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La
constatazione che il cancro comprende molteplici patologie, assai diverse tra
loro per malignità, prognosi e risposta alle terapie, ha indotto la “medicina
ufficiale” a ritenere che anche la loro eziopatogenesi (origine) sia
altrettanto varia.
Ma se tutte le forme
tumorali fossero, invece, sempre precedute, anche a distanza di decenni, da
medesime alterazioni biologiche?
Queste
costituirebbero, di fatto, uno stadio obbligato e necessario nel processo di
insorgenza del tumore.
Per dimostrare la
fondatezza della nostra ipotesi dovremmo, comunque, evidenziare la loro
esistenza e comprenderne la natura.
Ma supponiamo che
con i mezzi a nostra disposizione non riuscissimo nell’intento. Dovremmo per
questo rinunciare alla nostra teoria? Forse. Rimane, però, un’altra
possibilità: ricorrere a nuove metodiche d’indagine.
Questo è quanto ha
fatto il dottor Stagnaro. Sua è infatti la paternità di una innovativa
metodica diagnostica: la “Semeiotica Biofisica”. I dati che tale metodica può
fornirci sarebbero facilmente valutabili e quantificabili e ciò basterebbe a
conferirle validità scientifica.
Grazie alle
possibilità diagnostiche offerte dalla Semeiotica Biofisica, Stagnaro ritiene
di aver individuato, tra l’altro, l’insieme di quelle modificazioni che
costituiscono il cosiddetto “terreno oncologico”, senza la cui presenza
nessun tumore potrebbe mai svilupparsi.
Tale condizione
pretumorale sarebbe del tutto reversibile e risponderebbe pertanto alle adeguate
terapie.
La “medicina
ufficiale”, credendo forse di aver già acquisito sufficienti conoscenze in
campo oncologico, non ha neanche cercato di confutare le idee di Stagnaro. Lo ha
semplicemente ignorato (!)…
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