LA  PELLE  DEGLI  ITALIANI

   Il capo del governo italiano, Silvio Berlusconi, fa parte degli 8 "amici per la pelle" degli USA. "La pelle", naturalmente, è quella degli Italiani.

  Mille dei nostri alpini partono per l'Afganistan.  Gli inviati del Messaggero ce ne descrivono la partenza, col discorso del Ministro della difesa Martino che li incoraggia ricordando l'intenso addestramento che hanno ricevuto e l'arrivo, prima a Kabul, dove trovano gli Americani tutti avvolti in tute bianche e nervosissimi, e poi a Khost, dove il comandante americano della base li accoglie con un severo discorso, spiegando che la popolazione locale è tutta ostile (ma guarda, non li considerano "liberatori") e appoggia le bande armate che ancora operano nel territorio.  Gli Italiani possono muoversi solo sugli elicotteri americani, non possono uscire dal campo, nè cercare contatti con la popolazione civile.

   Non ci dicono, gli inviati del Messaggero, se i soldati italiani hanno almeno le tute e le maschere per proteggersi dall'ossido d'uranio che ci dev'essere in abbondanza nell'atmosfera afgana.  In compenso ci descrivono il loro kit di pronto soccorso nel quale si trovano, oltre ai contravveleni per il morso dei serpenti e agli emostatici, c'è anche l'antidoto per i gas nervini.

  Non lo sapevamo, non lo ha mai detto nessuno che i Talebani fabbricassero queste armi di distruzione di massa in un Paese devastato da dieci anni di occupazione sovietica e da una lunga guerra civile, con otto milioni di mine antiuomo da far brillare.  Ci sembra incredibile.

   Sappiamo invece benissimo (se ne sono loro stessi vantati) che su questo territorio devastato, su questo Paese di straordinaria bellezza,  su queste popolazioni afgane già afflitte da enormi sofferenze (4 milioni di mutilati dalle mine anti-uomo - hanno denunciato i "medici senza frontiere"),  col pretesto di dare la caccia ad Osama bin Laden e ai Talebani ex loro amici, gli Americani hanno profuso "mini atomiche" all'uranio impoverito in dosi anche più massicce che in Iraq e in Kuwait tredici anni fa.

 

 ANTITESI  DEL  TERRORISMO

    Gli "SCUDI UMANI" italiani, ritrovatisi a Milano il 29 gennaio, sono partiti da Roma il 3 febbraio.   Si riuniranno ad altri "scudi umani" provenienti da molti Paesi europei per andare a proteggere gli Iracheni.

   Sappiamo poco di questa iniziativa che sembra nata in Inghilterra e che ci è stata brevemente presentata in una trasmissione televisiva.  Il loro programma d'azione è quello del "Servizio sociale internazionale", ma il loro nome include la consapevolezza degli orrori e dei disastri provocati dalla "potenza distruttiva" del Mondo Occidentale, dal quale essi stessi provengono.  Non si contentano di alleviare le sofferenze, come altri organismi assistenziali, pur meritori, quali i "Medici senza frontiere" o "Emergency", vogliono dissociarsi, protestare, denunciare, a rischio della propria vita.  Ma senza usare violenza.   Una "azione diretta" che  è antitetica al terrorismo.

  Ci piace pensare che questi coraggiosi volontari esprimano una proposta europea di anti-terrorismo, certo più efficace delle bombe e dei missili e forse anche più delle indagini poliziesche che pure sono necessarie.