamerica, il cui tema centrale è stato il cosiddetto Piano delle Tre P.

Cause apparenti e reali
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giugno 2002 – I disaccordi sullo sfruttamento e sul possesso della terra sono stati le cause apparenti del recente massacro di 26 contadini nel sud del Messico, anche se la vera radice di quanto accaduto pare risalga alle origini stesse delle disuguaglianze sociali. La povertà è la principale imputata.
Santiago Xochiltepec, piccolo villaggio di circa 800 abitanti dello stato di Oaxaca, ha perso tragicamente, lo scorso 31 maggio, 26 dei suoi agricoltori e boscaioli, crivellati dalle pallottole.
Il processo in corso contro 16 sospettati, anche loro contadini della vicina località di Santo Domingo Teojomulco, ha scatenato un’ampia polemica, dopo che gli arrestati e i loro rappresentanti legali negano qualsiasi vincolo con quanto accaduto.
Così, quanto successo ha "aperto la piaga" delle disparità messicane tra le zone rurali e quelle urbane, dovute alla differenza di sviluppo tra le due e alla diversa attenzione rivolta a uno o all’altro ambiente.
Le autorità di Oaxaca hanno serie preoccupazioni che in futuro si scatenino altri simili scontri, dovuti all’esistenza di vecchie dispute per le terre tra diverse fattorie e contadini individuali. La municipalità non ha potuto mediare su 515 contrasti territoriali.
In vista di proteggere la popolazione a partire da quanto accaduto recentemente, è stata disposta la creazione di una Base di Operazioni Miste (BOM), composta dall’Esercito e dalla Polizia statale e federale.
Queste sono solo azioni isolate che hanno la peculiarità di catalizzare problemi nazionali acuti, come la perdita annuale di 11 milioni di ettari di terra coltivabile, aggravando la disoccupazione e le condizioni di vita.
L’attività agricola genera in Messico il 6 % del Prodotto Interno Lordo (PIL). Inoltre il 40 % delle entrate dell’industria manifatturiera si nutre di prodotti agro-zootecnici, fatto che dà una dimensione al ruolo di questo settore.
Oltre 25 milioni di persone vivono in zone rurali, quasi la quarta parte della popolazione del paese; di queste, 5 milioni si dedicano a produzioni agro-zootecniche.
Ma, nonostante il suo significato economico, la campagna mostra un’alta concentrazione di povertà: 14 milioni di esseri umani sono poveri (56 %) e 11 milioni vivono in estrema povertà. Oaxaca non è un’eccezione, ma è la norma.

In cerca di un sapere egualitario
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novembre 2001 - L’investimento dell’8% del Prodotto Interno Lordo (PIL) messicano nel suo sistema di educazione pubblica dovrà migliorare le condizioni presenti e future del settore, tema di costante preoccupazione e discussione nel paese.
Il Messico, a detta del suo presidente Vicente Fox, affronta la sfida di trasformarsi in una nazione competitiva e di successo, e per riuscirci è necessario creare una cultura della scienza e della tecnologia che arrivi a tutti in modo uguale.
Una recente ricerca dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per la Scienza, l’Educazione e la Cultura (UNESCO), ha dimostrato che il Messico ha un alto tasso di abbandono scolare primario e secondario, così come un’insufficiente quantità di posti di lavoro per i nuovi laureati o diplomati.
Anche se i due problemi corrispondono a facce distinte della realtà messicana, esiste un denominatore comune che passa per il settore educativo.
Gli esperti affermano che, senza l’utilizzo di risorse umane di alto livello, sarà praticamente impossibile che questo paese dell’America del Nord aumenti il numero dei suoi ricercatori occupati in aziende medie e piccole, e quindi i suoi indici economici.
Si consideri anche che, senza una formazione totale della sua infanzia ed adolescenza, sarà poco meno che improbabile inserire il Messico nel mondo dinamico delle scoperte e correnti scientifiche.
Col proposito di modificare la strategia delle poche assegnazioni delle risorse economiche al sistema dell’educazione pubblica, il Governo messicano ha deciso di ristrutturare, nel periodo 2001-2006, i preventivi a favore dei cosiddetti ministeri improduttivi, tra i quali vi è quello della cultura.
I differenti gruppi parlamentari alla Camera dei Deputati si sono uniti per un progetto che alla fine assicurerà, almeno in teoria, a ogni cittadino l’accesso alle cognizioni, sia umanistiche sia scientifiche e tecnologiche.
Un'altra delle questioni centrali di questo argomento si riferisce alla natura e qualità delle offerte docenti che dovranno concentrarsi più per formare che per informare, com’è successo tradizionalmente in Messico.
Le voci di prestigiosi intellettuali si sono unite al coro dei deputati per sostenere un avvicinamento più giusto al sistema di educazione e, una volta dentro, che questo riconosca gli individui come parte di un processo sociale dal quale si emanino doveri, ma anche diritti.
Tra le rivendicazioni fondamentali per l’educazione messicana vi sono il miglioramento economico delle condizioni di retribuzione e di lavoro degli insegnanti, i quali non ricevono mai nulla di direttamente proporzionato al valore del loro lavoro.
Per molti maestri, educare ha smesso di essere uno stimolo e questo va considerato, secondo quanto espresso dalla Camera dei Deputati, come la premessa fondamentale di qualsiasi rivoluzione educativa.

1800 messicani uccisi dalla politica migratoria degli Stati Uniti
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ottobre 2001 - A sette anni dall’introduzione dell’Operativo di Sorveglianza alla frontiera degli Stati Uniti, il Messico riporta un bilancio di 1800 morti come conseguenza dell’inasprimento e dell’ostilità della politica dell’immigrazione degli Stati Uniti.
Messo in discussione e rifiutato dalle Organizzazioni Non Governative, il meccanismo di vigilanza è stato creato nel 1994 e dotato di potenti sistemi tecnologici per individuare e arrestare le persone che cercavano di dirigersi senza documenti verso gli Stati Uniti.
Per Roberto Martínez, direttore del Comitato dei Servizi degli Amici Americani in California, "il Guardian ha provocato una vera tragedia umana, il cui bilancio recente è il comunicato di 325 messicani periti nell’anno in corso.
A sua volta, la direttrice della Fondazione di Assistenza Rurale Legale della California, Claudia Smith, ha manifestato la sua opposizione alle misure di Washington, le quali – ha detto – hanno reso impossibile il passaggio da zone urbane e hanno incrementato il flusso migratorio verso i monti.
Secondo la Smith, ci sono ancora centinaia di cadaveri da scoprire nelle alture e nel deserto, dove la temperatura raggiunge i 50 °C in estate.
Autorità nordamericane hanno riconosciuto che nei luoghi indicati dalla responsabile del gruppo difensore degli emigranti, possono esserci vittime non identificate ogni volta che gli agenti della Pattuglia di Frontiera hanno localizzato resti umani in zone distanti dalle strade.
A giudizio di Martínez e della Smith, "la politica restrittiva degli Stati Uniti e le imposizioni di ostacoli hanno complicato il sistema di traffico e obbligato ad abbandonare la pratica di attraversare a nuoto il Río Bravo o di attraversare la frontiera in luoghi poco sorvegliati"
A seguito delle severe misure, i messicani illegali hanno cominciato a utilizzare vie più pericolose, soprattutto attraverso il deserto, dove i pericoli, in particolare, sembrano dovuti alle alte temperature, alla mancanza di acqua e alla non conoscenza dei tracciati che li porta a perdersi in zone aride.
Come conseguenza dell’esodo verso gli Stati Uniti, il Messico perde annualmente circa 300.000 persone. Secondo i dati divulgati qui, soltanto nell’anno 2000 nella zona limitrofa sono periti circa 500 messicani.
I denuncianti accusano gli Stati Uniti di mettere deliberatamente gli emigranti in pericolo mortale.
Secondo l’opinione della Smith, "non si tratta del fatto se esista il diritto di controllare la frontiera, si tratta del fatto che Washington ha abusato di questo diritto, ricorrendo a una strategia che massimizza il rischio di morte e produce centinaia di perdite all’anno".
Il tema dell’immigrazione fa parte di periodiche trattative tra le autorità degli Stati Uniti e del Messico, però finora non c’è nessun accordo concreto che metta fine alla situazione degli emigranti dall’altro lato e ordini in maniera legale le uscite verso gli Stati Uniti.

Gli zapatisti chiedono il riconoscimento della popolazione indigena
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marzo 2001 – L’agenzia di notizie Prensa Latina riferisce che dopo sette anni due mesi e sette giorni dall'inizio del conflitto armato nel sud-est messicano, i ribelli zapatisti sono arrivati lo scorso 12 marzo, disarmati, nel centro storico della capitale, per rivendicare il riconoscimento del popolo indigeno.
Più di 150.000 persone si sono trovate a El Zócalo nella capitale, dove si trova la piazza della Costituzione - sede del Palazzo Nazionale - per essere testimoni dello storico avvenimento dei ribelli che hanno presentato le proprie rivendicazioni, dopo aver percorso in 14 giorni dodici stati del paese.
Con il viso coperto da passamontagna neri, berretti verde oliva e uniformi color caffè, il subcomandante Marcos è apparso a El Zócalo insieme a 23 comandanti zapatisti, a bordo di un camion scoperto.
Da un palco situato di fronte al Palazzo Nazionale, vari comandanti dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) - insorto dal gennaio 1994 - tra i quali David, hanno dichiarato che il Governo del Presidente Fox ha la possibilità di scelta tra una pace degna e giusta o una guerra contro i dieci milioni d'indigeni messicani.
In mezzo a una moltitudine che inneggiava al rivoluzionario Emiliano Zapata (1873-1919) e all'EZLN, il comandante David ha insistito presso l'Esecutivo affinché rispetti le tre richieste presentate dai ribelli come requisito per riannodare il dialogo sulla pace, accantonato dal settembre 1996.
Si è riferito in modo particolare, alla liberazione di tutti gli zapatisti in carcere e al ritiro dell'esercito da altre tre posizioni in Chiapas.
L'ultimo degli zapatisti a intervenire è stato il subcomandante Marcos, portavoce dell'EZLN, che ha ribadito che il movimento degli insorti non aspira al potere "ma solo ad alzare la voce per difendere i diritti dei dieci milioni di messicani che vivono nella miseria".
Importanti esponenti della letteratura e della politica, si sono riuniti per accompagnare i comandanti ribelli, che in due settimane hanno percorso più di tremila chilometri per raggiungere la capitale messicana.
Tra questi figuravano gli scrittori José Saramago (premio Nobel per la letteratura 1998) e Manuel Vázquez Montalbán, rispettivamente portoghese e spagnolo; Danielle Mitterand, vedova dell'ex presidente francese François Mitterand e l'intellettuale francese Alain Touraine.
Questa è stata la manifestazione più importante dalla partenza della carovana da San Cristóbal de las Casas, nel Chiapas, accompagnata da circa duemila persone sia messicane sia straniere.
Secondo l’agenzia Notimex, il Presidente Vicente Fox confida nel fatto che in questa settimana inizi il processo di pace per il Chiapas, attraverso il dialogo tra l'EZLN e il Congresso.
"Credo che questi accordi possano iniziare attraverso il Congresso. E’ qui che si inizia il processo di dialogo. In questo momento siamo pronti come Potere Esecutivo per risolvere le controversie con il dialogo", ha dichiarato il Presidente in un'intervista alla televisione messicana.
Fox ha affermato di essere disposto a "fare ciò che bisogna fare" per cominciare un vero processo di pace, "a favore dei dieci milioni d'indigeni repressi, discriminati e dimenticati".
Il Presidente ha già inviato al Congresso il disegno di legge indigena, ha ritirato quattro delle sette basi militari richieste dagli zapatisti e ha liberato lo scorso venerdì 77 ribelli prigionieri in Chiapas.

Senza cravatta ... e prepotente
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febbraio 2001 - Da quando Bush è arrivato in Messico si è tolto la cravatta, ha rimboccato le maniche della camicia e, sempre sorridente, si è atteggiato a cow-boy. Ha mangiato anche zuppa di tortillas, ha approvato con ghiotta espressione la carne arrosto alla tampiqueña, e prima della partenza è rimasto ad aspettare un cavallo puro sangue, per una cavalcata che non è stata effettuata, secondo quanto riportato dalle agenzia stampa.
In realtà, la permanenza di George Bush in Messico è durata appena otto ore, ma è stata minuziosamente preparata. Nemmeno il più piccolo dettaglio è stato lasciato al caso. Era al suo primo viaggio all’estero dopo aver ricevuto l’incarico di Presidente, e non è un segreto che nelle relazioni internazionali la sua ignoranza è molto maggiore di quello che - secondo i suoi critici più vicini - normalmente ha negli altri campi che come statista deve affrontare.
Tutto era stato preparato per evitargli complicazioni nell’incontro con il Presidente Vicente Fox, che si è tenuto nel Ranch San Cristóbal, di proprietà del suo anfitrione, che si trova nella città di León, capitale dello stato centrale di Guanajuato.
Per questo, praticamente, niente è stato posto sul ‘banco del dare’ né su quello ‘del ricevere’, in sostanza i colloqui si sono incentrati su una richiesta di un maggior impegno della nazione azteca contro il contrabbando di droga verso gli Stati Uniti e degli interessi nordamericani per il petrolio messicano, anche se non si sono mai menzionate le parole investire, comprare o altre equivalenti.
Così il Vertice dei Cow-Boys – come è stato definito in Messico - è trascorso in un ambiente deliberatamente informale dove il simbolico "pollo del riso con pollo" è finito sempre in intenzioni, in commissioni che raccomanderanno, studi, dichiarazioni di comprensione, generalità e … niente di concreto.
Un esempio è la tragedia di quasi sei milioni di messicani che vivono negli Stati Uniti paese e lì sono sfruttati, vessati e perseguitati data la loro condizione di immigrati illegali. Il suggerimento è stato che la situazione sia analizzata da un gruppo di alto livello da crearsi dai due paesi nel prossimo futuro. Ciò dovrà portare ad accordi nel breve e nel lungo periodo sul complicato argomento.
Altrettanto vaghi i risultati degli accordi sui temi energetici, commerciali e lotta contro il traffico di droga, aspetto quest'ultimo su cui il Presidente nordamericano ha incentrato la sua visita: che significa riconoscere tacitamente - anche se di malavoglia - che vi è traffico di stupefacenti verso gli Stati Uniti perché è lì dove esiste il più grande mercato del mondo.
Mentre il Presidente Fox riceveva caldamente il suo omologo nordamericano, sia sulla stampa messicana sia su quella statunitense si affrontava il tema delle relazioni tra i due paesi e fino allo stesso incontro con un chiaro scetticismo.
Per esempio il quotidiano ‘Milenio’ forniva a Bush alcuni dati sul paese che visitava: 42 milioni di poveri, 160 programmi sociali svaniti e con doppioni, il 50 % dei posti di lavoro nell’economia sommersa; secondo paese come numero di emigranti in America, dopo la Giamaica, e con un tasso di povertà che è quattro volte più di quella di paesi con ricchezza equivalente.
A Washington, l'influente quotidiano ‘US Today’ ha scritto con crudezza su quello che forse sarà il più elogiato successo delle relazioni tra i due paesi: il Trattato di Libero Commercio (TLC), del quale fa anche parte il Canada.
E' aumentato il commercio tra gli Stati Uniti e il Messico - prospetta il quotidiano - ma economicamente e socialmente ha ampliato l'abisso già esistente tra i più ricchi e i più poveri dei due paesi e ha provocato un boom nella costruzione di fabbriche alla frontiera messicana, che ha portato prosperità al Messico, ma ha incanalato i profitti in strettissime vie.
Oggi i ricchi in Messico sono più ricchi e il paese conta tre volte più miliardari di quanti ce n'erano prima del TLC, ma sono anche aumentati i messicani che vivono al di sotto della soglia di povertà rispetto a quanti ve n'erano all'inizio degli anni ‘80, perciò questo modello di relazioni non può per nulla essere di esempio, ha commentato il quotidiano che è il più letto negli Stati Uniti e che nulla ha di socialista, ne ha simpatie per le idee della sinistra.
Forse l'elemento della visita che ha più irritato e deluso l'opinione pubblica messicana, è stata la mancanza di tatto di Bush nell'ordinare un attacco aereo contro l'Irak, proprio dalla casa del Presidente del Messico, un paese che fino a oggi si è opposto categoricamente all'uso della forza nelle relazioni internazionali.
Ciò ha chiarito il fatto per cui la prima visita di Bush a un paese straniero è stata in una nazione latinoamericana, più che per l’interesse di sviluppare nuove relazioni con questo continente, come un chiaro segnale del fatto che l’impero aspira a riconquistare ciò che considera un suo tradizionale feudo americano, ora assediato da europei e asiatici.
Perciò è evidente che, malgrado si tolga la cravatta, rimbocchi le maniche della camicia e mangi i cibi tradizionali messicani, Bush continuerà la tradizionale linea politica prepotente e dominatrice da sempre seguita dalla grande potenza del Nord nelle relazioni con chi continua a non considerare in nessun modo suo uguale.

Vicente Fox nomina il Governo
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dicembre 2000 - L’agenzia EFE riferisce che il Presidente eletto del Messico, Vicente Fox, si è circondato di una squadra pluralista, tecnica e con esperienza nel settore privato per guidare la politica del paese durante i prossimi sei anni.
Fox, che assume la presidenza il 1° dicembre del corrente anno, ha mantenuto l’incertezza fino all’ultimo nel presentare il suo Governo per poi proclamare i responsabili della Sicurezza e della Giustizia.
Il Presidente eletto ha mostrato la sua squadra in tre fasi, rompendo la tradizione del Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI), che aveva l’abitudine di designare il Governo un giorno prima della presa in carica.
Economia, Sviluppo Sociale e Sicurezza sono i tre pilastri del gabinetto con cui Fox vuole mantenere i suoi impegni elettorali.
La squadra si avvarrà di un coordinatore per ogni area, strettamente legato alla presidenza, e di 18 ministri, dei quali poco più del 20 % proviene da Azione Nazionale, il partito di Fox.
In materia economica scommette sul sostegno all’iniziativa privata e sull’impulso di una riforma fiscale per aumentare gli introiti pubblici e arrestare la disuguaglianza, uno dei principali problemi del Messico.
Per ottenere questo, ha nominato Eduardo Sojo, una delle sue "mani destre" nel governo di Guanajuato, coordinatore dei Consiglieri di Politiche Pubbliche.
Sojo si appoggerà ai titolari dell’Economia, Luis Ernesto Derbez, ex funzionario della Banca Mondiale, e delle Finanze, Francisco Gil Díaz, con una lunga carriera in amministrazioni del PRI ed ex-direttore generale della compagnia telefonica Avantel.
Molti analisti sostengono che la strategia di Fox è un avallo per l’investimento straniero e lo sviluppo, specialmente di fronte ai buoni risultati macroeconomici con cui si congeda l’amministrazione del presidente Ernesto Zedillo.
Il portafoglio degli Esteri andrà allo scrittore Jorge Castañeda, che, sebbene abbia sviluppato gran parte della sua carriera negli Stati Uniti, ha duramente criticato la politica statunitense verso il Messico.
Castañeda, figlio dell’ex-primo ministro del presidente del PRI José López Portillo (1976-1982), ha una vasta conoscenza della politica messicana ed è stato consigliere di Cuahtemoc Cárdenas nella campagna del 1994.
Il coordinatore dello Sviluppo Sociale, José Sarukhn, ex-rettore dell’Università Nazionale Autonoma del Messico (UNAM) e, secondo i media locali, raccomandato da diverse imprese "cacciatrici di talenti" che hanno collaborato con Fox, avrà il difficile compito di lottare contro l’emarginazione.
Nella squadra figura anche l’Incaricato per la Pace nel Chiapas, Luis Héctor Alvarez, ex dirigente del PAN ed ex membro della Commissione Legislativa che ha fallito nel suo tentativo di risolvere il conflitto con la guerriglia zapatista durante il mandato di Zedillo.
In politica interna, Fox è ricorso a Santiago Creel, ex candidato del PAN all’incarico di sindaco della capitale, e ad Alejandro Gertz, attuale responsabile della Sicurezza nel Distretto Federale (governatore tramite la sinistra):
L’attuale procuratore della Giustizia Militare, Rafael Macedo de la Concha, noto per il suo pugno di ferro contro i militari accusati di corruzione e narcotraffico, si occuperà della Procura Generale della Repubblica.
La presenza femminile è data da tre ministre su un totale di 18 Ministeri e da una coordinatrice della Comunicazione, Martha Sahagún.
Leticia Navarro, dirigente del gruppo Gillette, si occuperà del Turismo, Josefina Vázquez, deputata del PAN, dello Sviluppo, e il magistrato María Teresa Herrera si farà carico della Riforma Agraria.

Le relazioni con Cuba saranno mantenute e potenziate
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ottobre 2000 - Il presidente eletto del Messico, Vicente Fox, ha affermato che il suo Governo manterrà e potenzierà ulteriormente le relazioni con Cuba, in continuità con la politica attuata dal suo Paese da 41 anni a questa parte.
Intervistato da Prensa Latina nel corso di una conferenza stampa a Santiago del Cile, dove Fox ha partecipato a un incontro patrocinato dall’Organizzazione Democratico Cristiana d’America, il Presidente ha assicurato che il Messico non solo manterrà i rapporti bilaterali con La Habana, ma si impegnerà a stabilire "una relazione ancora più stretta con Cuba per continuare a lavorare allo sviluppo reciproco in tutti i settori chiave dei due Paesi".
A questo proposito, ha aggiunto che tra le due nazioni proseguiranno gli scambi relativi al settore dell’educazione, della cultura e della sanità.
"La nostra politica, così come è stato finora, sarà di collaborazione con Cuba" ha puntualizzato ancora Fox.

Vicente Fox nuovo presidente
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luglio 2000 – Il Messico si è svegliato il 3 luglio ancora sotto la sorpresa del trionfo alle urne del candidato alla presidenza Vicente Fox del conservatore Partito di Azione Nazionale (PAN), che ha battuto il Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI), al potere da 71 anni.
Lo scrutinio dell’84 % dei voti registrava il 43.71 % per il candidato del PAN e del verde Partito Ecologista del Messico, mentre il loro rivale del PRI, Francisco Labastida, riportava il 34.91 %, come riportato da Prensa Latina.
La stessa fonte ha aggiunto che secondo il rapporto del presidente dell’Istituto Federale Elettorale (IFE), José Wondelberg, il candidato di Alleanza per il Messico, Chauhtemoc Cárdenas, si trovava lontano dai suoi concorrenti con il 16,43% dei voti.
Dopo aver perso da tre anni la maggioranza alla Camera dei Deputati nelle elezioni federali, il PRI ha perso ora il controllo dello strategico Senato della Repubblica.
Dati ufficiali rivelano che l’Alleanza per il Cambiamento domina la Camera Bassa con 150 seggi, superando il PRI (125) e la coalizione di centrosinistra condotta da Cárdenas con solo 25 seggi.
Inoltre il PAN si profilava come probabile vincitore negli stati centrali di Morelos, fino a ora sotto controllo del PRI, e di Guanajuato, che era stato governato dall’attuale presidente eletto.
La stampa messicana ha messo in rilievo con grandi titoli e fotografie la vittoria del candidato del PAN, un ex imprenditore diventato politico che ha iniziato la sua campagna alla presidenza tre anni fa.
Secondo le cifre dell’IFE, Vicente Fox ha vinto in 22 dei 32 territori federali del paese, mentre il PRI ha trionfato in 8 e il PRD solamente in 2.
Il presidente Ernesto Zedillo ha manifestato la sua totale disponibilità a lavorare con il nuovo capo dell’esecutivo e ha annunciato una riunione "in tempi brevi" con Fox, che ha 58 anni di età.
Di fronte a una serrata competizione per occupare la residenza ufficiale di Los Pinos, Zedillo ha allontanato il fantasma del caos che alcuni candidati avevano previsto – tra questi il vincitore – riconoscendo rapidamente la vittoria di Fox su Labastida.
Il Presidente ha rivolto un messaggio alla nazione nel quale ha detto di avere ricevuto dall’IFE informazioni "sufficientemente valide" nel senso che il prossimo Presidente sarebbe stato Fox: "Mi sono messo in contatto telefonico con il vincitore per esprimergli le mie sincere felicitazioni per il suo successo elettorale", ha detto Zedillo.
L’attuale capo di stato concluderà il suo mandato il 1° dicembre come il tredicesimo presidente consecutivo che il PRI ha portato al potere nel Messico dal suo arrivo al governo nel 1929.
Zedillo ha detto che ha pure manifestato a Fox "l’assoluta disponibilità del Governo che presiede, al fine di collaborare da ora fino al 1° dicembre prossimo in tutti gli aspetti che siano importanti per il buon inizio della prossima amministrazione federale.
Prensa Latina ha informato che il processo elettorale è avvenuto con una grande affluenza di votanti e in assoluta tranquillità. Circa 59 milioni di messicani si sono recati alle urne per eleggere il nuovo Presidente e per rinnovare il Congresso dell’unione.

Safari sulla frontiera sud

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maggio 2000 - Qual è l'ultima moda tra i latifondisti dello stato americano dell'Arizona? Un safari da milionari per cacciare leoni nella savana africana? Una partita di caccia alla volpe come quelle degli aristocratici britannici nelle loro antiche contee? Risposta sbagliata. Il nuovo divertimento è l'inseguimento, armi in pugno, degli immigrati clandestini messicani.
Si tratta della più recente crisi sulla frontiera tra Stati Uniti e Messico, scatenatasi quando una settimana fa dei rancheros dell’Arizona hanno cominciato una cosiddetta caccia ai messicani che ogni giorno tentano di varcare illegalmente la frontiera.
In fuoristrada, con lampada molto forti, oppure a cavallo, in puro stile del selvaggio west, vanno all'inseguimento dei clandestini e li arrestano in qualsiasi modo, con violenza o senza, quest’ultimo caso meno probabile, tanto che vi sono già stati feriti e maltrattamenti.
Queste azioni sono state definite dalla signora Rosario Green, Ministro degli Esteri messicano, un "atto razzista, che viola tutte le norme di comportamento internazionali e di violazione dei diritti umani".
Il ministro ha informato che ha inviato una nota diplomatica a Doris Meissner, commissaria del Servizio nordamericano d'Immigrazione e Naturalizzazione (INS), sollecitandole di mettere fine a questi incidenti.
Nel suo strano sistema d'invocare la legge e di non applicarla, l'INS ha riconosciuto la sua "preoccupazione" per la sicurezza degli illegali che cadono in mano dei latifondisti armati.
Alcune agenzie stampa hanno commentato che la caccia ai clandestini, sembra concentrarsi nella contea di Cochise (Arizona), una regione che ha sperimentato un notevole incremento nella immigrazione illegale messicana.
Secondo cifre fornite dalla Fondazione per l'Assistenza Rurale Legale della California - che raggruppa otto organizzazioni dei due lati della frontiera - nel primo semestre di quest'anno sono morti 112 illegali nella zona limitrofa agli stati di California, Texas e Arizona.
Sembrerebbe che gli illegali preferiscano correre più rischi del necessario cambiando la via d'ingresso verso regioni montagnose o desertiche e affrontare la possibilità di morire di fame, di sete, di fatica piuttosto che la persecuzione da parte dei gruppi paramilitari.
La realtà è che sono dovuti ricorrere a queste vie pericolose dopo che gli Stati Uniti hanno costruito, lungo le principali città di frontiera, l'alto e metallico muro che tanto ha fatto parlare, specialmente dopo la caduta di altri muri.
Nel Texas, per esempio, il muro sostituisce la frontiera naturale, il Río Grande (come lo chiamano al nord), o Río Bravo (come lo hanno battezzato al sud, in onore dell'indipendentista Nicolás Bravo, che nel 1811 si era unito alle forze di Morelos), che era stata stabilita nel 1848 con il Trattato Guadalupe-Hidalgo dopo che il Messico perse la guerra contro gli Stati Uniti.
L'invasione permise ai vincitori di annettersi più di due milioni di chilometri quadrati di territorio messicano, quelli che attualmente formano gli stati dell'Arizona, della California, del Colorado, del Nuovo Messico, del Nevada, dell’Utah e parte del Wyoming.
Naturalmente, il muro è solo una parte del programma di militarizzazione della frontiera che fa capo a Washington. Denominata Operazione Gatekeeper, ha concentrato nella zona un numero senza precedenti di militari fin dal 1994.
Non solo la quantità della Polizia di Confine si è moltiplicata, ma conta su un modernissimo equipaggiamento di vigilanza, tra cui telecamere a infrarossi, a cui si somma, come è stato dichiarato a ‘Le Monde Diplomatique’, l'installazione, con aiuto del Pentagono, di sensori sismici che permettono di segnalare il minimo movimento.
Non c'è dubbio, il concetto di cacciare i messicani come animali unisce i brutali rancheros dell'Arizona agli operatori con i computer. La minima differenza è nella forma.
Mentre da un lato la Giunta dei Supervisori di Cochise ha approvato una risoluzione chiedendo alla governatrice dell'Arizona, Jane Dee Hull, che sia dispiegata nella zona la Guardia Nazionale, la Commissione dei Diritti Umani messicana ha formalmente sollecitato che osservatori delle Nazioni Unite visitino detta zona di frontiera.
Il razzismo esplicito non è una particolarità dei rancheros. La stessa Polizia di Confine è stata incolpata di usare gli stessi metodi.
Nel 1975, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha pronunciato un verdetto per cui l'aspetto ispanico di un guidatore e di un passeggero, non è sufficiente di per sé per giustificare la detenzione di un veicolo sotto il sospetto di contrabbando o di entrata illegale.
La decisione risponde, senza dubbio, al fatto che i latini sono sul punto di diventare il primo gruppo minoritario negli Stati Uniti. Nel 2005 saranno circa 38.1 milioni.
In Africa, la caccia ai leoni sta per essere proibita e quella alle volpi condannata in Inghilterra. Forse i safari lungo la frontiera sud stanno per avere i giorni contati.
Migliaia di bambini vivono nelle strade della capitale
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aprile 2000 - Secondo 'Casa Alianza', a Città del Messico circa 14.000 bambini, per lo più tra i 12 e i 15 anni, sopravvivono nelle strade, ha informato l'agenzia EFE il 19 aprile scorso.
Questi bambini sono figli della povertà, vengono da famiglie disintegrate, sono vittime di violenze familiari e abusi sessuali, sostiene Josè Manuel Capellin, direttore esecutivo che collabora con Casa Alianza per l'America Latina.
Ha aggiunto che Casa Alianza di Città del Messico si occupa mensilmente di 250 minori, dei quali il 20 % è portatore di AIDS e il 99 % è entrato in contatto con droghe come cocaina, colla o marijuana.
La scorsa settimana, Ana Botella, moglie del presidente del Governo spagnolo, José Maria Aznar, ha detto durante una visita a Casa Alianza, che "è preoccupante" la situazione dei bambini nelle strade del Messico e ha ricordato che migliaia di bambini in Brasile, Colombia e in paesi del Centro America vivono lo stesso dramma.
Oltre ai bambini che chiedono cibo e si drogano nelle strade, esiste un'altra fetta di popolazione infantile che si guadagna la vita lavorando giorno e notte, a dispetto di quanto stabilito dalla Costituzione della Repubblica: "E' proibito l'impiego per il lavoro di minori di 14 anni" e "Coloro che hanno più di 14 anni e meno di 16 avranno un limite di sei ore lavorative giornaliere".
Questi bambini sono parte del milione di bambini che lavorano in Messico, dei quali il 38 % sono venditori ambulanti, secondo uno studio fatto nel 1999 dal Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia (UNICEF) e dal Sistema Nazionale per lo Sviluppo Integrale della Famiglia.
L'indagine rivela che 8 bambini e bambine su 10 diventano lavoratori prima di compiere l'età legale di 14 anni e che la maggioranza dei ragazzi abbandona la famiglia in campagna per andarsene nelle grandi città.
Nelle strade di Città del Messico molti di questi bambini si guadagnano la vita vendendo fiori, dolci, giornali, ballando, facendo piroette, travestiti da pagliacci, lucidando scarpe, pulendo i parabrezza delle macchine o cantando una canzone popolare.

Washington continua a impiegare metodi rischiosi contro i clandestini
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gennaio 2000 - Secondo una comunicazione diffusa a Dallas dall’agenzia Notimex in data 4 gennaio, le autorità americane continuano a essere impegnate nell’intensificazione delle misure di controllo anti-immigrazione alla frontiera con il Messico, nonostante l’impiego di tali metodi abbia dato risultati negativi, mettendo anche a rischio la vita degli immigrati.
Quando nel 1994 gli Stati Uniti decisero di potenziare la vigilanza della frontiera con il Messico per arginare l’immigrazione clandestina, le autorità assicurarono che l’applicazione di queste misure avrebbe determinato una drastica riduzione del numero delle detenzioni.
Tuttavia, a cinque anni circa di distanza, gli agenti di frontiera detengono il 60% in più di clandestini, rispetto al periodo in cui la vigilanza lungo i 3000 chilometri e più di frontiera con il Messico ha incominciato a essere potenziata.
Le organizzazioni per la difesa dei Diritti Umani sottolineano come questo fatto sia la dimostrazione che le misure adottate, con costi per centinaia di milioni di dollari, mancano di funzionalità, dato che non hanno condotto a una diminuzione dell’immigrazione illegale.
Le autorità messicane insistono nel denunciare il trattamento poliziesco esercitato dagli Stati Uniti nei confronti di coloro che tentano di attraversare il confine, sostenendo che l’immigrazione rappresenta un fenomeno sociale, non delinquenziale, che deve essere affrontato sulla base della cooperazione.
Le autorità competenti americane assicurano dal canto loro che hanno ancora bisogno di tempo e di
un numero maggiore di agenti per stabilire un controllo definitivo sulla frontiera.
Nel 1999 la polizia di frontiera ha arrestato 1.537.000 persone, l’1.2 % in più rispetto all’anno precedente, quando gli immigranti arrestati sono stati 1.516.000. La cifra relativa al 1999 rappresenta un aumento del 57 % rispetto al 1994, quando la polizia fermò 979.000 clandestini.
L’intensificazione dei controlli è partita da El Paso, nello stato del Texas, con l’Operazione Blocco e ha successivamente interessato l’area di San Diego, in California, con l’Operazione Guardian, accusata da organizzazioni umanitarie di aver causato la morte di 443 messicani dall’inizio della sua attività.
Il potenziamento nell’impiego di uomini e mezzi è continuato nel 1995, quando in Arizona è scattata l’Operazione Salvaguardia e nel 1997 con l’Operazione Rio Grande nell’estremo sud est del Texas.
In seguito al rafforzamento della vigilanza il numero degli agenti di frontiera è praticamente triplicato; negli ultimi sei anni, infatti, la pattuglia è passata dai 2.746 effettivi del settembre 1993 ai quasi 9.000 del 1999.
L’incremento del personale e delle unità impiegate ha costretto i clandestini ad abbandonare le tradizionali vie di attraversamento del confine per avventurarsi su cammini nuovi e più pericolosi per raggiungere la vicina nazione del nord.
Adesso i clandestini devono cercare passaggi lontano dalle città, dove avevano accesso a vie più rapide e sicure, e spostarsi verso luoghi distanti, attraverso i deserti e le zone rurali dell’Arizona, del Texas e della California.
Nathan Seltzer, coordinatore del Programma di Monitoraggio degli abusi di cui è responsabile la polizia di confine nel Texas del sud, ha confermato che le diverse strategie anti-immigrazione hanno incrementato in maniera considerevole i rischi per la sicurezza dei clandestini.
"Abbiamo insistito nel denunciare il pericolo che insorge nel momento in cui queste persone sono costrette a cercare altri punti di attraversamento del confine, a volte a rischio della propria sicurezza", ha spiegato Seltzer.
Claudia Smith, della Fondazione di assistenza legale rurale, un’associazione che aiuta i lavoratori immigrati, ha ribadito che l’unico obiettivo raggiunto dall’Operazione Guardian è stato quello di far spostare l’ingresso dei clandestini verso zone ad alto rischio.