Bepa - Batteria e voce
Bobo - Mixer
Freeze - Sax
Fefuz - Percussioni e ritmica
Gabry - Chitarra
Lorz - Basso
Nena - Voce
Renzo - Chitarra e voce
Simon - Flauto e clarinetto

 

Nenuz

renzaccio

Bepa, Fefo e Bryan

Fefo e Gabry



fefuz



di fori

Nena & The White Hands

Lady Lorz

El Bradipo

Bobo Vs Lorz

Gabry, Lorz and the Moon

Lorz, Renzaccio e Simon

Bepa e Renzo

una band d'ubriachi

Renzaccio, Freeze e Bradipo

Mr Fish in bradipus

puzzle

EL CHAG HISTORY

La vicendevole avventura della banda di suoni ex "Ce l'ho arta", prende vita da un rutto etilico del buon Renzo Butelli detto Renzo Butelli che però noi chiamiamo Renzo Butelli.
Correva l'anno, non me lo ricordo…."passami la bottiglia"…….e un bisogno di novità infervorava l'anima de lo alfiere della libertà espsressionistico-musical-enologica. 
Ebbe conforto in un giorno di gran sole (pare luglio). 

Dopo un intenso giorno di lavoro, a parte l'esser stanco com'un mulo (il seguito della filastrocca è da chiedere alla sua compagna dell'epoca che da allora ha difficoltà nello stare seduta), si sedette sul suo lettino Ikea (L.450.000 cod. A/Y200) e si levò gli anfibi che era solito indossare senza calzini. 
Il cielo d'un tratto s'oscurò, le finestre si chiusero e una sacca di diossina all'aroma di tungsteno periossidato avvolse la sua figura. Gli occhi si ammezzastarono e il cervello cominciò ad entrare nel tunnel dell'inverosimile. I pensieri si accavallavano, le termiti si suicidarono, tremoline e lucci fondarono uno sci club sullo Stelvio e una luce s'accese. 
Era la protezione civile che stava evacuando la zona. 
Era il caos. Sirene, urla, spari (delle termiti)…..sì, sì era il caos.
In quel preciso istante convogliò i suoi neuroni e l'idea prese corpo ed ebbe forma. Corse al telefono.
"Pronto c'è Beppe?" - la voce di'Renzo era affannata ma carica di emozione.
"Siiii, minchia, ora te lo passo" - la voce che rispose, tanto caliente quanto sicur(l)a (erre o elle scegliete voi tanto l'è uguale), riempì il cuore del nostro momentaneo unico eroe.
"Pronto Renzo che cazzo vòi" - era Beppe!
"C'ho un idea troviamoci al solito posto - che non esisteva - tra mezz'ora"
"Oh briaho quale l'è i'solito posto" - Beppe sarcasticamente frenò l'istinto di'Renzo.
"Nano a propulsione che un tu se' altro! L'era pe'dire" - Renzo rispose a modo
"Ah ok! Allora tra mezz'ora ai giardini" -Beppino si fece serio
"Ok" - Renzo soddisfatto riagganciò.

I giardini erano equidistanti dai due luoghi di partenza degli individui. Né lontani da prendere un mezzo di locomozione né vicini da andarci a piedi. Infatti l'incontro ci fu con due ore di ritardo. Renzo per la via aveva aiutato ad attraversare la strada una ottantenne incontinente che, a due metri dalla meta, impaurita da una mountain bike lanciata a tutto foho, s'era buttata tra le braccia del Butelli rovesciando sul suo corpicino di 2 metri per 110 Kg un getto di angelica linfa diuretica. Dopo aver indi jettato la docile vecchina ni'Mugnone tornò a casa a lavarsi. Beppe invece, di corporatura opposta (1,20 metri per qualche kilo di peso), aveva deciso di partecipare ad un raduno di ex televideodipendenti della schiera Ivazanicchiana. Gente che per ogni cosa che vedevano, si lanciavano sul primo pulsante a portata (campanello, sciacquone, autodistruzioni varie ecc.) ed urlavano il prezzo, secondo loro. Il raduno durò un'oretta ma fu intervallato da uno streap-tease maschile. Beppe rimase affascinato da cotanta muscolatura e decise di attendere la fine dello spettacolo per conoscere l'aitante "chico". Si fece sotto il palco ed iniziò a fissarlo negli occhi. Manolo, si faceva chiamare dai fans. Il perché lo scopriremo in seguito (se mi ricordo di scriverlo). Bello, asciutto, sorridente ma impalato a i'suolo come un cipresso mentre con la testa sembrava dicesse sempre "No, no, così non va". 
Sfruttando tutta la sua immensa pazienza si mise in disparte e attese Manolo. Nella sua testa passavano i soliti suoi pensieri distaccati dal resto del mondo. Ogni buon sentimento era accompagnato dal proprio negativo. Tipo: "Ah, che bello questo" ed un attimo dopo "Si, però mi fa cacare". E via così.
Manolo scese dal palco asciugò le sue brame e si diresse verso Beppe. Tra i due c'era stato un contatto extra sensoriale.
Gli si fece incontro e, con fare idilliaco, chiese a Beppe: "Oh che cazzo c'hai da fissammi, buho fradicio, io ti spezzo tutto". Beppe non si scompose e con un sorriso da fare invidia a Gianfranco Funari chiese a Manolo: 
"Dimmi il tuo vero nome". 
"Gabriele Cipriani" - rispose sicuro di se l'aspirante California Dream Man.
"Ok Gabriele, se ti fidi di me seguimi e ti porterò lontano"
"Dipende indò, domani c'ho da andare a lavorare"
Ci fu un po' di silenzio. Nessuno aprì bocca. Quella frase non aveva spaventato Beppe che sapeva il fatto suo e tantomeno Gabriele che non ci credeva nemmeno lui di dover rifiutare un invito perché i'giorno dopo doveva andare a lavorare.
"Ok Beppe, vengo con te"
C'era già un intesa. Un qualcosa di magico unì i due che, con passo svelto ma composto, s'avviarono al punto di contatto con il Butelli, il quale, dopo il fattaccio urologico, aveva indossato una maglietta blu con il numero 7 sulle spalle (poi si scoprì che era in onore di Marco Nappi) ed una custodia morbida per chiatarra 12 corde con 76 coppie di corde di ricambio.

Il giardino era ora visibile. Renzuccio pure. Si stava scastrando dalla rampa di una scivolo per bambini.
Renzo chiese gentilmente a Beppe chi fosse l'aitante estraneo. Beppe rispose in tono sicuro, come se quasi fosse già al corrente dell'idea butelliana. "Ti presento Manolo…ops Gabriele"
"Ciao Renzo" - Gabriele porse la mano sinistra.
Renzo stranito, prima di risponedere ai convenevoli chiese:
"Perché la mano sinistra?"
"Eh, c'ho de'calli sulla destra che un mi ripiglio più" Da lì il nick-name Manolo.
Anche Renzo porse la mano. 
Si sedettero su una panchina all'ombra di un salice. Scelsero tale albero perché l'unico disabitato da piccioni e colombi vari. Sennò, che cacchio, dopo la pisciata anche la cahata….pensò Renzo.
"Allora Renzo dimmi dell'idea" - Beppe venne subito (l'è nòva) a i'dunque.
Gli gli s'illuminarono gli occhi, stava per aprire bocca quando, di là dalla spalletta dei giardini (c'è da sapere che i giardini erano posti sul greto del fiume Mugnone), si udì prima un urlo - ma era una termite che aveva finito le cartucce e allora 'un sepava più icchè fare - e poi un sordo tonfo misto acqua, misto cranio che si schianta su un masso pieno di borraccino così mimetizzato bene che se uno si tuffa, non lo vede, e ci si schianta sopra. E infatti deflagrazione fu!
I tre s'affacciarono e l'unica cosa che riuscirono a vedere era un qualcosa già visto in tv. Per la precisione ricordava un film marinaresco o marittimo o come vu'volete voi….che parlava di mare.
Il titolo era…..era……eraaaa…..sì sì: lo Squalo.
Infatti quella figura giacente sul dorso e con il viso rivolto al cielo, aveva la forma di uno squaletto con la pancina da alcolizzato. 
I tre scavalcarono la spalletta ed entrarono in acqua. 
Questa arrivava agli stinchi di Renzo, al pisello di Gabry, al…….a Beppe. Presero l'individuo per l'unica cosa degna d'essere chiamata sporgente, la pinna, e lo tirarono a riva. Gli praticarono la respirazione bocca a bocca. Questa fece spalancare gli occhi del personaggio pinnato che, con sguardo famelico, cominciò ad avvinghiarsi urlando "Mi chiamo Lorenzo ma mi fo chiamare Lorz, la Checca dov'èèèè". I tre chiapparono una Moretti da tre quarti fornita da un tizio di passaggio e gnene disfecero su i'capo. Lo schianto riportò il mutante alla calma. 
Fu trascinato nel giardino e disteso vicino alla panchina privo di sensi ma non in pericolo. 
Colui che aveva gentilmente prestato la bottiglia si chiamava Simone e non perse tempo a presentarsi.
"Ciao, ragazzi, io sono Simone, c'avehe qualcosa da bere che ho sete?" - chiese!
"Sì ora vo a i'barre, chiappo una damigiana di chianti classico e torno" - disse Gabry sempre disponibile al sacrifizio. Infatti mentre attraversava la strada trovò la vecchina di prima che, con un rivolo di sangue in testa, si lanciò sui pettorali dell'ex Manolo ed iniziò a succhiare. Ma Gabry, per niente scosso, tornò alla spalletta e la ricatapultò di sotto con susseguente tonfo. Riprese la strada del bar. Vi entrò, acquistò, riattraversò e ritornò alla panchina.
Era sera e ormai la coppia iniziale era raddoppiata senza contare il pesce di nome Lorz strapanato a i' suolo con la bocca aperta che, con la mano sinistra, si mantrugiava i gioielli di famiglia. Non so, non si è mai saputo ma tra i quattro c'era come un feeling strano……………….ma Beppe dov'è?
"Beppeeeeeee" - urlarono Renzo, Gabry e Simo.
"Dove seiiiiiiiiiiiiiiiiiiii" - rilanciarono.
"Fave! 'Un vu lo vedehe che mi s'è incastrato un braccio ni'pacchetto di fiammiferi" - Beppe rispose tanto alterato quanto rassegnato.
Si liberò e chiese a Simone chi fosse. Egli disse di provenire da una contea lontana. Di vivere tranquillamente senza rompere le palle a nessuno mescolando i più vari interessi quali la cultura , la musica e l'enologia sia teorica che pratica.

Era il momento giusto. I tre erano attenti, i'pesce era collassato, l'aria era di quelle che ti entrano dentro, fanno il giro, passano dal via e ti lasciano dentro 20.000 motivi per continuare a gioire del fatto d'essere vivi.
Renzo inspirò, gli occhioni scuri come una notte nel deserto si fecero penetranti come l'acido sul polistirolo, la bocca stava per aprirsi quando un gemito si levò ai loro piedi.
"Chi è" - urlò impaurito Simone
"So na sega" - rispose sarcastico Beppe.
E chi poteva essere se non quello spappola bocce di'Lorz?
"Czao rzgazczczci, gzrzrzazzsszzie, mi avetztzte salvato la vita"
"Prego amigo, ma come parli" - risposero all'unisono.
"No, è che sono emozionato" - disse il mutante Lorz ridendo e sputacchiando.
Fu così che un'insieme d'emozione avvolse la mini banda ormai diventata talmente ampia da essere denunciata per adunata sediziosa.
Unirono due panchine, si versarono un po' di vino, presero fiato e cominciarono ad osservarsi. Sembrava il momento giusto. Era quasi notte, le luci delle macchine illuminavano la damigiana riposta acconto alle gambe di Simone che la osservava chiedendosi se trattavasi di vino buono o di metanolo. Lievi odori di cucina inebriavano i cinque ai quali la fame faceva emergere clamorosi suoni gutturali. 
Sì sì, era il momento giusto. La stessa emozione di prima avvolse i'Renzo che emise le prime 6 parole tutte insieme da dopo la telefonata a Beppe.
"Allora ragazzi io ho un'idea……"
Non finì la frase che un rombo di motore diesel ruppe l'armonia del momento.
"E ora icchè succede" - disse Beppe a metà tra lo spavento e la rottura di palle.
La vettura s'inchiodò e ne uscì una cosa pelosa la cui protuberanza più visibile era qualcosa di ispido proveniente dal mento. Questa figura s'avvicinò nei pressi dei cinque quasi come un pezzo di metallo attratto da una calamita.
I cinque lo osservavano trattenendo un sorriso. 
"Ciao guagliò, mi chiamavo Stefano, poi m'hanno chiamato Fefo e ora mi chiamano Fefuz, c'avete da accendere?"
Quella richiesta apparve strana perché dalla tasca usciva un bic celeste. Senza fare domande gli porsero un pacchetto di fiammiferi. Fefuz l'aprì e vide che all'interno c'era qualcuno. Smosse i legnetti zolfati e scoprì un figuro dal viso simpatico che disse:
"Eh, chiudi che c'è corrente!" Era Beppe che s'era dimenticato il giacchetto a casa.
Preso da cotanta stranezza si unì ai cinque iniziando un monologo sulla congregazione e sull'amicizia stroncato sul nascere prima da Gabry (colpo di Nunchiako su i'groppone) e poi da i'Lorz che offrì un bicchiere di vino stracolmo (l'offrì perché tanto 'un l'aveva mica pagato lui). 
Fefuz avvicinò l'involucro di plastica bianca alla bocca, bevette e si mise in religioso silenzio.
Osservò i cinque, poi si guardò e pensò: "Beh, siamo in sei" La sua anima si ribellò e disse "Bella scoperta, scemo!".
Ebbene si erano in sei. "Chi sono stati i sei più famosi della storia?" - si chiese.
I fantastici 4 erano in 4, gli Impossibili erano in tre, i Lunapop erano in 4, i re magi l'erano in tre, quindi a loro modo stavano facendo la storia.
Che spettacolo! Fu allora che Renzo ebbe un sussulto. Una delicata figura con un tatuaggino sul collo stava avvicinandosi a loro.
"La Madonna" - urlò Renzo
"Macchè un tu lo vedi che l'è mora, Madonna l'è bionda, l'ho vista su Musica di questa settimana" - rispose Gabry
"Voi, vu siete di'fori" - disse Beppe - "a me la mi sembra Jessica Rizzo. Guarda che poppe!"
"Si, bah, gliè arrivaho i'porno divo" - disse Simone - "c'ha tutta l'aria d'essere un volto noto"
Non fecero in tempo a disquisire sulle somiglianze che ella era così vicina da poterla toccare.
Infatti tutti le toccarono i'culo e le poppe.
Al chè la giovane donzella parlò.
"Oh briahi icchè vu toccahe, io sono l'Elena, detta Nena"
"uno-quattro-quattrooooooooooooo" - tutti insieme urlarono, riconobbero la voce.
Non potè fare altro che unirsi alla banda.
Ed erano in sette. Fefuz pensò: "Beh di settetti famosi ce ne sono. Su, dai, 7 spose per 7 fratelli!". "Vahia briaho" - disse la sua anima - "e l'erano in quattordici". 
Nena s'asseggiolò, gustò un po' di vino strappando la damigiana dalle brame di Simone e prese parte al mistico incontro.
Renzo urlò al mondo: "Ci siamo tutti? O vediamo se posso iniziare".
Per precauzione stette 5 minuti in silenzio poi si alzò, prese da bere, accese un cicchino, palleggiò con un Supertele, si scaccolò con l'alluce del piede inutilizzato e cureggio fagioli e ribollita (bòna la ribollita).
"Allora ragaz………"
Chiaramente fu interrotto. Ma stavolta fu un urlo talmente aggrazziato che tutti e sette si girarono.
In modo così leggiadro stava passando alla loro destra un figuro vestito di rosa con scarpine bianche da ninja che volteggiava nell'aire come un Boeing747 nel bagno di casa mia. Alcuni fischi attirarono l'attenzione del cigno danzante che, tanto per cambiare, si diresse verso i sette. 
"Ciao, ragazzi, 'un c'è problema, ci penso io, io l'ho già fatto, vai tranquillo, si fa così"
"Ok bene ma come tu ti chiami?"
"Roberto, ops cioè Bobo e rispondo al 434030" - disse il danzatore.
"Dai mettiti a sedere, ma stai attento a Beppe che 'un si vede" - disse Gabry.
C'è da dire che il tempo inesorabilmente passava e che se pensiamo a come clamorosamente il gruppo s'era così ampliato………nemmeno una colonia di cinesi chiusi in casa senza televisione per tre mesi di fila.
Fecero spazio al Bobo e Fefuz pensò "Beh siamo in otto, come l'otto volante!". La sua anima ebbe un conato di vomito.
Ma era venuto il momento, le stelle non illuminavano un cavolo, la luna se n'era andata stanca di cotanta disgraziata combriccola, i metronotte pisolavano sventolandosi il faccino con i bigliettini che avrebbero dovuto inserire tra fessura e fessura, gufi, baragianni e civette erano andati tutti all'anfiteatro a farsi una canna mentre i magrebini dell'anfiteatro erano sugli alberi ad intonare canti gragoriani gospel in dialetto sardo.
La magìa era così diffusa nell'aria che nemmeno ne'viali alle sei di pomeriggio c'è una così grossa concentrazione di smog. Fu così che i'Renzo, stanco da una giornata così pesa cercò di tuonare la sua idea…..ma tanto per cambiare qualcosa non andò per il verso giusto. Dei passettini veloci ma sciancati stavano circumnavigando l'ottetto che cercava di scovare tra le siepi l'autore di questo stonato tip tap.
Sbucò qualcosa di strano, di ispido, gli occhi erano arancioni ed in mano aveva un palo marrone che faceva il rumore della pioggia. Poi in seguito si scoprì che era il palo della pioggia.
"Ciao" - disse sorridendo "io sono i'Freeze". 
"Ma icchè t'hai fatto a i'capo? Che hai cercato di colpire di testa un tiro a i'volo di Roberto Carlos?" - disse Simone
"No, io sono così"
"Vantatene…." - disse ridacchiando Gabry.
"E icchè t'hai d'arancione sui i'viso? Icchè llè una cahata di pterodattilo" - disse Renzo
"Maicchè vu dite, trogloditi, sono occhiali, io sono un artista"
O che credevate voi che all'ottetto un si sarebbe unito anche un artista con i palo della pioggia in mano?
"Me lo presti i'palo della pioggia?" - disse la Nena sbavucchiando
"Si però rendimelo"
"Fidati, magari lo consumo solo un pochino ih ih ih" - rispose inoltrandosi tra le siepi dove un urlo la fece sobbalzare.
"Ahhhhhhhh ahioooooo" - continuò l'urlo rantolato
"Oh chi tu sei, icchè tu fai?" - disse la Nena spaventata
"Sono Beppe, sto cahando"
"Ok scusa vado in quell'altra siepe"
"No lì no. C'è Gabry che s'è trasformato in Manolo ma tra un po' gli'ha finiho".
A conclusione i tre tornarono a sedere mentre tra i sei che erano rimasti s'era accesa una discussione che aveva come argomento trainante la riproduzione dei gerani. Si disquisiva sul fatto che secondo alcuni essa avveniva in maniera asessuta, secondo altri in provetta, secondo i'Lorz mediante adozione a distanza.
Ormai, cacchio, ci si doveva essere per forza. Era quasi l'alba e da due erano diventati nove.
"Nove?" - pensò Fefuz - "nove, nove. Dunque vediamo….ah, ci sono: novembre, eh? Ganzo no?" La sua anima prima lo guardo in viso, poi lo sputò in viso e poi si levò di mezzo confidando che il domani sarebbe stato un giorno migliore.
Ed era giunta l'ora. La novella era sul punto di esplodere in un turbinio di sfavillanti emozioni.
Quando dalla spalletta, atletica come una gazzella, si catapulto nel mezzo la vecchina pisciona che, zittendo tutti con due carpiati s'inserì in piedi tra le due panchine scrutando i nove poveretti ormai ridotti un calzino di'Renzo, quando li usa.
Era il momento della verità. Beppe s'alzò in piedi si prese le palle in mano (esagerato come sempre quando basterebbero due dita) e disse alla canuta signora: "Oh ma chi tu'ssei?"
Lei, assumendo una posa da ginnasta dopo la prova rispose: "Sono la madre del cavaliere solitario".
I nove s'alzarono, la rovesciarono in terra, la pesticciarono e la rigettarono ni'Mugnone però nel punto dove l'acqua è talmente bassa che anche i girini quando si tuffano battono i'capo.
Tornò echeggiante il solito tonfo.
Era l'alba, il momento romantico per eccellenza (ma sei sicuro? Unn'era i'tramonto?)
Si vabbè! L'era l'alba e i'Renzo indeciso se stare seduto o stare in piedi optò per la posizione alla turca.
Si guardò attorno. Tutto tranquillo. Ora ci sono, ora ci sono, ora lo dico, ora lo dico
"Mi riscappa da cahare" - disse Beppe
"Mavaffanculo" - risposero tutti gli altri intenti a aspettare la novella quasi come gli animalisti stanno davanti alla gabbia del Panda ad aspettare che trombi.
"Posso, porca vacca?" - disse Renzo
"Ok vai vai" - dissero tutti
"Bene, siamo qui perché oggi mi s'è illuminato i 'destino. Ho visto dentro la mia anima, ho capito che
in un mondo così bisogna solo eccedere, non si può continuare così ed ho deciso di tagliarmi i capelli, che ne pensate?"

SI UDI' UNO SPARO.