Nato a Senorbì nel 1859 da una modesta famiglia di
contadini, fin da giovanissimo mostrò le sue doti
di comando militare. Formatosi culturalmente presso
il collegio militare di Firenze proseguì i propri
studi nell'accademia militare di Modena, dalla quale
uscì con il grado di sottotenente all'età di 20
anni. Trasferito in Sardegna come collaboratore del
generale Mayo, la sua vita sembrava destinata a
cadere nell'anonimato, fino al sopraggiungere della
guerra che iniziò con il grado di colonnello.
Essa scoppiò per particolari motivi storici e
politici:la rivalità anglo-tedesca per il dominio
dei mari, il contrasto franco-tedesco per le
rivendicazioni territoriali,quello russo-turco per
il possesso dei Dardanelli. Dalla sua parte l'Italia
rivendicava il Trentino e l'Alto Adige per
ricongiungerle alla Madre Patria, terre allora in
possesso dell'Impero Austro-Ungarico. Scoppiato nel
1915, il conflitto si trasformò ben presto in una
guerra di trincea e posizione.
E' in questo contesto che s'inserisce la vicenda del
generale Carlo Sanna. Ottenne ben presto importanti
vittorie; alla guida del proprio esercito nella zona
del Carso riuscì a conquistare Selz e tratti della
quota 70, considerata imprendibile.
Ottenne allora la sua prima medaglia d'argento e
contestualmente fu promosso maggiore generale.
Passò alla guida della Brigata Catanzaro, con la
quale bloccò l'offensiva austriaca sul Magnaboschi
nel giugno 1916. Nel luglio 1917 gli fu affidata la
33^ divisione che diventò la più famosa delle
unità militari impegnate nelle operazioni belliche.
A Carlo Sanna e la Brigata Sassari il comando
militare diede il compito di fermare il nemico dopo
la rotta di Caporeto. Fu ancora lui che con i suoi
militari coprì la ritirata italiana sino al Piave,
dalla quale prese avvio poi la riscossa.
Numerosi sono i riconoscimenti avuti per il suo
inoppugnabile valore: diverse medaglie d'argento, 1
croce di Cavaliere dell'ordine militare di Savoia,
la Commenda dei Santi Maurizio e Lazzaro, la legione
d'onore francese e varie altissime onorificenze
inglesi.
Morì a 69 anni nel luglio 1928. La notizia fu
accolta in Italia come lutto nazionale.
Commemorato in Parlamento e in Corte di Cassazione,
la stampa italiana ed estera gli dedicarono omaggi
esaltanti e affettuosi.
Senorbì lo volle ricordare intitolandogli la strada
principale del Paese, il circolo culturale e l'asilo
infantile. Pur non dedicando alcun monumento alla
sua memoria il suo nome implicitamente riecheggia
dalla solenne parete marmorea collocata nel 1926
nella piazza antistante la parrocchia in ricordo dei
42 soldati del paese morti in guerra.
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[da
unionesarda.it CARLO FIGARI 11 giugno 2005]
La memoria recuperata del mitico Babbu mannu
Dimenticato per mezzo secolo l'eroico comandante della Sassari
La medaglia d'argento che il re gli aveva conferito dopo la conquista del monte San Michele nel 1916 è finita all'asta su e-bay, il mercato di Internet. Se l'è aggiudicata per 505 euro un collezionista del Nord Italia. È uno dei tanti cimeli appartenuti al generale Carlo Sanna, il mitico Babbu mannu della Brigata Sassari. La spada con l'elsa d'argento disegnata dal pittore Filippo Figari è chiusa in una stanza dell'Archivio di Stato a Cagliari. Le medaglie, le lettere, le divise, gli oggetti personali, sono custoditi nella casa di famiglia di via Lamarmora, a Senorbì. Unica custode l'ottantacinquenne Vittorina Dessì, nipote della moglie. Dopo oltre mezzo secolo di oblìo e silenzio oggi si cerca di restituire la giusta memoria a un personaggio che ebbe un ruolo fondamentale nelle vicende della Grande Guerra. Il Comune di Senorbì, paese di orgine dei Sanna, domani in piazza Italia scoprirà un monumento, opera dello scultore monserratino Gianni Argiolas. Inoltre intende dedicargli una sala del museo civico dove raccogliere cimeli, documenti e ricordi che appartengono alla famiglia Sanna e che rischiano di andare dispersi o venduti come è accaduto per la medaglia d'argento. A dire il vero Senorbì non ha mai dimenticato il suo cittadino più celebre a cui è dedicata la strada principale, il circolo culturale e l'asilo. Non così in altre città e paesi dell'Isola dove dopo l'ultima guerra sulla figura di Carlo Sanna è caduta una sorta di damnatio memoriae. A Cagliari la piazza a lui intitolata in via Sonnino (di fronte al palazzo della Regione Carabinieri) cambiò nome in piazza Antonio Gramsci. "Questo perché nel 1926 ebbe l'incarico di presiedere il Tribunale Speciale per la difesa dello Stato". "Oltre a essere un autentico eroe celebrato nella sua terra e in tutta Italia, era un generale, un militare, quindi non poteva certo rifiutarsi. Bisogna pensare che si era in piena epoca fascista. Tra l'altro morì appena sette mesi dopo. Ma dopo la guerra, in un periodo di grandi epurazioni, per il solo fatto di aver ricoperto quell'incarico fu quasi dimenticato". UN LIBRO. Certo è che Carlo Sanna appartiene alla storia dei sardi e della Sardegna e che "quindi è doveroso ricordarlo per quello che ha fatto come valoroso generale nella Prima Guerra". A lui è dedicato il primo volume di una nuova collana in corso di realizzazione per conto della Askòs edizioni di Cagliari e Gaspari editrice di Udine. "Nel libro - afferma il ricercatore Alberto Monteverde che cura l'edizione insieme a Emilio Belli - riporteremo fotografie e documenti inediti conservati nell'archivio di famiglia". Undici volumi sulla Guerra dei sardi: le successive monografie saranno dedicate a Emilio Lussu e alla Brigata Sassari. "Oggi è fondamentale recuperare tutti i documenti sparsi e salvarli dal rischio della dispersione". È stato Monteverde, che è presidente del Club Modellismo Storico Cagliari, a scoprire la vendita su e-bay della medaglia d'argento. "Per caso digitando su Internet il nome Carlo Sanna mi sono inserito nel sito e ho seguito le ultime fasi dell'asta. Purtroppo non sono riuscito a bloccarla invocando la legge sulla salvaguardia dei beni storici. Il collezionista anonimo non ha voluto saperne di rivenderla a un'associazione con lo scopo di porla nel nuovo museo".
I FUNERALI. Senorbì si prepara domani a rendere omaggio al generale della Sassari. Dopo la statua e il museo, il sindaco vorrebbe portare in paese anche la monumentale tomba ora in un angolo del cimitero di Bonaria. I funerali si svolsero a Roma il 20 luglio 1928. Il generale era morto tre giorni prima, all'età di 69 anni. La notizia fu accolta in tutta Italia come lutto nazionale. Messaggi di cordoglio furono inviati alla vedova Adelina Dessì dal re Vittorio Emanuele III, da Mussolini, dal Duca di Aosta, dal maresciallo Badoglio. Fu commemorato in Parlamento e ovunque in Italia. La salma, racconta la cronaca comparsa su L'Illustrazione Italiana di Milano, venne avvolta nel tricolore e posta su un affusto di cannone. Il corteo partì dalla villa di via Tartini, dove abitava il generale, e scortata sino al cimitero del Verano tra due ali di folla, da innumerevoli autorità dello Stato, da reparti dell'esercito e della milizia. "I funerali furono grandiosi - scrisse l'Illustrazione - ma i contadini e i pastori sardi che militarono sotto di lui hanno pianto silenziosamente nelle tanche assolate e all'ombra dei nuraghi solitari". Il 23 luglio la salma fu imbarcata sul piroscafo Tocra e trasportata a Cagliari. All'arrivo in città, la mattina del 24, si rinnovò il trionfo celebrato corteo si svolse lungo la via Roma sino a Bonaria con la partecipazione di migliaia di persone. Era presente una folta delegazione di Senorbì guidata dal podestà, avvocato claudio Laconi. Il rito religioso si tenne nella piazza antistante il cimitero. Alla fine il podestà di Cagliari, il cavalier Tredici, gridò il nome del generale e la folla rispose: "Presente". La salma venne portata in spalla dagli ufficiali del presidio sino alla tomba di granito (anche questa realizzata dal pittore Filippo Figari) mentre risuonavano le note dell'Inno del Piave suonato dalla fanfara.
LA BIOGRAFIA. Le imprese di Carlo Sanna sono note. Nell'immaginario collettivo su Babbu Mannu poteva essere pensato come un personaggio imponente, in realtà l'uomo era il tipico sardo, non più alto di un metro e sessanta, asciutto e nodoso nel fisico, capelli e baffi bianchi. Nato a Cagliari nel 1859 passò la giovinezza a Senorbì dove il padre Battista era il medico della Trexenta, amato soprattutto dai poveri che assisteva gratuitamente e aiutava. Ufficiale all'Accademia di Modena cominciò la carriera al comando di reggimenti di fanteria e quindi della Divisione militare di Cagliari. Aveva 56 anni quando si ritrovò coinvolto nelle operazioni belliche sul Carso. Col suo reggimento occupò il colle Selz considerato imprendibile. Nel-l'agosto del 1915 ebbe il comando della brigata Catanzaro poi, nominato tenente generale per meriti di guerra, fu messo a capo della 33ma Divisione di cui faceva parte la Brigata Sassari. E qui si lega il suo nome al destinato della prima brigata regionale composta interamente da sardi. Egli, sardo sino al midollo, si trovò tra le mani quel manipolo di piccoli, orgogliosi e coraggiosissimi sardi: li seppe guidare di vittoria in vittoria, li rese altrettanti eroi e li trascinò nella leggenda. Le cronache raccontano che li guidava personalmente all'attacco, divideva con loro la dura galletta, il sorso di grappa e il pericolo. Al suo grido "seus sardus" rispondeva quello degli ufficiali. "Forza Paris" e a questo quello della truppa: "Savoia". Severo, esigente nella disciplina, duro anche nelle punizioni, ma capace del gesto affettuoso come un padre con i suoi soldati. Con lui si vinceva sempre. Le battaglia del Tre Monti, Caporetto, Conegliano, Tolmino, e tanti altri luoghi segnarono la gloria della Sassari e il sacrificio di migliaia di sardi.
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