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Quaderni di Quartucciu
Anno IV - Numero 15 - Febbraio 2000
 

 

OCCHIO AI REFERENDUM
LA DIFFICOLTÀ DI DIRE SÌ
di Giovanni Secci

 

Per l'ennesima volta nel giro di pochi anni ci troviamo alla vigilia di una consultazione referendaria. Sebbene la Corte Costituzionale abbia salvato solo un terzo dei quesiti proposti dai radicali, per gli elettori non sarà facile orientarsi tra sette schede relative a sette proposte tra materie complesse.

Se, come hanno evidenziato vari commentatori, i ventuno referendum originari contenevano un vero programma di governo i sette superstiti possono comunque influenzare la politica e la democrazia del nostro Paese più di quanto abbiano fatto molti governi nelle passate legislature.

I quesiti spaziano su vari argomenti, probabilmente da un punto di vista politico il più importante è quello sulla legge elettorale. Questo sicuramente è in grado di far esplodere le contraddizioni all'interno dei due Poli.

Dei quesiti sociali si è salvato solo quello sull'abrogazione dell'obbligo di riassunzione per i lavoratori licenziati senza giusta causa. La vittoria del SI se da un lato immetterebbe una notevole dose di flessibilità dall'altro causerebbe una lacerante ferita allo Statuto dei lavoratori, e soprattutto accentuerebbe le tensioni tra la maggioranza di centro-sinistra e la C.G.I.L..

Altro quesito che riguarda i lavoratori è quello che tende a minare l'autonomia economica dei sindacati. Infatti questi pur tra mille errori restano il principale strumento di difesa dei lavoratori. Inoltre dobbiamo ricordare l'importante ruolo svolto dalle organizzazioni sindacali nelle politiche della concertazione che hanno permesso di tenere sotto controllo l'inflazione e di porre in essere politiche di riduzione della spesa pubblica.

Ben tre sono i referendum sulla giustizia. Questi presentano le maggiori difficoltà per gli elettori sia da un punto di vista politico sia a causa della loro natura profondamente tecnica. Riguardo la separazione delle carriere tra Magistratura giudicante e Magistratura requirente esiste una presa di posizione della A.N.M. (associazione nazionale magistrati) che paventa che questo sia il primo passo per condurre i Pubblici Ministeri sotto il controllo del potere politico. Sugli altri due se il quesito sugli incarichi extragiudiziari appare ragionevole dubbi sorgono sulla opportunità di far esprimere il corpo elettorale su una materia poco conosciuta come il sistema elettorale del Consiglio Superiore della Magistratura, (organo di autocontrollo posto a garanzia della indipendenza della Magistratura). L'art. 104 della Costituzione prevede che il C.S.M. sia composto da 3 membri di diritto, 10 eletti dal Parlamento, e i restanti 20 dai Magistrati. Il referendum verte sulle modalità di elezione di questi ultimi. È necessario ricordare che l'attuale sistema elettorale trova la sua ratio nel fatto che la Magistratura non è più un corpo compatto ed omogeneo ma differenziazioni di tipo culturale e ideologico. Differenziazioni che si riflettono nella esistenza di diverse associazioni di categoria.

La proposta di abolire i rimborsi elettorali necessita di una attenta riflessione. Infatti se pare corretto eliminare una norma che di fatto ha eluso la volontà popolare manifestatasi con il referendum del 1993, è altresì vero che in tutti i Paesi democratici esiste il finanziamento pubblico dei partiti politici. In assenza di un finanziamento pubblico solo chi ha mezzi economici personali o chi è disposto a diventare portatore di interessi di grossi gruppi economici potrà intraprendere l'attività politica.

Abbiamo cercato di riassumere le posizioni del SI e del NO, ma è necessario ricordare che esiste una terza alternativa: l'astensione. Questa, che in una normale competizione elettorale sarei il primo a definire esempio di disinteresse e faciloneria, in questo caso potrebbe essere portatrice di un duplice messaggio:

- necessità di riformare l'istituto referendario per restituirgli quel carattere di straordinarietà che gli compete;

- manifestare la necessità che sia il Parlamento a decidere su materie complesse la cui conoscenza e comprensione non può essere chiesta a un variegato e non sempre attento corpo elettorale.

Giovanni Secci

 


SI & NO
QUESITO PER QUESITO


FINANZIAMENTI PUBBLICI:

TRATTENUTE ASSOCIATIVE SINDACALI

OBIETTIVO
: abolizione del meccanismo attraverso cui INAIL, INPS, e altri enti raccolgono i contributi volontari e le quote associative a favore delle associazioni sindacali e di categoria.
SE VINCE IL SÌ: la vittoria del SÌ costringerebbe ogni anno i lavoratori e i pensionati a rinnovare l'iscrizione al sindacato eliminando la possibilità del rinnovo tacito.
PERCHÉ VOTARE SÌ: per riaffermare il principio per cui l'iscrizione al sindacato deve scaturire da una manifestazione di volontà chiara e periodicamente rinnovata.
PERCHÉ VOTARE NO: per conservare l'attuale normativa che permette sia il rinnovo annuale sia, per chi ne fa esplicita richiesta, il rinnovo tacito.


RIMBORSI ELETTORALI


OBIETTIVO
: abolizione della legge, recentemente approvata dal Parlamento, che, aumentando a dismisura l'entità dei rimborsi elettorali, lì ha trasformati in una nuova e più consistente forma di finanziamento pubblico dei partiti.
SE VINCE IL SÌ: viene abrogata la legge che ha aumentato il rimborso alla soglia di 4000£ per elettore in occasione di qualsiasi tipo di consultazione elettorale (ad eccezione delle europee del 13 giugno). Con il referendum viene meno ogni forma di rimborso, questo porterà i partiti a raccogliere finanziamenti privati volontari oppure il Parlamento a legiferare in merito a ciò.
PERCHÉ VOTARE SÌ: da un lato per ribadire il risultato del referendum del 18 Aprile 1993 che spazzava via il finanziamento pubblico, dall'altro per costringere il Parlamento a legiferare in materia di finanziamento pubblico ai partiti in modo chiaro.
PERCHÉ VOTARE NO: per mantenere l'attuale regime dei rimborsi, consapevoli che la politica ha un costo e che comunque questo è un criterio per quanto chiarissimo di finanziamento.


GIUSTIZIA:

CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA


OBIETTIVO
: consiste nell'abolizione del voto di lista per la elezione dei membri togati del C.S.M., e nella trasformazione della "preferenza unica" da meccanismo operante nell'ambito della in vera e propria norma generale per la scelta dei candidati.
SE VINCE IL SI: si aggirerebbe la giurisprudenza della Corte Costituzionale, che non permette l'introduzione di un sistema elettorale uninominale maggioritario, ottenendo come risultato quello di "sganciare" l'elezione del candidato dall'appartenenza ad una corrente ed alla relativa lista.
PERCHÉ VOTARE SÌ: se si pensa che non sia corretto che i magistrati vengano eletti in forza dell'appartenenza ad una corrente (Magistratura Indipendente, Magistratura Democratica ecc.) ma solo in base al prestigio personale.
PERCHÉ VOTARE NO: chi ritiene che l'attuale sistema elettorale garantisca la piena rappresentanza di tutte le correnti di pensiero esistenti all'interno della Magistratura. Inoltre deve votare NO chi ritiene che l'assenza del filtro dell'appartenenza ad una lista favorisca l'elezione non dei più preparati ma solo dei più noti aprendo la strada ai notabilati.


INCARICHI EXTRAGIUDIZIARI DEI MAGISTRATI


OBIETTIVO
: impedire ai Magistrati l'assunzione di altri incarichi incompatibili con un esercizio efficiente ed imparziale delle loro ordinarie funzioni giudiziarie.
SE VINCE IL SÌ: verrebbe impedito ai Magistrati, come in molti Paesi stranieri, di assumere incarichi non giudiziari quali arbitrati, collaudi, ecc..
PERCHÉ VOTARE SÌ: impedendo ai Magistrati di assumere tali incarichi si rafforzerebbe la loro autonomia dalla politica e dai centri di potere eliminando alla fonte sospetti che causano perdita di credibilità.
PERCHÉ VOTARE NO: per mantenere l'attuale normativa che comunque permette di ricorrere alla grande professionalità dei Magistrati per numerosi e delicati incarichi.


SEPARAZIONE DELLE CARRIERE DEI MAGISTRATI


OBIETTIVO
: è quello di affermare il principio della cosiddetta "separazione delle carriere", impedendo ai Magistrati con funzioni requirenti di passare a funzioni giudicanti e viceversa.
SE VINCE IL SÌ: verrebbe abolita l'attuale normativa che permette ai Magistrati a semplice domanda e previo parere favorevole del C.S.M., di passare nel corso della loro carriera dall'esercizio di funzioni giudicanti (giudici) all'esercizio di funzioni requirenti (pubblici ministeri) e viceversa.
PERCHÉ VOTARE SÌ: se si pensa che l'attuale sistema sia deleterio poiché tra giudicanti e requirenti dovrebbe esistere una "forma mentis" assolutamente differente.
PERCHÉ VOTARE NO: se si ritiene che in forza del principio d'indipendenza della Magistratura debba essere lasciata al Magistrato la possibilità di esercitare alternativamente sia la funzione giudicante che requirente.



LAVORO:

DISCIPLINA DEI LICENZIAMENTI

OBIETTIVO
: abrogazione dell'art.18 dello Statuto dei lavoratori per permettere di licenziare anche in assenza di giusta causa o di giustificato motivo.
SE VINCE IL SÌ: estensione anche alle grandi imprese (più di 15 dipendenti) del regime previsto per le piccole: le imprese che licenziano senza giusta causa sono sanzionate o con il reintegro del lavoratore o in alternativa con la corresponsione di una indennità monetaria pari a 2,5/6 volte la retribuzione mensile.
PERCHÉ VOTARE SÌ: la vittoria del SÌ incentiverebbe le assunzioni nelle piccole imprese.
PERCHÉ VOTARE NO: la vittoria del NO eliminerebbe una importante tutela posta a difesa dei lavoratori che persino l'U.E. sta' pensando di introdurre come carattere comune della legislazione del lavoro.


LEGGE ELETTORALE :

ABOLIZIONE QUOTA PROPORZIONALE

OBIETTIVO
: abolizione della ripartizione proporzionale del 25% dei seggi prevista dall'attuale legge elettorale della Camera dei Deputati.
SE VINCE IL SÌ: dei 630 seggi 475 (75%) verrebbero ancora assegnati in altrettanti collegi uninominali ai candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti. I restanti 155 (25%) seggi verrebbero assegnati ripescando nelle circoscrizioni regionali i "migliori perdenti". È altamente probabile, comunque, che l'eventuale vittoria del SÌ costringa il Parlamento a discutere e approvare una legge elettorale di tipo maggioritario.
PERCHÉ VOTARE SÌ: per ribadire la propri preferenza per una legge elettorale maggioritaria, consapevoli della necessità di un intervento del legislatore.
PERCHÉ VOTARE NO: per conservare l'attuale legge che tutela i piccoli partiti attraverso la quota proporzionale. Inoltre vota NO chi è nostalgico del vecchio sistema elettorale proporzionale.


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