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Quaderni di Quartucciu
Anno IV - Numero 16/17 - Giugno 2000
 

Duemila... e oltre

a cura di Marco Melis


FORCHETTA, COLTELLO
...E GENI PER CONTORNO

Biotecnologie, organismi geneticamente modificati, piante e animali transgenici, sono solo alcune delle parole che sempre più spesso entrano a far parte del nostro linguaggio comune. Ciononostante, se da un lato, biomedicinali e cibi transgenici sono delle realtà già vicine a noi: presenti negli ospedali e sulle nostre tavole; dall'altro non sempre è facile farsi un' idea chiara del significato intrinseco di tali definizioni né, tantomeno, delle implicazioni connesse.

Eppure, senza un approccio analitico, problematiche di questa portata danno luogo quasi sempre a reazioni emotive semplicistiche e inadeguate. Capita sovente di affrontarle con una leggerezza fuori luogo, dando più peso all'aspetto allarmistico e qualunquista che non all'analisi coerente ed obiettiva del fenomeno. In realtà, non tutto ciò che è "genico" è diabolico: le possibilità offerte dalle Biotecnologie abbracciano diversi settori ed hanno in ciascuno di essi una portata enorme; e non meno rivoluzionarie appaiono le aspettative in un prossimo futuro.

È possibile far crescere delle piante in condizioni climatiche ed ambientali proibitive, aumentarne il potere nutrizionale; produrre farmaci, con una resa e in quantità decisamente superiori a quelle ottenibili coi metodi tradizionali; nuovi prodotti diagnostici e farmacologici consentiranno di migliorare la prevenzione e mirare la cura; si apriranno nuove prospettive contro l'inquinamento ambientale; potrebbero, addirittura, delinearsi nuovi scenari nel campo della lotta alla fame nel mondo.

Motivi per sperare in un'applicazione vasta e proficua delle Biotecnologie, ce ne sono tanti. Certo, esistono anche rischi potenziali, che devono essere valutati con attenzione e buon senso; anche perché, ormai, la velocità con cui evolve il progresso scientifico supera talvolta quella delle nostre stesse capacità di comprenderlo.

Ma andiamo con ordine. Parlando di Biotecnologie ci si riferisce a "tutte quelle scienze multidisciplinari (chimica, biochimica, ingegneria chimica, microbiologia cellulare, genetica, farmacologia, biologia molecolare) che utilizzano dei microrganismi (batteri, lieviti, cellule vegetali o animali di organismi semplici o complessi) per la produzione di sostanze utili all'uomo, oppure per migliorare le caratterisiche di piante e animali o, ancora, per sviluppare microrganismi utili per usi specifici".

La definizione, forse, più interessante è quella data da Arturo Falaschi, direttore del "Centro internazionale per l'ingegneria genetica e le biotecnologie" (Icgeb) di Trieste e Nuova Delhi: "In realtà, oggi con questo termine ci si riferisce a due cose in gran parte diverse. Da una parte si intende il termine in senso veramente tecnico: l'uso di strutture e processi biologici per ottenere beni e servizi. (…) Dall'altra appare come un termine ombrello per riferirsi alla straordinaria capacità che la società umana ha acquisito nel modificare, quasi a proprio piacimento le proprietà ereditarie degli organismi viventi".

È noto che gli "oggetti" (così come furono chiamati nel 1843 dal chimico tedesco Mendel, un monaco agostiniano del monastero di Brno, in Moravia, che in quegli anni conduceva i suoi esperimenti di incrocio e selezione artificiale con i piselli) responsabili dei nostri caratteri ereditari, sono quei segmenti disseminati lungo la molecola di Dna, che oggi chiamiamo geni. Ciascuno di noi, attraverso i geni, può ereditare dai propri genitori caratteristiche come il colore dei capelli o il gruppo sanguigno. Oggi è possibile modificare il patrimonio genetico di un batterio, di una muffa, di una pianta o di un animale, introducendovi un gene prelevato dal Dna di un'altra specie. In tal modo l'organismo acquista caratteristiche nuove, che in natura non potrebbe avere, e che possono rivelarsi utili in medicina e nel settore agroalimentare.

Per ottenere una pianta transgenica - piante, cioè, modificate geneticamente ed aventi caratteristiche elevate di produttività (per il mais, la colza, il cotone e la soia si stima un incremento di circa il 10%), soprattutto, in seguito alla nuova capacità di resistere ad insetti, virus, ed agenti chimici - si utilizzano due metodi differenti a seconda che si tratti di leguminose, ortaggi, piante da frutto, ecc. (dicotiledoni), o cereali (monocotiledoni) come grano, mais o riso. Nel primo caso il metodo consiste nell'inserimento dei geni prescelti, in un germe, il quale andrà, poi, ad infettare le piante da modificare. Si formeranno, così, dei piccoli tumori (calli), contenenti cellule con i nuovi geni e dalle quali nasceranno le piantine modificate. Nel caso dei cereali tale metodo non funziona. Si ricorre, allora, ad una tecnica più complessa (la biolistica), che si basa sul bombardamento delle cellule con minuscole biglie d'oro ricoperte dai geni che devono essere inseriti.

I benefici e le possibilità offerte da questi nuovi traguardi della scienza sono molteplici. E infatti, molti tipi di piante transgeniche, sono già diffusi, nel mondo. Nel 1996 si stimavano meno di 3 milioni di ettari coltivati con colture geneticamente modificate; attualmente, sono più di 30 milioni: pari, cioè, ad oltre il 10% della superficie agricola irrigabile mondiale. Negli Stati Uniti il 60% dei prodotti alimentari consumati contiene OGM. E la diffusione delle colture transgeniche è in costante aumento.

Le Biotecnologie, infatti, hanno ricadute su diversi settori ed abbracciano varie problematiche del nostro tempo. Specie vegetali altamente produttive e resistenti possono ridurre i costi delle coltivazioni e aumentare la disponibilità di cibo. Soprattutto i Paesi più poveri, infatti, non dovranno più dipendere dall'ambiente: sarà possibile coltivare nelle spiagge o nel deserto e irrigare i campi con acqua di mare; inoltre, periodi anche lunghi di siccità, o di eccessiva piovosità, non creeranno seri problemi ai raccolti. In campo medico e farmacologico le ricadute, poi, non sono meno importanti: fino a qualche anno fa l'insulina veniva estratta dal pancreas di mucche e maiali, col rischio di trasmissione di virus da tali specie all'uomo; la somatotropina veniva estratta dal cervello delle pecore (mezzo milione di pecore per produrre 0,0005 grammi di somatotropina pura); anche l'isolamento di interferone ha un costo molto alto e una resa bassissima.

Oggi, attraverso le tecniche di ingegneria genetica, è possibile produrre questi farmaci a costi decisamente più bassi, in quantità quasi illimitate e in condizioni che rendono impossibili i rischi di contaminazione da virus. Anche dalle piante transgeniche si possono trarre farmaci: inserendo dei geni estratti da cellule umane nella patata, nel mais, nella barbabietola e nella canna da zucchero è già stato possibile far produrre a queste piante anticorpi, albumina del siero umano, encefalina, interferone b e un antigene dell'epatite B per allestire vaccini.

Dagli animali transgenici, nati cioè da una cellula uovo fecondata in cui è stato inserito un gene proveniente da un'altra specie, oltre alla produzione di ulteriori farmaci, si apre la speranza degli xenotrapianti, ossia trapianti nell'uomo di organi provenienti da animali. Anche nel caso di animali transgenici, le tecniche possibili sono diverse; ma quella usata comunemente è la microiniezione. Con gli animali transgenici, però, non sempre si ottengono i risultati sperati. Nel caso dei maiali, ad esempio, è stata inserita una copia del gene bovino per l'ormone della crescita: si è ottenuto l'aumento di peso e il miglioramento del potere nutrizionale della carne, ma allo stesso tempo i maiali hanno presentato gravi anomalie fisiche.

Per ciò che riguarda il campo delle biotecnologie applicate all'ambiente, esempi come il disinquinamento delle spiagge dell'Alaska ottenuto per via microbiologica, fanno ben sperare per il futuro. Inoltre, l'uso di abbondanti quantità di fertilizzanti chimici e fitofarmaci, nell'agricoltura intensiva, può inquinare gli stessi terreni agricoli e le falde acquifere; con le colture transgeniche si otterrebbero gli stessi raccolti con uso limitato di prodotti chimici.

Ci si può anche spaventare di fronte a certi passi della scienza, ma ad un'attenta analisi, ci si accorge che molte paure sono infondate. Attraverso uno xenotrapianto, ad esempio, non sarebbe mai possibile trasferire all'uomo delle caratteristiche dell'animale. Allo stesso modo, un animale transgenico che riceve i geni umani (uno o al massimo due) non diventerebbe un mostro; manterrebbe invece tutta la sua integrità in quanto i geni umani agirebbero solo sulle modificazioni chimiche preventivate.

Più concreti risultano, invece, i timori derivanti dai rischi di allergie, nel caso di piante transgeniche. In una varietà di soia, ad esempio, era stato impiantato un gene della noce Parà. Quando la soia transgenica è finita in prodotti destinati all'alimentazione umana ha provocato gravi reazioni allergiche in soggetti sensibili a quelle noci.

L'Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS) e l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD) hanno messo a punto rigorose linee guida che indicano i controlli da effettuare per evitare i rischi di allergie. Ci sono, però, rischi potenziali a lungo termine, anche, e soprattutto, per ciò che riguarda l'ambiente: non si conosce a fondo il processo di smaltimento degli erbicidi che le piante transgeniche possono tollerare in grandi quantità; un altro rischio, ammesso anche dagli stessi scienziati dell'Ue, può nascere dall'introduzione della tossina Bt (che agisce da insetticida naturale) nel Dna delle piante, la quale potrebbe far sviluppare, nel tempo, dei "superinsetti" resistenti alla tossina per eliminare i quali occorrerebbero grandi quantità di insetticidi tradizionali con evidenti conseguenze sull'ambiente. In ogni caso, in base ai dati attuali, qualsiasi conclusione catastrofica non potrebbe avere alcun fondamento scientifico né razionale.

Le Biotecnologie, come ogni altra applicazione del progresso scientifico e tecnologico, non sono, a priori, né buone né cattive; ciò che può determinare l'una o l'altra caratterizzazione è l'uso che di esse se ne fa. Sono tantissime le parole che, in questi ultimi anni, sono state sprecate in favore o contro le Biotrecnologie; e fortissima è stata la tendenza a far apparire le loro applicazioni, da una parte, come il toccasana di tutti i mali, e dall'altra, come la catastrofe più grande che si sia mai abbattuta sull'intero genere umano.

Queste posizioni, in cui prevalgono gli aspetti demagogico ed emozionale, sono fondate entrambe sull'interesse economico e sul tentativo di ammaliare l'opinione pubblica per trarne in qualche modo un proprio vantaggio: per le diverse multinazionali che operano nel settore alimentare, il beneficio è diretto ed economico; mentre, per alcuni ecologisti, l'obiettivo è quello di sostenere o aumentare il consenso nei loro confronti e, con il loro esagerato allarmismo, cercare di coinvolgere emotivamente l'opinione pubblica.

In entrambi i casi si cerca di vendere un prodotto e perciò si affronta il problema sotto un aspetto, volutamente, irrazionale. Anziché far convergere l'attezione sull'aspetto gestionale delle Biotecnologie e sulla sicurezza dei controlli- problemi, questi, che potrebbero avere effettiva rilevanza sulla salute umana e sulla tutela dell'ambiente -si preferisce agire ad effetto sul consumatore, usando toni da crociata e attaccando in maniera tanto radicale quanto improbabile, l'intero mercato dei prodotti transgenici.

I risultati? Eccesivi timori e generale disinformazione.

Marco Melis
mr.melis@tiscalinet.it


 

Le tappe europee dal 1990 ad oggi

· Il settore delle biotecnologie è regolato da due direttive europee, la 219, modificata dalla 81 del 1998, e la 220 del 1990. · In Italia le due direttive sono state recepite qualche anno dopo: i decreti legislativi n. 91 e n. 92 del 3 marzo 1993 regolamentano rispettivamente, l'impiego confinato di microorganismi geneticamente modificati (in sigla: MOGM) e l'emissione deliberata nell'ambiente, sia ai fini sperimentali che di immissione in commercio, di organismi geneticamente modificati (OGM). Con il termine "impiego confinato" si intende "una qualsiasi attività nella quale i microrganismi vengano modificati geneticamente o nella quale tali MOGM sono messi in coltura, conservati, trasportati, distrutti, smaltiti o altrimenti utilizzati, e per la quale vengano usate misure specifiche di contenimento al fine di limitare il contatto degli stessi con la popolazione e con l'ambiente". Si parla, invece, di "emissione deliberata" intendendo una "qualsiasi introduzione intenzionale nell'ambiente di un OGM, senza aver usato barriere fisiche o chimiche e/o biologiche per limitare il contatto con la popolazione e l'ambiente". In pratica, prima di effettuare un esperimento o immettere sul mercato dei prodotti transgenici è necessario chiedere l'autorizzazione delle autorità nazionali. Un alimento geneticamente modificato, prima di essere messo in commercio, dovrà risultare sostanzialmente equivalente al suo analogo tradizionale.

· Nel 92, in Italia, nasce anche il "Comitato nazionale per la biosicurezza e le biotecnologie" con il compito di valutare e controllare i rischi derivanti da agenti biologici modificati, esprimere pareri su atti legislativi e curare la diffusione delle conoscenze tecnico-scientifiche in materia. · Nel 1996 la Commissione europea autorizza la commercializzazione della soia e del mais transgenici, importati dagli Stati Uniti e dal Canada; inizia quindi la vendita di prodotti modificati OGM anche nel nostro continente, anche se le coltivazioni transgeniche europee continuano ad essere esclusivamente sperimentali e come tali non commercializzabili.

· Nel maggio del 1998 il Parlamento europeo approva la "Direttiva sulla protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche" che consente di brevettare piante o animali manipolati geneticamente, oltre che parti e geni del corpo umano e alla quale i governi italiano e olandese si oppongono con un ricorso alla Corte di giustizia europea che richiede maggiore tutela dei diritti alla vita.

· Nello stesso anno il Consiglio dell'UE approva un regolamento (n.1139/98) che impone l'etichettatura degli alimenti transgenici nei paesi della comunità.

· Il 2 febbraio di quest' anno la Commissione dell'Unione Europea adotta una comunicazione sull'uso del principio di precauzione il cui obiettivo è quello di informare tutte le parti interessate su come la Commissione UE applica o intende applicare questo principio e di definire le linee guida per la sua applicazione.

· Lo scorso 10 aprile, poi, una nuova direttiva stabilisce l'obbligo di etichettatura dei cibi che contengono oltre l'1% di prodotti transgenici. Il Parlamento europeo ha inoltre approvato l'istituzione di un registro pubblico per localizzare le coltivazioni transgeniche. Le coltivazioni sperimentali, in Italia, sono ben 264, e migliaia dislocate in diversi siti.

Marco Melis
mr.melis@tiscalinet.it


 

Nel nucleo di ogni cellula del corpo umano è contenuto un filamento di DNA, lungo circa due metri, avvolto a doppia elica e contenente circa 140 mila geni.

- Un gene è formato da una serie di "triplete" di basi. Nei geni più lunghi vi sono alcune decine di migliaia di basi.

- Una "tripleta" costituisce una sorta di "codice" per la produzione di proteine. Le proteine sono responsabili della costruzione e del funzionamento dell'intero organismo.

- Lungo ciascuna delle due eliche che formano il filamento di DNA sono disposti diversi tipi di "basi": adenina, timidina, citosina e guanina, che si legano con le rispettive basi dell'altra elica (A con T e C con G).


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