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Kenia Serrano
150° anniversario della nascita di José Martí
mi hanno obbligato a sfilare
ONU 13 novembre 2001
II incontro mondiale
Diritti umani
prigionieri afgani a Guantanamo
Comunicato ICAP
Roque al  Vertice FAO 2002

Nuestra America

DICHIARAZIONE DEL GOVERNO DELLA REPUBBLICA DI CUBA ALL’OPINIONE PUBBLICA NAZIONALE E INTERNAZIONALE

La base navale nordamericana di Guantanamo è una installazione militare ubicata in un’area di 117,6 km2 appartenente al territorio nazionale di Cuba, occupata dal 1903. Questa fu il risultato di un Accordo per il Rifornimento di Carbone alle Navi firmato tra il Governo degli Stati Uniti ed il Governo di Cuba allora presieduto da Tomás Estrada Palma, in un’epoca in cui il nostro paese era occupato dall’esercito degli Stati Uniti, dopo l’intervento di questi nella guerra d’indipendenza del popolo di Cuba contro la metropoli spagnola, e non aveva alcuna indipendenza in virtù dell’imposizione di un emendamento approvato dal Congresso degli Stati Uniti e firmato dal Presidente McKinley a marzo del 1901, conosciuto come Emendamento Platt.
Tale emendamento dava agli Stati Uniti il diritto di intervenire a Cuba, e venne imposto al testo della nostra Costituzione del 1901 come condizione per il ritiro delle truppe degli Stati Uniti dal territorio cubano. In virtù di questa clausola venne sottoscritto il suddetto Accordo per le Stazioni di Rifornimento di carbone alle Navi, firmato a febbraio del 1903 a L’Avana ed a Washington, rispettivamente, che in realtà comprendeva due aree del nostro territorio nazionale: Bahía Honda e Guantánamo, anche se nella prima area non si stabilì mai una base navale.
Nell’articolo II di quell’Accordo si stabiliva testualmente il diritto "di fare tutto quanto fosse necessario per porre i suddetti luoghi in condizioni di essere usati esclusivamente come stazioni per il carbone o per le navi e non per altri scopi".
In aggiunta a questo accordo di febbraio del 1903, il 22 maggio dello stesso anno, si firmò un Trattato Permanente di Relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti, in cui le 8 clausole dell’Emendamento Platt sono testualmente trascritte e trasformate in articoli del Trattato.
Ventun anni più tardi, il 29 maggio del 1934, nello spirito della politica nordamericana del "Buon Vicino", sotto la presidenza di Franklin Delano Roosevelt, venne firmato un nuovo Trattato di Relazioni tra la Repubblica di Cuba e gli Stati Uniti d’America che aboliva quello del 1903, insieme all’Emendamento Platt. In questo nuovo Trattato si escludeva definitivamente Bahía Honda come base possibile, però si manteneva la base navale di Guantánamo e la piena vigenza delle norme che la regolavano. Rispetto alle suddette norme in vigore, l’Articolo III del nuovo Trattato stabiliva testualmente: "Fintanto le due parti contrattanti non raggiungano un accordo per la modifica o abrogazione delle stipulazioni dell’Accordo firmato dal Presidente di Cuba il 16 febbraio del 1903 e dal Presidente degli Stati Uniti d’America il 23 dello stesso mese e anno, rispetto all’affitto dagli Stati Uniti d’America di terreni di Cuba destinati alle stazioni navali e di rifornimento di carbone, continueranno vigenti le clausole del presente accordo relative alla stazione navale di Guantánamo. Per ciò che riguarda questa stazione navale continuerà anche in vigore, nelle stesse forme e condizioni, l’intesa supplementare che si riferisce a stazioni navali o di carbone conclusosi tra i due governi il 2 luglio 1903.
"Fintanto gli Stati Uniti d’America non abbandonino la suddetta Stazione Navale di Guantánamo, o finché i due governi non convengano una modifica dei loro limiti attuali, continuerà ad avere l’estensione territoriale che occupa tuttora, con i limiti stabili alla data della firma del presente Trattato."
Come una prova delle condizioni abusive di quell’Accordo, la suddetta intesa o accordo supplementare stipulava che gli Stati Uniti avrebbero pagato alla Repubblica di Cuba per l’affitto di 117,6 km2 – cioè 11,760 ettari che comprendono una grande parte di una delle migliori baie del paese -, la somma di duemila dollari annuali, che nell’attualità equivalgono a 4.085 dollari all’anno –cioè 34,7 centesimi per ettaro, da pagare mediante assegni annuali che Cuba, per elementare dignità e assoluto disaccordo con ciò che accade in questo spazio del nostro territorio nazionale, si è negata a riscuotere. Gli assegni sono diretti al Tesoriere Generale della Repubblica di Cuba, carica ed istituzione che da molto tempo non esistono più.
Al trionfo della Rivoluzione a Cuba, questa base fu la causa di numerose differenze tra Cuba e gli Stati Uniti. La stragrande maggioranza dei tremila cittadini cubani che lì vi lavoravano vennero espulsi dal loro posto di lavoro e sostituiti da personale di altri paesi. Oggi restano solo 10 lavoratori cubani.
Gli spari da questa installazione verso il nostro territorio, erano frequenti; alcuni soldati cubani morirono come conseguenza di questi fatti. Elementi controrivoluzionari trovarono in essa appoggio e rifugio. Durante il periodo rivoluzionario, per decisione unilaterale dei governanti degli Stati Uniti, decine di migliaia di emigranti haitiani e cubani che cercavano di raggiungere gli Stati Uniti con mezzi propri, erano concentrati in questa base militare. Per più di quattro decenni, questa installazione è stata impiegata per molteplici usi, nessuno dei quali era stato pattuito nell’accordo mediante il quale si giustificò la presenza statunitense nel nostro territorio.
Cuba non poteva fare assolutamente niente per impedirlo.
D’altra parte, durante quasi mezzo secolo non ci furono le condizioni propizie per un’analisi serena, legale e diplomatica allo scopo di raggiungere l’unica soluzione logica e giusta a questa lunga, cronica ed anormale situazione: la restituzione al nostro paese di questo spazio del nostro territorio nazionale occupato contro la volontà del nostro popolo.
Tuttavia, un principio basilare della politica cubana di fronte a questo problema strano e potenzialmente pericoloso tra Cuba e gli Stai Uniti, che ha perdurato per decine di anni, è stato quello di evitare che il nostro reclamo si convertisse in un tema prioritario e fosse considerato un elemento di speciale importanza tra le numerose e gravi differenze che esistono tra entrambi i paesi. Nello stesso Giuramento di Baraguá formulato il 19 febbraio del 2000 la questione della base navale di Guantánamo si espone come ultimo punto, e si esprime come segue: ..." e a tempo debito, visto che in questo momento non costituisce un obiettivo prioritario, nonostante sia un giustissimo e irrinunciabile diritto del nostro popolo, il territorio illegalmente occupato di Guantánamo dev’essere restituito a Cuba!"
Questa enclave militare, è precisamente il luogo dove soldati nordamericani e cubani si trovano uno di fronte all’altro e, per questo, dove si richiede più serenità e senso di responsabilità. Anche se disposti a lottare e morire per la difesa della loro sovranità e dei loro diritti, il più sacro dovere del nostro popolo e dei suoi dirigenti è stato quello di preservare la nazione da evitabili, non necessarie e sanguinose guerre. Quello è anche il punto dove più facilmente persone interessate in creare conflitti tra entrambi i paesi potrebbero implementare piani che servirebbero per provocare azioni aggressive contro il nostro popolo, nella sua eroica resistenza politica, economica ed ideologica di fronte alla colossale potenza degli Stati Uniti.
Il nostro paese si è impegnato ad applicare una politica attenta ed equanime.
Tuttavia, dobbiamo segnalare che sebbene per decenni regnò una forte tensione nell’aerea della base navale di Guantánamo, negli ultimi anni c’è stato un cambiamento del clima. Si respira un’atmosfera di mutuo rispetto.
Quando in quella base, nel 1994, si riunirono molti balseros (quei cubani che uscirono dal paese in quell’anno a bordo di una balsa cioè di una zattera N.d.T.) che furono inviati in quel luogo dalle autorità nordamericane, la stessa situazione creata determinò la necessità di risolvere numerosi problemi che si crearono e che mettevano in pericolo la vita di molte persone. Alcuni cercavano di penetrare dal nostro territorio per emigrare verso gli Stati Uniti e, viceversa, altri, e non pochi, cercavano di uscire dalla base e rientrare nel nostro paese attraversando campi minati. Si producevano incidenti e molte volte i nostri stessi soldati correvano gravi rischi per salvare persone nei campi minati. Queste azioni richiedevano anche informazioni e cooperazione del personale della base. A questi fatti si univano le conseguenze di grandi piogge e di fiumi in piena in quest’area che trascinando le mine e cancellavano la relativa segnaletica; ciò dava luogo a situazioni di pericolo per tutti.
Tali circostanze contribuirono ad un miglioramento dell’ambiente e consentirono che venissero realizzati contatti autorizzati, sebbene minimi, indispensabili tra i responsabili di uno e dell’altro lato del perimetro. Oggi lì non esiste quello che potrebbe essere considerato come un ambiente di ostilità e di guerra.
Sono accaduti due avvenimenti e fatti nuovi nel campo internazionale che hanno influito sulla situazione di questa base: la guerra del Kossovo nel 1999 e la guerra in Afganistan dopo l’atto terrorista dell’11 settembre. In entrambi i casi gli Stati Uniti hanno svolto un ruolo di protagonista.
Nel primo caso ci fu un alto numero di rifugiati kosovari. Il Governo degli Stati Uniti, seguendo i compromessi assunti, prese la decisione di utilizzare la base come rifugio per un certo numero di essi. Tali decisioni si prendono sempre unilateralmente. Non ci hanno mai chiesto la nostra opinione, nemmeno siamo stati informati. Però in questa occasione, per la prima volta, ci è stata comunicata la decisione presa, argomentando i motivi della stessa. Anche se ci eravamo opposti a quella guerra, non avevamo ragioni per opporci agli aiuti che potessero necessitare i rifugiati kosovari. Offrimmo perfino la cooperazione del nostro paese, se fosse stata necessaria, per le cure mediche o per qualunque altro servizio che avessero necessitato gli stessi. Alla fine non furono inviati nella base navale di Guantánamo.
Questa volta si adotta la decisione di dare alloggio nella base ai prigionieri della guerra in Afganistan. Nello stesso modo, non ci è stata chiesta alcuna opinione, però si è ripetuto il gesto di informare previamente e con abbondanza di particolari tutti i passi che si erano proposti di fare per l’alloggiamento dei prigionieri e garantire così che non si danneggi la sicurezza della nostra popolazione. Gli ultimi dettagli furono comunicati alle autorità cubane lo scorso 7 gennaio 2002.
Dall’informazione data si viene a conoscenza che ci sarà un rafforzamento del personale militare della base per le missioni da realizzare e per le misure da prendere nel compimento dell’obiettivo tracciato.
Anche se abbiamo posizioni diverse sulla forma più efficace per sradicare il terrorismo, la differenza tra Cuba e gli Stati Uniti è nel metodo e non nella necessità di porre fine a questo flagello che il nostro popolo conosce bene, del quale è stato vittima per più di 40 anni e che lo scorso 11 settembre colpì in maniera ripugnante e brutale il popolo degli Stati Uniti.
Anche se il trasferimento di prigionieri di guerra stranieri da parte del Governo degli Stati Uniti a una loro installazione militare, situata in uno spazio del nostro territorio sul quale siamo stati privati del diritto di esercitare giurisdizione, non si aggiusta alle norme che diedero origine a questa installazione, non creeremo ostacoli allo sviluppo dell’operazione. Siccome siamo stati avvertiti a riguardo e siamo coscienti che la suddetta operazione esige un grande movimento di personale e di mezzi di trasporto aereo, le autorità cubane manterranno contatto con il personale della base per adottare misure che impediscano i rischi di incidenti con i mezzi, e che mettano in pericolo le vite del personale che si trasporta in essi.
Nonostante il considerevole incremento di personale militare che richiede l’operazione, non consideriamo che la stessa possa implicare una minaccia per la sicurezza del paese. Per questo motivo non incrementeremo né il personale militare né i mezzi militari cubani situati nel perimetro di quella installazione. Il suddetto personale altamente disciplinato e qualificato, è inoltre sufficiente per garantire la sicurezza della popolazione della zona di fronte a qualunque rischio che sorga durante il trasferimento dei prigionieri stranieri a questa base.
Cuba farà il possibile per conservare, intorno a quel punto, il clima di distensione e di mutuo rispetto, che lì è prevalso durante gli ultimi anni.
Il Governo di Cuba apprezza l’informazione previamente fornita, ed ha appreso con soddisfazione le dichiarazioni pubbliche delle autorità nordamericane nel senso che i prigionieri riceveranno un trattamento adeguato ed umano, che potrà essere controllato dalla Croce Rossa Internazionale.
Anche se non si conosce con precisione il numero dei prigionieri che lì saranno concentrati, come accadde in occasione del progetto per il traferimento alla base di migliaia di rifugiati kosovari, siamo disposti a cooperare con i servizi di assistenza medica che venissero richiesti, con i programmi di risanamento e di lotta contro i vettori e le piaghe nelle aree sotto il nostro controllo che circondano la base, o di qualunque altra forma utile, costruttiva ed umana che possa presentarsi.
Questa è la posizione di Cuba!


Il Governo di Cuba
11 gennaio 2002