LIBERA.MENTE - QUESTO MESE:

 

STRETTO STRETTO                                            

 

Sono qui da ormai quattro giorni e non so quanto tempo ancora potrò resistere.

Per fortuna sembra esserci un ricircolo d’aria, probabilmente da quella piccola fessura in alto, altrimenti sarei già soffocato da tempo. Qui è molto stretto, non posso nemmeno sdraiarmi comodamente. Ho finito tutte le scorte di cibo dopo il primo giorno e mi è rimasta solo dell’acqua, qualche birra e della pasta cruda che mi sforzo di mangiare quando i crampi mi schiacciano lo stomaco. Non riesco proprio a capire come possa essere successo.

Quando prendo sonno terribili incubi, evocati dalla fame, prendono il sopravvento. Vedo la mia morte, lunga e dolorosa, per sete o soffocamento. Così mi sveglio di soprassalto, sudato e tremabondo, e mi accorgo di essere davvero dentro a quell’incubo. Almeno durante il sonno non sento il dolore fisico che ora invece è intenso. No, non potrò resistere ancora molto. Ho provato ad uscire con tutte le mie forze durante i primi giorni. Ho gridato aiuto per ore. Adesso sono stanco di lottare, mi limito a respirare piano razionando i pochi liquidi rimasti. Prima o poi uscirò di qui.

Forse.

Nei momenti di maggiore lucidità penso a come e perché sia successo questo, perché proprio a me e perché proprio ora che le cose nella vita cominciavano a girare per il verso giusto. Non può finire tutto in questo modo, non lo merito.

Al lavoro, in ditta, mi sono addirittura guadagnato una promozione, tre mesi fa. Capo settore. Coordinatore di un gruppo di trentadue persone. Proprio la scorsa settimana il principale in persona ha voluto conoscermi per congratularsi del mio lavoro. 

Ora eccomi qui.

Anche con mia moglie le cose andavano ottimamente. Avevamo avuto dei problemi qualche tempo fa per conti che non tornavano e certe mie uscite con gli amici ma ora tutto si era sistemato alla perfezione. Andavamo d’amore e d’accordo come due fidanzatini, tanto che stavamo pensando di avere un bambino adesso che grazie al cielo ed al mio nuovo stipendio potevamo permettercelo. Eravamo in sintonia su tutto, anche sul nome del primogenito: Roberto.

Entrambi vogliamo un maschietto.

In questi giorni, per farmi forza, mi concentro sui bei momenti passati con lei e subito mi sento sollevato. Non amavo mia moglie con questa intensità da molto tempo, forse non l’avevo mai amata tanto. È proprio per questo che non mi spiego perché lei, luce dei miei occhi, ormai da quattro giorni mi tiene chiuso in ripostiglio.

 

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