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ONU 13 novembre 2001
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Comunicato ICAP
Roque al  Vertice FAO 2002

Nuestra America

Discorso pronunciato dal Ministro delle Relazioni Estere di Cuba, Felipe Pérez Roque, al Vertice Mondiale sull’Alimentazione
Roma, 11 giugno 2002

Eccellenze,:
il fatto che nel mondo ci siano oggi 815 milioni di affamati, è realmente un crimine. Il fatto che i propositi che abbiamo concordato quasi sei anni fa siano sempre più lontani dall’essere compiuti, è una vergogna.
Quando nel 1996 abbiamo concordato, in questa stessa sala, di lavorare affinché nell'anno 2015 vi fossero 400 e non 800 milioni di affamati, non solo era un modestissimo obiettivo, ma per quello che si è visto era un proposito irraggiungibile. Invece di ottenere una diminuzione, come ci eravamo proposti, di 20 milioni di affamati all’anno, la diminuzione è stata solamente di 6 milioni come media, e nei due terzi dei paesi sottosviluppati i numeri non sono diminuiti e, addirittura, in alcuni casi sono aumentati.
A questo ritmo, occorreranno più di sessant’anni per raggiungere l'obiettivo che ci siamo proposti quella volta. Nel frattempo, in questi sei decenni moriranno di fame 720 milioni di persone. Ogni anno moriranno per cause evitabili 11 milioni di bambini minori di 5 anni e 500.000 resteranno ciechi per mancanza di vitamina A.
In quel momento, nel nostro pianeta vivranno già oltre 10 miliardi di persone. Che cosa succederà allora se oggi, pure producendo alimenti sufficienti, pur disponendo di tecnologie sempre migliori e di maggiori estensioni di terre agricole rispetto a quelle che avremo in quel momento, non siamo capaci almeno di evitare che muoiano ogni anno milioni di esseri umani per fame?
Le cause di questo genocidio si trovano nell'imposizione al resto del mondo, da parte di una minoranza opulenta e privilegiata, di un sistema di relazioni economiche internazionali sempre più ingiusto ed esclusorio, e per di più insostenibile.
Non si potrà eliminare la fame mentre i paesi del Terzo Mondo, che è il posto dove ci sono gli affamati, devono continuare a destinare la quarta parte delle loro entrate derivanti da esportazioni per pagare un debito che hanno pagato già quasi due volte ed è attualmente quasi il doppio di quello che era dieci anni fa. Il debito estero del Terzo Mondo deve avere una soluzione giusta e definitiva!
Non si potrà eliminare la fame mentre noi paesi sottosviluppati vendiamo sempre più a buon mercato i nostri prodotti e paghiamo sempre più care le nostre importazioni; finché non riceviamo un giusto trattamento, speciale e differenziato; finché i paesi sviluppati non rinunciano a chiuderci i loro mercati con dazi e pretesti protezionistici di ogni tipo. I paesi sviluppati devono aprire i loro mercati e favorire le nostre esportazioni!
Non si potrà eliminare la fame finché persiste l'attuale sistema finanziario internazionale che stimola la speculazione e saccheggia i nostri paesi; mentre noi paesi poveri siamo obbligati a non mangiare per fare accumulare riserve finanziarie nelle banche dei paesi ricchi, riserve che si volatilizzano quando tentiamo di difendere le nostre monete; finché il Fondo Monetario Internazionale veglia, al prezzo della nostra fame, il denaro dei ricchi e degli speculatori e non per gli interessi di tutti. È imprescindibile demolire l'attuale ordine finanziario internazionale!
Non si potrà eliminare la fame finché milioni di famiglie affamate nel Terzo Mondo continuano a coltivare la terra come facevano i loro antenati secoli fa; finché non ricevono sementi geneticamente migliorate, finché non hanno accesso a nuove tecnologie di irrigazione, ai fertilizzanti e alla lotta contro le plaghe, che sono già oggi disponibili nei paesi sviluppati; finché non possono trasportare e immagazzinare i loro raccolti. La conoscenza per produrre alimenti, che salveranno la vita di milioni di esseri umani, non dovrebbe essere mai una merce. I paesi sviluppati, padroni di nove brevetti su dieci, devono rinunciare al loro dominio monopolistico della conoscenza, devono trasferire gratuitamente queste tecnologie ai produttori dei paesi sottosviluppati!
Non si potrà eliminare la fame finché i paesi sviluppati, invece di finanziare la formazione delle nostre risorse umane, rubano ai paesi poveri i loro ingegneri, tecnici e perfino le loro infermiere e i loro maestri elementari. Qui non si tratta di vedere con dispiacere i nostri atleti, obbligati dal denaro dei paesi ricchi, che gareggiano sotto le loro bandiere; adesso si tratta del personale qualificato imprescindibile per la sopravvivenza dei nostri popoli. I paesi sviluppati devono rinunciare al saccheggio vorace delle nostre intelligenze!
Non si potrà eliminare la fame finché nel mondo si investono più di 800.000 milioni di dollari all’anno in spese militari. I paesi sviluppati, che sono quelli che più spendono in armi e quelli che vendono le armi ai poveri, hanno la responsabilità di favorire il fatto che queste risorse vengano destinate allo sviluppo, e non alla guerra. L'unica superpotenza, che da sola spende quasi tanto quanto il resto del mondo, dovrebbe dare l'esempio e agire in modo esattamente contrario a come sta facendo ora.
Non si potrà eliminare la fame finché non fluiscono risorse finanziarie fresche e sufficienti per stimolare gli investimenti rurali e la produzione agricola nei nostri paesi; finché i paesi sviluppati calmano le loro coscienze con vaghe offerte a lungo termine e non si rendono disponibili a rispettare immediatamente il loro impegno di destinare lo 0.7 % del loro PIL all'aiuto ufficiale allo sviluppo. Le promesse di Monterrey sono appena un'aspirina per un moribondo. Come è possibile fare diminuire gli affamati nel mondo se nell'ultimo decennio sono crollati del 50 % sia il volume di assistenza ufficiale allo sviluppo sia i prestiti di organismi finanziari internazionali che vengono destinati all'agricoltura nel Terzo Mondo?
Non si potrà eliminare la fame, e addirittura crescerà il numero degli affamati, finché i ricchi non cambiano i loro modelli di consumo, dissipatori di risorse e distruttori dell'ecosistema. I paesi sviluppati hanno la responsabilità di mettere in pratica misure universali ed efficaci che permettano di assicurare, in modo sostenibile, il diritto allo sviluppo per tutti, lo sfruttamento razionale delle risorse e la sospensione di questa assurda e pazzesca aggressione che mette in pericolo crescente la vita del pianeta e quella dei nostri figli.
Signor Presidente:
sosteniamo l’appello a costruire una coalizione internazionale contro la fame. Tuttavia, il denaro è nelle mani di un piccolo numero di paesi presenti in questa sala, che raggruppa solamente il 15 % della popolazione mondiale, che si è sviluppato sulla base della nostra sofferenza e della nostra fame, e che è oggi il principale beneficiario dell'attuale ordine mondiale. Sarà questa una conferenza in più, un altro gradino nell'interminabile scala di promesse non compiute, o sarà finalmente l'inizio di una vera coalizione basata sull'etica, sulla solidarietà e sul buonsenso?
Riconosciamo anche la gestione della FAO e i nobili sforzi del suo Direttore Generale. Le difficoltà che egli sta affrontando per riunire appena 500 milioni di dollari per aiutare a finanziare l'assistenza tecnica nei paesi del Terzo Mondo, danno un'idea di quanto egoismo e insensibilità dobbiamo ancora vincere.
Potremo ottenere i 24.000 milioni di dollari all’anno necessari per ridurre della metà nel 2015 il numero degli affamati, applicando una minima imposta al milione di milioni di dollari che spendono oggi le multinazionali in pubblicità commerciale o ai tre milioni di milioni di dollari che si muovono ogni giorno nella speculazione finanziaria, o destinando parte dei 350.000 milioni per sussidi agricoli nei paesi sviluppati o dei quasi 400.000 milioni di dollari che un solo paese destina a spese militari?
Noi poveri, che siamo la maggioranza in questa sala, sicuramente saremo d’accordo. I ricchi sono quelli che devono rispondere.
Molte grazie.