Per l'ennesima volta nel giro di pochi anni ci
troviamo alla vigilia di una consultazione referendaria. Sebbene la
Corte Costituzionale abbia salvato solo un terzo dei quesiti proposti
dai radicali, per gli elettori non sarà facile orientarsi tra sette
schede relative a sette proposte tra materie complesse.
Se, come hanno evidenziato vari commentatori, i ventuno referendum
originari contenevano un vero programma di governo i sette superstiti
possono comunque influenzare la politica e la democrazia del nostro
Paese più di quanto abbiano fatto molti governi nelle passate legislature.
I quesiti spaziano su vari argomenti, probabilmente da un punto di
vista politico il più importante è quello sulla legge elettorale. Questo
sicuramente è in grado di far esplodere le contraddizioni all'interno
dei due Poli.
Dei quesiti sociali si è salvato solo quello sull'abrogazione dell'obbligo
di riassunzione per i lavoratori licenziati senza giusta causa. La vittoria
del SI se da un lato immetterebbe una notevole dose di flessibilità
dall'altro causerebbe una lacerante ferita allo Statuto dei lavoratori,
e soprattutto accentuerebbe le tensioni tra la maggioranza di centro-sinistra
e la C.G.I.L..
Altro quesito che riguarda i lavoratori è quello che tende a minare
l'autonomia economica dei sindacati. Infatti questi pur tra mille errori
restano il principale strumento di difesa dei lavoratori. Inoltre dobbiamo
ricordare l'importante ruolo svolto dalle organizzazioni sindacali nelle
politiche della concertazione che hanno permesso di tenere sotto controllo
l'inflazione e di porre in essere politiche di riduzione della spesa
pubblica.
Ben tre sono i referendum sulla giustizia. Questi presentano le maggiori
difficoltà per gli elettori sia da un punto di vista politico sia a
causa della loro natura profondamente tecnica. Riguardo la separazione
delle carriere tra Magistratura giudicante e Magistratura requirente
esiste una presa di posizione della A.N.M. (associazione nazionale magistrati)
che paventa che questo sia il primo passo per condurre i Pubblici Ministeri
sotto il controllo del potere politico. Sugli altri due se il quesito
sugli incarichi extragiudiziari appare ragionevole dubbi sorgono sulla
opportunità di far esprimere il corpo elettorale su una materia poco
conosciuta come il sistema elettorale del Consiglio Superiore della
Magistratura, (organo di autocontrollo posto a garanzia della indipendenza
della Magistratura). L'art. 104 della Costituzione prevede che il C.S.M.
sia composto da 3 membri di diritto, 10 eletti dal Parlamento, e i restanti
20 dai Magistrati. Il referendum verte sulle modalità di elezione di
questi ultimi. È necessario ricordare che l'attuale sistema elettorale
trova la sua ratio nel fatto che la Magistratura non è più un corpo
compatto ed omogeneo ma differenziazioni di tipo culturale e ideologico.
Differenziazioni che si riflettono nella esistenza di diverse associazioni
di categoria.
La proposta di abolire i rimborsi elettorali necessita di una attenta
riflessione. Infatti se pare corretto eliminare una norma che di fatto
ha eluso la volontà popolare manifestatasi con il referendum del 1993,
è altresì vero che in tutti i Paesi democratici esiste il finanziamento
pubblico dei partiti politici. In assenza di un finanziamento pubblico
solo chi ha mezzi economici personali o chi è disposto a diventare portatore
di interessi di grossi gruppi economici potrà intraprendere l'attività
politica.
Abbiamo cercato di riassumere le posizioni del SI e del NO, ma è necessario
ricordare che esiste una terza alternativa: l'astensione. Questa, che
in una normale competizione elettorale sarei il primo a definire esempio
di disinteresse e faciloneria, in questo caso potrebbe essere portatrice
di un duplice messaggio:
- necessità di riformare l'istituto referendario per restituirgli quel
carattere di straordinarietà che gli compete;
- manifestare la necessità che sia il Parlamento a decidere su materie
complesse la cui conoscenza e comprensione non può essere chiesta a
un variegato e non sempre attento corpo elettorale.
Giovanni Secci
SI & NO
QUESITO PER QUESITO
FINANZIAMENTI PUBBLICI:
TRATTENUTE ASSOCIATIVE SINDACALI
OBIETTIVO: abolizione del meccanismo attraverso cui INAIL, INPS,
e altri enti raccolgono i contributi volontari e le quote associative
a favore delle associazioni sindacali e di categoria.
SE VINCE IL SÌ: la vittoria del SÌ costringerebbe ogni anno i
lavoratori e i pensionati a rinnovare l'iscrizione al sindacato eliminando
la possibilità del rinnovo tacito.
PERCHÉ VOTARE SÌ: per riaffermare il principio per cui l'iscrizione
al sindacato deve scaturire da una manifestazione di volontà chiara
e periodicamente rinnovata.
PERCHÉ VOTARE NO: per conservare l'attuale normativa che permette
sia il rinnovo annuale sia, per chi ne fa esplicita richiesta, il rinnovo
tacito.
RIMBORSI ELETTORALI
OBIETTIVO: abolizione della legge, recentemente approvata dal Parlamento,
che, aumentando a dismisura l'entità dei rimborsi elettorali, lì ha
trasformati in una nuova e più consistente forma di finanziamento pubblico
dei partiti.
SE VINCE IL SÌ: viene abrogata la legge che ha aumentato il rimborso
alla soglia di 4000£ per elettore in occasione di qualsiasi tipo di
consultazione elettorale (ad eccezione delle europee del 13 giugno).
Con il referendum viene meno ogni forma di rimborso, questo porterà
i partiti a raccogliere finanziamenti privati volontari oppure il Parlamento
a legiferare in merito a ciò.
PERCHÉ VOTARE SÌ: da un lato per ribadire il risultato del referendum
del 18 Aprile 1993 che spazzava via il finanziamento pubblico, dall'altro
per costringere il Parlamento a legiferare in materia di finanziamento
pubblico ai partiti in modo chiaro.
PERCHÉ VOTARE NO: per mantenere l'attuale regime dei rimborsi,
consapevoli che la politica ha un costo e che comunque questo è un criterio
per quanto chiarissimo di finanziamento.
GIUSTIZIA:
CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA
OBIETTIVO: consiste nell'abolizione del voto di lista per la elezione
dei membri togati del C.S.M., e nella trasformazione della "preferenza
unica" da meccanismo operante nell'ambito della in vera e propria norma
generale per la scelta dei candidati.
SE VINCE IL SI: si aggirerebbe la giurisprudenza della Corte
Costituzionale, che non permette l'introduzione di un sistema elettorale
uninominale maggioritario, ottenendo come risultato quello di "sganciare"
l'elezione del candidato dall'appartenenza ad una corrente ed alla relativa
lista.
PERCHÉ VOTARE SÌ: se si pensa che non sia corretto che i magistrati
vengano eletti in forza dell'appartenenza ad una corrente (Magistratura
Indipendente, Magistratura Democratica ecc.) ma solo in base al prestigio
personale.
PERCHÉ VOTARE NO: chi ritiene che l'attuale sistema elettorale
garantisca la piena rappresentanza di tutte le correnti di pensiero
esistenti all'interno della Magistratura. Inoltre deve votare NO chi
ritiene che l'assenza del filtro dell'appartenenza ad una lista favorisca
l'elezione non dei più preparati ma solo dei più noti aprendo la strada
ai notabilati.
INCARICHI EXTRAGIUDIZIARI DEI MAGISTRATI
OBIETTIVO: impedire ai Magistrati l'assunzione di altri incarichi
incompatibili con un esercizio efficiente ed imparziale delle loro ordinarie
funzioni giudiziarie.
SE VINCE IL SÌ: verrebbe impedito ai Magistrati, come in molti
Paesi stranieri, di assumere incarichi non giudiziari quali arbitrati,
collaudi, ecc..
PERCHÉ VOTARE SÌ: impedendo ai Magistrati di assumere tali incarichi
si rafforzerebbe la loro autonomia dalla politica e dai centri di potere
eliminando alla fonte sospetti che causano perdita di credibilità.
PERCHÉ VOTARE NO: per mantenere l'attuale normativa che comunque
permette di ricorrere alla grande professionalità dei Magistrati per
numerosi e delicati incarichi.
SEPARAZIONE DELLE CARRIERE DEI MAGISTRATI
OBIETTIVO: è quello di affermare il principio della cosiddetta "separazione
delle carriere", impedendo ai Magistrati con funzioni requirenti di
passare a funzioni giudicanti e viceversa.
SE VINCE IL SÌ: verrebbe abolita l'attuale normativa che permette
ai Magistrati a semplice domanda e previo parere favorevole del C.S.M.,
di passare nel corso della loro carriera dall'esercizio di funzioni
giudicanti (giudici) all'esercizio di funzioni requirenti (pubblici
ministeri) e viceversa.
PERCHÉ VOTARE SÌ: se si pensa che l'attuale sistema sia deleterio
poiché tra giudicanti e requirenti dovrebbe esistere una "forma mentis"
assolutamente differente.
PERCHÉ VOTARE NO: se si ritiene che in forza del principio d'indipendenza
della Magistratura debba essere lasciata al Magistrato la possibilità
di esercitare alternativamente sia la funzione giudicante che requirente.
LAVORO:
DISCIPLINA DEI LICENZIAMENTI
OBIETTIVO: abrogazione dell'art.18 dello Statuto dei lavoratori
per permettere di licenziare anche in assenza di giusta causa o di giustificato
motivo.
SE VINCE IL SÌ: estensione anche alle grandi imprese (più
di 15 dipendenti) del regime previsto per le piccole: le imprese che
licenziano senza giusta causa sono sanzionate o con il reintegro del
lavoratore o in alternativa con la corresponsione di una indennità monetaria
pari a 2,5/6 volte la retribuzione mensile.
PERCHÉ VOTARE SÌ: la vittoria del SÌ incentiverebbe le assunzioni
nelle piccole imprese.
PERCHÉ VOTARE NO: la vittoria del NO eliminerebbe una importante
tutela posta a difesa dei lavoratori che persino l'U.E. sta' pensando
di introdurre come carattere comune della legislazione del lavoro.
LEGGE ELETTORALE :
ABOLIZIONE QUOTA PROPORZIONALE
OBIETTIVO: abolizione della ripartizione proporzionale del 25% dei
seggi prevista dall'attuale legge elettorale della Camera dei Deputati.
SE VINCE IL SÌ: dei 630 seggi 475 (75%) verrebbero ancora assegnati
in altrettanti collegi uninominali ai candidati che hanno ottenuto il
maggior numero di voti. I restanti 155 (25%) seggi verrebbero assegnati
ripescando nelle circoscrizioni regionali i "migliori perdenti". È altamente
probabile, comunque, che l'eventuale vittoria del SÌ costringa il Parlamento
a discutere e approvare una legge elettorale di tipo maggioritario.
PERCHÉ VOTARE SÌ: per ribadire la propri preferenza per una legge
elettorale maggioritaria, consapevoli della necessità di un intervento
del legislatore.
PERCHÉ VOTARE NO: per conservare l'attuale legge che tutela i
piccoli partiti attraverso la quota proporzionale. Inoltre vota NO chi
è nostalgico del vecchio sistema elettorale proporzionale.