Intervista a Umberto Artizzu
di Gianni Manis
Negli anni 60 è stato segretario della sezione
PSI di Guspini.
Da sempre è protagonista della vita politica amministraativa del nostro
paese: sub-sindaco di Cagliari per Quartucciu, assessore ai servizi
sociali, alla pubblica istruzione e all'urbanistica.
Attualmente è consigliere comunale e assessore alla pubblica istruzione
della Comunità Montana.
Consigliere Umberto Artizzu, Lei di case socialiste ne ha viste
tante. Cosa pensa di questa?
"Purtroppo, sì, ho visto e conosciuto tante case socialiste.
Ho vissuto, con grande amarezza, la nascita del PSIUP, nel 1964, all'indomani
della costituzione del primo governo organico di centro-sinistra.
Ho vissuto, con altrettanta grande amarezza e delusione, la prematura
unificazione coi socialdemocratici nel 1966 e la nuova scissione, nel
1969.
Ho conosciuto, naturalmente, quella che ancor oggi mi è più cara, la
casa PSI, col sole nascente, alla cui base erano posti il libro aperto,
la falce ed il martello. Erano altri tempi e c'erano altri uomini ad
essere socialisti, allora, era motivo di orgoglio.
Oggi lo è ancora per chi ha conservato intatti la memoria storica,
cultura e modo di essere socialisti". Oggi non esiste più una casa socialista,
non già perché non ci siano più i socialisti, ma perché questi sono
divisi in tanti piccoli gruppi. Tuttavia si stanno ponendo le basi per
ricostruire una casa comune, dove tutti i veri socialisti possano abitare
non da inquilini, ma da veri padroni di casa che hanno ritrovato un
comune modo di essere e sentirsi socialisti, che hanno ritrovato il
gusto di fare politica, non semplicemente sbandierando la tradizione,
la cultura e la storia socialista, ma ricalcando coi fatti i comportamenti
e gli atti di chi con grande fatica e sofferenza ha costruito quella
storia".
Il presidente di federazione Democratica Antonello Cabras, l'ex
ministro dell'università e ricerca scientifica Ruberti, assieme ad altri
parlamentari dei Democratici di Sinistra annunciano la costituzione
di una "area socialista riformista democratica" all'interno del loro
nuovo partito; Franco Frattini, chiaramente meno credibile, fa lo stesso
dalle fila di Forza Italia. Cosa sta succedendo? Passata 'a nottata,
tutti riscoprono quant'era bello dirsi socialisti?
"Non credo che il proposito di Cabras e Ruberti possa essere interpretato
in modo così riduttivo.
Perciò, stabilito che, pur rispettandola, non condivido la scelta di
Cabras, ritengo che, per lo spessore politico dell'uomo, la sua iniziativa
all'interno del suo nuovo partito parta, da un lato, dalla constatazione
del vuoto politico creatosi nella sinistra italiana con la scomparsa
del PSI, dall'altro, dall'esigenza di salvare i valori libertari della
tradizione socialista per innestarli, se così si può dire, nel "ceppo"
non tanto della "Quercia", ancora troppo giovane, quanto del vecchio
PCI, che ha una storia ed una tradizione monolitica, verticistica e
burocratica.
Il nome scelto per il gruppo, "area socialista riformista democratica",
non solo conferma questa esigenza, ma evidenzia ed avvalora la tesi
di quanti ritengono opportuna ed urgente la ricostruzione di un vero,
autentico partito socialista, prima ancora di qualsiasi confluenza nella
Cosa2".
"Vi è infine un altro aspetto che non bisogna trascurare o sottovalutare,
e cioè la necessità per Cabras e per tutti i socialisti che hanno operato
la stessa scelta, di non scomparire nel grande cielo stellato diessino
come una meteora luminosa, così come è capitato a tutti coloro che,
provenienti da altri lidi, sono approdati in quello comunista.
Indirettamente, quindi, Cabras sconfessa se stesso e, non potendo ritornare
indietro, fonda una sua corrente socialista all'interno dei DS".
Nella storia del socialismo italiano c'è qualche aneddoto che possa
trasporre al passato l'attuale situazione?
"Non conosco aneddoti che consentano raffronti tra passato e presente.
In tutte le storie umane vi sono fatti ricorrenti che si prestano a
valutazioni parallele, e la storia del socialismo italiano non fa eccezione.
Le scissioni, per esempio, sono fatti ricorrenti, così come le ricostruzioni
del Partito dopo ogni episodio traumatico. Esse nascono sempre dal conflitto
tra le due anime del partito, quella riformista e quella massimalista,
e non vanno viste come fatti negativi in sé, anche se hanno portato
spesso ad esperienze drammatiche per la vita del partito e per le sorti
del nostro Paese. In ogni epoca sono state come "il sale che da sapore
al cibo", due correnti politiche di pensiero dal cui confronto sono
scaturiti progetti che hanno saputo individuare per tempo i bisogni
della società.
Purtroppo alla capacità progettuale non sempre è seguita una uguale
capacità di coesione interna, di ricerca del consenso e di aggregazione
politica, per cui è mancata sempre la forza per tradurre quei progetti
in atti legislativi concreti. Tanto che a metà degli anni 70, dopo la
grande affermazione elettorale del PCI, qualcuno coniò la frase sui
"socialisti che sapevano scuotere l'albero" e sui "comunisti
che sapevano raccoglierne i frutti".
"Da militante ho conosciuto due scissioni (1964 e 1969) e la riunificazione
dei due tronconi del vecchio socialismo riformista italiano.
La prima, come ho già ricordato, avvenne all'indomani della costituzione
del primo governo organico di centro-sinistra.
La seconda, più drammatica e traumatizzante, segna il fallimento di
un sogno a lungo inseguito da Nenni e Saragat, e cioè la riunificazione,
appunto, dei vecchi socialisti coi socialdemocratici (anche questi nati
da una scissione, quella detta "di Palazzo Barberini" del 1947),
per dar vita ad un partito che avesse maggior peso politico nel Paese,
in parlamento, all'interno del governo di cui entrambi facevano parte,
ma anche all'interno della sinistra italiana.
La delusione fu pari, se non maggiore, alle aspettative che l'evento
aveva creato e lasciò dietro di se una scia di accuse e rancori".
"Ecco, noi oggi tentiamo di rimettere insieme i vari pezzi del socialismo
italiano, cercando di ricostruire un partito che sappia degnamente raccogliere
una grande eredità politica e culturale, e proseguire nel solco dei
valori tracciato dai padri fondatori del socialismo italiano".
In futuro, "socialismo" indicherà un partito o un'area culturale?
E i "socialisti"?
"Ritengo, e me lo auguro, che i socialisti saranno organizzati
in un partito, che avrà sempre più le caratteristiche di partito socialdemocratico
di tipo europeo, tanto che si riproporrà in termini urgenti e pressanti
il problema dell'unità della sinistra italiana.
Si arriverà quindi a due formazioni che schematicamente ricalcheranno
le due correnti di pensiero, riformista e massimalista, che, da sempre,
hanno caratterizzato il socialismo italiano".
"Come saranno e chi saranno i socialisti?
La domanda potrebbe essere capovolta, anzi sostituita da tantissime
altre. Per esempio: ci sarà al mondo, un Paese in cui tutti i cittadini,
indipendentemente dal sesso, dal credo religioso e politico, dalla razza,
avranno raggiunto la totale parità di diritti?
Ci sarà , al mondo, un Paese in cui tutti avranno quanto necessario
per soddisfare i propri bisogni?
La risposta è no! Ed allora lì, come in tutti i posti c'è sete di giustizia,
di libertà di lavoro, di istruzione, ci saranno uomini che si richiameranno
al socialismo, senza aggettivazione alcuna".
"Se Lei, invece, si riferisce semplicemente all'Italia, allora credo
di aver anticipato la risposta, in quanto ho detto prima. Ritengo, comunque,
che sbagli chi crede di poter rifondare il partito riorganizzando semplicemente
i vecchi iscritti, o anche una sola parte di essi, come se nulla fosse
accaduto. O chi, senza un minimo di riflessione e autocritica, continui
a giustificare il proprio operato accusando altri, dai giudici persecutori
ai rappresentanti delle altre forze politiche.
Sbaglia ugualmente chi crede di potersi fregiare del nome di socialista,
esibendo una tradizione, una cultura ed una morale che non gli appartengono,
per non aver concorso a realizzarle. E poiché è un'eredità pesante da
portare, solo chi saprà calarsi nello spirito di quella tradizione culturale,
morale e politica, sarà anche degno di portarne il peso e di esibirla.
Tutti gli altri saranno dei cialtroni arrampicatori. Ogni epoca, purtroppo
ha avuto i suoi".
G.Ma.