TUNISIA

 

 

 

Al rientro dalla Turchia ci eravamo ripromessi di non discutere, per almeno due estati, di partenze per paesi caldi. Sarebbero state valutate solo ed esclusivamente località al di là delle Alpi.

E' cosi è stato. Infatti dopo un lungo e minuzioso studio invernale per un giro d'Olanda, il due di Agosto non sapendo più resistere al mal d'Africa, lasciamo Palermo alla volta di Trapani, dove imbarcheremo per  Tunisi.

Sono passati dieci anni dall'ultima volta che siamo stati in Tunisia, e devo confessare che ho un po' paura. Paura di non trovare quell'accoglienza che è costume dei tunisini, paura di trovare tutto eccessivamente diverso da come lo si è lasciato.

Dopo una tranquilla traversata, sbarchiamo nel porto di Tunisi alle ore 21,00 circa, dove immersi nella solita confusione che contraddistingue i paesi arabi espletiamo le formalità doganali di rito.

Sono circa le 23,00 quando usciamo dal porto, e poiché non ci sentiamo ancora stanchi, con Beppe, il driver dell'altro equipaggio che ci accompagna, decidiamo di proseguire alla volta di Bizerta prima tappa del nostro viaggio, che ci porterà prima sulle montagne al confine quasi con l'Algeria, poi al sud, e per finire sulla costa.

La visita al vecchio porto ed alla medina  di Bizerta si risolve in un paio d'ore, il resto della giornata lo trascorriamo al mare con i bambini; in serata ripartiamo verso Tabarka.

A Tabarka fa caldo, ma soprattutto l'umidità è tanta, perciò dopo cena ripartiamo per Aim Draham, località montana poco distante, cosi da poter trovare un  luogo di sosta più fresco per la notte.

Giunti sul luogo, riscopriremo ancora una volta che l'animo della gente tunisina non è ancora cambiato. Infatti noi uomini non possiamo fare a meno di accettare l'invito ad entrare nella casa a ridosso della quale avevamo parcheggiato per bere qualcosa insieme al padrone di casa (che scopriremo in seguito cacciatore e guida) mentre le loro donne,  incuriosite dai camper,  intrattengono le nostre mogli.

Al mattino, dopo i saluti di rito, partiamo presto alla volta di Bulla Regia, vasta area dove gli archeologi hanno rinvenuto,  oltre alle ville ed alla città romana, varie tombe di tipo fenicio.

Da Bulla Reggia nel primo pomeriggio ci trasferiamo alla vicina Dougga, con i resti dell'antica città di Thugga, che  come tutte le province romane in terra d'Africa trova il suo massimo splendore attorno al II e III secolo.      

Qui,  ingaggiata una guida locale, iniziamo dall'antico teatro la visita del sito, che prosegue con il Tempio della Pietas Augustea, il Tempio della Fortuna, la piazza detta della Rosa dei Venti.

In serata, col fresco, ripartiamo dirigendoci verso Sud. Sarà Sbeitla,  dopo esserci fermati per la notte,  la nostra prossima tappa con le rovine dell'antica Sefetula.

E' una delle aree più imponenti e forse anche più misteriose. Infatti l'immensa zona archeologica, già residenza del patrizio romano Gregorio sinora è stata  scavata solo in parte e poco si sa della storia della città. Pregevoli sono il Campidoglio e l'Arco di Diocleziano

Nel partire per Gafsa, cominciamo ad accorgerci dell'aumento della temperatura esterna.  Il gran caldo, infatti sarà da qui nostro compagno di viaggio, rendendoci talvolta il viaggio veramente pesante.

A Gafsa transitiamo soltanto, giusto il tempo di conoscere due equipaggi bresciani. Infatti le famose piscine romane ai margini dell'oasi sono prosciugate, in compenso il caldo è tanto.

Decidiamo pertanto di proseguire per Metlaoui, dove dormiremo. Il mattino seguente, insieme con i due bresciani che nel frattempo ci avevano raggiunti, dopo lunga contrattazione,  partiremo tutti per un escursione all'ouadi Selja con la Lezard Rouge, piccola ferrovia della compagnia dei fosfati.

                                  

Nel pomeriggio si riparte alla volta di Tozeaur.

La città rispetto a dieci anni fa è stravolta. Ai pochi alberghi di allora, oggi se ne sono aggiunti una miriade, ma nonostante tutto l'oasi continua sempre ad essere affascinante.

Resteremo a Tozeaur per due giorni, alternando momenti ora dedicati alle escursioni, nell'oasi e nella  medina, ora a  sano relax in una piscina situata all'interno dell'oasi.

Qui durante un giro nella medina, incontriamo Aziz, già conosciuto nel mondo del plein air. Fatte quattro chiacchiere con lui, lo rincontreremo la sera prima di partire nel suo negozio, dove tutti a terra sui tappeti ci intratteniamo sino a tarda notte.

Il mattino ha l'oro in bocca, e  nel nostro caso ha il sale in bocca. Infatti  partiamo all'alba per dirigerci verso Kebili attraverso il Chott El Djerid, sperando di poter assistere al miraggio.

A causa del troppo caldo, che da qualche giorno ci perseguita, con Beppe abbiamo deciso di tagliare alcune tappe del viaggio. Inizialmente si era infatti pensato di giungere sino ad alcuni Ksar ubicati a circa 70 km da Tataouine, ma temiamo che l'alta temperatura possa creare problemi alle bambine ed a noi adulti che gia non dormiamo più la notte, oltre che ai mezzi che sinora si sono comportati egregiamente.

Per cui  ci dirigiamo direttamente a Matmata per poi successivamente ripiegare sulla costa.

Del paesaggio quasi lunare di un tempo, poco è rimasto. Oggi sugli antichi crateri, molte case tradizionali sono state edificate per poter sconfiggere il freddo invernale, lasciando solo alle immagini fotografiche il ricordo di quello che un tempo era stata la città.

                                                   

Partiremo da Matmata per l'isola di Jerba il giorno dell'eclissi solare l'11 agosto 1999.

Sarà una tappa di trasferimento alquanto strana. E' come viaggiare attraverso città fantasma. Infatti pochi sono i locali per le strade.Pure i negozi in questa giornata  sono chiusi.

Giungiamo a Jerba nella tarda mattina è,  dopo avere scartato l'idea di sostare nell'unico camping dell'isola perché troppo esposto al sole, decidiamo di fare sosta libera (come del resto sinora si è fatto).

A Jerba dopo una escursione alla "Ghirba",  la sinagoga dell'isola,  il resto del soggiorno ci vedrà a bighellonare tra la spiaggia di giorno ed i souk la sera. Particolare quello di  Guellala  interamente dedicato alle ceramiche.

Lasciamo Jerba per un'altra isola: l'isola di Kerkennah. Qui il soggiorno sarà molto breve: una notte soltanto. Infatti superate le difficoltà di imbarco causate dalla lunghezza dei mezzi, trovata una spiaggia quasi accessibile,  una improvvisa panne alle batterie del mezzo di Beppe ci costringe a rientrare subito a Sfax per cercare di porvi rimedio.

Trovato un elettrauto a dir poco onesto che, con pochi spiccioli (l'equivalente di circa 10.000 lire), ci risolve il problema, riprendiamo il nostro viaggio puntando i fari verso la vicina El Jem.

Arriviamo ad El Jem col buio, ma è piuttosto facile raggiungere l'area dell'anfiteatro romano.

Al mattino una breve passeggiata a piedi ci porterà al museo, dove oltre alle  sale il custode ci consente di accedere all'esterna area di scavo.

Sulla via del ritorno sosta e visita dell'anfiteatro.

Dopo una sosta al mare a Mahdia,  proseguiamo per una rapida visita della città di Monastir.

Qui poco è cambiato, già dieci anni fa la città si presentava come una moderna località balneare. Una visita al Mausoleo della famiglia Bourghiba, al Ribat e classico giro tra le vie del souk, prima di riprendere il viaggio per Kairouan, prima città musulmana dell'Africa occidentale.

Arriviamo alla città santa di sera, e qui veniamo subito avvicinati da  un locale che ci suggerisce di posteggiare davanti alla sua casa, con annessa fabbrica di tappeti. Con lui il mattino seguente visiteremo la medina e la moschea delle tre porte. Poi dopo una visita di rito alla fabbrica di tappeti ci lasciamo per andare finalmente alla Grande Moschea.        

 

   

Meno imponente nelle dimensioni, ma non meno interessante è la Zaouia di Sidi Sahab, meglio nota come la Moschea del Barbiere.

Nel pomeriggio dopo una rapida visita ai bacini degli Aglabiti si riparte per la città di Hammamet, dove forse trascorriamo la peggiore notte del nostro viaggio.Parcheggiati sotto le mura della medina, non abbiamo considerato che l'area, provvista di numerosi piano bar che al pomeriggio non avevamo individuato, è meta finale della passeggiata delle migliaia di turisti che affollano la città. Risultato finale all'alba scapperemo via lasciandoci alle spalle il ricordo di una notte quasi da incubo per le musiche ed il vocio ininterotto.

Nabeul,  altra capitale delle ceramiche,  sarà la nostra prossima tappa. Siamo ormai quasi alla fine del viaggio e questi ultimi giorni sono dedicati al riposo assoluto. Spiaggia e mare di giorno passeggiata ed acquisti nel souk la sera.

Prima di giungere a Tunisi, un giro per la penisola di Cape Bon è quasi d'obbligo con una sosta alla stazione termale di Korbous.

La capitale ci accoglie con il solito caos degno di una grande città e a cui noi ci siamo già disabituati. Trovato un parcheggio nei pressi dell'Avenue de Bourghiba approfittiamo della sera non molto calda per immergerci nei fitti vicoli della medina affollata di venditori e turisti,  entrando dalla tradizionale porta di Francia.

Viaggeremo all'interno della medina gustandone il profumo. Profumo che rende i vari souk singolari e che li distingue l'uno dall'altro. Da quello dei profumi a quello delle stoffe, a quello dei sellai e cosi via.

Il mattino seguente, utilizzando la metropolitana di superficie, ci rechiamo al museo nazionale del Bardo. Unico nel suo genere e forse il più ricco al mondo per quanto concerne i mosaici romani.

Qui avremo modo di vedere i mosaici provenienti dai vari  siti  archeologici  sin qui visitati e che le guide ci avevano già minuziosamente descritto.

Il pomeriggio sarà dedicato al mercato delle piante (in prossimità della medina) e ad un ulteriore giro nei souk per gli ultimi acquisti.

Da Tunisi muoviamo poi in direzione del villaggio di Sidi Bou Said, prima di giungere a Cartagine. La visita all'area archeologica della città insieme alla vicina zona delle ville romane ci farà trascorrere piacevolmente una delle ultime giornate in Tunisia.

Nel tardo pomeriggio con l'amico Beppe decidiamo di trasferirci nuovamente sulle spiagge di Bizerta, per trascorrere al mare l'ultima giornata che ci separa dalla data di imbarco per l'Italia.