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Quaderni di Quartucciu
Anno IV - Numero 16/17 - Giugno 2000
 

 

Ma che bella città!
di Gaetano Savona

Difficilmente si può avere vista più suggestiva di Cagliari di quella che si ha dal mare: dal ponte del traghetto che attracca davanti alla via Roma si può cogliere l'anima di questa città, il suo passato proiettato nel presente e sicuramente presente nel futuro; si possono cogliere le profonde contraddizioni così risalenti da sembrare naturali.

Porto di CagliariImmaginate di essere sul suddetto ponte, è una di quelle tiepide giornate primaverili, l'aria è limpida ed i contorni delle figure sono nitidi come in una cartolina; guardate con me il Castello. Belle le mura e le torri. Ma vogliamo entrare in Castello?
Ecco allora il degrado di un quartiere (anche se parlare semplicemente di quartiere è riduttivo) i cui tentativi di recupero sono andati frustrati. Perché?

I perché non sono facili da individuare e il più delle volte sono indipendenti dalla volontà dei castellani. Il comune si è infatti impegnato in una onerosa opera di rifacimento delle strade, di recupero di quello che un tempo era il ghetto degli ebrei, di recupero del bastione di Santa Croce, di recupero di porta Cristina, di restauro della Cattedrale.

Infine ha provato a smuovere i proprietari degli edifici fatiscenti del quartiere offrendo contributi per coloro i quali avessero deciso il rifacimento delle parti comuni di detti edifici (gli incentivi erano diretti a tutti i proprietari di immobili in quartieri storici, e non solo ai castellani). Tuttavia questa possibilità non è stata sfruttata per vari motivi, in primo luogo la mancanza di soldi di molti privati, in secondo luogo per i rigidi requisiti richiesti per accedere al contributo. Rimangono così in Castello numerosissime abitazioni abbandonate e lasciate al degrado. Ma è riduttivo affermare che è tutta colpa della presenza di immobili fatiscenti; infatti anche l'accesso al quartiere non è dei più agevoli. Siamo sicuri che i trasporti pubblici relativi al quartiere siano adeguati? Siamo sicuri che quell'accenno di flusso turistico che si registra a Cagliari in questi ultimi tempi non possa essere deviato all'interno delle mura? Ed i commercianti del quartiere non sono forse lasciati troppo soli?

Porto di CagliariMa torniamo sul ponte della Tirrenia ed abbassiamo un po' lo sguardo, fino ad incontrare i quartieri storici di Stampace e della Marina.

Fu una grande intuizione di Ottone Baccaredda a portare la città verso il mare. Fu proprio quel grande sindaco a volere far crollare i muri che separavano i quartieri storici che all'epoca erano realtà separate, quasi piccole città nella città.

Tuttavia a distanza di un secolo Cagliari non è riuscita a realizzare quell'idea. La via Roma è attraversata da vetture che spesso viaggiano fin troppo veloci, al porto attraccano traghetti invece che imbarcazioni da diporto, fino a qualche anno fa una rete metallica costituiva una squallida barriera fra la città ed il mare.

Ma non bisogna perdere la speranza, si inizia a parlare di un tunnel sotto la via Roma che convogli il traffico, si inizia a parlare di uno spostamento dei traghetti in un'altra zona del porto, si inizia a parlare di navi da crociera e da diporto. Immaginatevi quello che un tempo era il salotto di Cagliari ritornare a splendere e divenire luogo di incontro. Immaginatevi la via Roma diventare una enorme Marina Piccola, con negozi, con il verde, con lo spazio per organizzare manifestazioni culturali di ogni genere.

Cattedrale di CagliariScendiamo ora dal traghetto; ammaliati dalla bellezza del mare camminiamo lungo la costa verso su Siccu. Non sarebbe bellissimo il fronte del mare davanti a Bonaria restituito alla città attraverso un opera di pulizia della pineta? Un'idea di come sarebbe sfruttabile quel tratto di mare l'ha data la organizzazione della gara del campionato di in-shore. Migliaia di appassionati, provenienti da tutte le parti del mondo, appollaiati sul lungo mare ad applaudire le loro gesta. Continuiamo a camminare e ci imbattiamo nella fiera: sarà mai quel polo di attrazione per il turismo creato da conferenze scientifiche? Qualcosa sembra si muova, sono infatti in fase di realizzazione le strutture adatte ad accogliere flussi più consistenti.

Proseguiamo la passeggiata, ma siamo costretti a saltare un ampio tratto da molti anni zona militare (limite invalicabile!), ed anche in questo caso non si può fare a meno di pensare se non è anacronistico riservare una così importante ed ampia parte del territorio all'esercito. Sicuramente i meriti delle forze armate sono tanti, tuttavia forse è il momento di cercare nuovi equilibri nella distribuzione del territorio. Anche in questo caso bisogna dare atto al sindaco di provare a ricercare nuove soluzioni.

Raggiungiamo finalmente il Poetto (dimentichiamoci per ora di Calamosca) ed anche in questo caso siamo colpiti dal degrado, dalla sporcizia, dall'erosione della spiaggia, dalla mancanza di sabbia. Anche in questo caso però è pronto a scattare il piano di recupero. È previsto il ripascimento della spiaggia, la chiusura al traffico del lungomare Poetto e la conseguente costruzione di una strada un poco più interna sostitutiva di quella oggi utilizzata. Si deve però pensare anche ai bagni pubblici, problema che si ripropone senza mai trovare una soluzione definitiva, ai chioschi enormemente frequentati la notte. Il lungo mare ben organizzato potrebbe diventare una piccola Ibiza, con una vita notturna clamorosa in grado di attirare migliaia di giovani turisti ogni estate. Si potrebbero organizzare manifestazioni sportive sulla spiaggia di ogni genere, dal beach volley(già l'anno scorso vi fu un torneo di pallavolo di risonanza internazionale) alla vela passando per il calcio saponato ed il body bilding (un chioschetto si è organizzato proprio in tal senso già dall'anno passato).

Giunti a questo punto si deve fare una ulteriore riflessione: esistono le strutture per accogliere un flusso così imponente di turisti come quello che sarebbe possibile portare a Cagliari?

La risposta è no. Però se è la domanda a creare l'offerta....

Se son rose fioriranno.

Gaetano Savona


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