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A.G.E.S.C.I. Saronno 2     ------------------------------------------------------------------------------------------------

Sii paziente

 

Noi non siamo padroni delle nostre sensibilità, delle nostre azioni e repulsioni, che vengono da quelle profondità del nostro essere di cui abbiamo il controllo relativo. Tutto quello che possiamo fare, è sforzarci di non seguire quelle tendenze che costituiscono delle barriere all'interno della comunità. Dobbiamo sperare che lo Spirito Santo verrà a perdonare, purificare e potare i rami un po' contorti del nostro essere. La nostra sensibilità è stata costituita da mille paure ed egoismi fin nella prima infanzia; così com'è costituita dai gesti d'amore e dal dono di Dio. Essa è un miscuglio di tenebre e di luce. E non è in un giorno che questa sensibilità sarà rettificata. Questo richiederla mille purificazioni e perdoni, sforzi quotidiani, e soprattutto un dono dello Spinto Santo che ci rinnovi dall'interno.

Trasformare a poco a poco la nostra sensibilità, per poter cominciare ad amare realmente il nemico, è un lavoro a lungo termine. Dobbiamo essere pazienti con le nostre sensibilità e le nostre paure, misericordiosi verso noi stessi. Per fare questo passo verso l'accettazione e l'amore dell'altro, di tutti gli altri, bisogna cominciare semplicemente col riconoscere i nostri blocchi, le nostre gelosie, il nostro modo di paragonarci, i nostri pregiudizi e gli odii più o meno coscienti, riconoscere che siamo dei poveracci, che siamo quello che siamo. E chiedere perdono al Padre. E poi è buona cosa parlarne a un prete o a un uomo di Dio che potrà forse farci capire quello che sta accadendo, confermarci nei nostri sforzi di rettitudine e aiutarci a scoprire il perdono di Dio.

Una volta che abbiamo riconosciuto che il ramo è contorto, che abbiamo questi blocchi di antipatia, si tratta di concentrare i nostri sforzi sulla lingua, evitando di lasciare libero corso a questa lingua che fa presto a seminare zizzania, che ama far conoscere gli errori e le colpe degli altri e si rallegra moltissimo quando può scoprire che essi hanno torto. La lingua è uno degli organi più piccoli, ma può seminare la morte. Per nascondere i nostri difetti, facciamo così presto a ingrandire quelli degli altri! "Loro" hanno torto. Quando si sono accettati i propri difetti, è più facile accettare quelli degli altri.

Nello stesso tempo, bisogna cercare lealmente di vedere le qualità del "nemico". Dovrà pur averne qualcuna! Ma poiché ho paura di lui, lui ha forse paura di me. Se ho dei blocchi, deve averne anche lui. E’ difficile a due persone che hanno paura l'una dell'altra scoprire le loro vicendevoli qualità. Occorre un mediatore, un riconciliatone, un artigiano di pace, una persona in cui ho confidenza e che, lo so, s'intende col nemico. Se confesso le mie difficoltà a questa terza persona, essa potrà forse aiutarmi a scoprire le qualità del "nemico" o almeno e capire i miei atteggiamenti e i miei blocchi. E poi, dopo aver visto le sue qualità, potrò utilizzare un giorno la lingua per dir bene di lui. E’ un lungo cammino che porterà, a un dato momento, al gesto finale, quello con cui chiederò all'antico nemico un consiglio o un servizio.

[Il fatto che vi si chieda aiuto o un servizio qualunque tocca molto più dei fatto di volervi rendere servizio o farvi del bene. E in tutto questo tempo, lo Spirito Santo può aiutarci a pregare per il "nemico", perché anche lui cresca come vuole Dio, finché un giorno il gesto di riconciliazione si possa compiere.

Lo Spirito Santo verrà a liberarmi un giorno da questo blocco di antipatia, o forse mi lascerà camminare con questa spina nella carne che mi umilia e mi obbliga a fare nuovi sforzi ogni giorno. Non si tratta di inquietarsi per i propri sentimenti cattivi e ancor meno di sentirsi colpevoli. Si tratta di chiedere perdono a Dio come bambini e continuare a camminare. Se la via è lunga non ci si deve scoraggiare. Uno dei compiti della vita comunitaria è giustamente quello di aiutarci a continuare la strada nella speranza, ad accettarci così come siamo e ad accettare gli altri così come sono.]

La pazienza, come il perdono, è al cuore della vita comunitaria: pazienza verso noi stessi e verso le leggi della nostra propria crescita, e pazienza verso gli altri. La speranza comunitaria è fondata sull'accettazione e sull'amore della realtà del nostro essere e di quella degli altri, e sulla pazienza e la fiducia necessarie alla crescita.

 

(Da: Jean Vanier, La comunità luogo del perdono e della festa, Jaca Book, Milano 1980, pp. 24-26)

 


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