Sintesi dell'ascolto dei Giovani che "partecipano alle attività proposte dalla Parrocchia e dagli Oratori" ("ad intra")GraficaLineacolorata.gif (4535 byte)

A."Ciò che è nascosto nelle loro menti e nei loro cuori"

I giovani, il loro tempo, le cose di cui sono portatori, il loro cammino di maturazione di fede.

I giovani pongono come valori più importanti:

  • la propria felicità,
  • la famiglia,
  • gli affetti,
  • i rapporti interpersonali autentici e sinceri, l’amicizia,
  • la fede
  • i valori cristiani.

Cercano:

  • speranza,
  • ottimismo,
  • onestà,
  • fiducia,
  • coraggio,
  • rispetto e apertura.

Rifiutano:

  • l’egoismo,
  • il conformismo,
  • la superficialità,
  • l’indifferenza,
  • la chiusura,
  • il consumismo,
  • la violenza,
  • la falsità,
  • l’intolleranza,
  • l’ingiustizia,
  • la competizione,
  • la cultura della comodità,
  • la mancanza di autenticità nei rapporti.

   Alcuni pensano sia comunque importante sapersi accontentare, e sono sensibili verso le scelte di altri giovani che invece non si accontentano o non vogliono sfruttare le possibilità che la vita offre loro. Pochi riconoscono un senso di vuoto che affligge la loro generazione.
Ritengono importante trovare uno stile di vita coerente con i propri valori, equilibrato.
Pongono particolare attenzione al "fare", soprattutto nella quotidianità. Trovano soddisfazione quando riescono a vivere e mettere in pratica il Vangelo, testimoniandolo nelle cose semplici e nelle piccole azioni.

   Spesso danno la propria disponibilità a fare qualcosa per gli altri, cercando in questo di donare parte di sé. Molti ritengono importante la gratuità dell’impegno e si rallegrano riconoscendo Gesù in un sorriso o un ringraziamento.

   Gioiscono quando incontrano Dio, quando riconoscono di vivere come vorrebbero, o quando hanno la possibilità di condividere la fede con altre persone.

   Tuttavia faticano ad affrontare con fede le prove dure della vita come le crisi, le disgrazie o la morte. Alcuni sentono la presenza di Dio anche nei momenti difficili, ma ugualmente hanno qualche difficoltà ad affrontare le situazioni.

Hanno la consapevolezza di avere a disposizione molte opportunità e vedono la propria vita come un cammino di crescita, per il quale hanno un forte bisogno di solidi punti di riferimento.

Hanno spesso difficoltà a testimoniare la propria fede, che considerano non abbastanza matura, nell’ambiente in cui vivono, soprattutto quando sono chiamati ad essere coerenti nelle proprie scelte o quando sono tra persone "ostili". Spesso risulta loro difficile confrontarsi anche con credenti che hanno opinioni diverse o opposte.

Si interrogano sulla loro vita e si pongono domande a cui spesso non sono in grado di dare risposte adeguate, per questo cercano punti di riferimento per la propria crescita nella fede. Alcuni hanno manifestato la difficoltà del cammino di formazione personale e vorrebbero un aiuto dalla propria comunità, mentre altri privilegiano una dimensione più personale.

Si interrogano sulla strada che stanno percorrendo e sul ruolo che sono chiamati a svolgere nella società. Hanno dei progetti da realizzare attraverso l’impegno nello studio o nel lavoro, anche se in genere hanno molti dubbi su cosa riserverà loro il futuro.

 

B. "Anche oggi credere in Gesù, seguire Gesù sulle orme di Pietro di Tommaso, dei primi apostoli e testimoni comporta una presa di posizione per Lui e non di rado quasi un nuovo martirio".

I segni di fedeltà e testimonianza della vita cristiana; Le situazioni di ingiustizia che interpellano e mettono in azione i giovani.

Per testimoniare la propria fede ribadiscono sia importante viverla nella quotidianità, dimostrando coerenza con i valori in cui si crede. Tra gli esempi concreti che hanno indicato emergono la partecipazione alla Messa, la catechesi, la preghiera, la carità. Tuttavia ritengono in generale che tutta la vita debba essere una testimonianza spontanea del Vangelo, e per questo esprimono la necessità di una continua crescita nella fede.

Vogliono esprimere le proprie idee attraverso il comportamento e non tanto a parole, anche se talvolta trovano difficile riuscire a mettersi in discussione. Alcuni hanno esplicitamente dichiarato che sono disposti ad impegnarsi purché ciò non li assorba completamente.

Non sempre però riescono ad essere pienamente coerenti, e questo causa loro problemi di coscienza. Tra gli ostacoli più indicati ci sono la pigrizia, l’influenza esterna, l’eccessiva teorizzazione della dottrina.

   Sentono l’influenza delle persone che frequentano e la difficoltà di esprimersi nell’ambiente in cui vivono (lavoro/studio). Ritengono che sia difficile comunicare la fede, e alcuni percepiscono questa difficoltà anche in certi ambienti cattolici in cui la fede è data per scontata e non è oggetto di confronto o discussione.

   Alcuni vorrebbero una educazione religiosa più matura, che consenta loro di confrontarsi con gli altri.

La "scelta cristiana" per alcuni è il mezzo per raggiungere la felicità e offre un aiuto nei momenti di bisogno, mentre altri la sentono come un condizionamento sul proprio agire.

   Percepiscono le situazioni di ingiustizia, cercano di intervenire quando ne hanno l'occasione e secondo le loro possibilità, anche se spesso però la voglia di combatterle è superata da impedimenti che ritengono oggettivi o dalla paura della propria inadeguatezza.

Fra le situazioni concrete da loro indicate ricorrono le difficoltà dei Paesi poveri e le esigenze della propria comunità locale.

 

C. "Carissimi giovani, in questi nobili compiti non siete soli con voi ci sono le vostre famiglie, ci sono le vostre comunità, ci sono i vostri sacerdoti ed educatori, ci sono tanti di voi che nel nascondimento non si stancano di amare Cristo e di credere in Lui."

Il cammino di fede dei giovani e la vita della Chiesa.

   I giovani non sentono sempre l'ambiente oratoriano come un luogo di incontro e di condivisione per tutti, spesso infatti è visto come un ambiente selettivo e soprattutto chiuso verso l'esterno, dove troppe persone seguono il proprio tornaconto e prevale l'individualismo.

In oratorio riscontrano parecchi pregiudizi che ostacolano anche il cammino di quelle persone che vi partecipano ma che non incarnano lo stereotipo del "bravo ragazzo d'oratorio".

Alcuni percepiscono l’oratorio, e la Chiesa in generale, più vicini ai "ricchi", che alle persone che hanno più bisogno.

Qualche giovane ritiene che i metodi usati per coinvolgere i ragazzi siano inadeguati. Spesso le dinamiche di gruppo prevalgono sulla formazione spirituale.

   Molti giovani hanno inteso la comunità in senso anche più ampio del solo ambiente oratoriano, riconoscendo come fattore comune l’unione nella fede e non tanto l’appartenenza ad un particolare gruppo di attività. Vorrebbero che la comunità fosse per loro un riferimento per la crescita e la formazione religiosa, vorrebbero che offrisse stimoli e occasioni di confronto e di dialogo aperto. Vorrebbero anche che la comunità fosse capace di testimoniare concretamente, con l’esempio, gli ideali cristiani che professa.

Ma le comunità in cui vivono in genere sono molto diverse dall’ideale.

Innanzitutto la parrocchia per molti non è una comunità unita perché esistono conflitti, prevaricazioni, esclusioni e separazioni tra i vari gruppi interni. Talvolta la eccessiva chiusura e la mancanza di autocritica inducono i giovani ad allontanarsi.

In genere non viene percepita la fede come "legante", si sente la mancanza di cammini di fede comuni e spesso non vengono messi in pratica neppure i principi della fratellanza e dell’accoglienza.

   I giovani criticano alla propria comunità un atteggiamento di sfiducia nei loro confronti. Alcuni si sentono lasciati in disparte, non coinvolti o non ascoltati, mentre altri denunciano una eccessiva attenzione al "far fare" ai giovani, una tendenza a scaricare su di loro varie attività senza tuttavia riconoscergli autonomia, responsabilità e la possibilità di commettere errori. Nel rapporto con gli adulti emergono difficoltà legate al contrasto e all’imposizione delle loro idee.

Molti giovani criticano l’incoerenza nelle azioni e denunciano anche che ci sono persone nella comunità che sono attive solo per tornaconto personale. Alcuni sostengono che nel "fare" non si rileva molta differenza tra un cristiano e un non credente con una buona morale, non riconoscono nelle azioni e nei discorsi della comunità la presenza di Gesù.

   Ai sacerdoti molti giovani rinfacciano un contatto freddo con i ragazzi e scarsa collaborazione con i laici, vorrebbero una maggiore attenzione al rapporto personale. Alcuni dicono che ci si dimentica di parlare e di far "gustare" Dio ai ragazzi.

  Non tutti però la pensano in questo modo, infatti alcuni ragazzi vedono la propria comunità come un aiuto per il proprio cammino di fede ricevendo da essa entusiasmo e una spinta ad andare avanti. A loro la comunità offre occasioni di confronto e di crescita negli incontri di preghiera e nei ritiri spirituali.

Alcuni apprezzano che la comunità, e in particolare l’oratorio, permetta la comunicazione fra persone di età diverse.

   Molti vivono un cammino di fede personale, non comunitario. In questo non si sentono molto parte della propria comunità locale, se non durante momenti particolari come la Messa, gli esercizi spirituali o il catechismo.

   Alcuni però trovano difficoltà ad affrontare da soli un cammino di formazione spirituale (ad esempio per pigrizia), preferendo gli incontri di gruppo e i momenti di formazione collettivi.

Qualche giovane manifesta l’esigenza di ricevere spiegazioni più soddisfacenti sulla dottrina cristiana, soprattutto riguardo alle regole che sembrano troppo strette o sono difficili da seguire.

Alcuni criticano il modo di fare catechesi, ritenuto troppo "frontale", senza cioè un confronto attivo.

   Alcuni giovani hanno evidenziato una certa difficoltà a partecipare e vivere "bene" la Messa.

   Stupisce, a volte, che cammini uguali portino a scelte di vita diverse.

   La realizzazione della "tensione missionaria" è intesa e vissuta dai giovani in modi diversi: quando viene loro chiesto aiuto, quando si trovano a confrontarsi, o quando sono chiamati ad essere portatori della Parola di Dio.

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