E
DIO RICREO' LA DESTRA.
di Gesuino Murru.
Al
grido di "Dio lo vuole" il papa Urbano II bandì la prima crociata contro
l'Islam per la liberazione di Terra Santa. All'appello risposero masse
popolari , cavalieri e feudatari, mossi da sincero spirito religioso
ma anche da sete di conquista e di lucro; non a caso uno dei condottieri
rispondeva al nome di Gualtieri Senzadenaro…..
Toni non meno aspri
e apocalittici vengono usati oggi dai leaders della nuova Destra per
arrivare alla conquista del potere politico, e non solo quello, ai vari
livelli istituzionali, dal Comune allo Stato, passando per Province
e Regioni. I politologi la chiamano "voglia di nuovo", "tendenza", "vento
favorevole" ma la definizione giusta è un'altra: "assalto al potere"
ad ogni costo, senza badare a spese, coinvolgendo nella iniziativa un
po' tutte quelle forze che contano- palesi ed occulte- che prima hanno
attinto al centrosinistra e che oggi, inariditasi quella vena, cercano
altra collocazione e risorse.
In Sardegna, la
Destra , conquistata nel 1999 la Regione, ha sferrato l'attacco alle
Province conquistandone ben tre. A dire il vero, in questa impresa è
stata abbondantemente agevolata dalle divisioni interne all'Ulivo causate
da una litigiosità inusitata delle sue componenti. Oristano è stata
conquistata al primo turno, Cagliari e Sassari dopo il ballottaggio;
solo Nuoro ha resistito.
Nel contempo molti
comuni importanti, tra cui quello di Sassari, hanno cambiato casacca;
poche le roccaforti rimaste sotto il controllo del centro-sinistra tra
cui, ancora, figura Nuoro città: a conferma del radicato temperamento
di quella popolazione da sempre allergica alle parole d'ordine venute
da fuori (e ben lo sapevano i Romani, che non essendo riusciti a conquistarla
definirono "Barbagia" il suo territorio).
Ma occupiamoci di
Cagliari: è fuori di dubbio che la sconfitta del centrosinistra brucia
e si vede.
Se è vero che in
altre realtà, a monte della vittoria della destra poteva essere evocata
una certa qual insufficienza dell'amministrazione uscente, nel caso
della giunta Scano, niente di tutto ciò: da più parti è stato riconosciuto
il merito al presidente Scano di aver rivalutato il ruolo di un ente
che aveva ereditato in avanzata fase di premorienza, ormai asfittico
e a dir poco inutile; al termine dei cinque anni, quell'ente è stato
restituito alla sua funzione precipua di collegamento tra Regione e
Amministrazioni locali con ruolo di indirizzo pianificatorio e decisionale
in settori importanti quali Viabilità interurbana, Trasporti, Pubblica
Istruzione, Assistenza Sociale e Lavoro, con l'approvazione dei Piani
Integrati d'Area forieri di importanti ricadute occupazionali.
Quindi, carte in
regola -come si usa dire- per una conferma che tuttavia non c'è stata.
Per trovare giustificazioni
bisogna arrampicarsi sugli specchi: scarso risalto dato ai risultati
conseguiti dall'amministrazione Scano nei cinque anni appena trascorsi,
scarso apporto dei grossi nomi del centrosinistra a sostegno del candidato,
iniziative pubbliche insufficienti a fronte di una propaganda più visibile
da parte del centrodestra che a suo sostegno ha fatto intervenire, anche
se con toccata e fuga, il leader nazionale dello schieramento al quale
il centrosinistra non è riuscito ad opporre una almeno pari figura carismatica
della quale, ancora oggi, è alla ricerca e che è obbligatoriamente condannato
a individuare in tempi brevi pena la consegna anche del governo nazionale
all'attuale opposizione senza nemmeno l'onore delle armi.
E questo a prescindere
dal fatto che il centrodestra abbia o meno una classe politica all'altezza
della situazione, competente, preparata, capace e irreprensibile sul
piano etico; per il resto non rimane che attendere la ventata di "nuovo"
che promana dai neo amministratori scelti dal popolo; le prime avvisaglie
non fanno presagire niente di buono: le diatribe di sempre sulle attribuzioni
degli incarichi negli enti pubblici (vedi Regione), le rivendicazioni
di sempre sulla quantità di poltrone in Giunta, i trasferimenti strategici
da un gruppo politico all'altro alla ricerca di una sistemazione "onorevole",
le ricorrenti pretese dei partitini reclamanti "maggiore visibilità".
E siamo solo agli inizi.
Il tempo dirà se
la scarsa affluenza alle urne (37,4% di votanti al ballottaggio) è stata
dettata dalla nausea per il "vuotismo" equilibristico della politica
di oggi o dalla scelta di godersi fino in fondo una strepitosa giornata
di sole all'aperto con la propria famiglia o con gli amici.
D'altronde, ad accrescere
la disaffezione contribuiscono i sempre più ricorrenti e pressanti inviti
a disertare le urne che alcuni partiti rivolgono ai cittadini in occasione
di votazioni referendarie non da tutti gradite. E a lungo andare l'elettore
non fa più distinzione tra referendum ed elezioni, amministrative o
politiche che siano.
Dobbiamo essere
tutti consapevoli che questi rigurgiti di qualunquismo danneggiano soprattutto
la sinistra, già frastornata dal venir meno di valori certi di riferimento,
ideali e politici, capaci di opporsi al nullismo scenico della Destra.
I rimedi? Superamento
delle attuali divisioni per bande; ricambio generazionale da attuarsi
con regole certe e ineludibili; riproposizione della sinistra come forza
di cambiamento e modernizzazione senza che ciò significhi abolizione
graduale delle garanzie sociali esistenti a difesa dei ceti più deboli;
impegno politico inteso come servizio da rendere ai cittadini e ai loro
bisogni; rielaborazione di una politica di centrosinistra credibile
e progressista nettamente distinguibile dalla destra nei metodi e nei
contenuti.
Gesuino
Murru