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Quaderni di Quartucciu
Anno IV - Numero 18 - Luglio 2000
 

 

Duemila... e oltre

a cura di Marco Melis

 

CON IL NASO ALL’INSÙ

Le comete sono, probabilmente, gli oggetti più affascinanti del nostro sistema solare. Questi primitivi astri luminosi catturarono la fantasia dell'uomo fin dall'antichità, suscitando paura e ammirazione.

Sono "palle di neve" che provengono dai confini del sistema solare. Alcune arrivano dalla cosiddetta "nube di Oort" , una nuvola cometaria di circa 100 miliardi di comete che ha il centro sul nostro sole e che lo segue nel suo moto. Altre giungono fino a noi dalle regioni più esterne.

Linear cometeAppaiono nel cielo come punti luminosi che crescono pian piano nel loro moto di avvicinamento alla terra; percorrono traiettorie a forma di uovo mostrandosi sempre più luminose e attraenti, per poi scomparire nuovamente nell'oscurità del cielo. Alcune torneranno a farci visita a distanze di tempo regolari, altre ci saluteranno per sempre, come se il loro cammino a forma di uovo fosse tanto esteso da non riuscire a chiudersi mai.

In queste notti d'estate, nel cielo stellato di luglio, potremo osservare, forse anche ad occhio nudo, un nuovo oggetto luminoso che per la prima volta si avvicina al nostro sole: è la nuova cometa Linear C/1999 S4.
È stata scoperta, lo scorso settembre, dall'Osservatorio LINEAR (Lincoln Laboratory Near Earth Asteroid Research).

In Italia è già visibile da qualche tempo con un piccolo telescopio. Nel mese di Giugno la si poteva trovare abbastanza bassa sull'orizzonte, poco prima dell'alba, in direzione Est, nella costellazione di Andromeda, mentre dal mese di Luglio è entrata nella costellazione del Perseo e può essere vista tutta la notte. Ma solo nei giorni tra il 20 e il 25 luglio, essa si avvicinerà alla Terra (si fa per dire) fino a 56 milioni di chilometri.
Sarà quello il periodo di migliore per l’osservazione.
Un'occasione da non perdere, visto che solamente fra 21 milioni di anni la si potrà rivedere dalle nostre parti, per una seconda visita. Se le previsioni sono esatte, Linear S4 sarà abbastanza luminosa da poter essere vista e ammirata anche ad occhio nudo.

Sarà sufficiente allontanarsi dalle luci della città, e, con il naso all'insù, guardare in direzione dell'Orsa Maggiore; sempre che, nel passaggio vicino al Sole (il 25 luglio raggiungerà il punto di minor distanza a 114 milioni di chilometri), la nuova ospite non si esaurisca, "spegnendosi", assieme alle nostre speranze. Alcune comete, infatti, passando vicino al Sole, tendono a scindersi. Ciò perchè probabilmente i materiali che costituiscono il nucleo sono relativamente fragili.

linasìar finder two

In prossimità della nostra stella (più o meno quando si trova ad una distanza pari a tre volte la distanza Terra-Sole, e cioè pari a tre "unità astronomiche" così come la chiamano gli astronomi), la superficie del nucleo si riscalda e le varie sostanze ghiacciate in esso presenti, quali ghiaccio d'acqua, ghiaccio di anidride carbonica, ecc., cominciano a vaporizzare andando a formare, assieme a dei granuli solidi, la "chioma". È questa la parte più evidente della cometa. Ma la parte più caratteristica, ed anche più affascinante, è certamente la "coda".

Essa è, sempre, rivolta nella direzione opposta al sole. Perciò, allontanandosi da esso, la cometa viaggia curiosamente con la coda rivolta in avanti. Infatti la coda si forma grazie all' interazione fra il "vento solare" e la chioma.

La pressione della radiazione del Sole sospinge i gas ed il pulviscolo più sottile fuori dalla chioma in una sorta di prolungamento, per oltre 150 milioni di chilometri.

Ad ogni passaggio vicino alla nostra stella, quindi, le comete perdono gran parte della loro massa. E dopo un certo numero di passaggi tendono a disgregarsi. Anche nei casi in cui si abbia la spaccatura del nucleo, però, non si può essere certi della totale disintegrazione. In molti casi, infatti, i frammenti continuano a orbitare generando nuove code e dando origine a nuove comete.

La Linear S4, fin dall'inizio ha assunto un comportamento, per così dire, un po’ eccentrico. Nel novembre scorso il suo splendore è aumentato repentinamente, illudendo gli osservatori appassionati; ma nei mesi successivi la sua luminosità si è mantenuta costante, spegnendo gli entusiasmi. Solo dalla fine di gennaio la cometa ha ripreso ad aumentare di luminosità con un ritmo pressoché regolare.

Sembra che la nostra nuova ospite abbia voglia di scherzare. Speriamo che alla fine si conceda alla nostra curiosità e ci regali la sua luminosa compagnia, lontano dalla città, in un finale di serata domenicale, alternativo.

 

Marco Melis
mr.melis@tiscalinet.it


 

SPAZIO: IN FRANTUMI COMETA LINEAR S4, FOTOGRAFATA DA VARESE
(ANSA) - VARESE, 29 LUGLIO 2000

Non ha retto alla violenta energia solare e, una volta entrata nel perielio, la cometa Linear S4 si e' rotta.

Il fenomeno e' stato rilevato nella notte del 26 luglio dall'osservatorio astronomico delle Canarie, ma fotograto solo ieri sera dall'Osservatorio di Varese, a causa delle nuvole.

''Il nucleo cometario - ha spiegato una collaboratrice dell'Osservatorio, Alessandra Ribaldone - non e' piu' puntiforme stellare, ma allungato e ha perso un fattore di luminosita', passando da magnitudo 7 a 6'''.

La cometa Linear S4 si trova ora nella costellazione del Leone, ma e' osservabile solo con una strumentazione potente. La sua distanza dalla Terra non e' ancora disponibile, ma si sa che la sua distanza minima dal nostro pianeta e' stata raggiunta il 23 luglio, quando si trovava a 55 milioni di chilometri dalla Terra, mentre la sua distanza minima dal sole e' stata registrata il 26 luglio a 114 milioni di chilometri.

Ed e' stata proprio in questa occasione che la cometa Linear S4 e' stata come bersagliata da un 'cannone elettronico', ossia da una grande energia solare e si e' frantumata.

''Siamo in un periodo di massima attivita' solare - ha spiegato Ribaldone - che si manifesta con un aumento delle tempeste e delle macchie solari''.

Cio' avviene ogni 11 anni, ma a Varese ha provocato fenomeni che non si verificavano dal 1953: due aurore boreali una il 7 aprile, l'altra il 15 scorso.(ANSA).


Notizia tratta da: http://news2000.iol.it/index_internet_news.jhtml?url=20000729.019

 

LE MEDUSE E
L’ELISIR DI LUNGA VITA.

Il segreto dell’immortalità è custodito da una varietà di meduse presente nei nostri mari.

È noto che i celenterati, animali di origini antichissime, nel loro stadio iniziale di vita, si presentano sotto forma di "polipi" i quali crescendo evolvono, talvolta, nella forma di medusa.

La Turritopsis nutricula -questo è il nome scientifico di una specie di medusa che abitualmente frequenta i fondali del Mediterraneo- possiede straordinarie caratteristiche peculiari che nella fase di invecchiamento le consentono di arrestare il processo degenerativo delle cellule e di sfuggire così alla morte.

Secondo le ricerche effettuate dall'equipe di Ferdinando Boero, ordinario presso il dipartimento di biologia marina dell'Università di Lecce, in collaborazione con l'Istituto talassografico del Cnr di Taranto e il dipartimento di zoologia dell'Università di Basilea, questo straordinario animale, arrivato all'età adulta, sarebbe in grado di riorganizzare le proprie cellule e, attraverso uno stupefacente processo di metamorfosi, ritornare alla forma polipoide iniziale e rincominciare, quindi, un nuovo ciclo di vita.

Nel momento in cui la senescenza, o qualsiasi tipo di stress ambientale, mettono in pericolo la vita della piccola medusa, essa, come per incanto, mette in atto un prodigioso processo di ristrutturazione cellulare che le consente di ritornare allo stato post-larvale e riassumere quindi l’aspetto giovanile di piccolo “polipetto”.

Come capita spesso nel campo della ricerca scientifica, la scoperta è stata fatta in modo del tutto fortuito. Secondo quanto raccontato dallo stesso Prof. Boero, tutto è nato dalla semplice dimenticanza di alcuni celenterati all’interno di un acquario.

L’equipe stava studiando il ciclo riproduttivo delle meduse quando un collaboratore del Prof. Boero ne dimenticò alcune all’interno dell’acquario, lasciandole senza cibo e senza ricambio d’acqua, la quale, a causa dell’evaporazione, diveniva sempre più salata.
Le condizioni ambientali sfavorevoli avrebbero portato presto alla morte qualunque altro tipo di medusa; con grande sorpresa degli sperimentatori, invece, le malcapitate “eroine” erano tornate “miracolosamente” allo stato “giovanile”.

Successivi studi confermarono quanto sperimentato in quelle circostanze.

L’interesse per la scoperta ha avuto subito un’eco vastissima in tutto il mondo scientifico e diversi sono stati gli apprezzamenti a livello internazionale. Ma, non meno importanti potrebbero risultare gli ulteriori promettenti sviluppi della ricerca: ancora nulla si sa, infatti, del processo di auto-rigenerazione delle cellule, di ciò che avviene a livello molecolare.

Siamo appena agli inizi!.

Già il fatto di sapere che, in natura esistano processi così straordinari, però, rappresenta una conoscenza importante per tutto il mondo scientifico e dovrebbe servire da ulteriore fattore di stimolo per il proseguimento delle sperimentazioni.

Appare, perciò, quanto meno curiosa la decisione del cnr di tagliare i fondi necessari per proseguire nella ricerca.

 

Marco Melis
mr.melis@tiscalinet.it

Ciclo di vita di una idromedusa

Ciclo di vita di una tipica idromedusa .
(Immagine tratta da: Brusca, R. C. and Brusca, G. J. 1990.
Invertebrates.
Sinauer Associates. Sunderland. MA..)


 
v

Il futuro del mediterraneo
Uno studio sul comportamento degli ultimi 40 anni svela il destino del "Mare Nostrum"

Finiremo sommersi dai mari per effetto dello scioglimento dei ghiacciai o assisteremo ad un ritiro delle acque?

Secondo un recente studio effettuato dal "Southampton Oceanography Centre" l'andamento, negli ultimi 40 anni, del Mar Mediterraneo sarebbe contro tendenza; in tutto il mondo gli oceanografi, infatti, si preoccupano per un sensibile innalzamento del livello dei mari, dovuto all'aumento di temperatura del Pianeta e al conseguente scioglimento dei ghiacciai: nel secolo appena passato si è registrato un innalzamento medio di 10-25 cm. E fino agli anni 60 anche il nostro mare faceva registrare la stessa tendenza.

Ma da 40 anni a questa parte, il livello del Mediterraneo si è abbassato di 3-5 cm.

Questo è quanto emerso dall'analisi dei dati raccolti in sette diversi centri di rilevamento.

Alcuni ricercatori, secondo quanto riportato dal Geophysical Research Letters, ritengono che il curioso fenomeno possa essere spiegato attraverso un particolare fenomeno climatico che, dal 1960, interessa l'area del Mediterraneo.

Nei nostri mari, infatti, un aumento della pressione atmosferica ha prodotto una maggiore evaporazione delle acque ed una riduzione delle precipitazioni. Di conseguenza la salinità del mare è aumentata e con essa la densità.

Un ulteriore contributo all'aumento di salinità, poi, deriva dall'intervento dell'uomo, che attraverso canalizzazioni e sbarramenti del corso dei fiumi ha, in effetti, ridotto il processo di diluizione delle acque marine.

Da ciò deriverebbe la anomala contrazione di volume.

E la tendenza sembra in crescita: la diminuzione del livello del nostro mare procede, infatti, al ritmo di 1,4 mm l'anno.

 

Marco Melis
mr.melis@tiscalinet.it


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