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Una
Rosa per L'Europa
Le
strade del riformismo democratico
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Intervento
al dibattito
a cura di Gianni Manis
RAFFAELE
FELCE - Democratici di Sinistra - Ex
sindaco di Quartucciu; responsabile per l'organizzazione della Federazione
di Cagliari.
Trovo
molto interessanti le argomentazioni portate da chi mi ha preceduto,
però devo dire che poi bisognerà trovare delle questioni concrete sulle
quali verificare le posizioni, che poi sono quelle che danno la dimensione
dei problemi.
Comunque
questo incontro è un fatto importantissimo, perché a distanza di anni,
dopo una stagione segnata dalle divisioni nella sinistra di Quartucciu,
riemerge l'esigenza di riscoprire le ragioni di un'analisi che porti,
possibilmente, ad individuare una nuova dimensione unitaria della sinistra.
E spero che questo sia il primo di una serie di incontri, che potranno
svolgersi pubblicamente come questo o magari nelle sedi più proprie
dei partiti, delle associazioni, ma anche sulle pagine dei giornali.
Dico
questo perché sono convinto che dopo una stagione di lotte e di divisioni,
che ha lasciato sul terreno vittime e macerie, debba passare un tempo
adeguato per poter sgombrare il campo dalle rovine e fare in modo che
sul quel terreno, di nuovo reso utilizzabile, si possa nuovamente costruire
una casa, capace di raccogliere assieme le diverse anime della sinistra.
Vorrei
cominciare questo mio intervento con l'analizzare le ragioni che hanno
portato alla fine della prima repubblica, ragioni che qui sono state
fatte risalire, essenzialmente, a tangentopoli.
Io
ritengo che il tracollo dei partiti della prima repubblica non sia da
ascriversi, esclusivamente, ai Giudici -tangentopoli può essere, al
limite, la classica goccia che fa traboccare il vaso- ma a ragioni forti,
ragioni anche esterne ai fatti italiani -basti pensare al crollo del
muro di Berlino che ha spazzato via la contrapposizione delle ideologie-
ragioni che vanno anche ascritte alle trasformazioni dell'economia mondiale,
con la quale il sistema Italia doveva confrontarsi.
Ora,
che il sistema dei partiti, così come erano organizzati e gestiti, non
potevano reggere la sfida che innanzi a loro si presentava è un dato
di fatto, ma ciò non significa che il sistema dei partiti debba scomparire.
E lo stesso incontro di oggi riporta in primo piano, anche qui a Quartucciu,
l'esigenza che siano ciò che, allo stato attuale, assegna loro la costituzione:
una delle organizzazioni di liberi cittadini, attraverso i quali essi
possono partecipare alla scelte di governo delle istituzioni.
Quali,
oggi, sono le ragioni che ci portano a ricercare l'unità della sinistra?
Intanto
una spinta in tal senso ci viene dal fatto che noi siamo inseriti in
un contesto europeo. E in Europa il sistema politico delle grandi democrazie
è un sistema bipolare: da una parte ci sono i partiti socialisti democratici
e dall'altra i partiti conservatori della destra.
Da
qui nasce l'esigenza di costruire anche da noi un partito che, richiamandosi
ai grandi valori del socialismo europeo, possa porsi l'obiettivo di
essere forza maggioritaria di governo. Ma qui in Italia le divisioni
della sinistra hanno marcato profondamente questo nostro Paese.
Io
ritengo che, al di là della persistenza di grandi divisioni, siano stati
fatti notevoli passi avanti in direzione di un partito unico della sinistra
-comunque venga chiamato- e ciò non verrà impedito dal fatto che si
abbiano ancora posizioni differenti riguardo questioni come, ad esempio,
la scuola o le pensioni. Anzi! proprio dal confronto su questi temi
potrà riallacciarsi un dialogo che, a partire dai grandi principi della
sinistra, sia capace di fare sintesi e dare una ulteriore spinta all'unità.
I
democratici di sinistra, al di là degli errori che sono stati commessi
nella loro costruzione, hanno comunque al loro interno gli enzimi per
dar vita al nuovo partito del socialismo europeo in Italia. E poi non
credo che alla fine del percorso cominciato agli Stati Generali di Firenze
sarà il Partito che c'è adesso -con quella grande quercia- ma piuttosto
credo che si punterà maggiormente su quella Rosa, che spunta dalle radici
della quercia, circondata da quelle stelle che simboleggiano l'Europa.
Sicuramente
errori ce ne sono stati e tra questi, sicuramente, metterei il modo
come si è dato vita al nuovo partito che è apparsa un'operazione affrettata,
con tanti colonnelli e poche truppe, ma dobbiamo anche concedere il
beneficio della buona fede e dell'onestà intellettuale a chi ha lavorato
per giungere a quel risultato.
Una
delle condizioni fondamentali affinché si possa davvero raggiungere
l'unità sarebbe quella che le iniziative come questo incontro si moltiplicassero,
così da far sentire la base protagonista in questo progetto e facciano
venir meno le perplessità e le diffidenze reciproche, dando voce a tutte
le anime della sinistra. Ma tutto deve avvenire nella chiarezza: chi
vuole aderire ai DS lo può fare già da oggi, impegnandosi a costruire
il partito, ma sono legittime anche le aspettative di chi vuole ricostruire
la propria storia. Se poi il futuro ci riserverà lo stesso partito,
sarà tutto di guadagnato per la sinistra e per il Paese intero.
Io
credo che non riusciremo a costruire un grande partito della sinistra
se non faremo i conti sino in fondo con quello che ha rappresentato
il PSI nella storia di questo Paese sia nel bene che nel male. Fatto
importante è che oggi tutti i compagni socialisti si trovano nel centrosinistra.
E questo ci fa ben sperare che alla conclusione di un percorso -non
so quanto lungo- ci sia un solo partito del socialismo europeo.
La
situazione in Sardegna è ancora più particolare. Come è stato più volte
ricordato, Federazione Democratica ha svolto in Sardegna un ruolo importantissimo
nel limitare la dispersione socialista; ha rappresentato, in un momento
di grande difficoltà per la sinistra, un ancoraggio profondo per il
voto socialista ed oggi è una forza politica radicata nel territorio,
che esprime assessori regionali, consiglieri provinciali, sindaci e
assessori in molti comuni. E il suo impegno nel lavoro di costruzione
dei Democratici di Sinistra è fondamentale anche se molto più complesso
che nel resto d'Italia,. anche perché qui in Sardegna la legge elettorale
ancora non sospinge i raggruppamenti politici ad aggregarsi. É perciò
auspicabile porre all'ordine del giorno il tema della riforma elettorale.
Venendo
poi a Quartucciu, possiamo dire che oggi la sinistra ha in se i germi
delle divisioni del passato, però ha dentro di se anche le ragioni dell'unità.
E le ultime vicende -non voglio risalire ai tempi dell'autonomia- debbono
farci riflettere su un fatto: la sinistra a Quartucciu è maggioritaria,
uniti si può andare molto lontano.
Breve intervista
di Gianni Manis
Raffaele
Felce, prima di rivestire la carica di responsabile per l'organizzazione
della Federazione di Cagliari dei DS, è stato sindaco per il PCI-PDS
ed esponente di spicco della politica amministrativa di Quartucciu.
Raffaele,
vista l'importante carica che ricopri nel partito a livello provinciale,
osservando la sezione di Quartucciu è quasi spontaneo dire "in dom'e
su ferreri, schironis de linna": disorganizzazione, personalismi,
un solo consigliere comunale (un altro, deluso, si è dimesso) e neanche
un segretario. Quali ragioni hanno determinato questa situazione?
"Le
ragioni sono molte e tutte hanno avuto una parte importante nel determinare
la situazione attuale. Esse possono essere ricondotte principalmente
alla crisi generale dei partiti e in particolare alla situazione locale,
caratterizzata da una serie di errori politici che poi hanno portato
alla sconfitta nelle elezioni amministrative.
La
rottura della alleanza con il PPI, errori nella costruzione della lista,
eccesso di personalismi sono alcune di queste ragioni. Però rappresentare
tutto nero è un errore perché il partito a Quartucciu pur attraversando
un momento difficile ha in se le forze per riprendersi perché ha le
risorse umane e le energie necessarie per rilanciare l'azione politica
utile a Quartucciu".
Certo,
i tempi in cui segretario era Giorgio Onnis, la sezione (era ancora
in via Selargius) attiva in campo politico, ricreativo e culturale,
sono lontani. Ma come prevedi che evolva questo stato di cose?
"Vedi,
noi diciamo che la politica è in crisi perché è la società in crisi,
in crisi di valori, dove prevalgono gli egoismi e l'individualismo,
viviamo in una società frammentata.
Compito
di un partito di sinistra è quello di affrontare questa realtà, riscoprire
le ragioni dello stare insieme per trovare le giuste risposte necessarie
oggi.
I
DS sono un grande partito e sicuramente troveranno la strada giusta
con il contributo e l'impegno degli iscritti e l'aiuto dei cittadini
così come hanno fatto i compagni ai tempi di Giorgio Onnis, di Egidia
Melis, tempi altrettanto difficili".
Negli
ambienti della politica regionale si da per certa la confluenza nei
DS di Federazione Democratica, a giugno, il giorno dopo l'elezione del
Consiglio Regionale.
Un altro passo avanti verso l'unità della sinistra o solo un altro po'
di chiarezza?
"Federazione
Democratica è socio fondatore dei DS e il suo ruolo sarà determinante
per la costruzione del nuovo soggetto politico della sinistra.
Io
ritengo che sia un altro passo avanti verso l'unità della sinistra,
però non faremo molta strada se non faremo i conti, in maniera seria,
con quello che ha rappresentato il PSI nella storia di questo Paese
e solo in questo modo, penso, riusciremo ad avere un contributo decisivo
dai compagni della Socialisti Democratici Italiani nel dare vita al
nuovo partito della sinistra".
I
DS avranno un candidato locale alle prossime regionali?
"Sicuramente
il partito a Quartucciu è in grado di esprimere più di un compagno o
compagna in grado di reggere la sfida in una competizione elettorale
così importante ma allo stato attuale non sono in grado di dirti se
questo accadrà".
G.Ma.