L'altra
faccia della medaglia... ...olimpionica.
"Corri
Cathy, corri!"
di Viviana Ricci
Australia,
anno 2000: 27a Olimpiade. Cathy Freeman, la straordinaria campionessa
nei 400 metri, durante la pirotecnica cerimonia di apertura, impugna
la fiaccola che accenderà la fiamma dei giochi olimpici. Ma
per lei, aborigena, quella fiaccola ha rappresentato probabilmente la
luce della speranza per sé e per il suo popolo.
Ha corso per l’Australia
l’atleta ventisettenne, ma nella mente, nel cuore ha voluto farcela
per la sua gente e per le loro battaglie per i diritti negati da duecento
anni.
Alla sua gente ha
dedicato la vittoria nella sua disciplina, del 25 Settembre…Ed in mano
sventolava le due bandiere della sua duplice identità: quella australiana
e quella gialla (come il sole), rossa (come la terra), nera (come la
pelle), delle sue origini che non ha mai voluto nascondere. Anzi, ha
fatto della propria eccezionale capacità nella corsa, che ha richiamato
su di sé l’attenzione di tutto il mondo per aver trionfato ad Atene,
a Siviglia ed in altre numerose occasioni, uno strumento per far conoscere
la sua realtà oltre la pista dei quattrocento.
Di riflesso, attraverso
la sua fama, noi veniamo finalmente a scoprire le attuali condizioni
dei “nativi” australiani. Forse è anche troppo tardi per conoscere i
dettagli di soprusi secolari, che anche oggi, in modo sapientemente
mascherato, continuano.
Nella “terra dei
canguri”, per lungo tempo ritenuta disabitata dai colonizzatori bianchi,
abitavano già da 30 mila anni tribù di uomini “scuri”, come venivano
soprannominati, con disprezzo. Vivevano di caccia e dei prodotti offerti
spontaneamente dalla terra priva di alcun tipo di recinzioni di proprietà.
Ma, con l’avvento
dei bianchi, ecco comparire le prime palizzate, ecco le prime occupazioni
violente.
Allontanati dai
loro territori, decimati, furono costretti all’emarginazione in tribù
appartate, o, altra amara scelta, a tentare l’integrazione con i conquistatori
“civilizzati”.
La prima soluzione
significava scarsa possibilità di sopravvivenza; la seconda, insaccare
sequele di soprusi per uomini considerati alla stregua di canguri.
Il primo censimento
degli aborigeni risale, solo, al 1967: recentissimo. Ancora più tardi,
nel 1992, è stata restituita una piccola parte della terra strappata
loro. La situazione attuale, però, non è certo migliorata. Persistono
i preconcetti, resistono gli antichi abusi di potere dei “bianchi”,
poliziotti, sugli aborigeni “neri”, (occupano il 40% delle carceri australiane),
che avevano manifestato per una maggiore giustizia.
Il premier australiano
John Howard, che si è rifiutato di chiedere ufficialmente scusa agli
aborigeni, come se non riconoscesse alcun diritto mancato, sostiene
che il governo si stia prodigando per la loro integrazione. Ma non è
l’integrazione col popolo dei “bianchi” ciò che chiedono.
Il loro sogno è
il riconoscimento di un’identità autonoma, indipendente da quella invadente
dei conquistatori; il recupero dell’autodeterminazione di due secoli
fa, la costituzione di un governo a sé stante, con una propria bandiera,
con le loro antiche usanze, nel rispetto reciproco.
Un sogno per il
quale Cathy corre, affinché il mondo del 2000 ne abbia coscienza, affinché
il mondo del nuovo millennio sappia che, ancora, non si riconosce il
diritto della propria identità ad un popolo che di ingiustizie ne ha
già ricevute abbastanza.
Viviana
Ricci
sogabri@tiscalinet.it