Qualche
settimana fa, Papa Giovanni Paolo II ha rivolto l'appello, a tutti i
governanti del mondo, affinché in questo anno giubilare abbiano a compiere
un atto di clemenza nei confronti dei fratelli carcerati, una riduzione
-seppur simbolica- della pena.
Nulla
ci sarebbe da dire -è lo spirito Evangelico!- o ci credi e lo fai o
non ci credi e non lo fai. Ma, in Italia, terra di Papi e predicatori,
c'è clemenza e clemenza.
È
tempo di distinguo, limitazioni e facile propaganda. Parte della sinistra
(Ds) e parte la destra (An) -come spesso capita su temi garantisti-
si trovano in perfetta sintonia.
Dai
responsabili giustizia dei due partiti, Leoni per i Ds e Urso per An,
arriva lo stesso inquietante messaggio: l'amnistia è una minaccia per
la sicurezza dei cittadini e favorisce i ladri.
Chi
dice questo si ritaglia il ruolo più comodo. La gente è giustamente
allarmata e vuole, altrettanto giustamente, che i colpevoli siano puniti.
Osteggiando un'amnistia si guadagna popolarità, ma per farlo, spesso,
occorre fare torto alla verità.
A
fine '99 il 46% dei detenuti nelle carceri italiane era in attesa di
giudizio. Dei condannati in via definitiva, un terzo deve scontare una
pena residua inferiore a tre anni. La popolazione carceraria è superiore
del 40% a quella prevista dagli istituti di pena. I procedimenti pendenti
presso tutti gli organi giudiziari sono quasi 6 milioni. La durata media
dei giudizi arriva a poco meno di due anni.
Carceri
straripanti, detenuti in attesa di giudizio, processi che non si fanno
significano due cose: un pericoloso moltiplicatore della criminalità,
che nelle prigioni italiane ha terreno di coltura e basi organizzate;
e l'impossibilità di punire chi realmente è colpevole.
Nelle
città c'è una escalation criminale legata ai nuovi racket di prostituzione
e droga, ma i colpevoli vengono spesso lasciati andare per le inefficienze
del sistema carcerario e giudiziario. Così come si liberano assassini
e stupratori, magari per il ritardo di un cancelliere nella notifica
di un atto di proroga.
La
giustizia può essere usata a fini di parte?
Una
certa parte politica italiana riuscirà a emanciparsi dalla tentazione
di farlo?
Gianni
Manis
giannimanis@libero.it