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Una
Rosa per L'Europa
Le
strade del riformismo democratico
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Spunti
di riflessione e invito di partecipazione all'incontro dibattito
Documento della Redazione - 28 settembre 1998
"Il nostro destino non è nelle stelle, ma nelle nostre mani".
Benazir Buttho
È
vero! Il titolo scelto per questo incontro dibattito è pretenzioso.
È
volutamente pretenzioso perché l'invito che Quaderni di Quartucciu rivolge
ai partecipanti è proprio quello di guardare lontano, di sollevare lo
sguardo verso alti obiettivi, di voler pensare in grande anche quando
si affrontano -come è auspicabile che si affrontino in questa sede-
le controverse tematiche della politica locale.
Da
arte e scienza del governare la politica, tra gli anni '80 e '90 è diventata
una specializzazione di pochi professionisti, come i parlamentari, dirigenti
di partito, portaborse, manager d'area e tecnocrati d'apparato; poi,
col crollo dei muri e con l'avvento del maggioritario, abbiamo assistito
al coinvolgimento "diretto" nella politica di fasce di cittadini, quella
cosiddetta "società civile" che -a volerla dire tutta- appare sempre
più costituita da grandi elettori e da piccoli prestanome piuttosto
che dalla gente comune e -questa si- civile.
La "personalizzazione" che si fa della politica comporta spesso la sua
chiusura entro schemi di fedeltà a categorie di affinità quali l'avere
uno stesso tifo calcistico, l'avere una stessa cravatta colorata o chissà
cos'altro; mentre la sua "spettacolarizzazione" la omologa a quell'immenso
fiume di parole scritte e mai lette, dette e mai sentite che permanentemente
sfocia dai nostri televisori, dai nostri giornali, dai nostri computer.
E tutto ciò a scapito dei valori e delle idealità.
Si
è giunti così ad uno stato di confusione permanente, al punto da non
saper più chiamare le cose col proprio nome: bravo è chi è bello, intelligente
chi è scaltro, capace chi è borioso, buono chi è falso, arrogante chi
parla chiaro, con una inversione della scala dei valori, un tempo comuni,
tale da rendere i valori stessi e le idealità degli accessori anziché
base fondante della politica.
Il
"volere volare alto", si sa, non è la più diffusa propensione dei politici
nostrani. È vero che tutto il mondo è paese, ma ogni paese ha la sua
specificità.
Nel
nostro, ad esempio, capita che vi sia una maggioranza che ha l'opposizione
al suo interno ed una opposizione che è tale solo perché così si chiama
quello schieramento partitico che perde le elezioni.
Domandine
spontanee ma non proprio facili facili: non potrebbe mettersi un po'
di ordine nella politica locale, magari mandando l'opposizione all'opposizione
e ricominciare a dialogare tutti con tutti? Posto
che non è molto probabile che sia il Sindaco a farsi l'opposizione da
solo, quali sono le forze di opposizione che stanno in maggioranza?
Perché queste, se proprio hanno da opporsi, non vanno all'opposizione
per davvero?
Ricominciare
a parlare di idee e di valori, non meno che di programmi di governo
davvero attuabili e di nuovi orizzonti comuni, non può che far bene
alla politica e dunque alla nostra società. Pur nel piccolo della nostra
comunità, con l'organizzazione di questo incontro dibattito, Quaderni
di Quartucciu rivolge ai partiti un invito al dialogo e al sereno confronto
tra posizioni politiche manifestamente diverse, ma, senza dubbio, tutte
tese al raggiungimento del bene comune.
Questo
convegno si articolerà nei seguenti due momenti, apparentemente distanti,
che però possono avere un comune punto di arrivo .... Alle forze politiche,
di centro e di sinistra, trovare le strade.
"Unità,
ma nella chiarezza"
Sul
finire del XIX secolo, al fine di poter avere una maggiore incisività
nelle grandi battaglie di libertà, le diverse componenti del movimento
socialista si unificarono e costituirono il Partito Socialista Italiano.
Nel
corso del XX secolo da quella esperienza unitaria nacquero diverse correnti
che, via via, diedero vita ad altri partiti (1921: PCI; 1947: PSDI;
1963: PSIUP; 1991: dal PCI nasce PDS; 1994: PS, SI, Laburisti, PSU,
Fed.Dem., PSS, ....).
Se
le ragioni storiche che determinarono le diverse scissioni del movimento
socialista nel suo complesso sono note, non lo sono invece quelle che
portano, oggi, ad una nuova unità d'azione, ad una stretta collaborazione
tra le diverse anime del riformismo democratico (SDI, Fed.Dem., PDS)
in vista delle prossime scadenze elettorali.
Tony
Blair, all'ultimo Congresso dei Labour inglesi, ha detto: "Io capisco
che siamo un partito socialista però è inutile che mi continuate a parlare
della difesa dei minatori perché i minatori in Inghilterra non ci sono
più. E io devo tutelare i cittadini inglesi di oggi, non quelli di ieri
o dell'altro ieri."
Sacrosanto.
Ma
allora quali sono, oggi, le grandi battaglie libertarie di tutti i giorni
che richiedono un nuovo orizzonte unitario per le forze dell'Internazionale
Socialista e del Partito Socialista Europeo?
Orizzonti
strategici nel sistema bipolare
L'Ulivo
esiste ancora, deve esistere?
E,
se deve esistere, come? Nella forma di partito democratico o più semplicemente
come alleanza tra forze di centro e forze di sinistra?
E
in Sardegna è mai esistito l'Ulivo, deve esistere o se ne può fare a
meno? E a Quartucciu?
Le
recenti prese di posizione dei "popolari demitiani", di alcuni "diniani"
e del segretario della CISL Sergio D'Antoni, a livello nazionale, e
quelle del gruppo Popolare in Consiglio Regionale -riguardo il "forum
delle opposizioni"- lasciano trasparire qualche manovra del centro dell'Ulivo
in direzione opposta al rafforzamento della coalizione.
Quale
ruolo ha, o avrà, l'UDR di Cossiga?
Gianni
Manis