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Quaderni di Quartucciu
Anno IV - Numero 16/17 - Giugno 2000
 

 

A CAGLIARI…
…E' DI SCENA IL TEATRO.

di Viviana Ricci

 

Da un po' di tempo a questa parte il "Giovanni Pierluigi da Palestrina", più semplicemente detto Teatro Lirico di Cagliari vive stagioni di grande fortuna.
Sempre che di "fortuna" si possa parlare; infatti, il grande e continuo afflusso di pubblico per le varie serate organizzate e il vasto consenso della critica mondiale non può certo attribuirsi a mero caso.

La dimostrazione di efficienza, l'intelligenza delle scelte da parte del Teatro Lirico ha visto avvicendarsi nella scena personaggi di prestigio internazionali come Carlos Kleiber, considerato il più grande direttore d'orchestra vivente, George Solti, Lorin Maazel; coinvolgere artisti nazionali del calibro di Carla Fracci, Andrea Boccelli; far arrivare, nel Giugno del 1999, Gérard Korsten, come direttore musicale stabile.

Ormai pare che per assistere, ascoltare le rarità d'eccezione sia necessario rivolgersi al capoluogo dell'Isola.

Così è avvenuto per la riuscitissima prima assoluta produzione italiana in forma scenica dell'opera di Petr Il'ic Cajkovskij, "Gli stivaletti", che ha attratto l'attenzione dei riflettori dell'Italia e dell'estero: brillanti interpretazioni, scenografie di felice effetto, agevolazioni alla comprensione dell'opera in russo con i sopratitoli sull'arco scenico.
Ancora prima, nel 1998, era andata in scena "Le fate", prima opera di Wagner, mai allestita in Italia.

Altre serate memorabili segnano positivamente il libro dei ricordi del Teatro Lirico di Cagliari.
Si è potuta stimare l'operetta di Johann Strauss "Il Pipistrello", "die Fledermaus", "La Traviata" di Verdi, che qui conserva una consolidata tradizione e che quest'anno ci ha stupito nell'originalissima messinscena di Josef Svoboda con le sue immagini specchiate e, non ultima in quanto a risultato è stata "Dialogues des Carmelites" , con testo di Georges Bernanos.

Questi avvenimenti quasi storici succedutisi al Teatro Comunale sono per Cagliari un segnale di crescita che riguarda ed investe tutta la Sardegna.
È un'ottima immagine per la città, anche nella prospettiva di un possibile turismo culturale.

I livelli raggiunti vanno a merito del sovrintendente Mauro Meli, del direttore artistico Massimo Biscardi, del sopraccitato direttore d'orchestra e del coro, che giocano tutti un riconosciuto ruolo.

È fondamentale l'attività del Teatro Lirico, sia come politica di programmazione, sia come organizzazione meramente pubblicitaria, nella capacità di richiamare un pubblico non necessariamente d'elite o esperto, benché, com'è noto, l'amore per la lirica non sia una novità per Cagliari e spesso si riscontra con piacere competenza presso gli strati popolari.

Nei risultati delle prestigiose stagioni sinfonico cameratistiche, liriche e di balletto è palese il lavoro sulla qualità, un lavoro assurdo che non teme i progetti in apparenza irrealizzabili, come illustri produzioni inspiegabilmente ignorati o dimenticati.
È costante la tendenza a privilegiare la scelta di opere d'estremo valore, ma assenti da sempre nei teatri italiani. Ciò dimostra una volontà a batter nuove strade, anche se non sicure, a rischiare per ottenere risultati di sorprendente successo.

Ma se da un lato ci è dato di assistere al Teatro Comunale a rappresentazioni eccezionali, performance irripetibili, ascoltare un linguaggio di armonie indimenticabili, perderci in scenografie che ci portano in altri tempi o al di là della realtà, dall'altro si constata, per certi versi, l'inadeguatezza strutturale per eventi di tal portata.

Infatti è opinione comune che l'edificio del teatro sia, per restare in tema operistico, una tragedia! Esso appare realizzato interamente in calcestruzzo, con tetto ricoperto da lastra in rame brunito.

Con tutto il rispetto per chi l'ha concepito, indubbiamente ispirato da modernità, non sembra che il freddo muro grigio sia esattamente consono al calore trasmesso dalle melodie che da esso si elevano.

La configurazione interna della seconda loggia, inoltre, è del tutto inadeguata alla buona visuale che ci si aspetterebbe.

E' vero che esistono posti di prestigio e no, ai quali è adeguatamente stabilito a priori un prezzo, proprio in base ai vantaggi che ciascuno offre; non sembra comunque giusto che chi abbia pagato un biglietto, anche se non di tariffa alta, debba essere penalizzato totalmente.
Esiste infatti una posizione in cui, da seduti, si ha la scena teatrale divisa per metà da un parapetto, incredibilmente posto in perpendicolare allo spettatore. Per non parlare della scomodità dal punto di vista fisico del malcapitato nella poltrona in questione, costretto ad "accomodarsi" quasi a cavalcioni.

Cosa dire poi del fatto che mentre si è rapiti da suoni celestiali ci si sente riportati tristemente alla realtà dal vicino che gusta una caramella, dopo averla scartata non senza fastidioso rumore, o dal continuo squillare di cellulari?

In questo caso, ovviamente, tutto è affidato a chi, avendo la fortuna di assistere ad opere di tale genialità e riconoscendone il prestigio, ne riservi il meritato rispetto.

Viviana Ricci
sogabri@tiscalinet.it


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