AUDAX:
ANALISI DI UN SUCCESSO
a cura di Giorgio Ledda
Il
campionato di Pallavolo 1997/98 rimarrà negli annali dello sport di
Quartucciu un’annata storica. Una società di pallavolo di Quartucciu,
l’Audax, ha raggiunto la promozione alla B2, massimo risultato storico
della pallavolo maschile.
(foto di Nino Pau)
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Per parlare di questa impresa
ho incontrato Stefano Fanti, preparatore atletico ed allenatore in seconda
della squadra vincitrice. Il suo essere di Quartucciu ed il suo percorso
sportivo, che lo ha visto toccare i primi palloni proprio nelle giovanili
dell’Audax, lo rendono la persona più adatta ad essere testimone di
questo evento.
Cominciamo dalla fine:
la promozione ve la siete giocata e vinta nell’ultima partita casalinga
contro il S. Andrea Gonnesa, con cui all’andata perdeste 3-0. Quale
è stata la chiave di questa vittoria?
Sicuramente il ricordo dell’andata
è stato un ingrediente determinante per affrontare nel modo giusto quell’incontro.
Questo ci ha permesso di presentarci in campo con quella giusta dose
di cattiveria, necessaria per tenere altissima la concentrazione, unita
al giusto rispetto dell’avversario.
Eravamo consapevoli di trovarci
davanti una squadra tecnicamente meno dotata di noi, ma che ci aveva
già dimostrato di riuscire a compensare le carenze tecniche con una
buona organizzazione di gioco, un enorme affiatamento e spirito di squadra
e quindi capace di approfittare di qualsiasi incertezza o calo di tensione
della squadra avversaria. Per contro noi, specialmente nel girone d’andata
avevamo messo in evidenza proprio questi limiti.
Nel mentre però si era
già evidenziato rispetto al girone d’andata un certo miglioramento.
Quale è stata la differenza principale tra un girone d’andata in cui
avete perso due scontri diretti ed un girone di ritorno concluso a punteggio
pieno?
Per rispondere a questa
domanda è necessario ripercorrere l’evoluzione che questo sport ha avuto
per ciò che concerne la suddivisione in categorie.
La passata stagione l’Audax
ha militato nella serie C1 concludendo onorevolmente il campionato a
centro classifica. A quel punto è stata attuata una riorganizzazione
dei campionati. La C1, prima serie di livello nazionale, è stata soppressa.
Le squadre che vi giocavano sono state ricollocate con criterio prettamente
numerico tra la B2, che a questo punto era la prima serie nazionale,
e la neonata C, che per la sua suddivisione geografica viene comunemente
chiamata C regionale. All’Audax è toccata la C che risultava composta
in parte dalle squadre che come noi provenivano dalla C1 ed in parte
da quelle provenienti dalla C2, anch’essa soppressa.
Questo fatto ha avuto come
conseguenza una notevole eterogeneità nel livello tecnico degli avversari;
molti degli incontri con squadre nettamente inferiori non rappresentavano
di fatto ostacoli per il cammino della squadra. La
leggerezza degli impegni unita ad una netta consapevolezza della superiorità
tecnica ed atletica ha reso più lungo del previsto l’affiatamento del
sestetto base (che poi si è assestato su sette elementi) che nasceva
dall’innesto di alcune notevoli individualità su un nucleo storico costituito
da Stefano Serra, Davide Loni e Davide Conca, ed ha reso possibile quei
cali di concentrazione e quelle incertezze che hanno consentito a squadre
meno dotate ma più compatte di infliggerci le uniche due sconfitte in
tutto il campionato (n.d.r: Maracalagonis e Gonnesa).
Questo non si è più verificato?
No. Queste due salutari
sconfitte hanno per così dire creato le premesse perché la squadra per
estrinsecasse quella potenzialità che in precedenza era rimasta inespressa.
La soluzione, neanche a
dirlo, è stata il lavoro; un lavoro fatto in palestra con la partecipazione
ed il sacrificio di tutti i ragazzi. Gli allenamenti si sono fatti più
duri, concentrati soprattutto sulla difesa.
L’attacco è sicuramente
la parte più spettacolare della pallavolo e meglio si presta a mettere
in risalto le individualità; ma lo spessore e la vera forza di una squadra
si esprime nella difesa, nella capacità formare un fronte compatto di
fronte agli attacchi degli avversari, sostenendosi e motivandosi a vicenda:
niente da più forza a tutta la squadra che andare a risollevare una
palla che era destinata a cadere per terra.
L’accanimento sul pallone
è stato voluto e cercato con estenuanti allenamenti mirati a temprare
lo spirito più che le braccia, già forti di per se.
Quale è stato il momento
in cui vi siete resi conto che qualcosa era cambiato?
È stato a casa dell’Olbia
(n.d.r.:16° giornata 28/02/98). Era una squadra forte, e soprattutto
in casa sua rappresentava un ostacolo notevole. Il lavoro fatto però
cominciava a dare i suoi frutti e la squadra che è scesa in campo ad’Olbia
era già più forte nei fondamentali e più unita di quella del girone
d’andata; ed i risultati si sono visti, abbiamo vinto 3-2 in casa loro
ed oltre ai due punti ci siamo portati a casa una maggiore determinazione.
Il tutto ha trovati il
suo epilogo nello scontro diretto casalingo con il Gonnesa del 9/05/98.
Come avete
vissuto la vigilia?
La preparazione per questo
incontro, determinante per gli esiti di un intero campionato, è entrata
nella fase calda nelle due settimane precedenti; oltre a continuare
il lavoro in palestra abbiamo studiato gli avversari in videocassetta.
Siamo arrivati alla partita avendo incamerato un’enorme quantità di
lavoro fisico e psicologico, studiato nei minimi dettagli per eliminare
ogni possibile punto debole ed il risultato è stato conseguente.
La squadra che è scesa in
campo davanti ad un palazzetto gremito come non si era mai visto sino
ad allora era una squadra affamata di affermare la propria supremazia,
che non ha concesso niente ai suoi avversari, fortissima nei fondamentali,
pronta a fare blocco di fronte agli attacchi, prontissima a sfruttare
la più piccola incertezza.
Il risultato è stato scontato
ed ha sancito la nostra promozione; poi l’ultima trasferta a Sassari
contro il Solo Volley è stata poco più che una formalità (n.d.r.:
0-3).
Quale valore dare a questa
vittoria, a ridosso di una riorganizzazione delle categorie: un recupero
di posizione o una vera e propria promozione? In altre parole questa
B2 quanto è più forte della vecchia C1 e, soprattutto, riuscirete a
restarci?
Sicuramente la nuova B2
ha un livello superiore alla vecchia C1 perché costituita dalle squadre
retrocesse dalla B1, dalle squadre che già vi militavano e dalle squadre
che ci sono arrivate dalla C1 in conseguenza della riorganizzazione
e ci sono restate.
Riguardo alla possibilità
di restarci è chiaramente legata ad una adeguata campagna acquisti;
la sfida sicuramente non ci deve spaventare perché a mio parere l’allestimento
di una squadra che ha come obiettivo la permanenza in una categoria
presenta relativamente meno difficoltà dell’allestimento di una squadra
che mira alla promozione che ha un solo risultato possibile cioè arrivare
prima.
Siamo riusciti in questo,
perché non dovremmo farcela anche con la nuova sfida?