Dissidi
e veleni sull'utilizzo e la salvaguardia di uno dei più importanti
monumenti storici della Sardegna.
Anfiteatro:
Quale utilizzo?
di
Marco Melis
C’è
un aspetto, nella nostra cultura, che spesso si manifesta attraverso
una perversa spirale di pessimismo e che ogni volta mi lascia esterrefatto
ed inquieto. In qualunque campo, politico, religioso o culturale, l'affermazione
della propria personalità, sembra debba passare necessariamente, non
già attraverso la manifestazione delle proprie qualità -proponendo soluzioni
nuove o migliorando quelle altrui,- quanto attraverso la critica "distruttiva"
delle azioni o delle opere altrui, con l'unico obiettivo del ritorno
all'inerzia più totale.
Gli
interventi sull'anfiteatro di Cagliari sono certamente criticabili sotto
diversi punti di vista, ma questo non deve dare adito a strumentali
tentativi di congelamento del monumento, bensì deve servire da sprone
per nuove iniziative e nuovi obiettivi che tengano in più alta considerazione
il valore culturale dell'opera e che producano, come in passato, idee
e progetti innovativi per un migliore utilizzo del monumento.
L'ANFITEATRO DI CAGLIARI
L'anfiteatro
di Cagliari risale alla fine del II sec. D.C.
Quasi interamente scavato nella roccia, conserva ancora oggi le fosse
per le belve, e parte delle gradinate suddivise in funzione delle diverse
classi sociali.
La
sua costruzione si rese necessaria a causa di una popolazione in notevole
aumento e della sua varietà.
La
capienza originaria era di circa diecimila spettatori ma in seguito
allo scempio perpetrato fino alla metà del secolo scorso -quando il
Comune acquisì tutta l'area- essa si ridusse notevolmente.
GLI INTERVENTI
In
questi ultimi mesi si è parlato tanto degli interventi che l'amministrazione
comunale di Cagliari, con l'avallo della Soprintendenza Archeologica,
ha realizzato sull'anfiteatro romano.
Con
i tre miliardi destinati alle città come fondi per il Giubileo, e i
tre miliardi e mezzo stanziati dalla Regione, è stato messo in opera
un progetto di "restauro" del monumento, tendente a creare le condizioni
per una migliore fruizione del luogo da parte dei cagliaritani e dei
turisti, come splendida ambientazione per spettacoli estivi, messe in
scena di opere liriche ed opere teatrali.
Si
è realizzata una copertura delle gradinate, utilizzando lunghe travi
in legno lamellare, portate da elementi in acciaio poggiati, non direttamente
sulla roccia, ma su uno strato di tessuto interposto tra la roccia e
la base dell'elemento.
Lo
stesso ricoprimento in legno dovrebbe servire, nel contempo, a preservare
le gradinate dal degrado. Alla fine della stagione estiva, inoltre,
secondo quanto assicurato dal Sindaco e dall'Assessore ai LL.PP., il
sito si sarebbe dovuto restituire al suo aspetto originario, attraverso
il completo smontaggio della struttura.
I DUBBI
Se
le cose fossero così semplici, non ci sarebbe niente da obiettare; in
realtà non poche perplessità rimangono!
Siamo
sicuri, ad esempio, che la struttura realizzata sia davvero amovibile
e che i costi per lo smontaggio stagionale siano accettabili in un serio
bilancio tra costi e ricavi?
Perché
mai, allora, l'amministrazione comunale, tra equilibrismi circensi e
speciose motivazioni, continua a rimandare gli interventi?
Siamo
certi che la struttura sia tale da non generare alcun danneggiamento
della pietra scolpita più di duemila anni fa?
Dove
è stata ancorata la struttura?
E i
dubbi non riguardano solamente l'aspetto tecnico: l'impatto visivo dell'intervento,
quello ambientale, lo studio della vegetazione presente nel sito e tutte
le implicazioni connesse, sono valutazioni che non devono assolutamente
passare in secondo piano nella progettazione di opere di questa portata.
Sembra
invece che l'amministrazione segua un altro indirizzo: progettare con
semplicistiche e inadeguate analisi d'intervento, per poi barricarsi
in altrettanto semplicistiche difese, nascondendo gli errori e i gravi
danni commessi nella realizzazione dell'opera.
D'altronde,
però, tutto questo discorso non può e non deve dare spazio a quelle
voci che in questi mesi hanno riempito i giornali tentando di far credere
all'opinione pubblica, che tutela significhi il ritorno al "niente".
Sono quelle
stesse voci che, alla fine degli anni sessanta, vietarono gli spettacoli
all'anfiteatro perché i tacchi a spillo delle signore rovinavano la
pietra millenaria.
Sono
fermamente convinto che la migliore salvaguardia dei monumenti storici,
così come nel caso di patrimoni naturalistici e ambientali, debba necessariamente
passare per la corretta fruizione dei cittadini.
Non
dimentichiamoci lo stato in cui versava l'anfiteatro quando non veniva
utilizzato come sede di spettacoli estivi: ciò che dominava la vista
erano le sterpaglie. La salvaguardia, intesa esclusivamente come vincolo
e come controllo, richiede degli impegni economici che quasi sempre
vengono disattesi; solo attraverso l'utilizzo opportuno del patrimonio
artistico, si può far nascere nel cittadino, l'attenzione e la sensibilità
necessari per una difesa critica del monumento, e quel ritorno economico
indispensabile per la sua tutela.
Un
esempio significativo è rappresentato dalla necropoli di Tuvixeddu;
pur essendo considerata una tra le più importanti e vaste aree storico-monumentali
del Mediterraneo, è ancora oggi sconosciuta alla gran parte dei cittadini
e versa in uno stato di degrado, a dir poco, preoccupante.
L'anfiteatro
romano è, certamente, uno dei tanti monumenti che la "nostra" città,
può mostrare con orgoglio; la più bella e colossale opera della romanità
in Sardegna; un patrimonio di grande valore storico-archeologico. Ma
anche, e proprio per questo, non può e non deve rimanere confinato in
un contesto di ammirazione a distanza, come qualcuno sostiene; deve,
piuttosto, vivere e pulsare dentro ciascuno di noi, in tutta la sua
straordinaria bellezza.
Proprio
con l'intento di conservare tale bellezza, gli interventi non possono
che nascere da un accurato studio multidisciplinare che coinvolga nella
progettazione diverse figure professionali.
Non
dalla ricerca di benefìci economici o consensi politici.
Marco
Melis
mr.melis@tiscalinet.it