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Quaderni di Quartucciu
Anno III - Numero 12 - Agosto 1999
 

 

Il paese chiede la restituzione della statua femminile di epoca romana

Il ratto della romana
di Viviana Ricci

È alta un metro e ottanta, ha un aspetto sinuoso, indumenti tanto sottili ed aderenti da trasmettere una vaga idea di sensualità...

Non si tratta dell'immagine di una fotomodella ritratta in un famoso rotocalco di moda. Suscita, forse, più interesse e stimola maggior fascino, non solo per la bellezza ma anche per le sue vaghe origini cronologiche e di collocazione.

Si tratta di una statua femminile acefala in marmo bianco ritrovata qualche anno fa in un territorio quartuccese, nella località di Sant'Isidoro, e tenuta in esposizione a Cagliari, presso la Corte dei Conti.

- Non sono molte purtroppo, le statue romane pervenute in Sardegna - afferma lo scrittore Pietro Corona - Esse rappresentano un apporto esterno, colto e monumentale, "segno" di matrice urbana...-.

Ed è proprio l'idea di "matrice urbana" di una Quarto-Josso del periodo imperiale romano, che ha spinto i Quartuccesi, mossi da orgoglio civico a rivendicarne la proprietà e a recriminare il diritto di poterla espone "in situ".

A dar voce ai cittadini di Quartucciu è l'Assessore al Patrimonio che ha già presentato varie richieste formali alla Soprintendenza Archeologica di Cagliari, da cui ha ottenuto risposta negativa.- Le ragioni addotte dal Soprintendente, sono quantomai inconsistenti... -

La statua occupa un angolo antistante agli ascensori del primo piano, in una zona di passaggio, sottoposta agli sguardi distratti e frettolosi di persone che si recano a lavoro. Non sono usate le più semplici misure precauzionali da adottare, per tutelare l'integrità e la sicurezza della stessa.

Quasi nessuno è a conoscenza della sua esistenza e, tantomeno, della sua collocazione in un ufficio pubblico. - …Non discutiamo l'elevato prestigio dell'edificio. Ma esso rappresenta un'esposizione museale meno congrua di quanto invece sarebbe la "Casa Angioni"... - continua l'Assessore al Patrimonio - Respin-giamo perciò la richiesta del Soprintendente atta ad ottenere preventivamente un'area museale più definita -.

A fomentare la polemica è il fatto che una statua di cosi alto valore non ha nemmeno l'adeguata considerazione e la meritata propaganda, affinché possa essere oggetto di studio e d'interesse, anche a livello scolastico....E' posta in un cantuccio, quasi dimenticata!

La Casa Angioni, definita "Casa Museo" per la sua rilevanza storica, potrebbe certo risultare cornice più consona di una struttura in cemento armato. Essa svolge un ruolo di primo piano nella vita culturale del paese: è un centro di aggregazione sociale, in cui si svolgono mostre di sculture, pitture, gare artistiche ed artigianali, che richiamano l'attenzione di non poche persone interessate al recupero delle nostre tradizioni e sensibili alla conservazione del patrimonio culturale collettivo. Richiama turisti e mezzi di diffusione televisiva. Tanto più che da quando, recentemente, è stata inaugurata una nuova Sala Consiliare, molte delle amministrazioni pubbliche non gravano più sul medesimo edificio.

E' quindi più libera dì organizzare locali adibiti alla raccolta specificatamente museale, come già si sta compiendo per la conservazione degli oggetti archeologici rinvenuti volta per volta, nei siti quartuccesi.

Da poco il Prefetto ha sostenuto la necessità che le opere d'arte restino nel loro territorio d'origine. - Pretendiamo che si faccia processo verbale di restituzione all'ente proprietario, con eventuali prescrizioni, a norma delle vigenti leggi, che garantiscano, da parte nostra, la conservazione con diligenza e cura. E, qualora ve ne fosse bisogno, - aggiunge l'assessore - previo parere della Soprintendenza, provvederemo ad un restauro -

La rivendicazione pare equa e comprensibile. D'altra parte, chi non si sentirebbe onorato di ospitare una cosi "bella donna"...di duemila anni? Immaginarsi i legittimi proprietari.

Viviana Ricci

 


 

Quartucciu, patrimonio artistico-architettonico

Le chiese.
di Gesuino Murru


Oltre alla ormai celebre "Casa Angioni", dal punto di vista storico-artistico Quartucciu non possiede - nel suo territorio - edifici di pregevole interesse.

Non restano che le chiese, alcune in perfetto stato di conservazione, altre trascurate, alcune perfino ignorate. Inoltre, anche se doverosamente non possiamo esimerci del citarla, la chiesa dedicata a San Pietro Pascasio (la cui ricorrenza si festeggia la prima settimana di ottobre), è una recente costruzione, risalente agli anni del dopo autonomia, e pertanto non includibile tra gli edifici di interesse storico.

La più importante, sotto questo aspetto, è la chiesa parrocchiale dedicata a San Giorgio Martire (festeggiato in aprile), ma meglio conosciuta perché a fine settembre vi si svolge la sagra in onore di "Nostra Sennora de sa Difenza".

La sagra pare abbia avuto inizio nel 1623, importata - come tante altre feste patronali in Sardegna - dagli Spagnoli. Anticamente e fino ai primi anni del dopoguerra facevano da contorno ai festeggiamenti religiosi, culminanti con "sa predica" della Domenica, corse di cavalli (is pariglias), "su pinnioni" e balli sardi. Di norma, la festa si apriva con "is cantadoris", poeti improvisatori in lingua sarda, di cui Quartucciu può vantare, a buon diritto, ampia rappresentanza.

Vi è poi la chiesa di Sant'Antonio Abate (Sant'Antoni 'e su fogu), attualmente sconsacrata, costruita nei primi anni del 1900 e donata alla Curia dalla famiglia Vivanet, nei pressi dell'omonima antica chiesetta (di cui sono rimasti, ad oggi, pochi ruderi) e che - secondo il Casalis - "era annessa ad un antico ospizio di frati spedaglieri .... i quali, peraltro, non mai esercitarono il loro istituto." Annesso a questa struttura esisteva "s'asillu becciu", dove all'ombra dell'enorme e altissima palma situata al centro del cortile sono cresciute diverse generazioni di Quartucciai.

Recentemente restaurata, la chiesa di San Biagio Vescovo di Sebaste (Santu Brai), la cui festa ricorre agli inizi di febbraio, è un piccolo capolavoro di edilizia sacra.
Di questa festa sono famosi "su fogaroni", l'imposizione delle candele benedette alla gola dei fedeli, la benedizione de "is piricchittus" e i "goccius" (o "gosus") dedicati al Santo.

Seguono, in ordine decrescente di importanza ( per lo stato di conservazione e solo per questo):
la chiesa fatta costruire nel 1741 da Don Pisano a Sant'Isidoro, dedicata al Santo agricoltore nato, secondo la tradizione, nei pressi di Madrid nel 1070 ed elevato agli onori degli altari nel 1622 da Papa Gregorio XV;
la chiesetta di Sant'Efisio, in stile tardo-romanico, da tempo inglobata nell'area cimiteriale; la chiesa di San Luigi Gonzaga situata sul lato sinistro della piazza parrocchiale e adibita a ripostiglio di arredi sacri;
la chiesa di San Gaetano da Thiene in località Corongiu del salto di Flumini, attualmente sconsacrata, ignorata dai più e in stato di completo abbandono.

Altre chiese, ormai scomparse, vengono ricordate solo attraverso documenti che ne attestano l'esistenza:
la chiesa dell'Addolorata (demolita per far posto alla Casa Parrocchiale) dove, secondo la tradizione, prima della sepoltura, fu onorata la salma del più grande poeta estemporaneo della tradizione campidanese, il Quartucciaio Francesco Ignazio Deplano noto Ciccheddu e soprannominato Olata (a rendergli omaggio si recò anche "su majori de bidda" ( il sindaco di allora);
le chiese campestri di Santa Maria Maddalena e di San Martino nelle località omonime del salto di Flumini: secondo la legenda, nell'ultima fu ritrovato il corpo di San Martino Martire, in seguito trasportato a Quartu e sistemato sotto l'altare maggiore di quella chiesa parrocchiale.

Questo fatto avvenne nel 1809, durante i lavori di sistemazione dell'antico altare maggiore, e sarebbe documentato dal processo tenutosi l'11 ottobre dello stesso anno alla presenza del Canonico Felice Novez.

Da citare, ancora, i ruderi individuati in località San Pietro Paradiso, che costituirebbero quanto rimane dell'antica chiesa bizantina di Santa Maria di Paradiso.

In proposito dico che sarebbe veramente interessante, e tornerebbe "ad onore" degli Amministratori, l'attivazione di un cantiere archeologico teso alla riscoperta, per quanto possibile, dell'intera area dove gli esperti suppongono l'esistenza di importanti testimonianze di quel periodo storico.

Queste brevi note hanno un solo obiettivo: stimolare nelle persone, che ne hanno la volontà e la capacità, iniziative di ricerca più accurate e approfondite, capaci di restituire a Quartucciu quella importanza - anche storico-culturale - che cinquant'anni di inerzia amministrativa Cagliaritana hanno rischiato di oscurare in modo irrimediabile.

Gesuino Murru


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