Prima pagina

pagina_successiva_1.gif (6548 byte) "Parallelamente al lavoro fornito giornalmente allo scopo di creare nuove ricchezze da distribuire alla società, l'uomo che produce, operando dentro questo nuovo atteggiamento, si perfeziona.
Per questa ragione diciamo che il lavoro volontario non deve essere apprezzato soltanto in rapporto all'attuale interesse economico a beneficio dello Stato: infatti esso è soprattutto il fattore che sviluppa più di ogni altro la coscienza dei lavoratori. E meglio ancora quando i lavoratori operai lo realizzano in un settore che non è il loro, per esempio tagliando la canna da zucchero - talvolta in condizioni molto dure - o quando i nostri impiegati amministrativi o i tecnici ben conoscono i campi di Cuba o le fabbriche perché vi hanno realizzato un lavoro volontario.
In questo modo si stabilisce una nuova coesione cosciente fra due settori che la tecnica produttiva capitalista mantiene sempre separati, anzi ostili. E questo fa parte del suo compito di divisione permanente, i cui fini sono di mantenere un numeroso esercito di disoccupati, di gente disperata, pronta a lottare per un tozzo di pane, anche andando a lungo termine incontro al proprio interesse e talvolta contro ogni principio etico.
Il lavoro volontario diviene allora un modo per stabilire un legame e una comprensione tra i nostri lavoratori amministrativi e i nostri lavoratori manuali, e questo serve a liberare la strada per raggiungere un nuovo stadio della società, stadio in cui non vi sarà più differenza tra lavoratori manuali e intellettuali, tra operai e contadini".

dal discorso per la consegna dei diplomi
agli insigniti per il lavoro volontario
15 agosto 1964
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In una rilegatoria


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Aiuta a tirare in secco una barca