Il nostro giornale, come fosse
una preziosa antologia di varia umanità, viene letto -oltreché
nella comunità di origine- nei più disparati ambiti dell’hinterland
cagliaritano. Credo perciò che sarebbe interessante iniziare
questa intervista con una presentazione, dedicata a tutte le nostre
lettrici.
Rita Corda, di professione assistente sociale. Impegnata politicamente
già dal lontano 1975, quando si battè -assieme ad un bel
gruppo di donne di Selargius e Quartucciu- per l’apertura del consultorio
familiare a Selargius. Dal 1990 al 1993 è stata assessore ai
Servizi Sociali, Pubblica Istruzione e Sport, raggiungendo buoni risultati
nel campo dei servizi per l’infanzia, per gli anziani e per l’integrazione
dei portatori di handicap. Recentemente ha poi lavorato nei comitati
di base per la costituente e la riforma istituzionale e per l’istituzione
della zona franca in Sardegna. Uscita dal Psi nel 1993, a seguito della
crisi profonda che ha attraversato un po’ tutti i partiti, ha lavorato
all’elezione del Sindaco Tonino Melis e della maggioranza di Consiglieri
che, con la lista civica "Prima Selargius", vinsero le elezioni del
‘94.
Nel 1998 è stata una dei cinque candidati alla carica di Sindaco
di Selargius; si è presentata alle elezioni con la lista civica
"Città Viva", sostenuta dai Verdi e da una lista dei Sociallsti
Democratici Italiani, riscuotendo un grande successo personale (quasi
1000 preferenze), ma non riuscendo a farsi rieleggere in Consiglio.
Comunque, anche fuori dal Consiglio Comunale di Selargius, prosegue
il suo impegno politico a favore dei cittadini della propria Comunità.
Con il suo gruppo "Città Viva", ha sviluppato un’azione di opposizione
-corretta e democratica- all’operato dell’attuale Giunta (presieduta
dal Sindaco Ilario Contu e sostenuta da Forza Italia e Alleanza Nazionale).
Ricordo una frase che pronunciasti nell’ultima campagna
elettorale cui hai partecipato, quella nella quale eri candidata alla
carica di Sindaco di Selargius: "la politica senza un’Etica è
barbarie"....
Poichè oggetto dell’Etica sono l’agire pratico dell’uomo ....della
donna e le norme che lo regolano, anche la Politica vi rientra. Contrariamente
a quanti sostengono che in politica "tutto è consentito", quasi
che ci sia una sorta di doppia morale che porta molti uomini politici
a porre in essere comportamenti che, se adottati nella vita quotidiana,
sociale e professionale risulterebbero immorali, io ritengo che la politica
sia un’altra cosa, che va praticata con lealtà, correttezza verso
gli altri.... appunto con un’Etica, altrimenti è barbarie, e
i risultati devastanti sono sotto gli occhi di tutti.
Pensiamo ai comportamenti vergognosi assunti da tutti gli esponenti
politici in occasione dell’ultima crisi Regionale. È successo
di tutto: ribaltoni, ribaltini, tradimento del mandato elettorale....
E vogliono convincerci che tutto è lecito! No, la politica è
proprio un’altra cosa.
Cosa
ti spinse agli esordi -e cosa ancora ti spinge oggi- a dedicare buona
parte del tuo tempo al pubblico interesse?
Il senso della giustizia sociale, perché intendo la politica
un servizio verso gli altri. Per questo mi impegno per la mia città.
Uguaglianza e pari opportunità.
La nostra Costituzione, all’articolo 3 -1° comma- prevede che il
principio di uguaglianza per tutti i cittadini, senza distinzione di
sesso, razza....; prevede anche -al 3° comma dello stesso articolo-
che "è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine
economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza
dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana...".
Direi che c’è, però, una uguaglianza formale ed una uguaglianza
sostanziale. E solo se i due aspetti vengono presi in considerazione
si realizza l’uguaglianza. Quindi c’è nella nostra realtà,
e non solo, una condizione di disparità tra uomini e donne che,
seppure negli ultimi anni ha visto rimossi molti ostacoli (grazie al
movimento femminista e femminile le donne sono più istruite,
hanno libero accesso a professioni prima precluse) molto resta da fare,
soprattutto nel sistema della rappresentanza politica e nell’accesso
alle decisioni che governano.
C’è il problema di favorire il riequilibrio della rappresentanza
femminile. C’era una disposizione contenuta nella L.81/93 che prevedeva
"nelle liste dei candidati nessuno dei due sessi può essere rappresentato
in misura superiore ai due terzi...." Questa norma, che aveva consentito
l’ingresso di tante donne nelle istituzioni elettive, è stata
dichiarata incostituzionale dalla Corte Costituzionale nel ‘95. Il tema
delle "quote", cioè di introdurre un correttivo legale alla disparità
di accesso alla rappresentanza politica può essere più
o meno condivisa (le stesse donne si sono divise su questo) ma non ignorata,
perché essa riguarda la capacità di un popolo di costituirsi
come Comunità libera e Democratica.
Le disparità tra uomini e donne hanno indotto la Commissione
Europea a far proprio l’orientamento emerso dalla 5^ Conferenza Mondiale
dell’ONU, tenutasi a Pechino nel ‘95, e sancire il principio per il
quale "l’integrazione delle pari opportunità tra uomini e donne
deve essere non solo una scelta ma un obbligo".
Rita sei stata Socialista, segretaria di sezione
e membro del comitato regionale del Psi. Oggi ti troviamo nella formazione
"I Democratici", voluta da Romano Prodi, Francesco Rutelli, Massimo
Cacciari ed Enzo Bianco. Hai operato una rottura col tuo passato?
Trovo perfetta coerenza tra l’essere socialista e l’adesione al movimento
dei Democratici, perché vi trovo tutti quei valori di giustizia
sociale, di libertà, di solidarietà che mi avevano spinto
ad iscrivermi al Psi. Io sono socialista, il socialismo è uno
solo e quindi non ho capito il senso di tutte le nuove formazioni che
dalla disgregazione del Psi sono nate -mi sembra che si spieghino solo
in termini di potere personale- e alle quali non ho aderito.
Le ragioni di una scelta. I valori e i principi dei Democratici, come
ho detto prima, sono figli delle grandi culture moderne (Cristiana,
Socialista, Liberale), reinterpretate creativamente con lo sviluppo
dei diritti di cittadinanza portati dai movimenti ambientalisti, femminili
e giovanili. Quello dei Democratici non è l’ennesimo partito,
ma un movimento politico che si propone di unire tutte le grandi culture
riformiste del ‘900 (in Sardegna si guarda con interesse ai partiti
nazionalitari: P.S.d’Az. e Partidu Indipendentista Sardu). I Democratici
sono uno strumento per raggiungere il Partito Democratico, il soggetto
riformatore in un sistema bipolare compiuto; una coalizione di Centro
Sinistra non fondato su un tavolo di tredici partiti (tutti divisi),
ma su un programma comune che ponga delle priorità, quali il
federalismo, la sicurezza, il Welfare, .... cioè i problemi della
gente e delle nostre città; coalizione nella quale i partiti
cedono parte della loro sovranità, senza tatticismi, frazionamenti
e divisioni. Noi Democratici vogliamo cioè che i cittadini e
le cittadine possano liberamente scegliere tra due soggetti in competizione,
portatori ciascuno di una proposta di governo e tra loro limpidamente
alternativi, conferendo un mandato a governare e/o a fare l’opposizione
per l’intero arco della legislatura, senza più ribaltoni. Un
costume politico diverso, non inquinato dal trasformismo ma sorretto
dalla forza e trasparenza di un patto di fedeltà tra cittadini
e loro rappresentanti.
Per raggiungere detti obiettivi occorre lavorare per tempo, operando
il massimo coinvolgimento attraverso "circoli di coalizione" e convention
programmatiche unitarie fra tutte le forze interessate al progetto.
Se non si lavorerà in questo modo ci troveremo, come in passato,
specie in occasione delle competizioni elettorali, con coalizioni fatte
all’ultima ora, senza una progettualità comune, sigle vuote di
contenuti e di valori, supposti "centrisinistra", supposti "centri",
supposti "unità di sinistra"!
La soluzione della crisi Regionale ha confermato ciò che tutti
i tentativi di formazione del governo della Regione succedutisi in nel
corso di cinque lunghi mesi avevano lasciato trasparire.... Giunta Regionale
senza donne.
Sono contraria alla soluzione pasticciata della crisi Regionale che
ha dato vita alla Giunta Floris, frutto di una scomposizione dei poli
(che nessuno voleva) che ha legittimato il trasformismo e tradito il
mandato elettorale. L’unica soluzione dignitosa sarebbe stata quella
di una "giunta delle regole", finalizzata alla risoluzione delle emergenze
e il varo di una nuova legge elettorale.... e poi tornare a votare.
Per questo non ho condiviso nè la soluzione Pili nè la
soluzione Selis, per di più tutte quante senza donne (l’unico
elemento unificante!).... Una giunta che si priva della competenza e
della professionalità della rappresentanza femminile appare non
qualificata a rispondere ai tanti problemi della nostra Comunità.
Grazie Rita per aver voluto regalare a tutte le nostre
lettrici e ai nostri un po’ della tua esperienza. Spero che possa servire
da stimolo per l’auspicabile impegno civico e politico di tante altre
giovani donne e giovani uomini della nostra Comunità.
G.Ma.
Una risposta a chi ".... perchè Rita Corda, una selargina?"
In questa epoca di finemillennisti e/o terzomillennisti,
nell’era di Internet e dei navigatori virtuali, non è pensabile
circoscrivere "la nostra Comunità" entro i limiti amministrattivi
del Comune di Quartucciu, tanto meno in quelli -ben più ristretti-
dei soli amministratori comunali di Quartucciu. E ciò, in fondo,
è la tradizione di QdQ. Ne ho le prove.
G.Ma.