Da
un po' di tempo a questa parte il "Giovanni Pierluigi da Palestrina",
più semplicemente detto Teatro Lirico di Cagliari vive stagioni di grande
fortuna.
Sempre che di "fortuna" si possa parlare; infatti, il grande e continuo
afflusso di pubblico per le varie serate organizzate e il vasto consenso
della critica mondiale non può certo attribuirsi a mero caso.
La dimostrazione
di efficienza, l'intelligenza delle scelte da parte del Teatro Lirico
ha visto avvicendarsi nella scena personaggi di prestigio internazionali
come Carlos Kleiber, considerato il più grande direttore d'orchestra
vivente, George Solti, Lorin Maazel; coinvolgere artisti nazionali del
calibro di Carla Fracci, Andrea Boccelli; far arrivare, nel Giugno del
1999, Gérard Korsten, come direttore musicale stabile.
Ormai pare che per
assistere, ascoltare le rarità d'eccezione sia necessario rivolgersi
al capoluogo dell'Isola.
Così è avvenuto
per la riuscitissima prima assoluta produzione italiana in forma scenica
dell'opera di Petr Il'ic Cajkovskij, "Gli stivaletti", che ha
attratto l'attenzione dei riflettori dell'Italia e dell'estero: brillanti
interpretazioni, scenografie di felice effetto, agevolazioni alla comprensione
dell'opera in russo con i sopratitoli sull'arco scenico.
Ancora prima,
nel 1998, era andata in scena "Le fate", prima opera di Wagner,
mai allestita in Italia.
Altre serate memorabili
segnano positivamente il libro dei ricordi del Teatro Lirico di Cagliari.
Si è potuta stimare l'operetta di Johann Strauss "Il Pipistrello",
"die Fledermaus", "La Traviata" di Verdi, che qui conserva
una consolidata tradizione e che quest'anno ci ha stupito nell'originalissima
messinscena di Josef Svoboda con le sue immagini specchiate e, non ultima
in quanto a risultato è stata "Dialogues des Carmelites" , con
testo di Georges Bernanos.
Questi avvenimenti
quasi storici succedutisi al Teatro Comunale sono per Cagliari un segnale
di crescita che riguarda ed investe tutta la Sardegna.
È un'ottima immagine per la città, anche nella prospettiva di
un possibile turismo culturale.
I livelli raggiunti
vanno a merito del sovrintendente Mauro Meli, del direttore artistico
Massimo Biscardi, del sopraccitato direttore d'orchestra e del coro,
che giocano tutti un riconosciuto ruolo.
È fondamentale
l'attività del Teatro Lirico, sia come politica di programmazione, sia
come organizzazione meramente pubblicitaria, nella capacità di richiamare
un pubblico non necessariamente d'elite o esperto, benché, com'è noto,
l'amore per la lirica non sia una novità per Cagliari e spesso si riscontra
con piacere competenza presso gli strati popolari.
Nei risultati delle
prestigiose stagioni sinfonico cameratistiche, liriche e di balletto
è palese il lavoro sulla qualità, un lavoro assurdo che non teme i progetti
in apparenza irrealizzabili, come illustri produzioni inspiegabilmente
ignorati o dimenticati.
È costante la tendenza a privilegiare la scelta di opere d'estremo
valore, ma assenti da sempre nei teatri italiani. Ciò dimostra una volontà
a batter nuove strade, anche se non sicure, a rischiare per ottenere
risultati di sorprendente successo.
Ma se da un lato
ci è dato di assistere al Teatro Comunale a rappresentazioni eccezionali,
performance irripetibili, ascoltare un linguaggio di armonie indimenticabili,
perderci in scenografie che ci portano in altri tempi o al di là della
realtà, dall'altro si constata, per certi versi, l'inadeguatezza strutturale
per eventi di tal portata.
Infatti è opinione
comune che l'edificio del teatro sia, per restare in tema operistico,
una tragedia! Esso appare realizzato interamente in calcestruzzo, con
tetto ricoperto da lastra in rame brunito.
Con tutto il rispetto
per chi l'ha concepito, indubbiamente ispirato da modernità, non sembra
che il freddo muro grigio sia esattamente consono al calore trasmesso
dalle melodie che da esso si elevano.
La configurazione
interna della seconda loggia, inoltre, è del tutto inadeguata alla buona
visuale che ci si aspetterebbe.
E' vero che esistono
posti di prestigio e no, ai quali è adeguatamente stabilito a priori
un prezzo, proprio in base ai vantaggi che ciascuno offre; non sembra
comunque giusto che chi abbia pagato un biglietto, anche se non di tariffa
alta, debba essere penalizzato totalmente.
Esiste infatti una posizione in cui, da seduti, si ha la scena teatrale
divisa per metà da un parapetto, incredibilmente posto in perpendicolare
allo spettatore. Per non parlare della scomodità dal punto di vista
fisico del malcapitato nella poltrona in questione, costretto ad "accomodarsi"
quasi a cavalcioni.
Cosa dire poi del
fatto che mentre si è rapiti da suoni celestiali ci si sente riportati
tristemente alla realtà dal vicino che gusta una caramella, dopo averla
scartata non senza fastidioso rumore, o dal continuo squillare di cellulari?
In questo caso,
ovviamente, tutto è affidato a chi, avendo la fortuna di assistere ad
opere di tale genialità e riconoscendone il prestigio, ne riservi il
meritato rispetto.
Viviana
Ricci
sogabri@tiscalinet.it