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Paraguayano guadagna un Nobel alternativo
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ottobre 2002 - L’avvocato ed educatore paraguayano Martín Almada ha ricevuto il Premio Nobel Alternativo, concesso dalla Fondazione Umanitaria Svedese per il Corretto Modo di Vita, per il suo coraggio e per i suoi persistenti sforzi per richiamare l’attenzione sulla tortura nel suo paese al tempo della dittatura militare. Nel 1992 aveva scoperto gli ‘Archivi del Terrore’, riguardanti la ‘Operazione Condor’, che coordinava i servizi repressivi delle dittature militari nel Cono Sud, e non ha dubitato nel divulgarli nonostante i pericoli per la sua vita.

Nuove proteste in Paraguay
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settembre 2002 – Una grande mobilitazione di lavoratori, imprenditori e contadini si è pronunciata in Paraguay contro le nuove misure economiche. Il rifiuto generale si è concentrato contro i nuovi aggiustamenti approvati dal Congresso, che contemplano un aumento dei prezzi dei servizi pubblici e di altre importanti imposte, come l’aumento della benzina e il pagamento dell’acqua potabile.

Proteste in Paraguay contro le privatizzazioni
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giugno 2002 – Migliaia di contadini, studenti e lavoratori continuano con le loro manifestazioni di protesta contro la deroga della legge 1615 che favorisce le privatizzazioni in questo paese, e in particolar modo il trapasso, il prossimo 14 giugno, della telefonia statale nelle mani di privati. Il popolo paraguayano protesta anche contro il crescente intervento militare nei dipartimenti di San Pedro, Misiones e Canindayu. Le principali strade di accesso per Asunción, la capitale, sono state occupate dai manifestanti che hanno dichiarato di insistere in questa forma di protesta fino alla convocazione di uno sciopero generale. Un decreto presidenziale ha fatto appello all’esercito a prendere tutte le misure necessarie per preservare l’ordine.

Si dimette il Ministro dell’Interno del Paraguay
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febbraio 2002 – Julio Fanego, Ministro dell’Interno del Paraguay, si è dimesso martedì 5 febbraio dichiarando che non era coinvolto nella sparizione di due prigionieri politici di appartenenza marxista, che sono stati, oltretutto, sottoposti a torture per oltre 13 giorni. Questa denuncia di complicità era stata formulata dai familiari di Juan Arrom e di Anuncio Martí, del Movimento Patria Libre (MPL), fatto per il quale il ministro avrebbe dovuto comparire davanti alla giustizia. I dirigenti sindacali hanno ottenuto di essere riscattati dalle loro famiglie.

Paese con un gran debito sociale
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dicembre 2001 - Domingo Laíno è un politico latino-americano che, come testimonia la sua barba quasi bianca, fa questo mestiere già da parecchio tempo.
Come Ambasciatore itinerante presso la Repubblica di Cuba, ha portato una lettera del Presidente della Repubblica del Paraguay per il Presidente Fidel Castro, in cui viene riconosciuta la solidarietà cubana nei confronti del suo paese.

Come definirebbe la situazione attuale del suo paese?
"In Paraguay c’è realmente una situazione di debito sociale che si può osservare soprattutto nell’area rurale, dove troviamo un deficit fortissimo della crescita specialmente in settori quali l’educazione e la salute. Per non parlare delle infrastrutture, acqua potabile e altro, che sono in una situazione deplorevole.
In questo momento siamo in negativo per quanto riguarda il Prodotto Interno Lordo. Ci sono problemi di estrema povertà e disuguaglianza.
C’è una distribuzione iniqua della ricchezza e non ci sono state soluzioni nella questione dei latifondi e piccoli fondi. La disoccupazione aumenta e oggi è tra il 25 e il 30 %. Crescono i lavoratori non regolamentati, ragazzi che negli angoli delle strade si offrono per pulire macchine, vendere caramelle o fare altro.
La situazione paraguaiana, così grave dal punto di vista sociale, si ritrova in altri paesi del Sud America. L’Argentina per esempio, si trova in una crisi estremamente grave. A tal punto che i campioni del neoliberismo, capeggiati dal più neoliberista di tutti, l’argentino Cavallo, sta portando avanti una politica di intervento che finisce addirittura nelle tasche delle persone.
E’ una crisi che riguarda non solo l’Argentina ma più genericamente la teoria economica neoliberista, che sta facendo acqua da tutte le parti.
In questo contesto, lavoriamo in cerca del consenso dei diversi movimenti politici, per trovare formule per la soluzione di problemi così gravi".

Qual è la valutazione, sua e del suo movimento politico, di ciò che non hanno vinto le elezioni presidenziali?
"Dobbiamo meditare molto serenamente. E’ vero, ci riuniamo per abbracciarci, per farci gli auguri, mai per sapere perché abbiamo perso le elezioni.
Questo è ciò che stiamo facendo in Paraguay. E vediamo che nei vari processi elettorali è salita la percentuale dei votanti da poco più del 20 % a un 32 % e ultimamente fino al 42 %.
In Paraguay esiste un partito principale, il Colorado, che esercita una politica di elargizioni molto efficiente, cioè ricorre alle cariche dell’amministrazione pubblica che sono molte in questo paese, per offrirle a coloro che danno il voto al partito ufficiale.
E’ uno degli espedienti che utilizzano per ottenere voti. Inoltre, esiste in Paraguay una mafia organizzata nata durante la dittatura e ancora presente. Naturalmente questo gruppo che opera ai margini della legge e che è molto ricco, è propenso a finanziare il partito ufficiale perché teme che l’opposizione possa controllarlo e limitarne i privilegi.
Vale a dire che il partito ufficiale in vista delle elezioni può contare su una gran quantità di persone e di soldi e avere quindi molta influenza.
Nella cosiddetta democrazia occidentale, l’aspetto economico si rivela sempre più importante per i risultati elettorali. Per esempio, io candidato presidenziale con pochi mezzi posso pagare, diciamo, trenta minuti di televisione per la mia campagna, chi possiede più soldi arriva a pagare otto ore.
Ci sono anche altre cause. Dobbiamo trovare un modo migliore per trasmettere il nostro messaggio alla gente".

Dove situa il Partito Liberale Radicale e il Cambiamento per la Liberazione?
Ci sono delle linee di tendenza. Direi che Cambiamento per la Liberazione è un partito riformista, progressista. Non direi oggi lo stesso per i dirigenti del Partito Liberale Radicale. Cioè, ci sono correnti diverse all’interno di uno stesso partito. Lo stesso Partito Colorado, ora al potere, ha al suo interno correnti conservatrici e altre progressiste, anche se minori".

Cosa ne pensa della presenza medica cubana in Paraguay?
Le posso dire che l’apprezziamo moltissimo. Ci sono due aspetti su cui poniamo la nostra attenzione e che apprezziamo particolarmente. Innanzitutto, ci sono a Cuba circa 400 studenti paraguaiani. Tutti vengono da aree rurali, quindi dalla popolazione più povera.
Se questi studenti non fossero venuti qui a Cuba, nella Scuola Latinoamericana di Scienze Mediche, oggi sarebbero ragazzi di strada o delinquenti.
Forse non potete immaginare l’effetto positivo, e che si diffonde, di una tale iniziativa di solidarietà da parte di Cuba nei confronti del Paraguay.
Per me è straordinario.
In secondo luogo, i medici cubani che vanno in Paraguay, non vanno in città né vivono in case lussuose e confortevoli. Stanno nelle periferie e aiutano i poveri.
E qualcosa che per noi ha molto valore: vanno lì con la volontà di prevenire le malattie, di andare tra le famiglie a istruire e a informare.
Anche per questo io sono qui. Sono Ambasciatore itinerante del Paraguay presso la Repubblica di Cuba. Questo legame deve essere rinsaldato e approfondito".

Ridotta della metà la mortalità materno-infantile
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maggio 2001 - In Paraguay sono in servizio un centinaio di medici cubani, per la maggior parte dislocati nelle aree periferiche del Paese, dove c'è carenza di strutture sanitarie. La collaborazione tra i due Paesi è stata ufficializzata dall'accordo siglato dai rappresentanti dei due Governi il 19 ottobre 1999, in occasione dell'incontro tra i Ministri della Sanità dei Paesi Latinoamericani che ha avuto luogo a La Habana.
La prima brigata di medici cubani ha incominciato a lavorare in Paraguay nel gennaio del 2000 e subito evidenti sono stati gli effetti positivi del suo lavoro sugli indici sanitari e nel campo della prevenzione, riconosciuti dalle autorità del paese e dalla popolazione, che ha potuto beneficiarne.
Fino al dicembre scorso, gli specialisti cubani avevano prestato assistenza per 166.557 visite e 1.253 parti, oltre ad aver effettuato altri 1.832 piccoli interventi chirurgici. Hanno inoltre svolto numerose attività di tipo educativo e formativo, destinate alla preparazione di infermiere, levatrici e promotori di salute. Basandosi sul principio di collaborazione attiva con le comunità, hanno favorito la creazione di gruppi di adolescenti, donne incinte e anziani con l'obiettivo di rafforzare l'educazione e l'assistenza sanitaria all'interno di quelle fasce sociali che sono inevitabilmente danneggiate dalla carenza di strutture sanitarie.
I medici cubani, che operavano inizialmente in 9 dei 17 dipartimenti del Paese, sono attualmente attivi in 14 aree, grazie all'appoggio di una seconda brigata giunta in Paraguay nel marzo scorso.
Uno degli obiettivi più importanti raggiunti con il contributo della collaborazione cubana è costituito dalla riduzione del 50 % della mortalità materno-infantile; a ciò si aggiungono una maggior diffusione dei metodi contraccettivi e un aumento del numero dei parti effettuati in strutture sanitarie, oltre a una maggiore frequenza e accuratezza dei controlli prenatali. Infine, grazie anche al supporto dei medici cubani, si è potuto estendere l'assistenza medica al 60 % della popolazione.
Il Programma Sanitario Integrale predisposto dal Governo cubano a favore dei Paesi in via di sviluppo permette inoltre a 300 giovani paraguaiani di studiare medicina a Cuba, insieme ad altre migliaia di studenti provenienti da 21 nazioni. A loro volta, allo stesso modo che in Paraguay, circa 2000 medici cubani compiono missioni di solidarietà in 13 Paesi di vari continenti.

Medici cubani in Paraguay: servizio d'urgenza a Curuguaty
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maggio 2001 - Il primo giorno uscirono per mangiare qualcosa. Andarono in un ristorante e il cameriere parlò loro in portoghese, credendoli brasiliani. Luis e Sergio, mulatto il primo e nero il secondo, gli spiegarono che erano medici cubani, venuti a lavorare a Curuguaty, Paraguay.
"Subito dopo il locale si riempì di gente. Non potevano crederlo e ancor meno che lo facessimo come volontari, come Che Guevara. Dovemmo rispondere a molte domande. Dopo decenni di dittatura, nella quale Cuba era stata presentata come un paese satanico, la gente era avida di sapere la verità. In seguito abbiamo conosciuto molti che sapevano della Rivoluzione."
Luis Alberto Acosta Villalobo, lavorava da dodici anni nel consultorio come medico condotto di Bahía Honda, nell'estremo occidente di Cuba, quando fu chiamato a far parte della brigata sanitaria in Paraguay. Prima si era offerto volontario in occasione del terremoto in Turchia e della guerra del Kosovo. Questo non è nulla di trascendentale tra i medici della più grande delle Antille, formati sia di un alto livello professionale sia di spirito umanitario.
Circa due mesi dopo la sua partenza per Curuguaty, è nata a Cuba la minore delle sue due figlie. "Ascolta", gli hanno detto al telefono: era il pianto della bambina, ansiosa del seno materno.
"Quando andai a casa e lo dissi a Sergio, fu tanta la sua emozione che mi allungò uno schiaffo, per poi stringermi in un abbraccio da orso siberiano che mi lasciò senza fiato".
Sergio Luis Darcourt Martínez ha a sua volta tre figli in patria. E' stato lui che ha affitto nella sua stanza le fotografie del piccolo Elián González (il bimbo sequestrato negli Stati Uniti dalla mafia cubanoamericana e dall'estrema destra di quel paese) - abbracciato a suo padre - Juan Miguel.
"Qui vi sono state giornate di molta simpatia per Cuba e per gli sforzi di tutto il nostro popolo per ottenere la liberazione di Eliancito e per il suo ritorno, con la famiglia nel paese natio. Vi sono ancora manifesti con la sua immagine sui muri della città, messi da mani amiche.
Stavo visitando un paziente quando degli abitanti, euforici, mi portarono la notizia. Mi venne un groppo alla gola e feci fatica a controllare le mie emozioni. Io qui sono pediatra e avevo lo studio pieno di bambini. Elián era salvo e io avevo altri piccoli da salvare".
Ambedue i medici esercitano la Medicina Generale Integrale, il che permette di supplire alle carenze di altre specializzazioni nell'ospedale di questa località del dipartimento di Canindeyú, confinante a est con il Brasile.
"Mi piace occuparmi dei bambini - commenta Sergio - e ogni volta che riesco a sottrarre una vita alla morte, maggiore è il desiderio di lavorare. Sono bambini i cui genitori non hanno risorse, cui bisogna dare ancor di più perché stanno cominciando a vivere. I loro familiari sono molto contenti di noi."
Ma non sempre la storia ha un lieto fine. E' frequente che i loro pazienti siano portati dal medico quando vi sono poche speranze. La miseria e la mancanza di cultura sanitaria portano al ripetersi di disgrazie come quella di un bimbo che morì per un'infezione ombelicale, diventata generale e mortale per mancanza di cure adeguate. Era nato da appena cinque giorni e il cubano stette due giorni al suo fianco, insieme al padre, facendo l'impossibile.
"Quell'uomo, nel mezzo del suo dolore, andò a Radio Curuguaty e parlò delle preoccupazioni e attenzioni dei medici cubani per salvare suo figlio. Ringraziò Cuba per aver mandato i suoi medici in luoghi tanto remoti del Paraguay".
Diversa è la vicenda di quella signora di 75 anni, la cui sorella ricorse alle cure del dottor Luis, appena arrivato.
"Non camminava da sei anni a causa di un'artrosi deformante. Le applicammo il trattamento che usiamo a Cuba, a base di vitamine, e in due settimane cominciò a fare i suoi primi passi".
Non stupisce quindi l'accettazione sociale degli antillani, ai quali ricorrono costantemente pazienti e amici. Sono tutti e due sportivi fanatici, ma qui non hanno molto tempo di giocare a calcio perché non passa molto tempo che vengono a prenderli al campo di calcio. Nella vita privata, Sergio cucina e Luis fa da aiutante, dopo che un'impiegata che aveva fornito l'amministrazione ha fatto fiasco nel preparare i piatti creoli come i fagioli neri, il congrí o la banana fritta in padella.
Il loro maggior merito lo riconosce il dottor Sosa, direttore dell'ospedale, adesso in via d'ampliamento, Con i cubani sono già quattro i medici che si occupano della popolazione, tra loro un chirurgo. Prima non venivano accettati pazienti, tutto era demandato ad Asunción, a Coronel Oviedo e anche in Brasile.
Il lavoro di Luis e Sergio è stato riconosciuto di risalto nell'ultimo Forum Nazionale di Scienza e Tecnica, evento nel quale tutti gli anni lo Stato cubano premia i migliori successi e progressi nei diversi settori.
Loro sono arrivati a Curuguaty a fine dicembre 1999 e già nel gennaio si è cominciato a implementare il servizio d'urgenza nell'ospedale.
"Cercammo il locale e cominciammo ad attrezzarlo: barella, lampada, trovammo un aspiratore, indispensabile per i casi di convulsioni, arresto cardiaco e parti difficoltosi. Incorporammo gli altri medici e infermieri, istituimmo un registro dei medicamenti, coinvolgendo l'Amministrazione e il Governo per la fornitura dei farmaci".
Tutto quello che illustra il dottor Luis Acosta Villalobo significa che Curuguaty da allora dispone di un servizio d'emergenza che funziona 24 ore il giorno, sempre con un medico di guardia. Ciò implica che sono aumentati le accettazioni, gli interventi chirurgici e sono diminuiti l'invio presso altri centri. Inoltre è stato creato un servizio di neonatologia, la cui importanza si evince dal fatto che dei 13 parti effettuati, sette hanno avuto bisogno di rianimazione.
In mancanza di una banca del sangue, Luis ha donato il suo in due occasioni, l'ultima a una ragazza con cancro all'utero diagnosticato in tempo e che dopo essere stata operata è ora fuori pericolo. Si occupa inoltre di numerose comunità, molte delle quali indie, come la colonia Marcelino Montanía, dove siamo andati con un altro Marcelino, coordinatore dipartimentale dei problemi della salute degli indigeni.
Senza di lui non saremmo potuti entrare nello sperduto villaggio, dove l'autorità del cacicco è riconosciuta dalla nuova Costituzione paraguaiana. Le donne, cariche dei loro figli, si pongono in fila per la consultazione nella modesta scuola, di appena due locali. Vi sono molti piccoli con problemi respiratori e per alcuni di loro è necessario il ricovero. Insieme alla diagnosi e alla prescrizione se ne vanno con i medicinali, forniti gratuitamente.
Alla fine il medico parla con la maestra e le da indicazioni per fare promozione sanitaria e per migliorare le abitudini igienico-sanitarie. La prevenzione è la miglior medicina.

La temperatura politica è molto alta
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agosto 2000 – Dopo un processo ancora "preliminare e ufficioso", come lo definisce un portavoce del tribunale elettorale del Paraguay, nelle elezioni per la carica di vicepresidente di questo paese, la domenica sera alla chiusura del conteggio dei voti si trovava in vantaggio l’aspirante del Partito Liberale Radicale Autentico, Julio César Franco.
"Io mi considero il vincitore, senza alcun dubbio. Credo che il risultato non cambi", ha assicurato il virtuale padrone della seconda carica del Governo, che, dopo il conteggio del 90 % dei voti aveva ottenuto il 47.77 % dei suffragi.
Tuttavia, per evitare possibili confusioni nell’attesa del risultato definitivo, ha chiamato tutti i suoi sostenitori a realizzare "una vigilia democratica" al fine di mantenere fuori dalla contesa politica il suo avversario più prossimo, il leader del Partito Colorado, Felix Argaña.
Quest’ultimo, di 43 anni di età, architetto e figlio dell’assassinato vicepresidente Luis María Argaña, aveva raccolto il 46.93 % dei voti, risultato che i suoi simpatizzanti ancora non consideravano una sconfitta e continuavano a proclamare appelli a favore della stabilità del Governo del presidente Luis González Macchi e del paese.
Da parte sua, Franco, medico di 48 anni, appare come una minaccia per l’attuale presidente della nazione sudamericana se arriverà definitivamente ad assumere la vicepresidenza, tutte le volte che la legittimità di González Macchi è messa in questione in quanto non è stato eletto dal popolo, ma per via della successione costituzionale.
In questo contesto, le aspettative continuano ad aumentare nella nazione, soprattutto quando qualcuno precisa che un’ala del Partito Colorado ha votato per Franco su richiesta dell’ex generale golpista Lino Oviedo, prigioniero in Brasile e soggetto a procedimento di estradizione per la sua presunta relazione con l’assassinio di Luis María Argaña.
Dispacci di agenzia stampa coincidono nel segnalare che i sostenitori di Oviedo hanno partecipato ai festeggiamenti per la probabile vittoria franchista, mescolati ai liberali gridando "Yoyito (soprannome dato a Julio César Franco) vicepresidente".
Tuttavia, Yoyito ha detto che vuole il voto dei ‘colorados’, quelli che non hanno le mani macchiate di sangue né conti pendenti con la giustizia. "L’unico patto che abbiamo è con il popolo paraguaiano", ha sentenziato.
Mentre l’incertezza serpeggia in uno Stato dove, secondo fonti elettorali, 2.059.181 cittadini erano abilitati al voto nelle elezioni appena terminate e dove si è avuto un astensionismo del 44 %, secondo gli esperti nessuno dei candidati ha soddisfatto le aspirazioni dei cittadini.

Difficile il cammino verso la normalità
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aprile 1999 - Con una crisi politica, un imminente confronto legale con i paesi vicini, indagini su omicidi, incitamenti alla violenza e anche la probabilità di un possibile svuotamento delle casse statali, è evidente che il ritorno alla normalità in Paraguay non è un fatto semplice.
Nonostante ciò, per il presidente del Tribunale Supremo di Giustizia, Wildo Rienzi, lo stato di diritto è stato ristabilito nel paese dopo che il Governo ha ordinato alle Forze Armate di eseguire la sentenza emessa in dicembre contro il generale Lino Oviedo, attualmente esiliato in Argentina.
Il nuovo Presidente, Luis González Macchi, ha revocato un decreto del suo predecessore, il rinunciatario Raúl Cubas Grau, che per proteggere Oviedo ha preso nota solamente di una risoluzione di questo tribunale che aveva disposto il suo ritorno in prigione e la sua degradazione.
Oviedo era stato condannato il 9 marzo 1998 a dieci anni di prigione da un Tribunale Militare Straordinario che lo ha ritenuto colpevole di capeggiare un tentativo di colpo di Stato il 22 e 23 aprile 1996, contro l’allora presidente Juan Carlos Wasmosy.
Cubas, appena tre giorni dopo l’insediamento, aveva commutato la pena a Oviedo, che aveva passato circa otto mesi in una cella militare.
Proprio questo fatto, giudicato incostituzionale dal Congresso e dal Tribunale Supremo, ha dato luogo al giudizio che ordinava il ritorno di Oviedo in prigione, fatto non riconosciuto da Cubas, il che ha generato la crisi politica - oltre all’assassinio del vicepresidente Luis María Argaña e alla uccisione di sei giovani davanti al Congresso - che è terminata con la rinuncia alla presidenza.
Le dimissioni di Cubas hanno solo accelerato gli avvenimenti, dopo che il Congresso paraguaiano esprimeva un giudizio politico a lui contrario e sperava che fosse dichiarato colpevole, per gravi accuse relative alle inadempienze delle ordinanze dei giudici concernenti Oviedo - considerato suo padrino politico - e altre inadempienze nelle sue funzioni.
Il Congresso ha archiviato il giudizio contro Cubas - che nel frattempo ha permesso la fuga di Oviedo in Argentina, dove ha chiesto e ottenuto asilo politico - ma il nuovo governo ha annunciato che gli atti giudiziari contro Oviedo non saranno sospesi.
Otre a ordinare l’esecuzione della sentenza a dieci anni di carcere, dichiarando nulla la libertà concessa a Oviedo dall’ex presidente Cubas, il decreto firmato da González Macchi determina la degradazione da generale di Divisione, il che comprende la perdita del diritto al salario mensile che ammontava a circa 1.750 dollari.
Dato che si è stabilito che Oviedo debba tornare in prigione, sono conseguenti le dichiarazioni del Governo che la sua estradizione è una priorità ufficiale e sebbene il ministro degli Esteri Miguel Abdón Saquier ha affermato che Argentina e Brasile (dove è rifugiato Cubas), "considerano la consistenza e l’equanimità" delle richieste, gli analisti non giudicano il caso di facile soluzione.
Infine, da parte del nuovo ministro delle Finanze, Federico Zayas, in collaborazione con la Corte dei Conti, sono in corso indagini su casi di corruzione economica per "ammanchi nei conti dello Stato", da parte di Cubas e dei suoi collaboratori.
Per il momento si è a conoscenza di prelievi effettuati dalla presidenza presso il Banco Nacional de Fomentos, due giorni prima delle dimissioni di Cubas e altre irregolarità.
Si è a conoscenza che il Procuratore Generale, Aníbal Cabrera, ha sollecitato la messa in stato d’accusa dell’ex ministro delle Finanze, Gerardo Doll, dell’ex direttore del Tesoro, Arsenio Bernal e dell’ex segretario generale della presidenza, Néstor Filartiga.

Il drammatico saldo della lotta per il potere
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aprile 1999 - L’assassinio di Luis Maria Argaña, la rinuncia del presidente Raúl Cubas Grau e l’esilio del generale Lino Oviedo, sono sintomi inequivocabili di una complessa e prolungata crisi politica, originata da scontri interni e lotte per il potere tra le diverse correnti che si muovono all’interno del Partido Colorado che controlla in Paraguay l’esecutivo da oltre 50 anni.
Nonostante ciò, alcuni hanno preteso di presentare i fatti da un’altra angolazione: da un lato un presidente (Cubas Grau), assistito da un golpista (Lino Oviedo), disposto a infrangere l’ordine istituzionale, dall’altro Reconciliación Colorada, frazione interna del Coloradismo che, capeggiata dall’assassinato Argaña, ha percepito la manovra e si è lanciata a difendere la costituzionalità, alleandosi con altre correnti interne al Partito.
Non tutti, tuttavia, sono d’accordo. Alcuni analisti locali ricordano l’origine del conflitto che, dall’anno 1992, ebbe come protagonista Juan Carlos Wasmosy, eletto infine presidente nel maggio 1993.
Allora, Luis Maria Argaña aveva ritenuto che lo avessero privato del trionfo all’interno del Partito, impedendogli di capeggiare il binomio elettorale. Aveva accusato Oviedo di appoggiare Wasmosy contro di lui e non glielo perdonò, anzi, considerandolo un nemico potenziale a causa della sua influenza sul popolo "colorado" all’interno del paese, aveva deciso di rifarsi dell’affronto.
Le lotte "colorade" aumentarono a tal punto da sembrare che non importasse perdere il potere tenuto per più di cinquant’anni nell’arena politica paraguayana, di fronte a una frammentata opposizione il cui trionfo sarebbe stato più il risultato delle contraddizioni dei loro avversari che della propria proiezione come alternativa di potere.
Stando così le cose, nel settembre 1997 il generale Lino Oviedo ottenne un’ampia maggioranza nella candidatura alla presidenza del paese, che fu ratificata dal Tribunale Supremo Elettorale e impugnata non solo da Argaña.
Bisogna ricordare che qualunque candidato "colorado", date le condizioni in cui si trova il Paraguay, ha quasi assicurata la sedia presidenziale, dato che i suoi affiliati rappresentano il 45% dei voti - compreso i voti dei militari - un alto livello di organizzazione di partito, una grande influenza all’interno del paese, da cui proviene la maggior parte dell’elettorato e, nel caso non fosse abbastanza, tutti i mezzi di convocazione alla sua portata.
Da allora, la lotta fu fino alla morte.
Oviedo fu incarcerato e gli fu impedito di aspirare alla presidenza del paese per offese al presidente Wasmosy durante la campagna elettorale e per un presunto tentativo di colpo di Stato nell’aprile 1996, dal quale era già stato assolto precedentemente dalla giustizia ordinaria.
Argaña e Wasmosy, fino a quel momento nemici, unirono le loro forze e si lanciarono contro Oviedo e contro il suo vice nella campagna elettorale, Raúl Cubas Grau, a cui pretesero di impedire la candidatura a presidente, secondo quanto stabilito dalla legge, dopo la carcerazione di Oviedo.
Non furono solo le correnti argañista e wasmosista a intraprendere un’azione contro il controverso generale. Bisogna ricordare che ventiquattro ore dopo aver candidato ufficialmente Oviedo come candidato presidenziale alle elezioni interne del suo Partito, il vicesegretario nordamericano di Stato e di Politica Estera, Thomas Pickering, in un colloquio proprio con il presidente Wasmosy, aveva ribadito che "un uomo come Oviedo non può essere presidente del Paraguay".
Robert Service, ex ambasciatore degli Stati Uniti ad Asunción, ha ricordato che se Oviedo fosse diventato presidente "gli Stati Uniti avrebbero preso le misure adatte al caso".
Molta acqua è stata portata al mulino di questa crisi, di cui una schiarita ancora non si scorge, e che già oggi è costata una drammatica cifra in vite umane.

Il personaggio e la notizia: Luis González Macchi
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aprile 1999 - L’avvocato Luis González Macchi è diventato il nuovo Presidente della Repubblica del Paraguay, in sostituzione del rinunciatario Presidente Raúl Cubas.
González Macchi è entrato a far parte dell’Associazione Nazionale Repubblicana (Partito Colorado), nel 1966 ed è figlio di Saúl González, vecchio ministro della Giustizia e del Lavoro sotto la dittatura di Alfredo Stroessner.
Il nuovo Capo di Stato appartiene ala corrente argañista del Partito Colorado e non ha fatto carriera nell’amministrazione pubblica. Nel 1993 è stato eletto deputato e nel 1998 al Senato.
Alla Camera dei Deputati ha occupato diversi incarichi nelle commissioni e nella vicepresidenza di questo organismo, mentre al Senato è stato eletto presidente, diventando automaticamente anche capo di tutto il Congresso.
E’ considerato allievo politico dell’assassinato Luis Maria Argaña e nel passato è stato uno sportivo di spicco. Gli analisti politici del suo paese tendono a inquadrarlo nell’ala liberale dell’argañismo.

I paraguaiani potrebbero restare senza luce
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marzo 1999 - Mentre l’attenzione dei circoli di potere è concentrata sul possibile, o meno, arresto del generale Lino Oviedo per insubordinazione e tentato colpo di stato nell’aprile 1996, una qualsiasi di queste mattine i paraguaiani potrebbero svegliarsi senza luce.
Nonostante abbia dei vantaggi, rispetto ad altri paesi latinoamericani, in quanto a capacità di generare energia elettrica, il Paraguay è sull’orlo dell’oscuramento a causa delle insufficienze delle linee di trasmissione.
L’Amministrazione Nazionale di Elettricità (ANDE), a svantaggio delle sue entrate mensili, si è vista obbligata a chiedere, ai suoi oltre quattro milioni di consumatori, di diminuire il consumo per evitare il collasso del sistema.
Insieme al Brasile, il Paraguay amministra la centrale idroelettrica di Itaipú, considerata la più grande del suo genere, mentre con l’Argentina condivide l’impianto di Yacyreta, anche questo a grande capacità di generazione elettrica.
Ma la struttura delle linee elettriche del paese è sovraccarica. Secondo Prensa Latina, la causa è nel fatto che il direttore della ANDE, Fulgencio Rodríguez, durante il governo di Juan Carlos Wasmosy (1993-1998), con una politica populista, ha privilegiato l’ampliamento delle linee di distribuzione, allo scopo di guadagnare simpatizzanti per il Partido Colorado al governo.
Se si aggiunge che durante l’estate australe, che dura fino alla fine di marzo, nel paese vi sono elevate temperature di oltre 38 °C, si spiega il perché il rifornimento elettrico è al limite del surriscaldamento.
D’altra parte, gli organismi finanziari come la Banca Mondiale, la Banca Interamericana per lo Sviluppo e il Fondo Monetario Internazionale, hanno annunciato il taglio dei crediti per le aziende che operano sotto il controllo dello Stato, fatto che peggiora la situazione della ANDE, il cui capitale operativo si è ridotto.
L’attuale presidente di questo ente governativo, Hugo Richer, e il Ministro della Pianificazione, Gustavo Leite, vedono la soluzione con la privatizzazione dei servizi di elettricità, e per questo chiedono insistentemente al Congresso della nazione di approvare una legge che permetta la deregolazione statale.
Per ora l’argomento rimane in ombra.