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Quaderni di Quartucciu
Anno IV - Numero 19 - Ottobre 2000
 

 

Dissidi e veleni sull'utilizzo e la salvaguardia di uno dei più importanti monumenti storici della Sardegna.

Anfiteatro: Quale utilizzo?
di Marco Melis

C’è un aspetto, nella nostra cultura, che spesso si manifesta attraverso una perversa spirale di pessimismo e che ogni volta mi lascia esterrefatto ed inquieto. In qualunque campo, politico, religioso o culturale, l'affermazione della propria personalità, sembra debba passare necessariamente, non già attraverso la manifestazione delle proprie qualità -proponendo soluzioni nuove o migliorando quelle altrui,- quanto attraverso la critica "distruttiva" delle azioni o delle opere altrui, con l'unico obiettivo del ritorno all'inerzia più totale.

Gli interventi sull'anfiteatro di Cagliari sono certamente criticabili sotto diversi punti di vista, ma questo non deve dare adito a strumentali tentativi di congelamento del monumento, bensì deve servire da sprone per nuove iniziative e nuovi obiettivi che tengano in più alta considerazione il valore culturale dell'opera e che producano, come in passato, idee e progetti innovativi per un migliore utilizzo del monumento.


L'ANFITEATRO DI CAGLIARI

L'anfiteatro di Cagliari risale alla fine del II sec. D.C.
Quasi interamente scavato nella roccia, conserva ancora oggi le fosse per le belve, e parte delle gradinate suddivise in funzione delle diverse classi sociali.

La sua costruzione si rese necessaria a causa di una popolazione in notevole aumento e della sua varietà.

La capienza originaria era di circa diecimila spettatori ma in seguito allo scempio perpetrato fino alla metà del secolo scorso -quando il Comune acquisì tutta l'area- essa si ridusse notevolmente.


GLI INTERVENTI

In questi ultimi mesi si è parlato tanto degli interventi che l'amministrazione comunale di Cagliari, con l'avallo della Soprintendenza Archeologica, ha realizzato sull'anfiteatro romano.

Con i tre miliardi destinati alle città come fondi per il Giubileo, e i tre miliardi e mezzo stanziati dalla Regione, è stato messo in opera un progetto di "restauro" del monumento, tendente a creare le condizioni per una migliore fruizione del luogo da parte dei cagliaritani e dei turisti, come splendida ambientazione per spettacoli estivi, messe in scena di opere liriche ed opere teatrali.

Si è realizzata una copertura delle gradinate, utilizzando lunghe travi in legno lamellare, portate da elementi in acciaio poggiati, non direttamente sulla roccia, ma su uno strato di tessuto interposto tra la roccia e la base dell'elemento.

Lo stesso ricoprimento in legno dovrebbe servire, nel contempo, a preservare le gradinate dal degrado. Alla fine della stagione estiva, inoltre, secondo quanto assicurato dal Sindaco e dall'Assessore ai LL.PP., il sito si sarebbe dovuto restituire al suo aspetto originario, attraverso il completo smontaggio della struttura.


I DUBBI

Se le cose fossero così semplici, non ci sarebbe niente da obiettare; in realtà non poche perplessità rimangono!

Siamo sicuri, ad esempio, che la struttura realizzata sia davvero amovibile e che i costi per lo smontaggio stagionale siano accettabili in un serio bilancio tra costi e ricavi?

Perché mai, allora, l'amministrazione comunale, tra equilibrismi circensi e speciose motivazioni, continua a rimandare gli interventi?

Siamo certi che la struttura sia tale da non generare alcun danneggiamento della pietra scolpita più di duemila anni fa?

Dove è stata ancorata la struttura?

E i dubbi non riguardano solamente l'aspetto tecnico: l'impatto visivo dell'intervento, quello ambientale, lo studio della vegetazione presente nel sito e tutte le implicazioni connesse, sono valutazioni che non devono assolutamente passare in secondo piano nella progettazione di opere di questa portata.

Sembra invece che l'amministrazione segua un altro indirizzo: progettare con semplicistiche e inadeguate analisi d'intervento, per poi barricarsi in altrettanto semplicistiche difese, nascondendo gli errori e i gravi danni commessi nella realizzazione dell'opera.

D'altronde, però, tutto questo discorso non può e non deve dare spazio a quelle voci che in questi mesi hanno riempito i giornali tentando di far credere all'opinione pubblica, che tutela significhi il ritorno al "niente". Sono quelle stesse voci che, alla fine degli anni sessanta, vietarono gli spettacoli all'anfiteatro perché i tacchi a spillo delle signore rovinavano la pietra millenaria.

Sono fermamente convinto che la migliore salvaguardia dei monumenti storici, così come nel caso di patrimoni naturalistici e ambientali, debba necessariamente passare per la corretta fruizione dei cittadini.

Non dimentichiamoci lo stato in cui versava l'anfiteatro quando non veniva utilizzato come sede di spettacoli estivi: ciò che dominava la vista erano le sterpaglie. La salvaguardia, intesa esclusivamente come vincolo e come controllo, richiede degli impegni economici che quasi sempre vengono disattesi; solo attraverso l'utilizzo opportuno del patrimonio artistico, si può far nascere nel cittadino, l'attenzione e la sensibilità necessari per una difesa critica del monumento, e quel ritorno economico indispensabile per la sua tutela.

Un esempio significativo è rappresentato dalla necropoli di Tuvixeddu; pur essendo considerata una tra le più importanti e vaste aree storico-monumentali del Mediterraneo, è ancora oggi sconosciuta alla gran parte dei cittadini e versa in uno stato di degrado, a dir poco, preoccupante.

L'anfiteatro romano è, certamente, uno dei tanti monumenti che la "nostra" città, può mostrare con orgoglio; la più bella e colossale opera della romanità in Sardegna; un patrimonio di grande valore storico-archeologico. Ma anche, e proprio per questo, non può e non deve rimanere confinato in un contesto di ammirazione a distanza, come qualcuno sostiene; deve, piuttosto, vivere e pulsare dentro ciascuno di noi, in tutta la sua straordinaria bellezza.

Proprio con l'intento di conservare tale bellezza, gli interventi non possono che nascere da un accurato studio multidisciplinare che coinvolga nella progettazione diverse figure professionali.

Non dalla ricerca di benefìci economici o consensi politici.

Marco Melis
mr.melis@tiscalinet.it

 


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